SECONDO. Parti, e tanto ti bafti!! Sel. Improuiso porge il Ciel Suoi fauor che non si sà. Tempertofo, Crucciolo Par che fulmini crudel, Tormenti pur vn fen forte feuera (ra. SCENA DECIMASESTA. Sir. Gelliro: Stratonica. Reddi marmi fra di voi Hot lepolia godere Vanne lieto, ò mio bel Sole In gradita libertà, Viene Gelliro con una lume accesa in una Gell. Che parli di morire Forsi t'intimorisce Veder la mia presenza? Orsù riffolutione. Il Reti manda Questo chriftal lucente In cui; ò che beuanda fi contiene! Beui, beui fratello, Ch'è cosa pretiofa Per farti far ceruello. Str. E che cosa racchiude? Forse tosco crudel, tosco lethale? Gell. Io non sò di lethale Non m'intendo di tosco, Nè meno di Tolcano, E in due parole meno Te lo dirò pian piano. Egl'è veleno. Quest'ultime parole le proferisce gridandoli nell'orecchie. Str. Veleno? E chi l'inuia? Vorresti pur ribaldo Dà la morte sottrarti? E che ti dico ? Str. Già, che pur deuo,ò Dio, Chiuder del viuer mio l'hore immature, Sei di dar hora fine à mie sciagure." Si scopre la visiera, e Gelliro intimorito, e iremante lascia cader il lume, elatazza àterra, e fugge, e Strasonica lo prenOdi. Gel. Non voglio. du. Sir. Sir. Non fai? Gel. Lafciami andare: 125 Se così facilmente Muti forma, e sembianza (víanza! Temo anch'io di unutarmi. Obruta Str. Dammi pace un giorno, ò Fato. Che sempre inclemente, Se giri per mè E troppo rigor. Pietà fol richiede Da vn strale Fatale Mio mifero cor Dami pace vn giorno, ò Fato. SCENA DECIMASETTIMA Cliftarco: Stratonica. Clif. A la congiura or Cõtro Demetrio il fondamento, e l'opra A liberarti io riedo... Str. Ch'odo che sento mai? à parte Congiurato Cleomene Contro del genitore? O barbaro,ò crudele, ò traditore! Clif. A che con piè sospeso, O Cleomene,e non mi segui,e taci? Dubiti di Clistarco Forse tù de' la fede? Str. Anch'vnito è Clistarco 2 à parte Del Genitor à i danni? Oin O infelice chi mai nasce à l'Impero. Di rua fè non pauento, L'altezza del cimento. Clif. A vn generolo core Debolezza è il timore. Str. Ecco disposto io fono, Libero à te fò del mio arbitrio vn dono. 4 SCENA DECIMAOTTAVA. Cortile che conduce ad un Pallagio delitiofo. Demetrio. O, non lo credo, nò... Ngo Rei penfieri, Ch'incostante Il mio bene effer non può Sì, ch'è fedele, si. Dileguateni Rei martiri, E fugateui Co i fofpiri, Quel bel sen, che mi feri. Sì, ch'è fedele, sì. 2 SCE Euridice: Demetrio. I, ch'è fedele, sì. Come deludi Ear. S Signor la tua credeng Prendi, offerua, e qui leggi, Mentre Demetrio legge få atti di stupidità, Eur. Offeruo, che nel voko Delle note al tenore Con strano impallidir musa colore. Tù seconda il desio di questo core. Lam. SCENA VIGESIMA. Lamia: Demetrio.. SIgnor, pur ti riueggio Pur ritorna il fereno (no. Del tuo bel volto à tranquillarmi il te Dem. O traditrice; òria! A Clistarco il suo ben, fcriue Lamia 2 Così, dunque così Vn, che t'idolarrò Empia, barbara, dì, Tra |