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ALLA PRIMA EDIZIONE DI MODENA Cominciata nel 1772, e compiuta nel 1782.

Non v'ha scrittore alcuno imparziale e sincero che alla

nostra Italia non conceda volentieri il glorioso nome di madre e nudrice delle scienze e delle bell'arti. Il favore di cui esse hanno tra noi goduto, e il fervore con cui da' nostri si son coltivate e ne' più lieti tempi del romano impero, e ne' felici secoli del loro risorgimento, le ha condotte a tal perfezione, e a tal onore le ha sollevate, che gli stranieri, e quelli ancora tra essi che della lor gloria son più gelosi, sono astretti a confessare che da noi mosse primieramente quella si chiara luce che balenò a'loro sguardi, e che gli scorse a veder cose ad essi finallora ignote. Potrei qui arrecare molti scrittori che cosi hanno pensato. Ma a non annojare i lettori fin da principio con una tediosa lunghezza, mí bastin due soli, Il primo è Federico Ottone Menckenio, il quale nella prefazione premessa alla Vita di Angelo Poliziano, da lui con somma erudizione descritta, e stampata in Lipsia l'anno 1736, così ragiona: " Ebbe il Poliziano a » sua patria l'Italia, madre già e nudrice dell' arti liberali e » della letteratura più colta, la quale, come in addietro fio» ri per uomini in ogni genere di dottrina chiarissimi, e fu » feconda di egregi ingegni, così nel tempo singolarmente » in cui nacque il Poliziano, una prodigiosa moltitudine "ne produsse, talchè non vi ha parte alcuna del mondo, » che in una tal lode le sia uguale, o somigliante. Il che, » benchè sia per se stesso onorevole e glorioso, più ammi» rabile sembrerà nondimeno a chi consideri la caligine e » l'oscurità de' secoli precedenti, e osservi quanto stento e » fatica dovesse costare, e insieme a quanto onore tornasse » l'uscire improvvisamente dalla rozzezza e barbarie dell'e»tà trapassate, e il terger felicemente le macchie tutte di

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Tom. I.

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» cui l'ignoranza già da tanto tempo avea deformata l'Ita » lia". L'altro è il sig. de Sade autore delle Memorie per la vita di Francesco Petrarca, stampate colla data d' Amster dam l'anno 1764, che nella lettera agli eruditi Francesi premessa al primo tomo » Rendiam giustizia, dice (p. 93), all' Italia, e sfuggiamo il rimprovero che i suoi scrittori ci fanno, di esser troppo invidiosi della sua gloria, e di non voler riconoscere i nostri maestri. Convien confessarlo: a' Toscani, alla testa de' quali si dee porre il Pe,, trarca, noi dobbiamo la luce del giorno, che or ci risplende; egli ne è stato in certo modo l'aurora. Questa verità è stata riconosciuta da un uomo che tra voi occu,, pa un luogo assai distinto. Egli c' insegna (Voltaire Hist. Univ. t. 2, p. 179) che i Toscani fecer rinascer le scienze tutte col solo genio lor proprio, prima che ,, quel poco di scienza che rimasta era a Costantinopoli passasse insiem colla lingua greca in Italia per le conquiste degli Ottomani

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Un si bel vanto, di cui l'Italia va adorna, ha fatto che molti eruditi oltramontani si volgessero con fervore alla storia della nostra letteratura; e in questi ultimi tempi singo larmente abbiam veduto esercitarsi in questo argomento, dare alla luce opere assai pregevoli Tedeschi e Francesi di non ordinario sapere. Cosi tra i primi Giovan Burcardo, il sopraccitato Otton Federico Menckenio, Giangiorgio Schelornio, e Gian Alberto Fabricio; e tra'secondi gli au tori delle Vire degli Uomini illustri e delle Donne illustri d'Italia, il già lodato sig. de Sade, ed altri han già preso a diligentemente illustrare quali uno, quali altro punto della nostra storia letteraria. Egli è questo un nuovo argomento di lode alla nostra Italia; ma potrebbe anche volgersi a nostro biasimo, se, mentre gli stranieri mostrano di avere in si gran pregio la nostra letteratura, noi sembrassimo non curarla, ed essi avessero a rinfacciarci che ci conviene da lor medesimi apprendere le nostre lodi. E veramente ce lo hanno talor rinfacciato; come fra gli altri il mentovato austore delle Memorie per la Vita del Petrarca, il quale con modesto bensì, ma assai pungente rimprovero si maraviglia che noi non abbiam finor sapute non sol le picciole circostanze, ma nemmen l'epoche principali della Vita di

si grand' uomo, e che un cltramontano, qual egli è, abbia dovuto insegnarci cose ch'egli avrebbe dovuto apprender da noi. Esamineremo a suo luogo se di una tale trascuratezza siam noi accusati a ragione. Ma certo pare che gli stranieri possan dolersi di noi, che in un secolo in cui la storia letteraria si è da noi coltivata singolarmente, niuno abbia ancora pensato a compilare una storia generale della letteratura italiana.

Abbiamo, è vero, moltissimi libri che a questo argomento appartengono; e per riguardo alle biblioteche degli scrittori delle nostre città e provincie particolari, non ve ne ha quasi alcuna al presente che non abbia la sua. Talune ancora hanno avuto scrittori che la storia delle scienze da lor coltivate hanno diligentemente esaminata e descritta, fra le quali degna d'immortal lode è la Storia della Letteratura Veneziana dell' eruditissimo procurarore e poscia doge di Venezia Marco Foscarini, a cui altro non manca se non che venga da qualche accurato scrittore condotta a fine. Ma fra tutte le opere all' italiana letteratura appartenenti deesi certamente il primo luogo agli Scrittori Italiani del ch. Co. Giammaria Mazzucchelli. Noi ne abbiamo già sei volumi che pur non altro comprendono che le prime due lettere dell'alfabeto; e l'erudizione e la diligenza, con cui la più parte degli articoli sono distesi, ci rende troppo dolorosa la memoria dell' immatura morte da cui fu rapito l'autore. Sappiamo che molti articoli e copia grandissima di notizie pe'seguenti volumi egli ha lasciato ai suoi degnissimi figli, e noi speriamo ch'essi alla gloria loro non meno che a quella di tutta l'Italia provvederanno un giorno col recare al suo compimento un' opera a cui non potranno le straniere nazioni contrapporre l' uguale. Ciò non ostante P niuna di queste, o di altre opere di somigliante argomento non ci offre un esatto racconto dell' origine, de' progressi, della decadenza, del risorgimento, di tutte in somma le diverse vicende che le lettere hanno incontrato in Italia. Esse sono comunemente storie degli scrittori, anzi che delle scienze; e quelle a cui questo secondo nome può convenire, son ristrette soltanto o a qualche particolare provincia, o a qualche secolo determinato. Il Leibnizio bramava che un'opera di tal natura fosse intrapresa dal celebre Magliabe

chi (Ep. Germ. ad Maliab. p. 101.); ma non sappiamo ch' egli pensasse a compiacerlo. L'unico saggio che abbiamo di una storia generale dell' italiana letteratura, si è l'Idea della Storia dell'Italia Letterata di Giacinto Gimma stampata in Napoli l'an. 1723 in due tomi in quarto, opera in cui sarebbe a bramare che l'autore avesse avuto eguale a un'immensa lettura anche un giusto criterio, e a un'infinita copia un saggio discernimento. Se vi ha alcuno a cui io cada in sospetto di volermi innalzare sulle rovine altrui, il prego a leggere egli stesso l'opera accennata, e a giudicare per se medesimo se io ne abbia recato troppo disfavorevol giudizio. Certo così ne ha pensato anche chi naturalmente dovea esser portato a lodarla, cioè il dott. Maurodinoia che ha scritta la Vita di questo autore (Calogerà Racc. d'Opusc. t. 17, p. 418), e che confessa che in quest'opera deesi bensì lodare l'intenzion dell'autore, ma non il modo con cui l'ha condotta ad effetto.

Il desiderio adunque di accrescere nuova lode all'Italia, e di difenderla ancora, se faccia d'uopo, contra l'invidia di alcuni tra gli stranieri, mi ha determinato a intraprendere questa Storia generale della Letteratura Italiana, conducendola da' suoi più antichi principj fin presso a' di nostri. Dovrò io qui forse discendere alle usate proteste di essermi accinto a un'opera superiore di troppo alle forze del mio ingegno e del mio sapere? A me pare che cotali espressioni siano omai inutili ed importune. Se tu non ti credevi uomo da tanto, dicon talvolta i lettori, perchè entrasti tu in si difficil carriera? E se hai pensato di poterla correre felicemente, perchè ci annoj con cotesta tua affettata modestia? Io ho intrapreso quest'opera, e colla scorta di tanti valentuomini i quali or l'uno, or l'altro punto di storia letteraria hanno dottamente illustrato, ho usato di ogni possibile diligenza per ben condurla. Come io siaci riuscito, dovran giudicarne i lettori. Se io sono stato troppo ardito nell' intraprenderla, sarò ancor facile a condannarla, quando dal parer comune de' dotti io veggala condannata. Nemmeno mi tratterrò io a ragionare della utilità e dell'importanza di questa mia Opera. Se essa avrà la sorte di essere favorevolmente accolta, e posta tra quelle che non sono indegne d'esser lette, io mi lusingherò di aver

fatta cosa utile e vantaggiosa. Ma se essa sarà creduta mancante di que' pregi che le converrebbono, invano mi stancherei a mostrarne la necessità e il vantaggio. Meglio impiegato per avventura sarà il tempo nel render conto a❜lettori dell'ordine e del metodo a cui in questa mia Storia ho pensato di attenermi.

Ella è la Storia della Letteratura Italiana, non la Storia de' Letterati Italiani, ch'io prendo a scrivere. Quindi mal si apporrebbe chi giudicasse che di tutti gl'italiani scrittori, e di tutte l'opere loro io dovessi qui ragionare, e darne estratti, e rammentarne le diverse edizioni. Io verrei allora a formare una biblioteca, mron una storia; e se volessi unire insieme l'una e l'altra cosa, m'ingolferei in un'opera di cui non potrei certo vedere, nè altri forse vedrebbe mai il fine. I dotti Maurini che hanno intrapresa la Storia Letteraria di Francia, perchè han voluto congiungere insieme storia e biblioteca, in dodici tomi hanno compreso appena i primi dodici secoli, e pare ch'essi, atterriti alla vista del grande oceano che innoltrandosi lor si apre innanzi, abbiano omai deposto il pensiero di continuarla. Per altra parte abbiam già tanti scrittori di biblioteche e di catalogi, che una tal fatica sarebbe presso che inutile; quando singolarmente venga un giorno a compirsi la grande opera mentovata di sopra degli Scrittori Italiani. Ella è dunque, il ripeto, la Storia della Letteratura Italiana, ch'io mi son prefisso di scrivere; cioè la Storia dell'origine e de' progressi delle scienze tutte in Italia. Perciò io verrò svolgendo quali prima delle altre, e per qual modo cominciassero a fiorire, come si andassero propagando e giugnessero a maggior perfezione, quali incontrassero o liete, o sinistre vicende, chi fosser coloro che in esse salissero a maggior fama. Di quelli che col loro sapere e coll' opere loro si renderon più illustri, parlerò più ampiamente; più brevemente di quelli che non furon per ugual modo famosi, e di altri ancora mi basterà accennare i nomi e rimettere il lettore a quelli che ne hanno più lungamente trattato. Della vita de' più rinomati scrittori accennerò in breve le cose che son più note; e cercherò d'illustrare con maggior diligenza quelle che son rimaste incerte ed oscure: e singolarmente ciò che appartiene al loro carattere, al lor sapere e al loro stile. La storia

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