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potrebbe aver luogo pienamente se non si ammetta, come i germanici di cui ragioniamo, l'identità radicale delle idee e delle cose. Nè il metodo psicologico può a gran pezza bastare al discoprimento delle leggi universali, se non s'intreccia e subordina al metodo ontologico e sperimentale. Ma ciò richiederebbe troppo lungo discorso; ed io stimo, per lo contrario, dover bastare il sopra detto. Imperocchè con questi brevi cenni non intesi già divisare le varie parti della filosofia della storia, ma solo abbozzare il modo di studiarla e le sue principali suddivisioni, quanto si richiede a comprendere la natura di codesta scienza. La quale dopo Vico si giacque negletta quasi mezzo secolo, finchè Herder prese di nuovo a trattarla. Herder piglia le mosse dal contemplare l'ordine maraviglioso della natura, le leggi che governano invariabilmente il moto dei pianeti, la stupenda organizzazione delle piante e degli animali, l'accordo che regna fra tutte le parti del globo. E comparando questo stupendo spettacolo coll' instabilità che regna negli eventi storici, non può risolversi che l'uomo sia abbandonato ciecamente ai conflitti di fiere passioni, di forze disfrenate, di arti distruggitrici. Però gli è forza conchiudere che la instabilità, la discordia, la pugna, è solo apparente; ma che la seguenza dei fatti umani, come parte dell'universo, dee avere il suo ordine sostanziale e rispondere al disegno della Provvidenza. Nè può egli anche dubitare, che avendo questa dischiuso al nostro intelletto sì gran parte dell' eterno ordine negli esseri inferiori della creazione, voglia tener celato ciò che noi medesimi. risguarda, e che tanto maggiormente ne importa. L'ordine provvidenziale nelle vicende dell' umanità e la possibilità alla ragione umana di intenderlo, sono dunque i due postulati ammessi da Herder e che per fermo si richieggono a chiunque voglia filosofare sulla storia;

conciossiachè, esclusi quelli, essa rimane una serie di fatti arruffati e incomprensibili, come il mostro d'Orazio, a chi scambiasse la fantasia del poeta colla fisiologia degli animali. Degna di grandissimo encomio e di profonda meditazione è quest'opera dello scrittore alemanno, dove alla sagacità dei giudizii si aggiunge la chiarezza del dettato e lo splendore dello stile. La configurazione dei luoghi e l'indole naturale delle stirpi vi sono largamente discusse, siccome cagioni dello svolgersi diverso dei popoli: e vi si recano ad esame, oltre i fatti politici, le istituzioni civili, religiose, economiche. Così dettò egli la istoria dai primordii del genere umano fino a quel l'epoca che chiamasi medio-evo: e nel corso dei secoli gli parve di scorgere come le forze nemiche della specie umana non solo vengan scemando di numero e di possa, ma talora si trasformino in sussidii efficaci alle forze amiche e conservatrici, il numero e la possa delle quali per lo contrario gli sembra ognora andar crescendo, e similmente che la ragione e la giustizia si diffondano grado a grado fra gli uomini, e li rendano migliori e più appagati. Conciossiachè la felicità della quale è lecito godere in terra, non d'altronde l' uomo può trarla che dal cooperare spontaneo ai disegni della suprema sapienza e bontà. Il quale concetto finale di Herder ri sponde alla sua epigrafe tratta da Persio:

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Jussit, et humana qua parte locatus es in re
Edisce.

e rappresenta mirabilmente uno degli aspetti i più importanti della scienza onde parliamo. Ma, annoverando i pregi dell' Herder, non si vuol dissimulare che, sebbene il suo ingegno lo traesse alle idee spirituali e metafisi

che, in molte parti non potè sottrarsi all'influsso delle dottrine sensuali e materialiste che allora signoreggiavano; laonde collocò nei climi e nelle condizioni fisiche della terra una soverchia importanza rispetto alla ragione e alla libertà. La fermezza dei principii e la lucidità delle conclusioni è sovente desiderata in questo libro, dove regna alcun che di vago e d'indeterminato, come a chi s'avventuri per un sentiero novello. Soprattutto difetta in quella parte più ardua della scienza che ricerca le generali attinenze fra le nazioni contemporanee e fra quelle che si succedono. Oltredichè a' suoi tempi era l'erudizione storica priva di molti sussidii che in appresso le furono forniti. Qual meraviglia pertanto se un libro di tal fatta non riuscisse completo, quando oggi stesso sarebbe temerità lo sperarlo? Pure rimarrà sempre come ragguardevole monumento dell' umano ingegno, e dopo il libro del Vico, viva e copiosa fonte di una scienza novella. La quale appresso fu da assai dotti uomini con ardore coltivata, ma eglino ben presto s' accôrsero essere così vasto il tèma, e richiedere un apparecchio sì copioso d'indagini e di notizie, da non potersi per le forze di un sol uomo tentarne di subito la trattazione. E certo se la partizione delle materie è utile in tutti i rami dell' umano sapere, qui più che altrove si mostra necessaria. La scienza si svolse da prima nella forma sintetica, ma la imperfezione sua esigeva un lungo lavoro analitico avanti di ricostruire una sintesi che valesse ad appagare le menti dei filosofi. Laonde gl' ingegni più preclari si diedero a studiare or l'uno, or l' altro degli argomenti che abbiamo accennato di sopra, lasciando agli avvenire l' ufficio di coordinarli in un compiuto sistema. Imperocchè tale non è da chiamare questo o quel saggio che in Francia, sul finir del passato secolo o sul cominciar del presente, vide la luce e acquistò breve rinomanza, ove

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troppo spesso campeggia la fantasia a scapito dell' osservazione e del giudizio. Ma le istorie parziali, le monografie, le ricerche peculiari sopra tale o tal altro punto, furono moltissime, e svelarono singolari relazioni non mai prima osservate. E come i secoli bui del medio-evo, che giacevano quasi negletti, furono illustrati mirabilmente, così la storia dei tempi antichissimi venne di nuovo saggiata al crogiuolo della critica. Di questi scritti si potrebbe utilmente fare un lungo catalogo, ma io non voglio essere troppo prolisso, e mi basterà di citare due opere che di sè levarono gran fama, quella di Heeren: Sul commercio e l'industria degli antichi, e quella di Creuzer: Sui vetusti miti e simboli religiosi dei popoli. I Tedeschi nella storia della filosofia, delle lettere, delle arti, fecero profonde disquisizioni, e i nomi di Tennemann, di A. W. Schlegel, di Lessing, di Winkelmann, corrono per le bocche di tutti. E chi ignora che l'Egitto fu quasi novellamente scoperto mercè lo studio dei grandi monumenti rimastici, e chi non ammira le pazientissime lucubrazioni per diciferare i geroglifici, coronate sovente da insperati successi? Or quello che l' Young, lo Champollion, il Wilkinson, il Rosellini, fecero sulle sponde del Nilo, lo fanno con pari ardire e sagacità il Botta e il Layard su quelle del Tigri e dell' Eufrate, e si provano di risuscitare l'antica Ninive e Babilonia. Ma gli studi che in questo secolo procedettero più rapidi e produssero più copiosi frutti, furono quelli sull' Oriente. Imperocchè l' India e la Cina, di cui i nostri padri ebbero poche e mal connesse notizie, oggi ci dischiudono tesori nascosti e ci danno adito a misurare l'antica loro civiltà. Gl' Inglesi, dominatori di una parte di quelle contrade, hanno recato in tali discipline quell'ardore, quella perseveranza, quello spirito di osservazione, ardimentoso insieme e cauto, che è pregio loro eminente. Da essi abbiamo tradotti

i libri sacri degli Indiani, e i commenti sacerdotali, e le istorie (troppo spesso mescolate di favoloso), e i poemi epici e drammatici, e i sistemi di filosofia. Imperocchè anche l'India prima della Grecia aveva avuto il suo Omero, il suo Eschilo, il suo Platone. Con alacrità non minore furono coltivati gli studi della geografia fisica in servizio della storia, e quelli dell' etnologia, ossia delle origini e delle parentele dei linguaggi, dove il Klaproth, Guglielmo ed Alessandro Humboldt, sugli altri primeggiarono. Nè tacerò finalmente i riscontri fatti fra la Bibbia e le istorie profane: avvegnachè i cinque libri mosaici, anche umanamente parlando, sieno i più antichi, i più autentici, i più autorevoli documenti che esistono. E tutti questi sono pur materiali al grande edificio della filosofia storica; onde può dirsi che procediamo nel cammino, sebbene siamo tuttavia lontani dal fine desiderato. E ciò dico senza esitazione, parendomi che la suppellettile dei fatti raccolti non sia ancor sufficiente; ai quali indarno si argomenta di supplire colla ipotesi e colle sottilità. Pertanto i tentativi fatti in Germania non raggiungono a gran pezza lo scopo. Kant e Fichte esposero su questa materia bellissimi pensieri, ma non insieme coordinati in un sol corpo. L'opera di Federico Schlegel è degna di molta lode, ma oltrechè esagera e sforma in alcuni punti la dottrina cattolica per adagiarla ai suoi pregiudizii politici, egli medesimo confessa di sentirsi in molte parti difettivo. Le idee di Schelling sono piuttosto ingegnose divinazioni, che teoremi suscettivi di essere dimostrati: Giorgio Hegel finalmente, che organò la scienza in tutte le sue parti, e ne formò un sistema che ha l'apparenza di essere rigorosamente uno e logico, pecca nelle fondamenta. Imperocchè, se v' ha parte della filosofia che repugni al principio della scuola trascendente; cioè l'identità dell'ideale e del reale, dello spirito e della materia, dell' universo e

MINGHETTI.

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