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de' baroni per tutto il quinto grado. Nè deve ri putarsi picciol giovamento quello che si ritrae dal venire ora il nostro regno compreso nelle tregue che si fanno dall' Imperio col Turco, e dal commerzio il quale egli è inteso d'aprire colla Germania ne' nostri porti con scale franche: ciò che dagli Spagnuoli non era da desiderare, non che da sperare. In fine concedè a noi tante altre rilevanti grazie, le quali non senza nostra confusione insieme e contento leggiamo ora nel secondo volume Delli Privilegi e Grazie, fatto im primere nell'anno 1719 dalla nostra città, perchè non meno si sappiano i suoi pregi, che la muni ficenza d'un tanto principe, de' quali gli è piaciuto di profusamente arricchirla,

Intanto fu provveduto il nostro re Carlo III di una non men savia che avvenente principessa per moglie, Elisabetta Cristina di Wolffembutel, la quale da' suoi Stati traversando la Germania e l'Italia, si condusse in Barcellona al suo sposo; nel qual tempo i progressi delle sue armi in Ispagna, sotto la condotta del conte di Staremberg, fecero maravigliosi acquisti, penetrando co' suoi eserciti insino a Madrid; e se il duca di Vandomo, al quale era stato conferito il coman do delle truppe di Spagna, non si fosse valorosamente opposto all'esercito nostro, costringen. dolo a ritirarsi in Catalogna, la guerra di Spagna sarebbe allora gloriosamente finita. Gli Olandesi e gl'Inglesi, dall'altra parte, aveano interamente rotti i Francesi in Fiandra, nella battaglia che lor diedero vicino ad Oudenarde sopra la Schelda, la quale portò in conseguenza la pre

sa di Lilla e di Gant, e poi l'anno seguente quella di Tournai e di Mons; tal che costrinsero Lodovico XIV a far proposizioni di pace, le quali, ancorchè fossero svantaggiose alla Francia, nelle conferenze che si fecero in Gertruidemberg fra i plenipotenziari della Francia, dell'Inghilterra e dell'Olanda, non furono accettate.

Ma la morte accaduta in quest' anno 1711 a' 17 d'aprile dell'imperador Giuseppe in età di trentadue anni, otto mesi e ventitrè giorni, senza lasciar di sè prole maschile, ruppe tutti i disegni, e fece mutar sembiante allo stato delle cose. Tutti i principi d'Alemagna richiamavano il nostro re all'Imperio, tal che, stando egli in Barcellona, fu dal comun loro consenso in Francfort eletto imperadore, e Carlo VI sempre augusto imperador romano fu universalmente acclamato. Gli convenne perciò, lasciando la regina Elisabetta in Barcellona al governo di Catalogna, di ritornare in Alemagna, e prendere il possesso dell'Imperio. Ed intanto il re di Francia, profittandosi di tal mutazione, e più per aver ridotta la regina Anna d'Inghilterra con varii negoziati e lusinghe a' suoi voleri, promosse con maggior calore nuovi trattati di pace. Indusse da principio quella regina ad acconsentire ad una sospensione d'armi fra la Francia e l'Inghilterra, tal che fece ella ritirare le sue truppe che aveva in Fiandra dall'esercito degli Olandesi: il quale essendo divenuto più debole a cagione di questa ritirata, fu assalito dall' esercito francese, guidato dal maresciallo di Villars, e stretto sì vivamente a Denain, che, dopo una considerabile

GIANNONE, T. XIV.

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perdita, i Francesi s' impadronirono del campo nemico, e presero poi Sant'Amando e Marchienna, fecero levare l'assedio da Landrecì, e costrinsero la città di Dovay e quella di Quesnoy alla resa.

Questi vantaggi costrinsero gli alleati ad ascoltare le proposizioni di pace; onde furono nominati dall' una e dall'altra parte i plepotenziari, i quali, portatisi in Utrech (dopo essersi a' 14 marzo tra il nostro imperadore ed il re di Francia accordato un armistizio per Italia, e l'evacuazione della Catalogna e di Maiorica (1)) conchiusero la pace il dì 11 del mese d'aprile dell'anno 1713 fra l'Inghilterra, l'Olanda, Portogallo, Savoia, Prussia, Francia e Spagna. Fu tra di loro stabilito che, col mezzo della rinunzia fatta da Filippo alla corona di Francia, tanto per sè, quanto per i suoi discendenti, e di quelli del duca di Berrì e del duca d'Orleans alla corona di Spagna, a Filippo rimanessero le Spagne e l'Indie. La Sicilia fu data al duca di Savoia, al quale fu promessa la successione al regno di Spagna, come pure a' suoi eredi, in caso venisse a mancare il ramo di Filippo. Il regno di Napoli ed il ducato di Milano rimanesse al nostro imperadore. Gli elettori di Baviera e di Colonia furono restituiti nel possesso de' loro elettorati. La regina Anna fu riconosciuta regina d'Inghilterra, e dopo la di lei morte il principe elettore d'Annover e suoi eredi. Che le fortificazioni di

(1) Si legge nel tomo 6 delle nostre Prammatiche, de Armistitio, ec., tit. I.

Dunchere dovessero demolirsi. Le piazze della Fiandra spagnuola furono date in potere degli Olandesi, per essere restituite alla casa d'Austria; e Lilla ed Aire furono restituite al re di Francia. Il nostro imperadore non volle ratificare questo trattato per non pregiudicare le sue ragioni sopra la Spagna, nè volle colla medesima trattar pace. Perciò ne fu fatto un altro particolare tra lui e la Francia in Rastat, il dì 6 di marzo del seguente anno 1714 (1), col quale si confermarono le condizioni precedenti a riguardo di tutte le altre potenze, ma non già di cedere le sue ragioni e titoli sopra quella monarchia, da poterle, quando che sia, sperimentar coll' armi. Fur pertanto questi trattati di pace eseguiti con ogni sin cerità (toltone la Spagna) fra tutte le potenze che vi concorsero. Al duca di Savoia fu data la Sicilia; sebbene, avendo poi la Spagna voluto rompere questo trattato, con tentar d'occuparla di nuovo per sè, questa mossa è stata cagione che lo scambio che poi se ne fece, sia riuscito in maggior vantaggio del nostro monarca; poichè vindicata colle sue armi dalle mani degli Spagnuoli, si diede al duca di Savoia in iscambio della Sicilia l'isola di Sardegna, tal che la Sicilia rimane ora unita al nostro regno, come prim,a sotto un medesimo principe.

(Gli articoli accordati nel campo vicino Palermo per l'evacuazione degli Spagnuoli dal regno di Sicilia a' 6 maggio del 1720 tra il conte di

(1) L'istromento di questa pace si legge nel tomo 6 delle nostre Prammatiche, de Pace inita cum Rege Gallor., tit. 1.

Mercy per l'imperadore, e tra il marchese di Leede, general comandante degli Spagnuoli, si leggono presso Lunig (); siccome gli articoli accordati da' medesimi nel campo suddetto agli 8 dello stesse mese, riguardanti l'evacuazione del regno di Sardegna, si leggono presso lo stesso, pag. 1435. Per esecuzione de' quali, usciti da quella gli Spagnuoli, ne presero il possesso le truppe cesaree, ed in vigore dell'articolo secondo della Quadruplice Alleanza, la Maestà di Cesare per mezzo del principe di Ottaiano, suo plenipotenziario costituito a questo atto, diede possesso del regno col titolo di re al duca di Savoia, il quale d'allora avanti, deposto il titolo di re di Sicilia, assunse quello di re di Sardegna.)

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Fu evacuata la Catalogna, e l'imperadrice Elisabetta ritornò in Alemagna nell'imperial sede di Vienna, a ricongiungersi col suo augusto marito, di cui già gravida, diede poi alla luce un principe; ma morte troppo acerba, crudele ed inesorabile a noi presto cel tolse, lasciandoci in amari lutti e pianti.

Fu pertanto per lo governo di questi regni di Spagna, che rimanevano all'imperador Carlo, eretto in Vienna un supremo Consiglio, composto non meno di consiglieri di toga che di Stato, e nel quale non v'hanno parte alcuna ministri tedeschi. A questo dal nostro regno si manda un reggente, come già praticavasi sotto il governo degli Spagnuoli di mandarsi in Madrid. Ši serba

(1) Lunig, tomo 2, p. 1410.

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