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abusi del suo tribunale. Fece a noi ritorno nel mese di giugno del seguente anno 1719, ma dal nostro Collaterale gli fu impedito l'ingresso nella eittà per alcune difficoltà che s'incontravano in dar l'exequatur al suo breve, talchè fu d'uopo aspettare dalla corte nuovi comandi; ed essendosi in Vienna spianate le difficoltà proposte, vennero nuovi ordini per la sua reintegrazione; onde nella fine di quell'anno 1719 fu introdotto nella città ed aperto il suo tribunale, ma quello della Fabbrica rimase chiuso e sospeso, come è al pre

sente.

Cotanto s'ebbe a travagliare nel pontificato di Clemente XI per sostenere i regali diritti, e per sottrarre i sudditi del re dalle sorprese e soperchierie degli ecclesiastici. Ma indi a poco, morto Clemente e succeduto il presente pontefice Innocenzo XIII, fu tra il sacerdozio e l'Imperio posta una ben ferma e tranquilla pace, e furono queste due potenze ridotte in una perfetta armonia e corrispondenza. Imitando costui il gran pontefice Innocenzio III, non men suo predecessore che dell'istesso suo sangue, ed adempiendo quel che sot to di lui fu stabilito in un canone dal concilio Lateranense (1), ha esposti i suoi pacifici e moderati sensi, che, siccome e' brama che i laici non usurpino le ragioni dei cherici, così questi siano contenti di ciò che i canoni, le costituzioni apostoliche e le consuetudini approvate lor concedono; e sotto pretesto della libertà ecclesiastica non invadano le ragioni de' laici, nè stendano la

(1) Concilio Lateranense. so'to Innocenzo !!!, can 42.

lor giurisdizione con pregiudizio della regale, affinchè con giusta e ben regolata distribuzione si dia a Cesare quel ch'è di Cesare, ed a Dio quel ch'è di Dio.

I. Monaci e beni temporali.

I monaci a questi tempi, sebbene caduti dall'opinione che prima aveano di santità e dottrina, proseguivano pure a far progressi negli acquisti di beni temporali. Le rendite degli acquistati, i nuovi legati e donazioni che si facevano alle loro chiese, maggiormente gli provvidero di con. tanti, sicchè quando mancavano l'eredità ed i legati, essi compravano i poderi, e nelle concorrenze, come più offerenti per la copia del denaro accumulato con questi mezzi, non già con sudori e travagli, erano a tutti preferiti. Fu introdotto ancora in questi ultimi tempi, che non vi era testatore che non lasciasse alle loro chiese cappellanie, con istabilirvi fondi copiosi e fruttiferi per celebrazione di messe, riponendo il presidio della salvezza della loro anima non già nello studio di tenerla monda dalla contagione del secolo, ed a procurare in vita di sollevar le vedove e gli oppressi; ma in fabbricar cappelle sontuose, moltiplicare i sacrifizi e far celebrare delle messe in tutti gli altari (). E la maraviglia è, che con tutto il lor discredito, e che i secolari ne parlassero con disprezzo, pure essi sono i padroni dello spirito del popolo, non altramente che si facciano coloro i quali stando sani, ancorchè disprezzino

(1) Vedi Bossuet, Politiq., lib. 7, parte 2, art. 4, prop. I.

i medici, riputandogli inutili alla cura delle malattie, si sottopongono nondimeno poi ad essi con maggior soggezione degli altri, tantosto lor viene ogni piccolo malore.

Don Pietr' Antonio d'Aragona, vicerè, favorì i loro acquisti; ed a' suoi tempi, oltre dell'ospedale di San Gennaro fuori le mura della città, ebbe compimento e perfezione il famoso romitorio di suor Orsola. Gli Scalzi Eremitani di Sant'Agostino aprirono sotto il governo del marchese de los Velez una magnifica chiesa col titolo di San Niccolò Tolentino. La morte di Gaspare Romer, rinomato mercatante fiammengo, arricchì non pur lo spedale degl' Incurabili, ma il monastero delle donne monache del Sagramento. Altri mercatanti forastieri, non avendo a chi lasciare le loro ricchezze, fondarono nuovi monasteri, invitandovi monache loro compatriote ad abitarvi. Si aggiunsero ancora l'eccessive doti ed i vitalizi che si costituiscono nell'entrare che le monache fanno ne' monasteri, a' quali dopo la lor morte le doti rimangono; e quando ne' primi tempi fu gran contrasto se il ricever tali doti fosse simonía, poi si ricevettero senza il minimo dubbio. Fu ancora introdotto che i monaci istessi si riserbassero grossi vitalizi, ed a questi ultimi tempi tal riserba è penetrata sino a quelli delle religioni Mendicanti; e poco lor resta d'avanzare quest'altro passo nell'entrare a' monasteri, cioè di farsi costituire anche propri patrimoni. A questo fine in questi ultimi tempi non si sono vedute più riforme d'antiche religioni, ma novelle congregazioni di preti: si sono scacciati i cappue

ci, e s'amano ora più le berrette, per menar una vita più agiata, senza coro e senza quelle altre soggezioni ed incomodi che porta seco l'austero e rigido cappuccio.

Per tanti e sì innumerabili fonti sono derivate in noi sì vaste e smisurate ricchezze degli ecclesiastici, le quali sono un'evidente cagione della nostra miseria. I pubblici pesi si soffrono da' secolari solamente, e si rendono ora assai più insopportabili, perchè passando continuamente i beni, che prima erano in poter dei laici, in mano degli ecclesiastici, viene a cadere tutto il peso, che prima era ripartito, sopra il rimanente che resta sotto al dominio de' laici. Si fa conto dai più esperti, e da coloro che sanno lo stato del regno, che delle tre parti delle rendite, pressochè due si trovano nelle mani degli ecclesiastici, dalle quali non possono mai ritornare in potere de' laici, per le leggi strettissime fatte a lor beneficio, che l'impediscono. Altri comunemente affermano che se il regno si dividesse in cinque parti, si troverebbe che gli ecclesiastici ne hanno quattro delle cinque; poichè essi hanno del suolo quasi la metà del tutto, e sopra il rimanente per i legati ed altri doni consimili ne hanno un'altra mezza, poichè niun muore senza che lasci qualche legato a qualche chiesa o convento. Oltre a ciò, fra qualche tempo faranno pure acquisto di tutto il rimanente, perchè abbondando di denari raccolti da' legati e dagli avanzi delle loro amplissime rendite, fanno del continuo compre di stabili. Talchè i riflessivi viag gianti forestieri, che, stupidi, ammirano tante e

sì sterminate ricchezze, e fra gli altri il prudente e savio Burnet, presagirono, che se non vi si pone alcun freno, siccome giungeranno a comprarsi l'intera città, così nel termine d'un secolo diverranno gli ecclesiastici padroni di tutto il regno. Conobbero i nostri maggiori un così ruinoso disordine, e procurarono por freno a sì sterminati acquisti. Quando in nome della città, baroni e regno, fu mandato il reggente Ettore Capecelatro al re Filippo IV, fra l'altre grazie che si chiesero a quel monarca, una fu, perchè provvedesse e dasse freno agli acquisti de' heni che si facevano degli ecclesiastici nel regno. E non essendovisi per la morte del re Filippo data alcuna provvidenza, furono replicate le suppliche al suo successore Carlo II; ma da questo re, riputandosi ciò cosa di gran momento, non se n'ottenne altro che una promessa di volervi poi più pesatamente provvedere (1). Ma sotto il felicissimo governo del nostro augustissimo monarca, incorag gita la città ed il regno della sua magnanimità e clemenza, porsegli nuove preghiere, nelle quali esprimendo le miserie che si cagionavano perciò al regno, il danno non meno del regal erario che de' sudditi, gl'incontrastabili regali diritti ch'egli avea di poter ciò comandare, e gli esempi degli altri principi religiosissimi che ne' loro reami aveano con prudenti leggi repressi tali acquisti; istantemente lo pregarono che lo stesso comandasse egli nel regno di Napoli, in guisa che gli ecclesiastici per l'avvenire non potessero acqui

(1) Privilegi e Grazie di Carlo II, tomo 2, p. 191.

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