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la disciplina, mediante la quale una mano di Spagnuoli alla battaglia di Ravenna non solo seppe A. 1512 aprirsi la via fra i Tedeschi vincitori, e trapassarli e ritirarsi in salvo, ma rimise quasi in forse le sorti della giornata (1).

Finqui degli ordini militari dei Francesi, degli Svizzeri, dei Tedeschi e degli Spagnuoli. Quanto ai costumi, gli Spagnuoli, avvezzi com'erano ai fieri combattimenti cogli infedeli, trasferirono in Italia modi di guerreggiare crudelissimi, e primi furono a vivervi totalmente delle sostanze del popolo, allegandone per iscusa la povertà dei proprii principi. Il seppe Milano, quando i suoi abitanti straziati per mesi continui con prigionie e torture e contumelie, altro riparo non vi ebbero che di appendersi con violenta mano, o annegarsi ne' pozzi, o sfracellarsi le cervella sulle soglie dei tetti nativi! (2) Del resto, sia Spagnuoli che Tedeschi, Svizzeri o Francesi, feroci uomini erano per indole e per mestiere; famosi i primi per isnatùrata avarizia, alterigia, e dispregio ad ogni miseria; famosi i Lanzi e gli Svizzeri per ispaventevole sordidezza e schifosa ingordigia e ghiottoneria; famosi gli uomini d'arme e i fanti francesi per disfrenata lussuria. E fu tra cotesti stranieri chi sparti per lo mezzo i prigionieri di guerra italiani, affine di ricercare nelle palpitanti viscere l'oro e le gemme, che vi dubitavano celate (5). Tali erano le genti che si calavano a sovvertire l'indipendenza dell'Italia. (1) Adriano, Discipl. milit. 1. II. p. 208.

Guicciard. Ist. 1. VI. p. 25. 1. XVII. p. 104 (si cita sempre l'edizione di Capolago, 1833).

(3) Ammirato, St. di Firenze, 1. XXVI. p. 216. — Sismondi, Républ. Ital. c. XCVII.

Dalla calata del re Carlo VIII a quella
di Luigi XII.
1494-1499.

GLI ORSINI, I VITELLI E I COLONNEȘI.

I. Condizioni degli Stati d'Italia al principio del 1492.
II. Il re di Francia Carlo vIII delibera di fare l'impresa di
Napoli. Gian Iacopo Triulzio all'esercito della Lega in

Romagna. Calata del re. Cattiva difesa del regno. Carlo
entra in Napoli.

III. I mali umori interni e la lega fațta sra gli Stati d'Italia costringono i Francesi a ritornare in Francia. Giornata al Taro. Considerazioni.

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IV. Vana impresa di Piero, de' Medici e di Virginio Orsini contro Firenze. Gli Orsini ed i Vitelli ai soldi francesi in Puglia. Bel fatto d'arme tra gli archibugieri a cavallo del Vitelli e 700 Tedeschi a piè. I Francesi son cacciati dal regno di Napoli. Dispersione degli Orsini. L'Alviano li difende dalla estrema rovina. Accorre in suo aiuto Vitellozzo. Costui ordinanze a piedi, e vittoria a Soriano. Pace tra gli Orsini, i Vitelli e il papa. Morle e qualità di Virginio Orsini.

V. Vano tentativo dell'Alviano e di Piero de' Medici sopra Firenze. Ultimi fatti e supplizio di Paolo Vitelli. Fugą di Vitellozzo.

Dalla calata del re Carlo VIII a quella
di Luigi XII.

A. 1494-1499.

GLI ORSINI, I Vitelli e 1 COLONNESI.

I.

Non mai l'Italia era stata più libera da straniera influenza quanto nei 30 anni trascorsi dalla pace di Lodi alla calata del re di Francia Carlo vi. Rispettata e ambita da tutti i principi d'Europa l'amicizia dei duchi di Milano, delle repubbliche di Venezia e di Firenze, e dei reali di Napoli; venerata per ogni dove l'autorità suprema del romano pontefice; gli stranieri accorrevano in folla alle nostre città per apprendervi l'industria e le buone arti, ed acquistarvi la mitra o la porpora; gli Italiani non senza molto utile ed onore occupavano coi loro traffichi le Fiandre, la Francia, l'Inghilterra, e tutta la marina del Mediterraneo; insomma nessuna parte esteriore ci mancava di una grande e indipendente nazione.

Ma l'intervallo di quei sei lustri non era bastato ad amalgamare in un corpo principi e sudditi. Guai al governo che non si cura di esplorare i veri bisogni della nazione, e non sa secondarli senza prostrarsi ! Le forme esterne del potere presto cadono; e chi si credeva montato sopra un ferreo colosso, più non si trova sotto che un vano fantasima. Tale fu il destino

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