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medesimamente nel resto. Pur io estimo, in ogni cosa ́esser la sua perfezione, avvenga che nascosta; e questa potersi con ragionevoli discorsi giudicar da chi di quella tal cosa ha notizia. E perchè, com' ho detto, spesso la verità sta occulta, ed io non mi vanto aver questa cognizione, non posso laudar se non quella sorte di Cortegiani ch' io più apprezzo, ed approvar quello che mi par più simile al vero, secondo il mio poco giudicio: il qual seguitarete se vi parerà buono, ovvero v' attenerete al vostro, se egli sarà dal mio diverso. Nè io già contrasterò che 'l mio sia miglior che 'l vostro; chè non solamente a voi può parer una cosa ed a me un'altra, ma a me stesso poria parer or una cosa ed ora un' altra.

XIV. Voglio adunque che questo nostro Cortegiano sia nato nobile, e di generosa famiglia; perchè molto men si disdice ad un ignobile mancar di far operazioni virtuose, che ad uno nobile, il qual se desvia del cammino de' suoi antecessori, macula il nome della famiglia, e non solamente non acquista, ma perde il già acquistato; perchè la nobiltà è quasi una chiara lampa, che manifesta e fa veder l'opere buone e le male, ed accende e sprona alla virtù cosi col timor d' infamia, come ancor con la speranza di laude: e non scoprendo questo splendor di nobilità l'opere degl' ignobili, essi mancano dello stimolo, e del timore di quella infamia, nè par loro d'esser obligati passar più avanti di quello che fatto abbiano i suoi antecessori; ed ai nobili par biasimo non giugner almeno al termine da' suoi primi mostratogli. Però intervien quasi sempre, che e nelle arme e nelle altre virtuose operazioni gli uomini più segnalati sono nobili, perchè la natura in ogni cosa ha insito quello occulto seme, che porge una certa forza e proprietà del suo principio a tutto quello che da esso deriva, ed a sè lo fa simile: come non solamente vedemo nelle razze de' cavalli e d'altri animali, ma ancor negli alberi, i rampolli dei quali quasi sempre s'assimigliano al tronco; e se qualche volta degenerano, procede dal mal agricoltore. E cosi intervien degli uomini, i quali se di buona creanza sono coltivati, quasi sempre son simili a quelli d' onde procedono, e spesso migliorano; ma se manca loro chi gli curi bene, divengono come selvatichi, nè mai si maturano. Vero è che,

LIBRO PRIMO.

23 o sia per favor delle stelle o di natura, nascono alcuni accompagnati da tante grazie, che par che non siano nati, ma che un qualche dio con le proprie mani formati gli abbia, ed ornati di tutti i beni dell'animo e del corpo; si come ancor molti si veggono tanto inetti e sgarbati, che non si può credere se non che la natura per dispetto o per ludibrio prodotti gli abbia al mondo. Questi si come per assidua diligenza e buona creanza poco frutto per lo più delle volte posson fare, cosi quegli altri con poca fatica vengon in colmo di somma eccellenza. E per darvi un esempio: vedete il signor don Ippolito da Este cardinal di Ferrara, il quale tanto di felicità ha portato dal nascere suo, che la persona, lo aspetto, le parole, e tutti i suoi movimenti sono talmente di questa grazia composti ed accomodati, che tra i più antichi prelati, avvenga che sia giovane, rapresenta una tanto grave autorità, che più presto pare atto ad insegnare, che bisognoso d' imparare; medesimamente, nel conversare con uomini e con donne d'ogni qualità, nel giocare, nel ridere e nel motteggiare tiene una certa dolcezza e così graziosi costumi, che forza è che ciascun che gli parla o pur lo vede gli resti perpetuamente affezionato. Ma, tornando al proposito nostro, dico, che tra questa eccellente grazia e quella insensata sciocchezza si trova ancora il mezzo; e posson quei che non son da natura cosi perfettamente dotati, con studio e fatica limare e correggere in gran parte i difetti naturali. Il Cortegiano adunque, oltre alla nobiltà, voglio che sia in questa parte fortunato, ed abbia da natura non solamente lo ingegno, e bella forma di persona e di volto, ma una certa grazia, e, come si dice, un sangue, che lo faccia al primo aspetto a chiunque lo vede grato ed amabile, e sia questo un ornamento che componga e compagni tutte le operazioni sue, e prometta nella fronte, quel tale esser degno del commercio e grazia d'ogni gran signore.

XV. Quivi, non aspettando più oltre, disse il signor GASPAR PALLAVICINO: Acciò che il nostro gioco abbia la forma ordinata, che non paja che noi estimiam poco l'autorità dataci del contradire, dico, che nel Cortegiano a me non par cosi necessaria questa nobilità; e s' io mi pensassi dir cosa

che ad alcun di noi fosse nova, io addurrei molti, li quali, nati di nobilissimo sangue, son stati pieni di vizii; e per lo contrario molti ignobili, che hanno con la virtù illustrato la posterità loro. E se è vero quello che voi diceste dianzi, cioè che in ogni cosa sia quella occulta forza del primo seme: noi tutti saremmo in una medesima condizione, per aver avuto un medesimo principio, nè più un che l'altro sarebbe nobile. Ma delle diversità nostre e gradi d'altezza e di bassezza, credo io che siano molte altre cause: tra le quali estimo la fortuna esser precipua; perchè in tutte le cose mondane la veggiamo dominare, e quasi pigliarsi a gioco d' alzar spesso fin al cielo chi par a lei, senza merito alcuno, e sepelir nell'abisso i più degni d'esser esaltati. Confermo ben ciò che voi dite della felicità di quelli che nascon dotati dei beni dell'animo e del corpo: ma questo cosi si vede negl' ignobili come nei nobili, perchè la natura non ha queste così sottili distinzioni; anzi, come ho detto, spesso si veggono in persone bassissime altissimi doni di natura. Però non acquistandosi questa nobiltà nè per ingegno nè per forza nè per arte, ed essendo piuttosto laude dei nostri antecessori che nostra propria, a me par troppo strano voler che se i parenti del nostro Cortegiano son stati ignobili, tutte le sue buone qualità siano guaste, e che non bastino assai quell'altre condizioni che voi avete nominate, per ridurlo al colmo della perfezione: cioè ingegno, bellezza di volto, disposizion di persona, e quella grazia che al primo aspetto sempre lo faccia a ciascun gratissimo.

XVI. Allor il conte LUDOVICO, Non nego io, rispose, che ancora negli uomini bassi non possano regnar quelle medesime virtù che nei nobili: ma (per non replicar quello che già avemo detto, con molte altre ragioni che si poriano addurre in laude della nobiltà, la qual sempre ed appresso ognuno è onorata, perchè ragionevole cosa è che de' buoni nascano i buoni) avendo noi a formare un Cortegiano senza difetto alcuno, e cumulato d'ogni laude, mi par necessario farlo nobile, si per molte altre cause, come ancor per la opinione universale, la qual subito accompagna la nobilità. Che se saranno dui uomini di palazzo, i quali non abbiano per

prima dato impression alcuna di sè stessi con l'opere o buone o male: subito che s' intenda l' un esser nato gentiluomo e l'altro no, appresso ciascuno lo ignobile sarà molto meno estimato che 'l nobile, e bisognerà che con molte fatiche e con tempo nella mente degli uomini imprima la buona opinion di sè, che l'altro in un momento, e solamente con l'esser gentiluomo, averà acquistata. E di quanta importanza siano queste impressioni, ognun può facilmente comprendere: chè, parlando di noi, abbiam veduto capitare in questa casa uomini, i quali essendo sciocchi e goffissimi, per tutta Italia hanno però avuto fama di grandissimi Cortegiani; e benchè in ultimo siano stati scoperti e conosciuti, pur per molti di ci hanno ingannato, e mantenuto negli animi nostri quella opinion di sè che prima in essi hanno trovato impressa, benchè abbiano operato secondo il lor poco valore. Avemo veduti altri al principio in pochissima estimazione, poi esser all' ultimo riusciti benissimo. E di questi errori sono diverse cause: e tra l'altre, la ostinazion dei signori, i quali, per voler far miracoli, talor si mettono a dar favore a chi par loro che meriti disfavore. E spesso ancor essi s' ingannano; ma perchè sempre hanno infiniti imitatori, dal favor loro deriva grandissima fama, la qual per lo più i giudicii vanno seguendo: e se ritrovano qualche cosa che paja contraria alla commune opinione, dubitano d'ingannar sè medesimi, e sempre aspettano qualche cosa di nascosto: perchè pare che queste opinioni universali debbano pur esser fondate sopra il vero, e nascere da ragionevoli cause; e perchè gli animi nostri sono prontissimi allo amore ed all'odio, come si vede nei spettacoli de'combattimenti e de'giochi e d'ogni altra sorte contenzione, dove i spettatori spesso si affezionano senza manifesta cagione ad una delle parti, con desiderio estremo che quella resti vincente e l'altra perda. Circa la opinione ancor delle qualità degli uomini, la buona fama o la mala nel primo entrare move l'animo nostro ad una di queste due passioni. Però interviene che per lo più noi giudichiamo con amore, ovvero con odio. Vedete adunque di quanta importanza sia questa prima impressione, e come debba sforzarsi d'acquistarla buona nei principii, chi pensa aver grado e nome di buon Cortegiano.

XVII. Ma per venire a qualche particolarità, estimo che la principale e vera profession del Cortegiano debba esser quella dell' arme; la qual sopra tutto voglio che egli faccia vivamente, e sia conosciuto tra gli altri per ardito e sforzato e fedele a chi serve. E'l nome di queste buone condizioni si acquisterà facendone l' opere in ogni tempo e loco; imperocchè non è licito in questo mancar mai senza biasimo estremo: e come nelle donne la onestà una volta macchiata mai più non ritorna al primo stato, così la fama d'un gentiluomo che porti l'arme, se una volta in un minimo punto si denigra per codardia o altro rimprocchio, sempre resta vituperosa al mondo e piena d'ignominia. Quanto più adunque sarà eccellente il nostro Cortegiano in questa arte, tanto più sarà degno di laude; bench' io non estimi esser in lui necessaria quella perfetta cognizion di cose, e l'altre qualità, che ad un capitano si convengono; che per esser questo troppo gran mare, ne contentaremo, come avemo detto, della integrità di fede e dell'animo invitto, e che sempre si vegga esser tale: perchè molte volte più nelle cose piccole che nelle grandi si conoscono i coraggiosi; e spesso ne' pericoli d'importanza, e dove son molti testimonii, si ritrovano alcuni i quali, benchè abbiano il core morto nel corpo, pur, spinti dalla vergogna o dalla compagnia, quasi ad occhi chiusi vanno inanzi, e fanno il debito loro, e Dio sa come; e nelle cose che poco premono, e dove par che possano senza esser notati restar di mettersi a pericolo, volentier si lasciano acconciare al sicuro. Ma quelli che ancor quando pensano non dover esser d'alcuno nė mirati nè veduti nè conosciuti, mostrano ardire, e non lascian passar cosa, per minima che ella sia, che possa loro esser carico, hanno quella virtù d'animo che noi ricerchiamo nel nostro Cortegiano. Il quale non volemo però che si mostri tanto fiero, che sempre stia in su le brave parole, e dica aver tolto la corazza per moglie, e minacci con quelle fiere guardature che spesso avemo vedute fare a Berto: chè a questi tali meritamente si può dir quello, che una valorosa donna in una nobile compagnia piacevolmente disse ad uno, ch' io per ora nominar non voglio; il quale essendo da lei, per onorarlo, invitato a danzare, e rifiutando esso e questo,

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