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rispetto alla quale venne portata alle stelle la prontezza e la bravura, con cui le fanterie spagnuole seppero farsi via tra mezzo a un esercito trionfante, e colla uccisione del gran capitano francese pareggiare quasi la fortuna dei vinti e dei vincitori. Ma la generazione del XVI secolo non comprese allora a sufficienza ciò che la presente età, rischiarata dalla esperienza di trecento anni, di buon grado riconoscerà ;essere cioè la battaglia di Ravenna stata guadagnata dalle artiglierie, epperciò doversi mettere in capo di: tutti i fatti d'arme che l'artiglieria risolse e risolverà nell'immenso suo crescere.

La calata di un nuovo corpo di Svizzeri verso Milano non solo impedì ai Francesi di ricavare alcun frutto dalla vittoria di Ravenna, ma anzi li astrinse a ritornare frettolosamente in Lombardia. Da ciò il bollente animo di papa Giulio II prese occasione per rimettere in Firenze la stirpe Medicea, e voltare le armi spirituali e temporali sopra i Colonnesi.

L'odio contro questa potentissima casa, o, per meglio dire, contro tutta la nobiltà romana, era innato nei sommi pontefici. Un accidente era intervenuto ad aggravare gli sdegni. Nella battaglia di Ravenna veggendo il duca di Ferrara un nobile guerriero fra i carri e le artiglierie combattere disperatamente, e tuttochè ferito, e tuttochè circondato dai nemici non cessare di dare e di ricevere colpi, stupefatto l'aveva. richiesto di arrendersi a lui medesimo. « Ed io sono romano e cavaliere », rispose il feroce combattitore, e si arrese. Era questi Fabrizio Colonna. Da quel punto un'intima amistà unì i due guerrieri. Il duca accolse lietamente alla sua corte l'illustre prigioniero,

ed ora negando ed ora pretessendo questa o quella scnsa, tanto tempo differi a consegnarlo al re di Francia, che alfine potè rendergli gratissimamente e senza alcun peso la libertà. Poco stante il duca sotto la fede di un salvocondotto andò a Roma per accomodare le sue differenze col Papa: e tutto lo sforzo della casa Colonna si mosse per agevolargliene la conclusione. Quando poi le trattative rimasero rotte, e si seppe che il Papa aveva deliberato di fare arrestare il duca, Fabrizio l'andò a pigliare nel suo palagio, lo pose in mezzo ai proprii armigeri, e sano e salvo a viva forza lo menò fuori delle porte. Di qui la speciale esacerbazione di Giulio II verso i Colonnesi (1).

V.

Prima che cominciasse la state del seguente anno A. 1513 molte novità erano già accadute: Leone x era succeduto nel pontificato a Giulio п, i Veneziani si erano confederati coi Francesi, e Massimiliano re dei Romani si era accostato alla Chiesa; sicchè da un lato stavano il Papa, l'impero e gli Svizzeri, dall'altro i Veneziani e il re di Francia; quelli guerreggiavano sotto il pretesto di ricuperare la Lombardia e ridonarla a Massimiliano Sforza suo legittimo principe; questi combattevano colla scusa di difendere l'acquistato e di riavere il perduto. Ferdinando re di Aragona stava di mezzo tra i due partiti, prònto sempre ad inclinare verso colà, dove rinvenisse il

(1) Guicciard. XI. 324. - Bembo, XII. 393.

proprio utile; ma in vista più proclive ai primi che ai secondi.

Il primo effetto della alleanza dei Veneziani col re Ludovico xi fu la liberazione di Bartolomeo d'Alviano, che con quattro anni di prigionia aveva scontato abbondantemente le millanterie dette prima della battaglia di Vailà. Innanzi che abbandonasse i Francesi, appuntò col Triulzio in Asti il disegno della prossima guerra: quindi pel circuito delle Alpi si condusse a Venezia; dove gettando di quella disfatta tutta la colpa sopra il morto Pitigliano, tanto seppe destreggiarsi col senato, che ne escì capitano generale alle medesime condizioni, colle quali questi aveva tenuto lo stesso ufficio (1). Ciò conseguito, l'Alviano raccolse l'esercito, assaltò Verona, sottomise Valeggio e Peschiera, e, trovando Cremona già occupata a nome dei Francesi da un Galeazzo Pallavicini, per non comunicare ad altri la gloria e l'utile di tanto acquisto, fece mostra di non conoscerlo, e lo mise in rotta e in preda. Bentosto la ribellione di Genova é della Lombardia, e la calata di un fiorito esercito francese sotto il signore della Tremouille, avrebbero aperto all'Alviano la strada di maggiori progressi, se la fortuna non avesse voluto riserbare l'onore di tutta la guerra alle fanterie elvetiche.

Avevano esse fatto la massa a Novara; dove te

(1) Cioè ducati 50 mila all'anno coll'obbligo di «avere în <«< essere 300 uomini d'arme e 500 balestrieri a cavallo, pronti «ad ogni servizio e bisogno della repubblica ». Paruta, Ist. Venez. 1. I. p. 17 (Venezia 1645). — P. Giustiniani, 1. XII. p. 472.

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nendo spalancate le porte, nè coprendo la breccia di altro che di un lenzuolo, mostravano fare nessun conto degli assalti dell'esercito francese trincierato sotto la città. In conclusione il signore della Tremouille, sia intimorito dall'imminente arrivo di altri Svizzeri, sia allettato dalla speranza di ottenere colle trattative da lontano ciò che davvicino a viva forza non poteva conseguire, rimosse le schiere dalle mura, e le accampò nel sito detto la Riotta.

Sciolta era adunque Novara dall'assedio, e le genti che dovevano arrivare il domane sotto un capitano Altosasso erano per accrescere di sorta le forze degli Svizzeri in Lombardia, che certamente i Francesi avrebbero senz'altra resistenza ceduto loro tutto il ducato. Ma il vincere in tal guisa parve viltà al Mottino, che era uno dei principali capitani degli Svizzeri chiusi in Novara. Perciò, li convoca in piazza, e rappresenta loro essere troppo indegno di dividere con altri la gloria e l'utile della vittoria: Forsechè essi hanno bisogno di un secondo esercito per rompere affatto i Lanzi ed i Francesi tante volte sconfitti? Che dirà il mondo, quando vegga che gli Svizzeri si uniscono a due tanti per sopraffare la ribaldaglia tedesca? Si faccia toccar con mano una volta, che gli Svizzeri molti o pochi vincono sempre, quando vogliono vincere: si mostri alla Francia la bella difesa che saranno per fare alle sue artiglierie cotesti Lanzi da lei con tante smancerie condotti a soldo. Per me, torrei di essere morto, anzichè l'Altosasso arrivando mirasse Francesi e Tedeschi accampatí sotto mura difese dalla nazione Svizzera. »

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Un tuono di ferocissime voci approvò l'audace 6 giugno proposta: in un lampo armi ed armati son pronti, ned è varcata ancora la mezzanotte, che gli Svizzeri, pochi contro molti, senza cavalli, senza artiglierie, senza necessità che a tanto rischio li spinga, escono in gran silenzio di Novara, e si avviano in ordine di battaglia verso gli alloggiamenti francesi, Si era concertato fra i capitani, che settemila di essi si scagliassero di repente sopra le artiglierie guardate dai Lanzi, ed i tremila restanti colle picche alte tenessero in rispetto gli uomini d'arme. Tra il buio interrotto solo dal fosco chiarore delle cannonate, furioso fu l'assalto, furiosa la resistenza dei Tedeschi, che robusti corpi a robusti corpi e tremende ire a tremende contrapposero. Alfine, essendo state prese dagli Svizzeri le artiglierie e rivolte contro chi le difendeva, non fu più il campo della Riotta che una confusa scena di fuga e strage. La cavalleria, non pur tentata la sorte delle armi, riparò con vergogna oltre la Sesia..

Morirono dei vincitori 1500 uomini, dei vinti 10,000; e la costoro carnificina sarebbe stata molto maggiore, se gli Svizzeri avessero avuto cavalli per inseguirli. Verso la fine della battaglia sopraggiunse l'Altosasso, coperto la persona di una pelle di lupo, ed orrido in vista per lunga e ferina barba: ma già i nemici erano spariti; perlocchè urlando e strappandosi i peli ritornava addietro, maledicendo al di, in cui i Lanzi erano stati superati, senzachè la sua labarda rimanesse tinta del sangue loro (1).

(1) Guicciard. XI. 65. Giovio, Ist. XI. 228-235. Mém.

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