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Sul far mangiare chi ne avea procurato altrui, 138.- Sulla paura in guerra, ivi. Di Luigi XII sulle offese ricevute mentr'era duca d'Orléans, ivi. — Di Gein Ottomani sul giostrar degl' Italiani, ivi.

Del medesimo, sulla differenza delle azioni proprie degli schiavi e de' signori, ivi. Su la roba, il corpo e l'anima degli uomini; e su i giureconsulti, i medici e i teolo. ghi, ivi. Su d' una valigia comparata ad un uomo, 139. - Sul perdere e vincere di due Alessandri, ivi. Su di Siena sposa, e Fiorenza dote, 140. D'un prelato che si credea grand' uomo, 141. D'uno magrissimo portato via dal fumo su per il camino, ivi. - D'un avaro che volea gli fosse pagata la fune colla quale erasi appiccato, ivi.

Di Lorenzo de' Medici ad un freddo buffone, e ad un che il riprendea di troppo dormire, 141,142. -Del marchese Federico ad un mangione, 142. Su d'un tiranno

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falso liberale, ivi. Sul forzarsi a credere verità una bugia, ivi.—Sulla fortuna de' cardinali in Roma, ivi. -Su d'un impiccato invidiato, 143.

D'Alfonso d'Aragona ad un che aveagli trattenute alcune anella, ivi.

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Su di Sant' Ermo, comparato ad un militar vigliacco, ivi. Sulla sollecitudine d'un soldato partitosi, 144. Del duca d'Urbino al castellano di San Leo, ivi. Su di uno morto, mentre incominciava a divenir ricco, ivi. Del Marchese di Mantova, su d'un colombo impiccato, 145.- Di Scipione ad Ennio, sull'essere o no in casa, ivi. — Di Alonso Carillo alla signora Boadilla, con cui trattolla da publica meretrice, ivi. — Di Rafaello d'Urbino ad alcuni Cardinali, 145, 146.

D'uno che domandò un ramo d'un fico, al quale erasi una donna impiccata, 146. Di Catone ad

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un contadino che urtollo con una

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bellissima, 147. Su d'un sopra

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scritto d'una lettera, ivi.— Di Cosimo de' Medici ad un ricco ignorante, 148. Del Conte Ludovico Canossa ad uno che volea vestirsi in incognito, ivi. Sul cardinal di Pavia, ivi. Su di cose discrepanti, e che pajon consentanee, ivi. Su due gobbi, ivi. — Su d'uno imputato non aver divozione o fede alcuna, ivi. — Di Marc' Antonio a Bottone, sul capestro e la forca, 149. Su d'un sajo solito a portarsi da un capitano dopo le vittorie, ivi. D'uno non invitato a sedere e che sedette, ivi. D'un prete sul perchè dicesse una messa cortissima, ivi. D'un che chiedeva un beneficio, ivi. — D'un che bramava che lo starsi in letto fosse un esercizio militare, 150. — D'Alfonso d'Aragona, ad un suo servitore non contento d'un ricco donativo, ivi. Del papa al vescovo di Cervia, ch'esser volea governatore, - D'uno, al quale una donna

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gran prezzo di sè, 216. Di un contadino Sanese a Bernardo Bibiena, 316. Di papa Giulio II, 317.- Ad altro, che diceva temere non poter uscire del Reame di Napoli, ivi. Detrazione d'altre donne, non ascolti

volentieri la Donna di Palazzo, 174. Deviare se alle volte si possa da'comandi

dei Signori, 97.-Belle avvertenze intorno a ciò, 98.

Diana, parole di Camma a Diana, 191. Diego de Chignones, suo detto mordace

ad uno spagnuolo, 136. — (Vedi Vino. Y no lo conocistes.) Difetti de' principi, benchè picciolissimi, notati, 247.

Difetti naturali si possono in gran parte emendare, 23. Perchè nascosti dall'uomo, 249.

Dimostrazioni d'amore quanto alle volte nocive, 237.

Dio, è protettore de' buoni principi, 259, 267. (Vedi Fortuna.) Tesoriere de' principi liberali, 270.—Similitudine di Dio ne' cieli, in quai cose si ritrovi, 259. E così in terra, Da esso nasce la bellezza, 290. (Vedi Bellezza.)

ivi.

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Diomede, biasimato, 271. Dione Siracusano, formato da Platone, 282. Dionisio tiranno, abbandonato da Platone come disperato, 282. Diotima, lodata, 194.

Sua impresa, ivi. Rivela a Socrate gli amorosi misteri, 304.

Discepolo, suo officio, 34 e seg. Disciplina, adorna le operazioni, e aiuta le virtù, 251.

Disconvenevolezze generali, 79, 80. Discorso della ragione non ha luogo

nella perfetta contemplazione, 300. Discrepanze ridicole, e varii esempii di

esse, 148. (Vedi Bartolommeo.) Discrezione, condimento d'ogni cosa,87. Diseccare; perchè nel generare si disecchi più l'uomo che la donna. 184. Disegnare, conviene al Cortegiano, 64. Disoneste cose, di esse l'amata dee le

vare affatto ogni speranza all'amante, 224.

Disperare, in significato attivo, per far perdere la speranza, 269. Dissimili, molte cose dissimili degne di laude, 50, 51.

Dissimulazione gentile qual sia, 142... Necessaria agli amanti è la dissimulazione, 231.

Disobidire per qualsisia motivo a' lor

Signori, è sempre cosa pericolosa per li Cortegiani, 98.

Dolcezza e utilità della virtù, 248. Dolor vero e sempre malo; come s'intenda, 252.

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Donna di Palazzo formata nel III libro dal Magnifico, 169. Sue qualità necessarie, 173 e seg. -Potrebbe instituire la sua Signora, 278. (Vedi Cortegiana.)

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Donne sono di naturali assai diversi, 224, 225.-Donne, lodate, 171.Utilità che da esse si traggono, 216 e seg. Loro merito e dignità, 218. Falsamente biasimate, 110, 159, 160,163 e altrove. -In che principalmente si debbano rispettare, 151, 159, 165. Desiderano d'essere o di parer belle, 53, 54.- Debbono fuggir l'eccesso nell' adornarsi, ivi. Varie loro maniere, indoli e portamenti, 225. Rare volte sanno amare, 226.. -E più lecito ad esse mordere gli uomini di disonestà, che agli uomini le donne, e perchè, 159. Donne belle, biasimate, 289. (Vedi Belle donne.)- Donne, eguali agli uomini di dignità e virtù, 165. Donne grandi, amano da dovero i minori di sè, e perchè, 162. Donne maritate non possono amare oltre il marito, alcun altro, se non con amor di amicizia, 222. - Donne non maritate possono alle volte lecitamente amare, dentro i termini però dell' onesto, 221. Quai debbano amare, 222. Donne oneste, lodate, 140, 141. · Che resistono a tutti gli stimoli degl' importuni amanti, mirabili, 214, 215.-Donne sante molte si trovano, benchè nascoste agli occhi degli uomini, 185. Donne sante de'tempi del Castiglione come favorite da Dio, 304. Donne valorose in armi, in lettere, e in ogni altra cosa, accen- . nate, 180, 185. Donnicciuola, origine dello scoprirsi la congiura di Catilina, 196. (Vedi Cicerone.)

Dono il più pregiato che possa fare il Cortegiano al suo principe, qual sia, 256.- Doni degli sciocchi a'priucipi quai sieno, 256.

Doti delle mogli si debbono moderare dai principi, 275.

Duca di Calavria. (Vedi Fiorentino commessario.)

Ducati falsi. (Vedi Denari.)

Due soli debbono essere i veri amici, 104.

E

Ebrietà, dee fuggirsi da' vecchi, 210.

Eccellenza suprema,

benchè l'uomo non possa giugnervi, non dee sgomentarsi di operare, 113.

Eccessi ridicoli, tanto in grandezza, quanto in picciolezza, 141. Edifici grandi si convengono a' principi, 270.

Educazione del principe qual esser debba, 265.

Effeminatezza degli animi da quai cose venga cagionata, 243, 244. Effeminati uomini sbandir si dovreb

bero dal commercio delle persone discrete, 29.

Effetti delle cause contrarie, tra sè pur contrarii. 258. Effetti lodevoli

alle volte nascono da causa degna di biasimo, 288.

Egitto, già mare, ora terra fertilissima, 313.

Egnazio Catulliano, 55.

Eguali. (Vedi Conversare.)

Eleonora d'Aragona, duchessa di Ferrara, lodata, 201.

Elia, suo carro infiammato, 301.
Elide. (Vedi Olimpici giochi.)
Empietà, detestabile benchè faceta, 140.
(Vedi Biastemare.)

Ennio, 145. (Vedi Scipion Nasica.) Enrico principe di Waglia, assai lodato, 272.

Epaminonda, udiva volentieri le ammo

nizioni di Lisia Pitagorico, 247. Epicari, libertina romana, sua costanza, 189.

Epimeteo, sua favola descritta, 249. Equalità pari con chi debba usare il principe, 268.

Ercole, sua statura, come e da chi ritrovata, 168. - Lodato, 272. (Vedi Pitagora.) Suo rogo, che cosa significhi, 301.

Eremita del Lavinello di M. Pietro Bembo, accennato, 284.

Eritrei, muovono guerra a' Chii, 197. Ermo (Sant'), facezia gentile del Gran Capitano, 143.

Errore nostro quando ci diletti, 136.Errori infiniti de' cattivi principi,

246.- Errori non sono tutti egua li, 79.

Esempio, chi fallando da mal esempio, merita doppio castigo, 32,

Esempio faceto, 21.

Esercizii cavallereschi come debba fare il Cortegiano, 83.

Esiodo imitato, ma non sempre, da Virgilio, e perciò da questo superato, 49.

Esopo tassato da Socrate presso Plato. ne per aver tralasciato certo Apologo, 76.

Estense (Ippolito) cardinal di Ferrara, lodato, 23.

Estensi donne celebri, accennate, 198. Estremo, ad esso s'attaccano le donne,

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193. Estremi, come da essi dob biamo discostarci, 274. Età de' Principi e de' Cortegiani, varie difficoltà che nascono dalla diver sità di essa, 278. Età matura, più capace dell' amor onesto e ragionevole, 287. - Età, tutte hanno qualche peculiar virtù e vizio, 89. Età d'oro. (Vedi Saturno.) Euboea, già congiunta alla Beozia, 313. Eva col suo fallo, accennata, 185. Evangelio, luogo di esso circa l'essere invitato a nozze, allegato, 94. Facezia intorno un altro passo dell'Evangelio, 134.

F

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Federico. (Vedi Gonzaga.) Felicità de' sudditi dee procurarsi dal principe, 259, 260.

Femina e maschio intende di produr la natura, 181.

Fenice, perfetto Cortegiano presso Omero, 281.

Ferdinando. (Vedi Ferrando.)

Fermezza della donna in amare il primo compagno del suo letto, donde nasca, 182.

Ferrando re di Spagna, marito d'Isabella, lodato, 199. — Soggioga il regno di Granata, e toglie parecchie città ai Mori in Affrica, ivi, 310. Ferrando minore d' Aragona, re di Napoli, eccellente negli esercizii cavallereschi, 138. Sua avvertenza, 116. Scioccamente imitato da un mal avveduto in uu suo difetto, 35. Ferro non esercitato, comparato con alcuni principi, 263. Festività, che cosa sia, 118. Fetide cose. (Vedi Mangiar.) Fico, novelletta di certa donna impiccata ad un fico, 146.

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Fisionomi, lor dottrina accennata, 290. Foglietta (Messer Agostino), sua gentil dissimulazione, 142.

Folli chiama l'Autore questi suoi ragionamenti, in comparazione delle cose sacre e divine, 185.

Fonte publico comparato al principe. 249.

Forbici, novelletta accennata, 188. Forche, in alcuni paesi quando uno condannato alle forche venga richiesto per marito da una publica meretrice, resta libero, con questo che la sposi; facezia curiosa alludente a ciò, 145.

Forestieri, quando non sieno necessarii per custodire il principe, 268. Forma, ad essa s'assomiglia l'uomo generante, 182.

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Galeotto da Narni motteggiato per essere assai corpulento, acutamente risponde, 133.

Galeotto (Giovantommaso) notato di viltà, e da chi, 135.

Galline mal covano fuori del nido; acuta risposta di Cosimo de' Medici, 137.

Gartier. (Vedi Cavalieri.)

Garzia (Diego), 138.

Gazuolo. (Vedi Contadinella.)
Gelosi, loro difetti, 232.

Generar bellezza nella bellezza cosa sia, 295. Come ciò intendesse il signor Morello, ivi.

Generar figlioli, è falso che non si abbia dalle donne altra utilità che questa, 203, 205, 217 e seg. Genovese prodigo, ciò che rispondesse ad un avaro che 'l riprendea, 136. Georgio (San). (Vedi Cavalieri del Gartier.)

Georgio da Castelfranco, pittor celebre, 50.

Gerione, biasimato, 271.
Germane donne lodate, 198.

Giocatore, che si crede divenuto cieco: novella curiosa, 153 a 155. Giocatore di dadi, perchè comparato colla prudenza, 267.

Giochi varii proposti nella corte d'Urbino, 13 e seg.

Giochi, quali approvati nel Cortegiano, 106.

Giostra famosa; come in essa si portasse un gentiluomo, 114. Giostre, come debba in queste diportarsi il Cortegiano, 82.

Giovane ciascun si studia d'apparire, 88, Giovane donna di maravigliosa continenza, 207. Giovanetti due scioccamente comparati nel canto a due sparvieri, 126. Giovani come debbansi diportare, 89. - Ripresi da' vecchi in molte cose, 77. Perchè inclinati all' amor sensuale, 288. Quai si possan chiamar divini, ivi.

Gioventù comparata alla primavera, 74. Giove, secondo Orfeo, era maschio e femina, 182. Nella sua rocca qual sapienza fosse custodita, 249.

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