Nessuna parola dice di noiBompiani, 24 mar 2021 - 224 pagine Per Ada, giovane copywriter, le parole sono un gioco: le armi con cui l’intelligenza sfida le leggi della responsabilità. Le parole che la raccontano, però, Ada sa avvolgerle nel silenzio. Per sua madre le parole servono a levigare le anomalie della vita: come il fatto che da sempre, nella casa sul lago, è lei a prendersi cura di Claudia, la bambina che Ada ha avuto quando era troppo giovane. Per Alessio invece più delle parole contano i gesti e le immagini. Lui e Ada sono una coppia creativa d’eccezione; l’uno completa l’altra in un’intesa felice destinata a portarli lontano, fino in America. Mettere molti chilometri tra sé e Claudia è, pensa Ada, il modo migliore per riconquistare il diritto alla giovinezza, quello che quando nasce un figlio perdiamo per sempre. E poi insieme ad Alessio lei andrebbe in capo al mondo, perché il suo sguardo la fa sentire nuova; la riconsegna a sé stessa, nonostante non ci sia una parola per descrivere l’emozione che li unisce. Nonostante Ada non gli abbia parlato di Claudia. Nonostante lui sia omosessuale. La limpida scrittura di queste pagine mette a fuoco i perimetri dentro ai quali finiamo per costringere le nostre vite. E sfida le parole, il loro bordo tagliente ma anche la loro illuminante semplicità. Gaia Manzini racconta due grandi amori difficili – tra una madre e una figlia, tra due amici sulla soglia del desiderio – e il cammino avventuroso di chi deve nascere due volte per conoscere sé stesso. |
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Parole e frasi comuni
abbiamo abbraccio aggiunto Alessio Allora alzato andare andata annuito appena appoggiato arrivava aspettavo avesse avrebbe avrei avvicinata bagno bambini bianco bocca braccio c’era camminare capelli capito casa cercavo certo chiamato chiedeva chiesto Claudia conoscevo continuo creativi davanti davvero detto devo diceva Diego dietro dimenticato dire dita diversa erano eravamo faceva fare ferma fianco figlia fissava Francesca giorno giro guardava immaginavo incontro indicava iniziato insieme intorno invece l’ho labbra lasciato lavoro letto lontano luce lungo madre mangiare mano mare mattina mente mese messo metteva Milano momento nessuna Nicolas nuovo occhi parlare parole passo pensato persone piaceva piccola piedi porta posso poteva prendere preso punto ragazzo respiro ridere rimanere rimasta rispondere risposto riuscivo sala sapevo sarebbe seduta seguire sembrava sentito sera siamo sistemare sorriso spalle stava stretto tavolo telefono teneva terra testa tornata trattenuto troppo trovato vedere venuta verso vicino viso visto voglio volevo volta volte