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Sel. Cedi, che vinto sei. Cl. Ceder no vo

Sel. Caderai traditore.

Cliftarco auuenta un colpo nella visiera di Seleuco, e li fà cader l'elmo di testa restando egli scoperto.

Ant. Che veggio? che rimiro?
Questi è Seleuco, ò Dei!

Scende pricipitosamente dal Padiglione,
e impugnando la spada viene
contro il figlio.

O figlio, è figlio infido,

Tu cotro il Padre ad impugnar pur téti
La destra a i tradimenti

Scelerato, che fai?

Tu me tradilci,& hor per me cadrai.

Demetrio frettoloso sorge,e uscendo anch'egli dal suo Padiglione con la spada alla mano viene verso Antiocho. Dem. Ferma Antiocho, deh ferma. Quest'e mancar di fede.

Am. Il Fato hora presēte altro nó chiede.

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Contro te non impugno

La destra à la vendetta

Ne à la fede m'inuoglio

,, Vn figlio traditor punir io voglio.

Sel. Padre colpa è d'Amore

Per Stratonica amante hora pugnai

L'error confesso à te m'humilio errai.

Dem

Dem. Questi Seleuco,d Dei!

Str.,, Che dite affetti miei?

Sel.,, Di Stratonica bella

دو

Per fama il mio destin mi rese amate,

,, Per vagheggiarla alfine

"

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Io traffi, in Salamina il piede errante.

Fuggij le Patrie tende

,, E per Demetrio, ignoto, iui pugnai.

دو

Sò Genitor, che errai,

Ma se à seguir quel Nume,

,, Ch'anco Gioue costrinse à suoi deliri

» Merta pena inaudita,

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Con pace di Demetrio, ecco la vita.

Dem.,, Antiocho, in van si tenta

,, Qua giù di cancellar ciò che nel Ciclo

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Có carrateri eterni il Fato imprime.

,, Antiocho vinto sei

E assoggetir ti deui à cenni miei.

Sia Stratonica pure

Di Seleuco conforte;

Cosi perpetua pace

Stringa trà noi, fol d'Himeneo la face.

Ant. Demetrio, tu Rè sei,

E di Rege, e di Grande hai la Clemenza.

Turtili torti miei

A Seleuco rimetto,..

E d'amicitia eterna à te prometto.

Sel. Humiliato io rendo

Gratie à l'vn del perdono

A l'altro del gradito, e caro dono.

SCE

SCENA VLTIMA.

140

Euridice. Lamia: Aurilla. Eumene.

Dem.

Polid. tuti li fudetti.

A non fia, che mi veggia
Il ribelle Clistarco

MA

In vn punto tradito, e inuendicato.

Antiocho altro non voglio

Premio, che la Vittoria hoggi m'apporte

Sol, che de l'empio, e traditor la morte.

Clif. Se non merita pena

Di Seleuco P'errore,

Che tradì il Padre à colpa fol d'Ainore.
Io pur, che tetradij

Forza di quel grā Dio, ch'ogn'vn adora

Con qual disuguaglianza

Vuoi, che lieto egli viua, & io qui mora.

Dem. E qual l'oggetto fù di tua follia.

lif. Compatiscimi, o Dio, che fù Lamia.

m. Doppiamente schernito,

» Doppiamente tradito

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دو

Soffrirò che từ tenti

A la sfera poggiar de' miei contenti?

Nè, nò chỉ troppo ard isce

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Di spirito vital non merta vn'hora,
Determino così, voglio, che mora.

Eur. Fermati iniquo Rege,

Se caftigo esser deue al tradimento

La sentenza di morte;
Anco tu morir deui,

Che tradisti infedel la tua con sorte.

Dem. Non più Euridice, ò Dio;
Vinto da tua costanza,

El'infido cor mio.

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دو

A te mi rendo òcara
Di Lamia più non curo,

Sarò tuo fin à morte, è cosi giuro.

Ant.,, O come il Ciel per nő péfate strade

,, Da vn sommo mal à vn sommo ben ci

Eur. Dunque se tè ritorni,

(tragge.

Demetrio costante al primo affetto,

Condonna hoggi à Clistarco
Ogni trascorso, e fia

Ad'arbitrio di lui sempre Lamia.

Dem. Adorata Erudice

Dipenda da tuoi enni il voler mio,

Ogn'error, ogni colpa

A Clistarco condono,

E già, che tuo son'io, Lamia gli dono

Cl. Šire già non pofs'io

Render le gratie vguali

Ma diuoto, & humile

à tant'honore ;

Tace la lingua, e ti ringratia il core

Obramata Lamia.

Lam. O Cliftarco mio bene.
à 2. Lungi, lungi da le pene
Godiam lieti al fin vn dì
Volge poi liete e serene
Le fue stelle il Ciel così.

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Son care, son grate,

Le gioie bramate,

4

Maggior è il contento,
Che vien dal tormento,

Ed'ogni Fortuna

Dal Cielo deriua.

Tutti. Viua Demetrio, viua.

IL FINE

562462

BIBLIOTECA NA

FINE

VITTORIO

R

A

L.

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