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V.

È certo

eran discosti dagli Etruschi, perchè delle cose loro ci potessero, o volessero dare diligente contezza. I monumenti etruschi per ultimo, benchè in si gran copia in questi ultimi tempi scoperti, son tali però, che per la difficoltà della lingua in essi usata, di cui non ostante il lungo e penoso studio di dottissimi uomini non si è ancora accertatamente compresa l'indole e la natura, e per l'incertezza dell' età loro, non ci danno que' lumi che pur vorremmo trovare nelle loro storie.

V. Ciò non ostante anche in mezzo a si folte tenebre abche essi biam tanto di luce, quanto ci basta ad assicurare che gli Ecoltiva- truschi coltivaron felicemente le scienze; anzi che i primi scienze. furono per avventura che in Europa le coltivassero (*). A

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() A questo passo cominciano gli spaventosi assalti che l' ab. d. Saverio Lampillas ha dati alla mia Storia ne' due primi tomi del suo Saggio Storico-Apologetico della Letteratura Spagnuola stampati in Genova nel 1778. Io pubblicaî allora una lettera non per sostenere le mie opinioni da lui combattute, ma sol per ribattere l'ingiusta taccia da lui appostami di nimico del nome e della gloria spagnuola. Egli persuaso forse che debba credersi vincitore chi è l'ultimo a scrivere, replicò tosto alla mia lettera, e volle sostenere che benche io protestassi di non avere avute le ree intenzioni ch'egli mi attribuiva, io aveale avute veramente e che in ciò doveasi fede a lui più che a me; ed io lasciai ch' ei si stesse tranquillo godendo della sua vittoria. A luego opportuno io aggiungerò la suddetta mia lettera, e aggiungerò ins me la replica dell' ab. Lampillas, illustrandone però con qualche nota alcuni passi che possono sembrare oscuri. Frattanto, secondo che il seguito della mia Storia il richie derà, io verrò richiamando all' esame passi ch' ei ne ha criticați, e mi difenderò, ove mi sembri d'aver ragione, e confesserò di avere errato, ove mi vegga convinto. Egli dunque comincia a combattere questa mia proposizione che gli Etruschi coltivaron felicemente le scienze, anzi che i primi furono per avventura che in Europa le coltivassero ; e alla mia proposizione oppone quest' altra (t. 2, p. 5 ) : În Ispagna furono coltivate le arti e le scienze prima che in Italia. Si avverta dapprima, ch' io ho scritto per avventura, appunto perchè non ho voluto affermar come certo ciò che non parcami provato abbastanza. Ma quali sono le prove che l' ab. Lampillas reca della sua opinione? I Fenici, popolo assai più antico degli Etruschi, ebber commercio colla Spagna, ed essi erano uomini nelle scienze ben istruiti. Si conceda. Dunque i Fenici comunicarono agli Spagnuoli il loro amor per le scienze. La conseguenza non mi par che discenda necessariamente dalla premessa. Ciò potè certo accadere. Ma non provasi che sia accaduto. Il sig. ab.Lampillas però vuol provarlo, e arreca perciò la testimonianza degl' Inglesi scrittori della Storia universale i quali, secondo lui, così dicono: Da tempo immemorabile cominciarono a fiorire nella Spagna le arti e le scienze. Era singolare l'ingegno degli Spagnuoli, e quale il manifestarono in appresso i grandi uomini che ha dati la Spagna. Tutti gli altri popoli dell' Europa furono tardi assai nel ,, coltivare le arti e le scienze, che non conoscevano per mancanza di commer,,cio. Non così gli Spagnuoli: il loro paese, abbondante di ricchezze ed oppor,,tuno al commercio, chiamò a se le nazioni straniere più colte ed industriose: in forza di questa comunicazione, bisogna dire, che fu la Spagna nazion colta prima delle altre occidentali. Prova di ciò esser ne possono gli antichi libri de' Turdetani, benchè la loro antichità sia non poco esagerata. Nè sono " questi i soli vestigi che abbiamo della inclinazione degli Spagnuoli alla letteratura, ec. Egli cita il tom. 18, cap. 24, sect. 2. Non so di qual edizione

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proceder con ordine, recherem prima gli argomenti da'quali conghietturando e ragionando possiam ricavare che uo-◄ mini colti e nelle scienze versati fosser gli Etruschi; poscia quelle pruove addurremo, che ce ne fanno più certa fede, e delle scienze e degli studj loro partitamente ragioneremo. si sia valuto l' ab. Lampillas. Io ho alle mani la traduzione francese stampata colla data di Amsterdam e di Lipsia, e al tomo XVIII vi si parla di tutt'altro che della Spagna. Della storia antica di questi regni si parla in essa nel tomo XIII, lib. IV, cap. XII, ed ivi nella sezione II, pag. 211 si leggono le seguenti parole, che son ben diverse da quelle citate dall'ab. Lampillas.,, Nous ignorons en quel temps les Espagnols commencerent à cultiver les arts et les sciences. Ciò è ben diverso dal dire che le arti et les scienze cominciarono a fiorirvi da tempo immemorabile. Ils y étoient fort propres, au moins à en juger par le grand nombre d'excellens hommes que l' Espagne a produit, et dont nous nous contenterons de nommer trois des plus illustres, savoir le fameux philosophe stoicien, qui étoit natif de Corduba, l'immortel Quintilien, et le grand cosmographe Pomponius Mela tant de fois cité dans le cours de cet Ouvrage." Comincia ben tardi la serie degl' illustri Spagnuoli, se non comincia che da questi tre scrittori. Et quoique d' autres peuples européens comme les Gaulois, les Germains, et autres, bien loin de faire de grands progrès dans les arts, ayent paru les mépriser, comme nuisibles à la valeur, nous devons porter un autre jugement des Espagnols dont le pays, admirablement bien situé pour le commerce, fut habité outre cela par plusieurs peuples différents, la plupart très-habiles. Parlano poi con lode delle antiche loro manifatture, e tornando alle scienze, continuano : Les sciences et les arts libéraux, si nous en croyons Strabon, ont fleuri de très-bonne heure chez eux; car cet auteur nous apprend, que les Turdetani, peuple de la Boeti,, que, possédoient un nombre prodigieux de volumes, et de corps de loix écrits en vers, et d'autres pièces de poésie, dont l' antiquité étoit d'environ 92 6000 ans. Ce dernier trait, quoique fort exagéré, prouve au moins, que les ,, Espagnols se piquoient d'avoir eu des connoissances de très-bonne heure ; et c'est ce qui est confirmé d'ailleurs par plusieurs anciens écrivains, particulierement par ceux de leur propre nation, mais plus clairement par ce ,, que Pline dit d' un Espagnol nommé Lartius Licinius qui donna une somme ,, immense pour un livre des cominentaires de Pline II,,, cioè di Plinio il vecchio, ed è perciò anche questo esempio recente assai. Questo passo è ben diverso da quello che reca l' ab. Lampillas. Qui non si vede indicata sorta alcuna di preferenza di tempo della letteratura degli Spagnuoli sopra tutte le altre nazioni, trattine i libri che al tempo di Strabone aveano già 6000 anni di età; sul qual punto lascerem ch' essi se la intendano co' Cinesi. Nè io voglio perciò accusare l'ab. Lampillas di avere alterato questo passo. Forse egli ha avuto tra le mani o l' originale inglese, o qualche altra versione diversa dalla mia : forse questo passo trovasi in qualche altro tomo di quella storia, che a me non è riuscito di ritrovare. Io crederò qualunque altra cosa piuttosto che credere l' ab. Lampillas reo di sì vergognosa alterazione. Ma ancorchè questo passo, qual egli il reca, trovisi veramente nella detta Storia, io lo prego a dirini, come mai ne discenda la conseguenza, ch' egli ne trae (p. 10): Ora dunque o l'ab. Tiraboschi non pretenda dar questa gloria agli Etruschi, ", o confessi che i dotti inglesi non hanno oltre portata la gloria degli Etrus chi assai più che da nessun italiano sia mai stato fatto. Io non so di qual logica egli abbia fatto uso. Sia pur vero tutto ciò che egli, e, secondo lui, gl' Inglesi dicono degli Spagnuoli. Sia vero che questi cento secoli prima degli Etruschi abbian coltivate le lettere. Sarà egli falso perciò che i medesimi Inglesi nel passo da me recato nella mia Storia abbian portata la gloria degli Etruschi più oltre che da niun Italiano siasi mai fatto? Io ne rimetto il giu dizio al più acuto professore di dialettica, che abbia l' Europa

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dagli Egi

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VI. VI. E primieramente se fosse certo che gli Etruschi certo che traessero l'origin loro dagli Egiziani, come il senator Buole appren- narroti ha conghietturato (Suppl. ad Dempst. p. 103), dessero sarebbe questo non dispregevole argomento a raccoglierne ziani. il lor valore nelle scienze. Non v' ha chi non sappia quanto in esse fosser versati gli Egiziani. O fosse, come alcuni hanno pensato, l'acutezza del loro ingegno e la positura stessa delle loro provincie, o fosse, come sembra più verisimile, il lungo commercio che ebbero cogli Ebrei, egli è certo che deesi lor questo vanto di essere stati o i primi o almeno i secondi che allo studio delle più nobili arti si applicassero; e quindi, se dagli Egiziani discendean gli Etruschi, egli è verisimile che seco ne portassero in Italia l'amor delle scienze. Ma o dagli Egiziani, o da' Fenici, come a molti piace piuttosto, o da qualunque altro popolo essi vénissero, par certo che cogli Egiziani avessero commercio ed amicizia. Troppo chiare sono le prove che noi ne abbiamo. Strabone osserva (Geogr. l. 18) che le muraglie de' tempi egiziani erano messe a varj lavori di scultura in maniera somigliante, egli dice, a quella che presso i più antichi Greci e presso gli Etruschi era in uso. Solevano gli Egiziani rappresentare ne' lor monumenti de' grifi, de' lioni alati, ed altri somiglianti capricciosi mostri; e tali sculture

Debbo qui protestarmi una volta per sempre, che se relle risposte, che secondo l'occasione io darò all' ab. Lampillas, parerà talvolta ch' io eslati l'Italia sopra la Spagua, io son ben lungi dal farlo perchè non abbia della nazione spagnuola quella giusta stima che tutti i saggi le accordano. Protesto che è falsissima e calunniosa l'accusa, che mi dà l' ab. Lampillas, d' avere usata una singolar arte a fine di sfigurare i veri originali lineamenti della letteratura spagnuola (t. 2, pag. 294). Protesto che non m' è mai caduto neppure in pensiero questo disegno indegno di un uomo onesto ch' egli mi attribuisce. Ho scritto senza riguardo alcuno allo spirito nazionale ciò che ho creduto vero. Se in alcuna cosa ho errato, l'errore è nato dalla mia ignoranza, non da alcuna maliziosa intenzione. Rispetto la nazione spagnuola, rispetto i dottissimi uomini ch' ella in ogni tempo ha prodotti, e son ben lungi dall' adottare i sentimenti di disprezzo, con cui alcuni autori singolarmente francesi, e anche alcuni spagnuoli (ch' io indicherò all' ab. Lampillas, se mai non li conoscesse } ne hanno scritto. E frutto di questo mio rispetto sarà la moderazione ch' io procurerò di usare all' occasione in queste mie note, nelle quali mi guarderò sempre dal volgere in discredito della nazione ciò ch' io dovrò dire di qualche scrittore particolare. L'unica cosa nella quale ei può rinfacciarmi di aver tacciata generalmente la nazione spagnuola, si è riguardo al cattivo gusto che io ho detto che da alcuni di essa fu introdotto in Italia. Ma io ho detto finalmente ciò che da molti altri era già stato detto; nè vi era ragione per cui contro di me ei rivolgesse quell' armi che ad ugual diritto avrebbe potuto rivol gere contro tanti altri, i quali ancora han detto assai più che non abbia detto io.

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noi veggiam pure ne' monumenti etruschi. I ́monumenti etruschi de' tempi più antichi hanno una grande somiglianza cogli egiziani, come ha osservato il celebre antiquario Winckelmann. (Hist. de l'Art. t. 1, p. 181, édit. d'Amsterd.). Le piramidi, si famose presso gli Egiziani, usate erano ancor fra gli Etruschi, e ne abbiamo certissimo testimonio in ciò che Plinio ne dice (Hist. Nat. l. 36, c.13) dei sepolcro di Porsena uno degli antichi loro sovrani. Tutto ciò, conchiude l'erudito conte di Caylus (Recueil d'Antiquit. t. 1, p. 78), non ci permette di dubitare che commercio reciproco non fosse fra gli Egiziani e gli Etruschi, e che col commercio l'amore ancor delle scienze si tramandasse dagli uni agli altri. Quindi il soprallodato Winckelmann (a), il qual per altro sostiene che gli Etruschi senzą la scorta di alcun'altra nazione si applicarono alle arti liberali, confessa però che del commercio cogli Egiziani poterono dopo giovarsi assai ( Monum. ined. c. 1).

Provi

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Etruschi

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VII. Queste nondimeno, a parlare sinceramente, non VII sono che conghietture. Altri più certi argomenti possiam del fore recarne. Le arti che diconsi liberali, sotto il qual nome in cui esogliamo intendere comunemente la pittura, la scultura, senz l'architettura, hanno una si stretta union colle scienze, presso gli che le une non posson fiorire senza le altre, e se queste tratta dal vengano meno, forza è che quelle ancora cadano e pe- la loro riscano miseramente. A me non appartiene il fare a questo luogo il filosofo, e il cercarne nell' indole e nella natura arti liber delle une e delle altre l'occulta ragione. Io parlo da storico, rali, e mi basta il riflettere che il secol d'oro per Atene e per Roma fu tale per rapporto alle lettere ugualmente che per rapporto alle arti; che i secoli barbari furono alle une e alle altre ugualmente fatali; che il XV e il XVI secolo furono dell' une e dell' altre al tempo medesimo ristoratori; e che

(a) Quando io pubblicai la mia Storia aveasi solo la prima edizione della storia del Winckelmann, e io non potei far uso che della version francese stampata in Amsterdam e altrove nel 1766. La nuova edizione da lui apparecchiata, ma non potutasi da lui pubblicare per l' infelice sua morte accaduta nel giugno del 1763, ci ha dati assai più copiosi lumi su questo argomento. Io ho alle mani l' edizione fattane in Roma per opera dell' ab. Carlo Fea l'anno 1783, ec. Ivi si può vedere ciò che a lungo dice nel terzo libro del primo tomo il chiarissimo autore delle belle arti esercitate non sol dagli Etruschi, ma anche dagli altri antichi popoli lor confinanti, quali erano i Sanniti i Volsci, e i Campani

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VIII.

mente co

Roscorle.

Luigi XIV le une e le altre ravvivò al tempo medesimo nella sua Francia. Oltre di che egli è troppo palese che nè pittore, nè scultore, nè architetto d'alcun nome non può essere, che non sappia bene la proporzione delle parti, le natura de' colori, le leggi della prospettiva, ed altre si fatte cose che solamente collo studio delle scienze s'imparano. Se dunque si mostri che delle arti liberali furon gli Etruschi illustri coltivatori, mostrerassi insieme che coltivate furono da essi con egual successo le scienze; e se si mostri che queste arti coltivate furon da essi prima che da qualunque altro popolo d'Europa, mostrerassi insieme che i primi ancora essi furono che in Europa coltiyasser le scienze.

VIII. Or che gli Etruschi fossero nelle arti liberali eccelQuanto lenti ed illustri, ne abbiamo una chiara testimonianza in antica- Ateneo. Varie sono, ne dice egli ( Deipnos. l. 15 ), le mincias opere de' Tirreni, poichè nel travaglio delle arti sosero a cono essi esperti ed ingegnosi. Il che pure da Eraclide Pontico si afferma. Questi, egli dice ( Polit. de Tyrrhen. ) favellando de' Tirreni, in molte arti si esercitano. Anzi che nell'esercizio delle arti medesime fossero esssi anteriori a' Greci, egli è sentimento di più moderni scrittori (a). Io non recherò gl' italiani che potrebbon cadere in sospetto di soverchia parzialità, ma due valenti oltramontani, cioè i soprallodati conte di Caylus, e Winckelmann. On les voit, dice il primo parlando delle arti (Recueil d'Antiq. t. I, préf. p. 9), formés en Egypte avec tout le caractère de la grandeur ; de là passer en Etrurie où ils acquirent des parties de détail, mais aux dépens de cette même grandeur; être ensuite transportés en Grèce. L'altro afferma parimente che dopo le opere egiziane le più antiche sono le etrusche (Monum. ant. ined. c. 3). Ma è da vedere di ciascuna arte in particolare.

(a) Su questo argomento merita di esser letta la Dissertazione del celebre sig. d. Giambattista Gherardo del S. R. I. conte e signore di Arco della Patria primitiva delle arti del Disegno, stampata in Cremona nel 1785, nella quale con più argomenti ei dimostra che non solo in Italia prima che in Grecia fiorirono tutte le arti, ma che anzi la Grecia non altronde ricevettele che dall' Italia. Egli ha ancor voluto provare che gli Etruschi inventori dell' arti non furono quelli che abitavano le provincie indicate poi col nome di Etruria, ma più probabilmente quelli che nelle regioni circompadane fissata aveano la lor dimora. Ma in questa parte non sembra che gli argomenti da lui addotti ab◄ biano ugual forza.

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