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Il nostro Feltrense tre cose considerava nel giovi

netto suo alievo: il corpo, l'ingegno, ed il cuore. Tutto il sistema dunque della sua educazione tendeva appunto a perfezionare o a correggere dalle loro male inclinazioni e da loro difetti queste tre parti del l'uomo. Spiegati i modi con cui ciò eseguiva, avremo tutto il complesso della sua dottrina intorno ad un così importante argomento.

Non potrà mai lo spirito umano esercitar le sue facoltà, o il farà d'una maniera imperfetta, quando gli organi di che dee servirsi sieno o guasti o difettuosi. Ciò s'osserva nell'ammalato, il qual mira gli oggetti, e concepisce le idee diversamente dagli altri e da sè quand'era sano. Chi tende dunque a far d'un fanciullo un uomo perfetto, prima di coltivarne lo spirito, dee studiarsi a far sì, che il corpo di lui si trovi e si mantenga in quello stato di sanità e di robustezza ch'è necessario, acciocchè lo spirito colla sua naturale energia possa esercitar sugli organi di lui le sue facoltà. Le membra del fanciullo hanno bisogno di sciogliersi e di svilupparsi; quindi è d'uopo ajutar la natura in questo sviluppo, e ciò non può meglio ottenersi che coll'esercizio del corpo. Ecco quello che stava molto a cuore a Vittorino nella prima educazione de' giovanetti. Ogni giorno gli avvezzava al cavalcare, alla lotta, alla scherma, al tirar d'arco, alla palla, al corso ed al nuoto, ciascuno secondo la par ticolar sua inclinazione, e il tenore di vita che si pre

vedeva dover in appresso condurre (1). Quei della caccia e della pesca erano pur passatempi dal Precettore approvati; e veggiam che tal sistema fu caro a molt' altri valentuomini che d'educazione han trattato (2). Talvolta in due schiere divideva i discepoli, e gli ordinava a finta battaglia, e volea che si espugnasser castella, si occupassero accampamenti, e godea quando i clamori andavano al cielo e tutto era pieno di polvere. Alla fine de' giuochi, sempre pronti pe' vincitori erano i premj, cui si compiacea di dispensare Vittorino medesimo. Molti vantaggi dicea egli nascere da questi passatempi innocenti, oltre a quello non piccolo di sciogliersi e d'invigorirsi le membra. Il corpo acquistava un non so che di grazia e di sveltezza che dau molto garbo ad un giovane, le passioni non fomentate dall'ozio e dalla mollezza non avean campo di farsi sentire, e lo spirito stesso diventava più pronto agli studj ed alla meditazione (3). A che si può aggiugnere ciò che assai bene osservò Plutarco, che con simili esercizj i fondamenti si gittavano d'una robusta vecchiezza.

Coloro ch'ei vedea più giulivi correre a questi divertimenti, e mostrare in essi maggiore entusiasmo, a lui eran più cari, perchè dicea che questi medesimi sarebbono anche stati più pronti nell'esercizio degli studj e della virtù (4). Di fatti non è da sperar buon esito da quel giovane che, a qualunque impresa s' accinga, non vi si rechi con qualche trasporto. Imperò

(1) Prend., pag. 48. Castill. Platin., in Vit. Vict. Feltr. (2) I giuochi medesimi e gli esercizj formano una buona parte dello studio, il corso, la lotta, la musica, il ballo, la caccia, il maneggio de'cavalli, e dell'arme. Michele dalla Montagna, Saggi. Cap. XXV. Sull'educazion de'Fanciulli. (3) Prend., pag. 48. Castill., L. C.

(4) Platin., in Vit. Vict. Feltr.

Rosmini

4.

riprendeva i milensi e i melanconici, come coloro che già inchinavano alla pigrizia, all'infingardaggine, all' ozio, nemici della virtù e della gloria (1).

Non mi dispiace, dice Quintiliano (2), che i fanciulli amino i giuochi: è pur questo un segno di svegliatezza. Nè potrò sperare che sia di pronto ingegno negli studj colui che sempre è melanconico e lento in quegli intertenimenti medesimi, ai quai d'ordinario i fanciulli dell' età sua s'abbandonano con mollo calore: il che ripete anche il Rollino quasi colle parole medesime (3).

Se Vittorino vedea taluno, o nell'atto di cacciare, o di pescare, leggiadramente spiccar un salto, o prima degli altri giugner nel corso alla meta, dicea, Costui degno essere della sua disciplina, poichè dall' agilità del corpo poteasi il più delle volte la prontezza dell' ingegno arguire (4).

Ma non basta rinvigorire il corpo cogli esercizi e renderlo sano e robusto, bisogna anche tal mantenerlo. L'aria, quell'elemento si necessario alla vita, allora è solamente nemica dell' uomo, che da lui ostilmente venga trattata e fuggita. Volea Vittorino che i fanciulli ne❜loro giuochi si esercitassero all'aria aperta, e di qualunque stagione, avvezzandosi al freddo, al caldo, e al sole altresì più cocente. Volea che indurassero i loro corpi alla fatica, appunto per preservargli e da quelle malattie che procedono dalla vita molle, ritirata e femminea, e da quelle pure che infallibilmente si svegliano allorachè, per qualche accidente non preveduto è necessario all' uom di cangiar questa vita. Accostumatevi, o miei cari figliuoli, a tutto, diceva egli a'suoi discepoli; voi non sapete qual tenore di vivere

(4) Prend., L. C. (2) Lib. I. Cap. III, Instit. Orat. (5) Del Governo de' Collegi, pag. 464.

(4) Platin., I. c.

v'abbia la Provvidenza prescritto (1). Parlava così di. cendo a molti che furono poscia celebri condottieri d'eserciti, che dei disastri valorosamente trionfarono, e che, sebben nati nel bisso e nell'ostro, furono costretti talora a dividere col più vil fantaccino un bicchier d'acqua lotosa e un pan duro e muffato, avendo la notte per guanciale uno scoglio, e il cielo empireo per tetto. Merita d'esser qui intorno a questa materia riportato un bel passo del Cittadin di Ginevra, ove in questo caso saggiamente nel suo Emilio (2) certe madri rimprovera, le quali per una tenerezza puramente carnale, ma in verità crudele, allevano nella mollezza i lor figliuoli, apparecchiando lor senza saperlo mille motivi di malattie e di tormenti. Tetide, dic' egli, per rendere il figliuol suo invulnerabile, lo immerse nell'acqua di Stige. Quest'allegoria è bella e chiara. Le madri crudeli' fanno altramente: coll'immergere i loro figliuoli nella mollezza, apparecchiano lor mille affanni .... Esercitategli a quelle fatiche che dovranno un di sostenere. Avvezzate i loro corpi alle stravaganze delle stagioni, dei climi, degli elementi, alla fame, alla sete, allo stento, piombategli nell' acqua di Stige, ecc.

Vittorino era sempre presente quando i suoi discepoli si cibavano, ed egli stesso prescrivea il numero

(1) Prend., pag. 49.

(2) Tom. I, pag. 8. A tutti utilisssimo per la sanità, e in particolare ai fanciulli, è lo stare spesso all'aria aperta, e quanto meno si può intorno al fuoco l'inverno: ma bisogna cominciar dagli anni più teneri. Locke, dell'educazione de'Fanciulli, tom. I, pag. 14.

Avvezzate i figli al sudore, al freddo, al vento, al sole, ai rischj che da essi si debbono disprezzare. Togliete loro ogni dilicatezza nel dormire, nel mangiare e nel bere, accostumateli a tutto. Montagna, Saggi, Lib. 1, cap. II.

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e la qualità delle vivande, e guai a coloro che non eseguissero in ciò a tutto rigore gli ordini suoi (1). Volea cibi semplici e sani, non fatturati (2), non troppo ghiotti, cibi tali che dovunque si potessero trovar facilmente. Il vino in piccola quantità e molto adacquato, e in ciò s'accordan con lui la maggior parte de' valenti autori che d'educazione hanno scritto; anzi taluno il vorrebbe affatto escluso dalle mense de' giovani, che ad una certa determinata età non son pervenuti (3), essendo un pregiudicio delle donnicciuole il dire, che il vino ajuti la digestione; che l'impedisce anzi il più delle volte (4). E poi, ove anche qual medicina riguardisi questo liquore, perchè porre in necessità i fanciulli d'usare di tal medicina, coll'agravar gli stomachi loro, e scemar col soverchio cibo in loro le forze ad un tempo che d' esse più abbisognano i corpi per isviluppare e per crescere (5)?

(1) Castill., L. C.

(2) I condimenti sieno semplici, e singolarmente vuoti di droghe, e di cose che riscaldino il sangue, Locke, L. C., pag. 20.

(3) Badare principalmente che il vostro figliuolo non beva mai vino, od altro liquore gagliardo, non v'è cosa che' sia a lui più pregiudiciale di questa. Platone pensava che i fanciulli non dovessero assolutamente ber punto vino prima dei 18. Locke, L. C., pag. 28.

(4) Si danno ai fanciulli delle salse, degl' intingoli, delle vivande acconciate con tutta l'arte per suscitare il loro appetito quando hanno di già il ventre pieno, e allora, per paura che il loro stomaco non sia troppo carico, è pronto il pretesto di dar loro un altro bicchier di vino per ajutar la digestione, benchè in effetto serva ad impedirla., Locke, L. C., pag. 53.

(5) Infatti quanto la mancanza del cibo necessario distrugge le forze del corpo, altrettanto fa il cibo soverchio,

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