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la scienza si discordano nei dommi rivelati, cotesta discrepanza non può a meno di non insinuarsi anche nelle scuole, poniamo, più copertamente e di sbieco, ma non meno efficacemente, anzi per avventura con quelle attrattive che hanno le dottrine ardite e insieme misteriose.

Simiglianti considerazioni occorrono circa la beneficenza. Sarebbe desiderabile che ogni uomo potesse ognora colle proprie fatiche guadagnare onoratamente la vita, procacciare a sè ed a' suoi qualche agio, provvedere ai casi d'infortunio e al bisogno della vecchiezza. Ma per quanto possiamo accostarci a questo ordinato vivere, rimarranno pur sempre cagioni di miseria e nelle straordinarie calamità, e nelle imperfezioni della persona, e nel malvolere, e nella pigrizia. Vi saranno ognora poveri da soccorrere, infelici da consolare. E parimenti in questa materia sarebbe bellissimo se le mutue associazioni, la beneficenza privata, ei pii istituti da essa fondati, infine la carità religiosa con sublime gara a tante opere valessero. Ma se non bastano, il Governo ha titolo di porvi mano, sino a che la necessità lo esige, e la possibilità lo consente. Se non che la beneficenza governativa non avrà mai nè la soavità che accompagna il benefizio, nè la gratitudine che lo riceve, sarà misurata e fredda, poniamo che talora le condizioni della società la rendano necessaria: ma il dare ad essa un influsso religioso, porre nelle pratiche sacre una condizione per chi dee riceverla, o infine, come alcuni clericali pretendono, escludere il laicato da ogni ingerenza nella carità pubblica, e voler farsene soli ministri e dispensieri, parmi dilungarsi interamente dall' intento della società civile.

Il punto vero della questione sta in ciò, che taluni attribuiscono al Governo il debito di cercare e promuovere con ogni mezzo la massima perfezione dei cittadini,

MINGHETTI.

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e per conseguenza anche l'unione loro e il fervore in materia religiosa. Ma questa proposizione che di primo tratto può sembrar giusta e plausibile, non regge al lume della critica. Perchè la perfezione massima è principalmente morale, e risiede nell' intimo dell'animo; l'azione governativa per lo contrario è soprattutto esterna, versa negli atti pubblici, e non penetra nei cuori. E quando il Governo si briga di maggiori ingerenze, è costretto a moltiplicare sì fattamente le regole, e a congegnare tanti modi di prevenzione che violano il diritto individuale. E ne segue l' uno di questi due effetti: o che i cittadini perduta ogni dignità e snervato ogni vigore si accasciano vilmente, e in segreto si corrompono ; ovvero che la natura repugnante in breve si ribella, spezzando i vincoli colla violenza a guisa di quei fuochi sotterranei che lungamente compressi erompono in vulcani. Se il Governo fosse abilitato ad esigere dai cittadini il massimo di dovere e di perfezione, la civil compagnia si trasformerebbe in una regola monastica, e questo solo basta a svelare la vanità del proposito. L'errore giace in una falsa idea del fine della società civile, e in una confusione dell'ordine giuridico coll' ordine morale. Laonde io chiamerei volentieri questa teorica un socialismo politico e religioso, perchè come i socialisti odierni vogliono che il Governo regoli la produzione e la distribuzione delle ricchezze, assegni i limiti al possedere, sovvenga tutti di lavoro, così gli altri pretendono che il Governo s'ingerisca nelle coscienze e le signoreggi. E cotale errore non è nuovo, anzi il rinnovellamento di Sparta, e delle utopie di Platone nella Repubblica; con questa differenza, che Platone accoglieva le conseguenze logiche del suo principio, e sottraeva ai genitori l'educazione, anzi perfin la conoscenza dei figliuoli, e ne dava allo Stato la balìa dalla culla fino alla tomba. I moderni

non si attentano a dirlo, ma tirano a quella parte invocando e sperando ogni bene dalla pubblica autorità. In quanto a me, io non posso acconciarmi all' avviso loro, perchè credo che ogni uomo abbia delle facoltà e dei diritti che niuno può signoreggiare, senza togliergli l'essere e la dignità personale, e ridurlo ad essere uno strumento, o come gli antichi dicevano dello schiavo, una cosa. Rispetto poi alla società il dilemma mi par chiaro: o non vi ha che una società unica che ha per fine la salute delle anime, e in tal caso la teocrazia è la sua forma essenziale, e lo Stato non è che il braccio secolare della Chiesa; ovvero la società civile è distinta dalle altre, ed ha un fine proprio, sia pure subordinato al fine oltramondano, e in tal caso sussiste da sè e per sè. La distinzione implica un obbietto speciale, e quindi il Governo non può mescolarsi, nè usare la forza in ciò che al proprio fine non è essenziale. La subordinazione arguisce ch'egli non impedisca a veruno la via dell'eterna salute. Da queste due proposizioni emerge la libertà religiosa.

LETTERA VIII.

Se nelle precedenti lettere io ho esposto chiaro le mie idee, parmi che in esse già si trovi virtualmente inchiusa la risposta alle obbiezioni che sogliono recarsi innanzi. Laonde potrei tralasciarle al tutto, spezialmente favellando con voi che di tale materia siete peritissimo. Nondimeno io vi chieggo licenza di prenderle ad esame quasi a compimento del mio discorso, ed altresì a fine di rendere a me medesimo più esatta ragione delle conseguenze che ne discendono. Nè crediate che io voglia confutarle ad una ad una, imperocchè troppo sono molteplici e svariate; ma avendone fatto la rassegna, mi è

parso che si possono classificare sotto due capi princi pali, secondochè risguardano il bene del cittadino, ovvero la conservazione e prosperità dello Stato. Quando dunque ci avvenga di mostrare che la libertà religiosa conviene sì all' uno che all'altro, avremo spuntate le armi ai nostri oppositori.

Primieramente si allega che la volontà umana essendo inchinevole al male, facilmente trascorre e precipita. Per la qual cosa fa mestieri ricingerla validamente di esteriori presidii, e rimuovere quanto è possibile ogni maniera di tentazioni. Gli uomini, dicesi, van dietro più volentieri al sofisma che alla verità, e ciò che lusinga le passioni, è udito avidamente da loro e ricevuto nell'animo. Or con che cuore un Governo serio rimarrà freddo e impassibile, quando la menzogna e la perfidia dei novatori adesca dovunque e perverte la incauta gioventù? Con che cuore vedrà le generazioni far gettito di ciò che vi ha di più sacro e di più sublime? Ma se lascia che l'errore germogli, presto distenderà le sue radici, e crescerà rigoglioso, e della sua mortifera ombra aduggierà i popoli soggetti. Codesta obbiezione è pur quella medesima che si fa alla facoltà di stampare, a quella d'insegnare, di associarsi e in generale ad ogni franchigia; laonde ben si vede che tutte le libertà si tengono per mano, e la ruina dell' una scrolla ed atterra anche le altre. Paventasi l'abuso, si tien probabile, anzi certo; dunque si chiede un rigido e general sistema di prevenzione. La corruzione materiale dell'uomo chiama di riscontro una perpetua tutela, e questa si vuole affidata in parte alla potestà governativa.

Noi non siamo così disperati dell'umana natura, nè` così poco fidenti nella potenza del vero da rassegnarci a tale sentenza. Certo l'uomo ha delle propensioni cattive e sovente si lascia vincere a quelle; ma ha eziandio

tendenze nobili e generose, ha la ragione che lo illumina e lo guida, ha infine il proprio interesse che si collega col bene, e generalmente n'è la sanzione in questa vita. Non si può adunque stabilire in massima che l'errore e la colpa prevalgano sempre, e per lo contrario porrei questa come eccezione, sia pur frequente, ma pur sempre eccezione; e porrei la regola nel trionfo del bene. I fatti che si adducono per la comune, di quei popoli che subitamente conquistata la libertà ne fanno baldoria e licenza, son veri, ma non calzano all'uopo, perchè non si pon mente alla lunga tirannide e al mal governo che ha preceduto la riscossa; per lo che gli animi si trovano abbiettiti dalla servitù, e insieme infiammati e pieni di rancori e di vendetta; e ben sapete che la molla salta su con più forza quanto maggiormente è stata compressa. Codesti esempi adunque non mi paiono concludenti, se non in quanto dimostrano la necessità di cautele e di apparecchi a ritornare in libertà chi da secoli ne fu disavvezzo; come lo infermo rimane alcun tempo convalescente prima che, recuperata la sanità, possa usar le sue forze senza pericolo.

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Ma se veramente la falsità e la sfrenatezza fossero il retaggio dell'uman genere, credesi egli possibile di trasformarlo per mezzo della violenza? Forse e a gran fatica si giungerà ad impedire qualche scandalo, ma il guasto per essere più celato non sarà men diffuso; e non avremo già de' buoni cittadini, ma degli ipocriti pronti a prevaricare, ogni qual volta s'affidino di farlo in segreto, e di averne l'impunità. E oltre a ciò fra tanti tristi e fiacchi, come sorgeranno i generosi che debbano educare, e adoperando con arte le leggi e la forza impedir la diffusione dell' errore? Dio buono, che è questo contraddirsi! Mentre si suppone nella moltitudine ogni male e ogni pericolo, s'immagina che chi dee governarla

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