Immagini della pagina
PDF
ePub

pare ultimamente il signor abate Morelli nella sua Dissertazione Storica della Cultura della poesia presso i Veneziani, stampata l'anno 1796, dopo il Parnasso Veneziano del signor abate Bettinelli: quindi noi, secondo ch'è nostro costume, non ne direm che brevemente, aggiugnendo però alcune notizie che per avventura al Padre degli Agostini furono ignote.

Nacque Gregorio, pronipote del pontefice Gregorio XII, in Venezia, intorno all'anno 1411, da Giovanni Corraro, figliuol di Filippo, e da Cecilia Contarini, patrizj Veneti. Dopo i primi elementi grammaticali fu giovinetto inviato a Mantova sotto la disciplina di Vittorino da Feltre, il che crediamo sicuramente essere avvenuto l'anno 1425, cioè l'anno medesimo, che Gian-Francesco Gonzaga chiamò il Feltrense alla sua corte all'istruzion de' suoi figli (1). Gregorio mostrò subito grandissima inclinazione alla latina poesia, nella quale non mancò Vittorino di coltivarlo sino a passar buona parte delle notti ad ascoltare e ad ammirare i verși di quel fanciullo, il che

Il medesimo padre degli Agostini, pag. 127, e l'abate Mehus nella sua prefazione alla Vita di Ambrogio Camaldolese, parlano d'una vita di Gregorio Corraro, scritta da Vespasiano Fiorentino, la qual conservasi inedita in un codice della libreria Vaticana.

(1) Il Corraro scrive a Cecilia Gonzaga ch'egli trovavasi in Mantova presso Vittorino nel tempo medesimo ch'essa nacque. Ego in domo vestra eruditus a prima adolescentia sub Victorino Præceptore quo tempore nata es. Cecilia nacque appunto l'anno 1425, ciò rilevandosi da una lettera di Ambrogio Camaldolese, in data del 1435, nella quale scrive, come s'è veduto, che coll'occasione di recarsi al Concilio di Basilea avea voluto rivedere il suo caro Vittorino, e i discepoli di lui, fra' quali nomina Cecilia, che all'età di soli dieci anni scriveva in greco con molta eleganza.

confessa il Corraro medesimo in una sua satira citata dall'abate Andres (1), ove, al suo precettore parlando, gli dice:

Mecum etenim longas nemini te ducere noctes

Mirari puerum et versus, ecc.

Non passava giorno ch' egli non leggesse Virgilio, e non iscrivesse quindi moltissimi versi ad imitazione di quel grand'Epico, il che veggendo Vittorino, onde ognor più animarlo, diceagli che continuando nell'intrapresa carriera sarebbe divenuto un altro Marone. Tenebat spes Victorinum quod alter Maro futurus essem (2).

Ma ai lieti progressi del nostro Corraro in poesia, molto, oltre la natura e lo studio, contribuì l'emulazione, ch'è il migliore e il più utile degli sproni agli animi generosi. Trovavasi alla scuola di Vittorino an giovanetto per nome Lodovico da Feltre, cui il Precettore s' avea fatto figliuolo, e come tale il nutriva, l'istruiva, e l'amava (3). Costui avea un'indole maravigliosa per la poesia, e comechè cedesse a Corraro per ciò che all' invenzione riguarda, nella spontaneità ed eleganza dell' espressione il superava. Il Corraro amava teneramente questo suo condiscepolo, e di buon cuore gli avrebbe conceduto la palma in ogni altro studio fuori che in quello della poesia che formava la sua passion dominante: onde ne sentiva qualche invidia, ed impaziente d'essergli in ciò secondo, si risolvette di tentar altri generi poetici, il

(1) Catal. de'MSS. Capilup., pag 124.

(2) Gregor. Corr., in Epist. ad Cecil. Gonzagam.

(3) Di questo Lodovico da Feltre non troviam farsi menzione dopo il Corraro per altri fra gli scrittor de' suoi tempi, onde per mancanza di notizie non abbiam potuto assegnarli un luogo separato fra i discepoli di Vittorino

buon riuscimento ne' quali singolarmente dall' invenzione dipendesse (1). Quindi pubblicò egli tal saggio all'età di 18 anni colla sua celebre Tragedia, che ha per titolo Progne, che basterebbe ad immortalare il suo nome. Dellai, scrive egli a Cecilia Gonzaga (2), all'età di 18 anni la Tragedia Progne, la quale come fu pubblicata, ogni gran cosa sperò di me Vittorino. Mentr' ei la leggeva, gli scorrevan dagli occhi a fiumi le lagrime ecc.

Questa tragedia piacque così al gran Pontefice Pio II, che la dichiarò la migliore di tutte dopo quelle di Seneca, e fu altresì molto lodata dal cardinal Pietro Bembo (3), per tacere degli altri.

(1) Epist. ad Cecil. Gonzag. (2) L. c.

(3) Vedi fra le opere del Bembo la lettera ad Angiolo Gabriele, vol. II, Lib. II, pag. 110, della bella edizion di Venezia del 1729, presso l' Hertzhauser

Di questa Tragedia parla altresì con lode Bartolomeo Fonti o Fonzio nel suo dizionario MSS., in cui compilò le notizie letterarie, che in varj autori trovansi sparse, citato dall'abate Mehus. Præfat. ad Vitam Ambros. Camald., pag. XXIII.

Fu stampata la prima volta in Venezia per opera dell'Accademia della Fama l'anno 1558, senza nome d'autore, che allora era ignoto, e riprodotta medesimamente colle stampe del Moscardi in Roma nel 1638. Vedi Agostini, l. c., pag. 128.

L'anno 1561 Lodovico Domenichi stampò come sua la Progne tradotta in versi italiani, la quale essere in tutto e per tutto la medesima del Corraro, oltre il citato Padre degli Agostini, che ne fa un qualche confronto, (pag. 128 e seg.) ci assicura altresì Apostolo Zeno nel tom. I. delle sue Annotazioni alla Biblioteca Italiana di monsignor Fontanini, pag. 473., e seg.

Finalmente, in proposito di questa Tragedia, merita d'esser letta una bella lettera latina pubblicata in foglio volante

In Mantova scrisse pure il Corraro in metro satirico, come egli il chiama, un Poemetto intorno all'Educazion de'fanciulli, diretto al suo fratello Andrea, che in quel tempo era per ammogliarsi (1).

[ocr errors]

1

In esso il Poeta ha sull' educazion varj precetti raccolti dagli antichi, e singolarmente dalla viva voce del suo precettor Vittorino: il che s'è accennato altra volta. Di questo Poemetto, il qual conservasi coll' altre opere del Corraro autografe presso il chiar. signor abate Morelli, ci ha il gentil proprietario inviato esatta copia. Esso è veramente degno di esser letto e per la purità dello stile, e per tutti gli altri accessorj che rendono vaga e splendida la poesia latina.

Passati ch' ebbe Gregorio quattr'anni in Mantova (2),

l'anno 1792 dall' eruditissimo sig. D. Jacopo Morelli, diretta a Gian-battista Gaspare de Anse Villoisson, dalla quale impariam, che Gerando Niccolò Heerkens di Groninga, avendo in un monastero di Germania trovato una tragedia che avea per titolo Tereus (è Tereo uno degl' interlocutori della Progne) fu da lui pubblicata in parte nel 1787 in Utrech, come produzione del famoso tragico latino Vario. Ma il signor abate Morelli assicuraci non altra essere questa pretesa tragedia di Vario, che la Progne del Corraro, e sol nel titolo differente.

Tutte queste cose ad evidenza dimostrano la celebrità e il merito della tragedia del nostro Corraro.

(1) Agostini, 1. c., pag. 110.

(2) II Corraro nella tante volte citata sua lettera a Cecilia Gonzaga, fra l'altre cose le dice: novi parentes, novi fratres, novi insiluta domestica, et familiæ disciplinam biennio in domo vestra eruditus a prima adolescentia sub Victorino praeceptore, quo tempore nata es. Da queste parole parrebbe ch' egli solamente due anni passasse in Mantova. Ma sappiamo altronde ch'essendo egli nato l'anno 1411, e l'anno 1425 quando nacque Cecilia trovandosi in Mantova,

Labbé e Cossarzio, come pure nel citato tomo primo degli Aneddoti Veneti del Contarini (1). Il suo viaggio però fu utilissimo singolarmante perch' egli con tal occasione liberò dagli Ergastoli della Germania i bellissimi libri sulla Providenza di Dio di Salviano, e gli recò quindi in Italia (2).

L'anno 1445 venne a morte il cardinale Corraro in Padova, dove da due anni e s'era ritirato in solitudine col nipote Gregorio, il quale dopo la perdita dello zio sempre più disgustato dalle cose del mondo, non più volle trasferirsi alla corte di Roma, e tutto si abbandonò agli studj ecclesiastici.

La fama del suo sapere e della sua grande pietà fece che in varj tempi fosse a varie chiese nominato, come a quelle singolarmente di Verona e di Vicenza: ma sempre ostacoli si frapposero per cagione de' quali mai non ne ottenne nessuna. Molti scrittori che parlaron di lui, poco delle sue vicende informati, perchè nominato fu a queste chiese, credendolo realmente di queste chiese Pastore, così imbrogliaron le cose, che i posteriori, non potendo tante dignità com prendere unite contemporaneamente in un solo indi

(1) Il Contarini, oltre quest' Orazione e il Soliloquio più sopra citato, che contien la vita del Cardinale suo zio, ed alcuni versi latini, duc altre operette di Gregorio inseri in questo volume medesimo ciò sono: L' epistola ad Novitium Cartusiensem, e l'altra famosa lettera a Cecilia Gonzaga, de fugendo saeculo, della quale si parlò altrove a lungo in più luoghi, e che fu pur pubblicata dal Martene, dal Mehus, e nel libro stampato in Brescia nel 1761, che ha per titolo, Tiara et Purpura Veneta.

(5) Habes Salviani libros . ... de Providentia Dei, quos ego a Consilio Basileensi rediens de Germanorum Ergastulis in Italiam deportavi. Così egli nella sua Epistola a Cecilia Gonzaga.

[ocr errors]
« IndietroContinua »