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e di confidenza per caricarli. Ma già la folta ordinanza era risorta in piè, e rimessasi in marcia riceveva senza scomporsi l'urto della cavalleria nemica. Indarno i Borgognoni animati dall'esempio del loro principe reiterarono con crescente furore gli assalti: quasi nave in procella, il battaglione quadrato fra il vano cozzo degli uomini d'arme si avanzava; anzi era già con molta strage dei più illustri nemici penetrato fino al centro dell'esercito ducale, quand'ecco, dissipate quasi per incanto le nubi, folgoreggiare sulle colline circostanti le armature della retroguardia svizzera, che si calava sul fianco sinistro dei Borgognoni, e da lontano rimbombare il cupo e famoso suono delle cornette di Ury e d'Underwalden. Non fu più allora tra i ducali che un confuso aspetto di fuga e di strage: Carlo medesimo fuggì a stento dalla disfatta con cinque soli compagni (1). Pochi mesi dipoi sotto le mura di Nancy ne avveniva, come altrove narrammo, l'ultima rovina (2).

Queste imprese dilatarono meravigliosamente la fama delle ordinanze svizzere, ed accertarono l'epoca dalla quale la fanteria cominciò a ripigliare negli eserciti il luogo ch'essa aveva perduto nella declinazione del romano impero. Liberato una volta dallo sgomento di Carlo il Temerario, Luigi xi vendicò sopra le persone e le sostanze dei baroni francesi l'ignominia e la dissimulazione, di cui aveva dovuto farsi schermo fino allora, cassó i franchi arcieri, li-. cenziò dieci compagnie delle ordinanze a cavallo,

(1) Sismondi, Hist. des Franç. t. XIV. 467-480. — Bilib. Pirckeim. Bell. Helvet. p. 9 (Thes. Helvet. Hist.).

(2) V. sopra, parte IV. c. V. §. 6.

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dispensò i nobili dal servigio militare, esentò i Comuni dalle guardie interne; infine, avendo mutato in tributi pecuniarii quasi tutte le obbligazioni militari dello Stato, con essi tributi stipendiò diecimila venturieri di varia stirpe, e seimila Svizzeri, come alieni di lingua e di interessi, così da lui stimati di più sicura fede.

Seguitarono l'esempio di Luigi xi i seguenti re, non solo della Francia, ma degli altri Stati dell'Europa. Bentosto l'elvetica gioventù, sdegnando di rimanere come serva in una patria, nella quale (tranne i cantoni dati alla pastorizia) non si conosceva ancora ugualità di diritti che tra i potenti, sdegnando altresì il monotono ed umile lavorio de'campi, colà trasse in folla, dove il guadagno, gli onori ed i piaceri la invitavano. Invano il governo stesso intervenue colle esortazioni e colle minaccie e coi castighi per guarire i proprii cittadini dal cieco furore, che li trasportava a spandere il sangue in lontane contrade per cause ignote. Alla fine i cantoni, quando s'accorsero di non poter più infrangere codesto costume, anzichè abbandonarlo al caso, pigliarono partito di accordare essi medesimi coi principi le condizioni degli assoldamenti, e, coll'eleggere al comando delle reclute capi di sperimentata bontà, assecurarne almeno le vite e gl'interessi.

In conseguenza, allorchè a un principe nasceva il bisogno di assoldare un certo numero di Svizzeri, chiedevali ai cantoni, proponeva la durata e le condizioni del servigio, e mandava un gentiluomo col titolo di colonnello a radunare la gente e menarla via. Solitamente i cantoni stessi ordinavano la leva

pegli uomini richiesti, e deputavano alcuni a vegliarne l'adunamento, l'armamento e la partenza. Costoro li seguivano altresì fuori della Svizzera, sia per proteggerli nei loro diritti verso i principi, sia per notarne le azioni. Al ritorno davano di ogni cosa ragguaglio ai rispettivi cantoni; e questi secondo i meriti premiavano ovvero punivano. I soldati, prima di spatriarsi, giuravano nelle mani dei loro capitani di osservare esattamente le patrie leggi di guerra, e di servire bene e onoratamente il principe, al cui stipendio si recavano, contro chicchessia (1).

I patti poi proposti loro dai principi erano quali offre il debole ricco al forte avaro: che appena arruolati ricevessero le paghe di tre mesi, quand'anche venissero licenziati prima di detto tempo, oppure si ammalassero: che se alcuno di loro venisse a morire, i suoi diritti passassero agli eredi: che le genti di ogni cantone formassero una banda a parte, senza che per verun motivo potessero mai venir disgiunte o mescolate insieme con quelle di altri cantoni: che le soldatesche fossero giudicate sia nel civile sia nel criminale da'proprii capi e non da altri: che le paghe si sborsassero in oro contante, in ragione di quattro corone al mese: che nel caso in cui queste non bastassero, il principe vi supplisse: che, venendo a cessare il servigio per morte o per pace, non si potesse detrarre al soldato od ai suoi eredi più che una mesata di paga. Per l'altra parte le reclute promettevano di non abbandonare il servizio prima del tempo stabilito, ed i rettori del cantone si obbligavano di far

(1) De Zur-Lauben, Hist. milit. des Suisses, t. IV. p. 144. May de Romainmotier, Hist. milit. des Suisses, t. I. p. 51.

arrestare qualunque trasgredisse a questa promessa, e di costringerlo a raggiungere immantinente la sua bandiera (1).

Ciò posto, il cantone si rendeva garante verso le sue genti dell'adempimento dei patti, e permetteva d'inalberare il suo stendardo. Contro di esso nissun uomo del cantone, sotto pena della vita e delle sostanze, poteva portare le armi. La lega poi di tutti i cantoni aveva uno stendardo nazionale: ma non lo spiegava che in casi rarissimi di generale difesa o simile (2).

Questa fu pressappoco la sostanza dei particolari accordi conclusi tra i cantoni elvetici e i re di Francia nel tempo trascorso dal re Luigi x1 ad Enrico П. Coll'andare degli anni avvenne altresì, che i cantoni talora concedettero ai principi la facoltà di mandar alcuni ad arruolare direttamente i volontarii del paese, solo a se stessi riserbando sopra di essi una lontana tutela. Alla fine arrivò un tempo, in cui i principi si fecero lecito di reclutar gente nella Svizzera, non solo fuori della saputa, ma ancora contro la volontà dei cantoni, prendendo gli uomini dove e come potevano, e formandone corpi speciali sotto il nome di compagnie franche. Queste in capo a qualche anno si formavano in reggimenti, e i cantoni le riconoscevano, ed estendevano sopra di esse la protezione delle leggi e dei trattati. Ma cotesti furono abusi introdotti molto più tardi dei tempi che discorriamo. Vedremo più in là le mutazioni che sopravvennero

(1) De Zur-Lauben cit., t. IV. Preuves, 7. p. 535.
(2) Relaz, degli Svizzeri (Tesoro politico, t. I. p. 339).

dopo il regno di Enrico п nelle milizie svizzere al soldo straniero.

VIII.

Emuli degli Svizzeri nella gloria militare, erano per calarsi in Italia a combatterli i Tedeschi agli stipendii della Francia e dell'Impero. Il paese molto generativo e fertile, ma povero di denari, e diviso in cento Stati sotto varie forme di reggimento, indipendenti, e legati solo pel comune vincolo dell'impero, aveva sempre nodrito una gioventù forte e cupida di procacciarsi la sua ventura colle armi in pugno. Già l'imperatore Federico II era stato costretto a comprare per 70,000 fiorini la pace dalle soldatesche, che sotto il pretesto di antichi crediti gli desolavano l'Austria (1). Succedutogli Massimiliano 1 nell'imperiale dignità, tosto riunì i più audaci ai suoi servigi, diede loro una lancia e una daga, li disciplinò, li instruì; e così sorse la milizia pedestre dei Lanzichenecchi (2). Altri principi se ne valsero dipoi: durante il regno di Ludovico XII i Lanzichenecchi sottentrarono in Francia agli Svizzeri nel governo geloso delle artiglierie campali: e dai Lanzichenecchi specialmente fu guadagnata la battaglia di Ravenna.

Erano costoro per indole e per avarizia bravi e

(1) Æneæ Silvii Piccolom. p. 59 (ap. Freher, t. II). (2) Mettingh, Status militiæ German. antiq. p. 629-635 (Altonov. 1742). — Bilib. Pirckeim. cit. p. 11. — Joh. Fabri, Orat. in Maxim. I. p. 413 (ap. Freher, t. II). - Pfister, Hist. d'Allemagne, t. VI. 429.

Lanzichenecco può significare tanto un fante armato di lancia, quanto un fante provinciale.

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