Immagini della pagina
PDF
ePub

d'essersi confermata la corona in testa. Sconsigliato! che fra otto anni nello spettacolo della propria rovina doveva apprendere qual enorme differenza passi fra la difesa collocata nell'amorevole concorso della nazione, e quella fornita dal braccio venale di mercenarii forestieri.

Frattanto Roberto Sanseverino veniva deputato dai ▲. 4487 Veneziani a reggere la guerra insorta per cagione di dazii è di confini tra essi e Sigismondo duca d'Austria. Gli aveva la signoria stanziato cinquantamila ducati all'anno di stipendio; egli rifiutolli per gratitudine; e avendo senza dimora raccolto le genti, gettò sull'Adige un ponte di barche e traghettollo con venticinque squadre a cavallo e quattromila fanti al fine di campeggiare la città di Trento. Oltre il fiume stavano i Tedeschi ordinati a battaglia, i quali respinsero le prime schiere; ma essendo sopraggiunto il Sanseverino, colla sua presenza ristaurava la pugna. Durò cosi per qualche tempo il combattimento; finchè una squadra di mille Tedeschi, sortendo a furia da un agguato, risospingeva gli Italiani verso il ponte, e questo sotto al grave peso sprofondava. Restò il Sanseverino sulla riva nemica in mezzo ai vincitori: tuttavia, anzichè arrendersi, solo, a piè, continuò fino all'estremo a dare ed a ricevere ferite. Il suo corpo, trováto a stento fra i monti dei cadaveri, ebbe tosto dai Tedeschi onorata sepoltura in Trento, e più tardi degno monumento in Milano per cura dei suoi figliuoli (1).

Colla pace che ne segui tra Venezia e il duca d'Au

[ocr errors][merged small][ocr errors][merged small]

stria si chiuse in Italia ogni moto di guerra fino alla calata del re di Francia Carlo vi. Immensa tela di avvenimenti, che stanno per mutare le sorti della comune patria, ci si presenta ora allo sguardo: - le signorie di Napoli, di Milano e della Romagna atterrate: la fiorentina libertà rilevata e poi distrutta: le città di Bologna, di Genova e di Perugia fatte serve: Venezia esinanita; Spagnuoli e Francesi, Svizzeri e Tedeschi, vinti o vincitori, premersi, inseguirsi, tornare, fuggire, combattersi, allearsi e opprimer sempre: alle armi antiche sottentrare affatto le moderne, alla cavalleria i fanti, ai venturieri i nazionali: finalmente tutta l'Italia restare sottoposta ad un solo, e spandere, come fiamma sul morire, meravigliosi splendori di lettere e d'arti. Nè l'animo, riguardando al male narrato od a quello che rimane a dirsi, sa bene se più debba allegrarsi d'uscire da quel pelago, o sbigottirsi di entrare in quest'altro.

[ocr errors]

DALLA CALATA DEL RE DI FRANCIA CARLO VIII

ALLA PACE DI NOYON.

I CAPITANI

́A. 1494 — 1516.

CAPITOLO PRIMO

Stato della milizia in Europa al tempo della calata del re di Francia Carlo VIII.

I. Effetti della lunga pace sopra i venturieri. Ordinamenti presi dai principi d'Italia verso di essi. Condizioni delle condotte, tanto delle soldatesche quanto dei capitani.

II. Stato della cavalleria e della fanteria in Italia verso il 1494. Primo uso e qualità degli Stradiotti.

III. Stato della balistica e dell'architettura militare in Italia verso il 1494. Struttura e maneggio delle bombarde. Modo di battere le piazze. Diverse specie di artiglieric. Tentativi ed invenzioni. Riforme che ne derivano nella architettura militare.

IV. Storia della milizia nella Francia e nella Svizzera. Fazioni dei venturieri in Francia. Essi vanno contro gli Svizzeri.

V. Prime gesta degli Svizzeri, e ordini loro militari. VI. Terribile fatto d'arme presso la riviera della Birsa tra gli Svizzeri e i venturieri francesi. Il re Carlo vi stabilisce in Francia le ordinanze degli uomini d'arme e i franchi arcieri.

VII. Il re Luigi x1 assolda gli Svizzeri. Loro battaglia sotto

Grandson contro il duca di Borgogna. Gli Svizzeti

vanno agli stipendii dei principi di Europa. Condizioni dei loro assoldamenti fino al regno di Enrico II. VIII. Stato della milizia in Germania. Origine dei Lanzichenecchi. Ordini loro. Qualità della cavalleria tedesca. IX. Stato della milizia in Ispagna. Ordini militari per le guerre dentro e fuori del paese. La fanteria. I bisogni : i Gusmanti. La cavalleria. I Giannetti. Conclusione del capitolo.

Stato della milizia in Europa al tempo della calata del re di Francia Carlo VIII.

I.

Dopo la calata del re Carlo VIII, diventò l'Italia come una lizza comune, dove quasi tutte le milizie d'Europa accorsero a contrastarsene la supremazia. Da quel punto medesimo le compagnie di ventura cominciarono a declinare visibilmente. Prima perciò di descriverne le ultime vicende, riputiamo pregio dell'opera l'accennare brevemente e quale fosse lo stato loro in Italia verso il 1494, e quali le condizioni della milizia e presso di noi e presso quelle nazioni, che dovevano venire a mutare le nostre sorti,

I tentativi fatti da alcuni principi d'Italia per ravvivare le nazionali milizie erano stati piuttosto indizii della necessità che se ne aveva, che risultati concludenti di qualche salda instituzione. Qua e là, è vero, serbavansi tuttavia alcune vestigia delle ordinanze del contado; ma uso d'armi, disciplina, coraggio, capi, amor di patria, ogni elemento infine di una vera milizia mancava loro; perlocchè nessun buon servigio era lecito sperarne, tranne il caso di una subitanea e locale difesa (1). In conseguenza la salute degli Stati continuò a dipendere dai venturieri (2).

(1) V. più sotto, parte V. capo III. §. 5.

(2) Nel 1497 le forze del duca di Milano consistevano in 1200 uomini d'arme (cioè 200 della famiglia, 300 lancie spez

[blocks in formation]
« IndietroContinua »