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viduo, moltiplicarono i Gregorj Corraro; del che può vedersi una prova in più lettere d'Apostolo Zeno al padre abate Canneti (1).

Finalmente essendo morto Andrea Bondumiero, Patriarca di Venezia, dal Veneto Senato fu a pieni voti eletto a quella dignità il nostro Gregorio, ma quivi pure insorsero moltissime difficoltà per parte del Pontefice, che altro Patriarca avea scelto, le quali mentre si cercava di sciogliere, venne la morte a compor tutti i litigj col troncare i giorni del Corraro, che cessò di vivere l'anno 1464 ai 19 di novembre nella sua Badia di S. Zenone in Verona, cedutagli dallo zio cardinale. Si legge ancora la sua iscrizione funebre nella chiesa di S. Giorgio in Venezia, ove trasportatosi il suo cadavere, data gli fu sepoltura (2).

Ebbe egli molti dottissimi amici, fra' quali Ambrogio Camaldolese, che ne parla con molto onore nella Relazion de'suoi viaggi, intitolata Hodeporicon; il Poggio, di cui si legge una lettera a lui indirizzata, nella quale, nell'atto che risponde ai rimproveri che, gli avea fatti il Corraro per avere nel suo trattato della Nobiltà dette alcune cose poco favorevoli ai Veneziani Patrizj, mostra però la grande stima in che l'avea, e l'amore che gli portava; Girolamo Aliotti, abate Benedettino da noi nominato poc' anzi, che in due lettere ne fa grandissimi elogj, ecc. (3).

Molto s'assomigliò il Corraro al suo precettor Vittorino. E ciò non tanto per la pietà, e per l'innocenza de' costumi, quanto per quella fermezza e libertà filosofica, mercè della quale abborri sempre l'adulazione, non tacendo anche in faccia de' principi, ove

(1) Tom. I, pag. 431 e seg.; pag. 434, 458 della prima edizion di Venezia.

(2) Agostini, 1. c., pag. 127. (3) Lib. II, Epist. IV e V.

Poccasione il chiedesse, la verità. Ciò fu per avventura il motivo per il quale non fu innalzato a quegli onori che dalla sua nascita, e più ancor da' veri suoi meriti poteva aspettarsi. Certo ch' egli in quell' Orazione che recitò innanzi all'imperador Sigismondo al Concilio di Basilea, rel tempo stesso che facea grandi encomj del saggio governo di Papa Martino V, già morto, parlava di quel dell'attual Pontefice Eugenio IV, sebben suo parente, in un modo non già da offendere, ma da non piacere gran fatto a quel Papa, il quale per verità se gli mostrò sempre contrario. Nè seppe tampoco egli risolversi di andare a' versi del Pontefice Pio II, uomo dottissimo, ed amatore de' letterati, sebbene per le rare sue qualità, meglio che non tantį altri, se lo meritasse. Dopo la morte dello Zio più non lasciossi vedere Gregorio in Roma, scrivendo egli a Cecilia Gonzaga, che essendo stato per 14 anni assorto ne' flutti dalla Corte Romana, se n'era sottratto per sempre. Ora, non si sa in qual occasione e in qual suo viaggio, avendo quel Pontefice fatto a sè chiamare Gregorio, cominciò a dolcemente rimproverarlo perch'egli, essendo in cospicua dignità ecclesiastica, e già noto per i suoi meriti, avesse ab. bandonata la Corte Romana; al che rispose con fermo volto il Corraro: Non fuggo io già, Padre Santo, la corte Romana, ma la libidine io fuggo ed il fasto dei cortigiani di Roma. Alle quali parole ripigliando il Papa che se nel suo proposito si fosse ostinato, non avrebbe mai da lui ottenuto favor nessuno: Beatissimo Padre, riprese, io non sarò mai per ricevere dalla Santità vostra ripulsa (1): intendendo dire, ch' egli, privo di desiderj e vacuo d'ogni ambizione, non si sarebbe mai a lui presentato ad intendimento di chie der grazie di sorte alcuna.

(1) Prend., pag. 34.

X.

MARCHESE

GIAMBATISTA PALLAVICINI PARMIGIANO,

DEL

VESCOVO DI REGGIO.

EL marchese Giambatista Pallavicini, di nobilissima famiglia di Parma (1), compagno e condiscepolo del Corraro (2), scrisse a lungo il Padre Affò, illustre biografo de' Parmigiani Scrittori (3).

Riusci buon poeta latino, ma non sappiamo ch' ei si esercitasse fuor solamente che in sacri argomenti. Le sue divote poesie furono impresse più volte, come si può veder presso l' Agostini (4), ed il Fabricio (5). Scrisse l'anno 1429 le ragioni che avea la sua famiglia sul feudo di Gibello, toltole da Orlando Pallavi. cini (6). Ebbe un Arcidiaconato a Torino, quindi fu fatto Segretario Apostolico da Eugenio IV, cui seguitò egli in compagnia del Corraro in un viaggio in Toscana che quel Papa intraprese l'anno 1443. (7), e dal quale l'anno appresso fu nominato Vescovo di Reggio di Modena (8), la cui chiesa resse egli con somma prudenza e pietà. Fu caro altresì ai Pontefici Niccolò IV, e Pio II, del qual ultimo fu anche Refe. rendario (9),

Essendo Vescovo studiò molto in Cornelio Celso, e

(1) Si corregga l'Ughelli, che il fa dei Pallavicini di Ge(2) Prend., pag. 54.

nova.

(3) Memoria degli scrittori Parmigiani, tom. II, pag. 242 e seg. (4) Storia degli Scrittori Veneziani, tom. I, pag. 167. (5) Bibl. Latin. Med. et Inf. Latin. Tom. I., pag. 170. (6) Affò, 1. c. (7) Id. Ibid.

(8) Ughelli, Italia sacra, tom. II, pag. 311. (9) Affò, 1. c.

ne corresse i libri sulla Medicina, appena allora intelligibili, come si rileva da una lettera di lui in data del 1465 ad Alberto Parisio, cancelliere della Repubblica Bolognese, che di tal correzione l'aveva incaricato, la qual lettera fu pubblicata dal chiar. abate Lorenzo Mehus (1), che di queste fatiche Celsiane del Pallavi. cino ragiona a lungo con altri (2). D'altri Codici, singolarmente sacri, da lui emendati, e di propria mano copiati, parla il Padre Affo, avvertendo che tale inclinazione era in lui nata alla scuola di Vittorino, e del Guarino, di cui pur fu discepolo. Morì in Reggio l'anno 1466, e in quella Cattedral fu sepolto con epitafio molto onorevole, che può leggersi presso l'Ughelli (3).

XI.

OGNIBENE DE' BONISOLI

DA LONIGO.

UNA vera immagine del suo precettor Vittorino, e

per ciò che al sapere s' aspetta, e per il numero de' discepoli, ma molto più per la maniera sua d'insegnare e nelle lettere, e ne' costumi, fu Ognibene da Lonigo. Di lui han parlato, oltre il cardinal Querini con grande estensione, il Padre Angiolgabriello da S. Maria, Carmelitano Scalzo (4), e con maggior esattezza il celebre cav. Tiraboschi (5).

Noi non farem che accennare le più importanti e sarem ben contenti se ci verrà fatto di ri

eose,

(1) Praefat. ad Vit. Ambr. Camald., pag. XLIV. (2) Montfaucon, Bibl. MSS., pag. 382. Bandini, Catal. MSS. Latin., Laur. Tom. IV., 11 e seg.

(3) I. c.

(4) Bib. degli Scritt. Vicent. Tom. II, pag. 135, e seg. (5) Stor. della Letter. Ital. Tom. VI, pag. 1080.

della sua vita

schiarare un po' meglio qualche più oscura epoca Nacque egli in Lonigo, castello compreso nel distretto di Vicenza, da Arrigo de' Bonisoli. Egli non vuol confondersi, uel modo che altri fece, con Ognibene Scola Padovano, discepolo di Giovanni da Ravenna, lodato egli pure da Flavio Biondo, come ci ha insegnato il chiar. signor abate Morelli nelle sue Note al catalogo de' Codici MSS. latini della libreria Nani (1).

Alla scuola di Vittorino divenne. Ognibene eccellente nelle due dotte lingue greca e latina, oltre all'esser riuscito buon oratore (2). È ancora incerto in qual città cominciasse prima ad insegnare egli le let tere. Il Card. Querini reca un'epistola di lui a Francesco Barbaro, in data di Treviso del 1441, in cui rin grazia quel gran Patrizio delle sue generose offerte, ma si scusa dall'accettarle, per non comparire in faccia del pubblico troppo leggiero ed incostante. Da questa epistola pensa quel Porporato potersi arguire che allora Ognibene professasse lettere in Treviso, e che il Barbaro gli avesse offerte le cattedre più lucrose e più illustri di Venezia o di Padova (3).

Noi crediam per altro che più tardi insegnasse Ognibene a Treviso, quando non v'abbia insegnato due volte. Perciocchè l'anno 1443 fu chiamato a Vicenza, e fu sostituito in quella cattedra a Bartolomeo de'Bursoni cremonese (4), ma poi l'anno 1447 il veggiamo realmente Professore d'eloquenza in Treviso, poichè nell'Archivio di quella città conservasi l'atto con cui fu scelto a tenervi scuola (5). Non sap.

(1) Pag. 159.

(2) Prend., pag. 55

(3) Diatr. ad Epist. Franc. Barb., pag. CVI, e seg.
(4) Bibl. degli Scritt. Vicent. Tom. II, pag. 139.
(5) Tirab., 1. c.
a pag. 1086,

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