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esige tempo, tranquillità, applicazione, metodo scelta: di tutto ciò in gran parte mancavano i quattrocentisti, e di tutto ciò abbondarono i cinquecentisti in un tempo, che i più celebri Scrittori, così greci come latini, erano già conosciuti, emendati, illustrati, e quando la copia de' libri, facile e non dispendiosa per l'invenzion della stampa, poteva esser propria non che de Sovrani, delle pubbliche librerie, delle accademie, ma di tutti altresì i privati amator degli studj.

Ma se il Petrarca non era, se non eran le tante fabbriche di quegli uomini egregj che dalla celebre scuola uscirono di Giovanni da Ravenna, discepolo del Petrarca, avremmo noi ora la compiacenza di assaporar le bellezze e l'eleganza di che ridondano le opere dei Poliziano, dei Bembo, dei Casa, degli Ariosto e di tanť altri, mercè de' quali sarà glorioso in ogni tempo nei fasti letterari d'Italia il Secolo XVI?

Fra i professori che del Ravennate furon discepoli, uno de' più rinomati a' suoi tempi, e certo uno de' più utili alla propagazione delle scenze, dell'arti, e de' buoni costumi, che tanto sulle scenze e sull' arti influiscono, fu senz' alcun dubbio Vittorino da Feltre, sì poco per altro conosciuto dall' universale degli uomini, e di cui perciò stesso è intendimento nostro di scriver la vita. Quasi tutti gli Scrittor de' suoi tempi ne parlano come d'uomo incomparabile per dottrina e per virtù, e sopra tutto pel metodo suo nell' c'levare la gioventù, in che si lasciò addietro tutti i suoi contemporanei, e può servir di modello anche nel nostro secolo, che di

sistemi d'educazione è pur tanto fecondo. Qual questo suo metodo fosse vedremo a suo luogo, come pur vedrem quali fossero, e di che qualità i molti discepoli che dalla sua scuola sortirono.

Pure farà meraviglia l' osservare siccome prima della metà del secolo decimottavo, appena conosciuto era quest' uomo egregio da pochi eruditi. E nientedimeno di non molti uomini dotti tanti bei monumenti si trovano, che ne illustrino appien la memoria, come di lui. Quattro brevi latine vite n' abbiamo. La prima di Sassuolo da Prato, suo discepolo, distesa in forma d' epistola, che dall' Autore fu scritta mentre Vittorino ancora vivea; di che altrove si dirà più lungamente. Questa fu fatta imprimere dai P. P. Martene e Durand (1). La seconda è opera di Francesco da Castiglioni, pur discepolo di Vittorino, e d'essa si leggono alcuni frammenti presso il Bandini (2), ed il Mehus (3), ma intera conservasi in Firenze nella Libreria Laurenziana. La terza è di Bartolommeo Platina, il quale chiama in essa Vittorino suo avo in letteratura, per la ragione ch'egli il Platina fu discepolo d'Ognibene da Lonigo, il quale studiò sotto il Feltrense. Questa vita fu pubblicata dal Padre Maestro Vairani (4). Finalmente la quarta ed ultima, più pregevole per avventura di tutte l'altre, è del Man

(1) Collectio Scriptorum Veterum et Monumentorum amplissima, tom. III.

(2) Catal. Cod. MSS. Latin. Bibl. Laurent, tom. III. (3) Vit. Ambr. Camald., pag. 408.

(4) Cremon. Monum. Pars. I.

tovano Francesco Prendilacqua, allievo anch' egli di Vittorino, la quale fu divulgata dal chiariss. signor abate Natal dalle Laste, e illustrata con nole dal celebre signor abate D. Jacopo Morelli, Custode della Reg. Libreria Veneta di S. Marco (1).

A ciò s'aggiunga, che Ambrogio Camaldolese, amico di Vittorino, molto parla di lui nelle sue Epistole pubblicate dal Mehus, e nell' altra opera sua, intitolata Hodeporicon. Così pure Giovanni Andrea, Vescovo d' Aleria, allevato anch' egli ne' Vittoriniani Ginnasj, nel Proemio alla sua edizione di Tito Livio del secolo XV, tesse un grandissimo

(1) Patavii 1774 in 8. Non è qui da tacersi come l'abate Bettinelli, prima ancora che il Dialogo del Prendilacqua fosse di ragion pubblica, avea di Vittorino a lungo parlato nei suoi Discorsi delle Lettere e dell' Arti Mantovane, e che quindi nell' Appendice di questi Discorsi medesimi, poichè fu impresso il Dialogo, ci diede egli un esatto compendio della vita di Vittorino, tratta dal Dialogo stesso, e dalle note che il signor abate Morelli v'appose.

Nè per l'onore del nostro Vittorino, e della Reale Accademia di Mantova debbe dissimularsi tampoco, come questa l'anno 1792 si fece una premura d' invitare i Letterati d'Italia ad illustrar la memoria di sì grand' uomo col proporre al concorso del premio il seguente Quesito, che fu ripetuto anche nel 1794, sebben senza effetto : In quale stato si trovasse la letteratura de' Mantovani al tempo di Vittorino da Feltre, celebre letterato del secol XV, quali fossero i meriti di quest'uomo, e quale influenza abbia avuto generalmente la scuola ch' egli apri in Mantova per ordine del marchese Gio. Francesco Gonzaga. Vedi Memorie della Reale Accademia di Mantova, tom. I, pag. CXVII.

Elogio del suo precettore, ed alcune circostanze accenna della sua vita.

Finalmente il ch. signor abate D. Giovanni Andres, nell' atto d'illustrar i Codici MSS. della famiglia Capilupi di Mantova, di cui ne ha pubblicato il Catalogo, molte altre belle e nuove notizie ha scoperto intorno a Vittorino, e ad alcuni dei suoi discepoli. Nulla dirò d'altri libri moltissimi, ove di Vittorino si parla, e sempre con lode, come si potrà veder nel decorso di quest' opera

nostra.

Ora, per tornar ai biografi Vittoriniani è degna d'osservazione una cosa, ed è questa, che quantunque gli uni talvolta alcuna circostanza narrino della vita del Feltrense che fu taciuta dagli altri, tutti però sono uniformi nel riconoscere in esso quei pregi più essenziali e più grandi che furono in lui. Il che è una nota caratteristica della verità di quanto asseriscono.

Nè già si può dire che l'un biografo traesse dall'altro, come suol talvolta accadere, ciò che di Vittorino hanno affermato: perciocchè gli uni assolutamente ignorarono le fatiche degli altri. Il Platina, il qual, com' io credo, fu l'ultimo che di Vittorino ex professo scrisse, nell' atto di dedicarne la vita a Baldassarre Soardi, scrisse, esser vergogna che fra tanti, che uscirono dalla Scuola di quel gran Maestro, niuno si fosse dato il pensiero di tramandarne ai posteri la memoria.

- Il Prendilacqua, parlando del Sassuolo, dice, che costui avea scritto una luculenta orazione, luculentam orationem, in lode di Vittorino, ma ch' ei credeva

che questa fosse perita con esso autore. Dalle quali parole, oltre che scorgesi, che l'opuscolo del Sassuolo a lui non potè servire di norma a tessere il suo, perciocchè egli lo credeva smarrito; si vede altresì, che nè pur mai lo ebbe in mano, chiamando orazione ciò che per verità non è che una semplice Epistola.

Il Castiglione poi s' introduce a scrivere di Vittorino in guisa, che mostra credere d' essere il primo a trattar di questo argomento. Solo il Vescovo d3 Aleria al luogo citato, di foggia esprimesi da persuadere che avesse notizia d'alcun de' Biografi Vittoriniani, ed è perciò ch' egli, parlando del suo Maestro, s'è tenuto brevissimo, comechè non potesse in tutto tacere, per la ragione che dal passo seguente, che da noi si tradurrà in nostra favella, s'impara. Perocchè, dopo aver toccate di fuga le virtù di Vittorino, conchiude egli così: Chi vorrà più altre cose sapere di Vittorino (tutto ciò ch' egli fece merita d'esser noto), legga il libro intorno alla vita ed ai costumi di lui, scritto da Sassuolo da Prato, uomo fra i nostri condiscepoli da non disprezzarsi, quantunque morisse assai giovane, come pur ciò che hanno pubblicato gli altri, ai quali si debbe gran lode d'aver non solamente descritta la vita e i costumi del Feltrense, ma tutta la sua scuola eziandio. Io potea contentarmi di quanto essi han detto, se, esercitato io pure nella stessa palestra, non avessi creduto non poter senza taccia d'ingratitudine, comechè il mio stile sia rozzo, tacere in questa epistola di Vittorino, ecc.

Ora da queste vite, e dagli altri libri accennati

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