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spoglio dei beni ecclesiastici sotto Arrigo VIII tornò in aumento dei possessi dei grandi proprietarii. E poscia li accrebbe la usurpazione dei pascoli comunali. Conciossiachè al fine di introdurvi una più perfetta coltivazione, fosse chiesto ed ottenuto dal Parlamento di chiudere e dividere quelle terre; per la quale concessione francamente i Signori se le appropriarono, nè ai poveri agricoltori, del bene ond' erano privati, fu dato più mai alcun compenso. Rimanevano alcuni piccoli proprietarii, e meschini fittaiuoli; ma questi furono tosto dimessi, quelli non poterono sostenere la concorrenza e la contrarietà dei facoltosi, ai quali si vider costretti di vendere in breve i loro poderi. E le Accademie scientifiche, e gli scrittori di agricoltura e di economia plaudirono a questo ordinamento, il quale, per le leggi inglesi che sopra abbiamo discorso intorno ai possessi, aveva faċilità di esecuzione e stabilità di durata. ' Tale fu il progresso della grande coltura che già accennammo poc' anzi. Immaginate pertanto una vasta tenuta non minore di acri 320, che è quanto dire mezzo miglio quadrato,2 sovente ancora estesa ad un miglio o due quadrati. Il più delle volte i proprietarii, volendosi godere scevri di molestie e di cure il frutto delle ricchezze ereditate dagli avi, affittano altrui i proprii terreni. Il fittuario perito dell' arte sua, ricco di molto capitale, regge la coltivazione a guisa di una manifattura, e dispone materiali, strumenti, e tutto ciò che è acconcio all' impresa. Largo tratto della possessione è destinato a pascolo, e con grande sollecitudine vi si alleva il bestiame, che è argomento principale di ricchezza rurale; nel restante si alternano con saggio avvicendamento i grani, le biade e altre maniere

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1 V. il bellissimo articolo Sulla condizione degli abitatori delle campa gne in Inghilterra. — Quarterly Review. Marzo, 1830.

2 V. Sismondi, Études sur l'économie politique. Introduction.

di utili piante. L'uso dei cavalli, al tirare gli aratri, stimasi più economico di quello dei buoi, e vi è più comune; secondo il bisognevole chiamansi i lavoratori a giornata per salario, poi si licenziano; in fine tutte le raccolte ben conservate e riposte ne' granai, sovente ancora foggiate a più utile servigio nelle fabbriche, si recano ne' tempi opportuni al mercato, e vendonsi a contante. È questo il sistema che dai più stimasi mettere maggior conto, ed a preferenza di ogni altro accrescere la produzione e la ricchezza. A costoro pare che non debba pur disputarsi della sua utilità, la quale per ripetute ed esatte esperienze tengono dimostrata. E recano innanzi le statistiche onde appare la copia del capitale, e la quantità de' prodotti, che data l' estensione del terreno coltivato è proporzionatamente maggiore in Inghilterra che altrove.

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Noi però chiediamo licenza di fare intorno a ciò alcune considerazioni. Non si può negare che l' intrapren-. ditore il più delle volte non abbia grande accortezza ed attitudine al suo fine: a lui non mancano i capitali che tiene ragguagliati all' impresa; a lui tornano in profitto tutte le economie ed i miglioramenti; nè per questi dee combattere coi pregiudizi e cogli interessi del colono. Laonde siamo disposti a concedere che nella grande coltura sia più utilmente ordinata la regola della coltivazione. Concediamo ancora che vi sia risparmio nelle spese dei fabbricati, degli strumenti e della loro manutenzione; ma vieppiù nel numero e nel prezzo dei lavoratori che al bisogno si chiamano, o si licenziano. Da ultimo ci sembra pur vero che l'intraprenditore, conoscendo le vicende del mercato, sappia spacciare a più alto prezzo le sue derrate. Ma all' opposto bisogna notare. V. Pablo de Pebrer, Histoire financière et Statistique générale de l'Empire britannique, tom. II.

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primieramente che i lavoratori a giornata non hanno interesse alla buona riuscita della coltivazione, anzi riguardo alla durata dei lavori avrebbero sempre un interesse contrario. Ora chi non sa qual differenza passi fra l'opera diligente ed accurata di chi vi piglia affezione, e quella che è fatta per mercede e materialmente? L'illustre nostro Segretario nel bellissimo scritto sul governo dei bachi da seta, che con tanto diletto ed istruzione occupò l'attenzione vostra nell'ultima tornata, 1recava un passo dell' Autore del Saggio sulla ricchezza delle nazioni, dove si discorre del bifolco. E mostrava come l' opera di costui che, all' inesperto osservatore appare tutta rozza e materiale, richiedesse tuttavia una certa perspicacia, una attenta osservazione, una sollecitudine continua. Ora quanto non dovrà questo maggiormente appropriarsi alle altre faccende della campagna più difficili e più svariate? E quali effetti non recherà sulla quantità e qualità dei prodotti? Arroge che l'intraprenditore facilmente s' induce a tentare nuove pratiche, che non gli recano poi quel vantaggio che se ne riprometteva: nè questa è una eccezione ma esempio frequente per non dir quotidiano. Nè si vogliono trascurare i molti minuti lavori che l'agricoltore dimorante sul fondo fa nelle stagioni meno affaccendate, i quali, sebbene non appariscenti, non però sono infruttuosi, ma al progresso della coltivazione cooperano. Imperocchè suol dirsi che il buon villano non manca mai di lavoro nel suo fondo, nè mai, se voglia, rimarrà disoccuppato ed ozioso. La qual cosa, se è vera, come a me pare verissima, questa specie di utilità si vuol detrarre dal sistema dei giornalieri, dove è impossibile ad ottenersi. Per queste ragioni siamo indotti a dubitare se veramente il prodotto totale sia maggiore di quello che

1 V. Memorie della Società Agraria di Bologna, tom. II, fasc. 1.

negli altri patti colonici. Nè i risultamenti delle statistiche recate innanzi hanno efficacia di persuaderci, perchè farebbe d' uopo nello stesso paese, date le medesime circostanze fisiche, sperimentare l' una e l' altra maniera di coltivazione. E in questa estimazione comparativa bisognerebbe por mente che dove il lavoratore dimora sul fondo, è vano lo sperare un esattissimo còmputo di ciò che egli e la sua famiglia vanno consumando; e però della rendita totale non potrebbe aversi se non una misura di approssimazione. Fatte le quali avvertenze, a noi pure non mancherebbero alcuni fatti in contrario delle accennate statistiche. Imperocchè il signor Vavassour dava ragguaglio all' Ufficio inglese di agricoltura della produzione mirabile che avevano ottenuto alcuni paesani lavoranti essi medesimi due porzioni di terra piccolissime. Dal quale fatto quel perito agricoltore traeva un argomento in favore della piccola e divisa coltivazione. E nella medesima sentenza veniva il dotto signor Thomas Bernard, e assicurava i proprietarii che non solo la produzione totale, ma anche la rendita netta loro spettante si sarebbe per questo metodo accresciuta. 1 Finalmente potremmo citare l'esempio del Belgio e della Fiandra, dove piccolissimi fondi coltivati da una sola famiglia arrecano abbondantissimi prodotti...."

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Fin qui abbiamo parlato della grande coltura, ora passiamo a considerare i patti che possono aver luogo nella piccola. E prima dell' affitto. Qui innanzi tratto è mestieri fare una distinzione. Sovente incontra che il proprietario alloga i proprii beni rurali a taluno, il quale assume in sua vece e per conto proprio di farli coltivare. Di questa locazione non è qui luogo a parlare, perocchè il fittuario rappresenta col lavoratore la persona 1 V. Quarterly Review, art. cit.

V. Rossi, Cours d'économie politique. Leçon 24.

del padrone, e con esso può formare tutte le tre specie di patti dei quali mi proposi di ragionare: cioè a dire, può prenderlo a giornata, può accordargli in mercede una parte dei prodotti, può infine affittargli di nuovo ed a sua volta il podere. Di quest'ultima specie di contratto, cioè a dire della coltivazione per mezzo di piccoli fittaiuoli lavoratori essi stessi del fondo, parla il mio discorso. È questo contratto comune ed antichissimo, sicchè nelle consuetudini e nelle leggi romane troviamo molti ordinamenti intorno ad esso. Pare che la sua origine fosse da ciò, che non sapendo i proprietarii come mettere in coltura le terre non ancora dissodate e come migliorare le sterili, cedessero l'utile dominio a chiunque prometteva di renderle fruttifere. Solo riserbavansi un annuo tributo o canone, non tanto come parte della rendita, quanto come segno e ricognizione del dominio diretto che il locatore voleva conservare alla propria famiglia. Ma in appresso quando le terre coltivabili furono quasi dovunque sufficientemente trattate, i motivi e le condizioni dell'affitto al tutto si rimutarono, e già da lungo tempo il proprietario ha per fine in questo contratto di esentarsi da ogni cura del governo dei campi, ma di conservare ad un medesimo tempo quella rendita netta che comunemente stima potersi ritrarre dal proprio fondo. Però il lavoratore, oltre quella mercede che negli altri patti trae dalla sua opera, acquista il profitto che da una ulteriore industria potrà ricavare. Queste due maniere di affitti non si vogliono punto confondere. La prima nella sola vista di migliorare, fu, e sarà sempre utile ogni qual volta le terre si trovino in uno stato analogo a quello che diede origine al contratto. Ad essa appartiene la enfiteusi, la quale parola, che secondo la sua origine greca significa piantare, indica appunto le prime ragioni della istituzione. Della enfiteusi ho già ac

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