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Il nostro Basinio ebbe brevissima vita, perciocchè l'anno 1457 mori in Rimini, lasciando dopo di sè la moglie, per nome Antonia, della famiglia de'Gualdi, il che si rileva da un inventario della domestica sua suppellettile, riportato dal Tiraboschi (1). Fu onorevolmente egli sepolto con iscrizione nella superba Basilica di S. Francesco di quella città.

Delle molte poesie di Basinio, di cui s'è fatta ultimamente un'edizione in tre volumi, parlano il Tiraboschi ed il Padre Affò; nel qual ultimo si posson leggere più copiose notizie di questo leggiadro poeta,

ANDREA

XXXVIII.

ANDREA FAGIUOLO

DA CHIOGGIA.

NDREA Fagiuolo di Chioggia fu fratello d'Angelo, vescovo di Feltre. Imparò l'eloquenza da Vittorino, ed il suo stile ebbe il pregio della soavità. Fu altresì riguardato qual uomo di rara ed ampia erudizione (2). Oltraciò si distinse per aver formato in sua casa una copiosissima raccolta di Manoscritti greci e latini (3),

(1) Stor. della Letterat. Ital. Tom. VI, pag, 920. (2) Platin., Vit. Vict. Feltr.

(3) Foscarini, della Letterat. Venez., pag. 69, Nota 192.

XXXIX.

BARTOLOMEO MANFREDI

BARTOLOMEO

MANTOVANO.

ARTOLOMEO Manfredi, cittadin mantovano, fu pure. discepolo di Vittorino. Questa notizia impariamo dallo Schivenoglia, rozzo annalista, ma del Manfredi contemporaneo e concittadino, la cui storia manoscritta conservasi in Mantova, e di cui riporterò qui sotto alcuni passi originali comunicatimi dal signor abate Saverio Bettinelli.

Vittorino insegnò al nostro Manfredi la geometria e l'astronomia, nelle quali scienze così approfittò, che potè darne in appresso tal saggio e tanto solenne, che il rendette immortale. È egli l'autor del bellissimo, e per que'tempi maraviglioso orologio che ancor si vede in Mantova sulla torre della Piazza de' Mercadanti, di cui Pier Adami fece una descrizione accurata, che più volte fu impressa, e di cui parlano con grandi encomj l'Equicola (1), ed il signor abate Bettinelli (2).

(1) Stor. di Mant., pag. 185.

(2) Risorg. Part. II, pag. 371; discors. Mantov., pag. 24. Ecco ciò che intorno al Manfredi scrive nel goffo suo stile lo Schivenoglia: Bartolomeo del Roio (soprannome tolto dall'orologio ) lui era cimadoro, e brigava con uno maistro Venturino da Padova ( intendi Vittorino da Feltre) el quale era maistro de schola del Marchexo; lui insegnò a questo Bartolomeo un poco d' Astrologia, sicchè imparò a fare de Arloia, e si fece quello de piazza. E altrove: De xbre 1475, foe posto lo Arloio suxo lo Torrione de cho del Palazzo della Raxone, pois de di in di se lavorava de farlo bello. Questo Arloio lo fece un Bartolomeo dal Roio Cittadino Mantovano, e si era astrologo del Marchese.

Ne pago egli d'aver data si memorabile prova del pratico suo sapere nelle severe scienze, volle anche mostrarsi dotto teorico con un compendioso corso di matematica, che fra i manoscritti conservasi della famiglia Capilupi, di cui ci ha dato ampio ragguaglio il tante volte lodato abste D. Giovanui Andres (1).

Non vuol confondersi il nostro Bartolomeo Manfredi con altro contemporaneo, dello stesso nome e cognome, ma nato in Bertinoro, e di cui parlan, fra gli altri, il Tiraboschi (2), e l'abate Marini (3).

XL.

GIOVANNI ALIOTTI ARETINO.

GIOVANNI Aliotti nacque di poverissima famiglia in.

Arezzo intorno all'anno 1427, e fu fratello cugino del celebre Girolamo Aliotti, abate Benedettino, come impariam dalle lettere di quest'ultimo (4), donde tratte si sono, come pur da quelle di Lionardo Dati, le presenti notizie. Fu, giovinetto, ad istanza appunto del Dati, inviato dal cugino a Mantova sotto la disciplina dell'immortale Feltrense (5). Siccome avea egli dalla natura sortito vivacissimo ingegno, ed un desiderio ardentissimo d'imparare, ed avea seco recate lettere di raccomandazione del cugino e del Dati a Sassuolo da Prato, ch'ivi pur trovavasi (6), fu accarezzato ed amato da Vittorino, ed istrutto colla maggior diligenza (7). Essendo il nostro Giovanni assai

(1) Catal. de' Cod. MSS. Capilup., pag. 151. e seg.
(2) Stor. della Letterat. Ital. Tom. VI, pag. 147.
(3) Archiatri Pontificj, Tom. I, pag. 438.

(4) Hieron. Aliotti, epist., tom. I, pag. 385.

(5) Id. Ibid., pag. 221 (6) Lionard. Dati, Epis. XXXIII. Saxol., Prat. in Epist. Sup. Vit. Vict. Feltr.

(4) Lion. Dati. Epist., pag. 14.

povero, sarà egli stato uno di que' molti discepoli, cui Vittorino d'ogni cosa forniva necessaria alla vita. Infatti il Dati, scrivendo all' abate Girolamo l'anno 1443, fra le altre cose gli dice (1): Son molto contento di Giovanni e l'ho esortato a studiare di forza, tanto più ch'egli ha la sorte d'avere un Precettore pio, grave, ed assai dotto, e ciò che è molto a stimarsi, liberalissimo, e quindi il medesimo Dati; a Giovanni stesso scrivendo l'anno 1445, gli dice (2): desidero, prima di tutto, che tu ti studj in ogni cosa d'imitar Vittorino, padre e principe della vera filosofia. Forza è dire che Giovanni fosse di gracile temperamento e malaticcio, perciocchè il suo cugino, in quest'anno medesimo scrivendogli (3), lo ammonisce di stare in guardia non l'aria pesante e crassa di Mantova sia di nocumento alla sua sanità, e che ove ciò fosse non tardi a far ritorno in Toscana. Certo che a Firenze, soggiugne egli, non potrai ritrovare un altro Vittorino; pure, ovunque tu vada, recherai teco te stesso, ed il tuo ingegno.

Che che sia, egli non si dipartì da quella città, che dopo la morte del caro suo Precettore, mancato il quale si condusse tosto a Ferrara per istudiarvi la greca lingua alla scuola di Teodoro Gaza, stato suo condiscepolo a Mantova. Quivi fu teneramente dal Gaza accolto ed accarezzato (4), e quivi stette sino al principio del 1448, in cui avea compiuto l'anno vigesimo dell' età sua, poichè appunto nel gennajo di quest'anno era atteso in Toscana dal suo cugino. Egli era per altro così mendico, che per poter fare il viaggio, e procacciarsi onde vivere, fu costretto di andare accattando, come rilevasi da una lettera del

(1) Id., I. c. (2) Pag. 55. (3) Tom. 1, pag. 152. (4) Hieronym, Aliot. Epist., tom. I, pag, 223.

l'abate Aliotti a Girolamo Bardi, in data del a gen999 najo (1).

Mori egli, in sul più bel fiorire dell'età sua e dei suoi studj, l'anno 1457. (2).

Fu Giovanni di costumi eccellenti ed affatto Vittoriniani, e riuscì dottissimo nell'erudizione greca e latina, buon poeta e buon fisico. L'abate Aliotti in una sua lettera (3) riporta una composizione poetica di lui per un'immagine del Crocifisso. Alcuni mesi prima di morire scrisse un'epistola molto encomiata, che avea per titolo, De continuo animorum motu, nella quale con molta eloquenza trattava dell' immortalità dell'anima umana (4).

FINE

meum.... ·

(1) Tom. I. pag. 248. Expecto in dies Joannem fratrem agitatus vero a monstro illo paupertatis (neque enim aliter nominanda est) quaestum et sucellum quaeritat, Vigesimum annum implevit.

(2) Id. Ibid., pag. 385, (3) L. c., pag. 221. (4) Id., 1. o.

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