La Sardegna che non parla sardo: profilo storico e linguistico delle varietà alloglotte gallurese, sassarese, maddalenino, algherese, tabarchino

Copertina anteriore
CUEC, 2012 - 189 pagine
Per l'autore del libro una valutazione "dinamica" della specificità sarda non può ancorare la cultura e la lingua dell'isola, esclusivamente, al retaggio di un ambiente pastorale e agricolo rinchiuso in se stesso: lingua e cultura vanno connesse alle correnti economiche e di civiltà in cui la Sardegna si trova da sempre inserita per la sua stessa posizione nel contesto mediterraneo. In quest'ottica, anche l'attenzione per le eteroglossie dovrebbe andare oltre la ricerca sui caratteri di relittualità, per sottolinearne l'apporto innovativo nel contesto isolano: di esse, invece, si finisce spesso per privilegiare gli aspetti di arcaicità e di residualità nei confronti delle diverse "madrepatrie", siano esse la Catalogna per Alghero, la Corsica per gallurese, sassarese e maddalenino, la Liguria per il tabarchino. La presenza di eteroglossie assume dunque un valore centrale della problematica linguistica di un territorio, e la loro valorizzazione significa, persino in termini glottopolitici, sfuggire ai rischi di un esclusivismo che non tenga conto della funzione essenzialmente comunicativa, assai prima che identitaria, del codice lingua nell'insieme delle sue manifestazioni storico-naturali. A partire da questi presupposti, il libro fornisce una sintesi informativa relativa alle varietà alloglotte praticate in Sardegna, aggiornata rispetto alle conoscenze più recenti e non priva di apporti innovativi su diversi aspetti della storia linguistica e culturale di ciascuna di esse.

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