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punto essi hanno arrecati. Ed io mi lusingo che niuno po trà rimproverarmi ch'io siami occultamente arricchito colle altrui fatiche, poichè quanto ho trovato di pregevole e d'ingegnoso negli altrui libri, tutto ho fedelmente attribuito a loro autori.

Il diligente studio ch'io ho dovuto fare sugli antichi scrit tori per trarne quanto potesse essere opportuno alla mia idea, mi ha necessariamente fatto scoprire molti errori e molte inesattezze degli scrittori moderni. Ma ordinariamente non mi son preso la briga di rilevarli; che troppo a lungo mi avrebbe condotto il farlo, e spesso avrei dovuto arrestarmi per dire che il tale e il tal altro hanno errato, senza alcun frutto, e con molta noja de' miei lettori. Se io comprova bene il mio sentimento, cade per se stesso a terra l'opposto. Allor solamente ho giudicato che mi convenisse di farlo, quando mi si offrisse o a combattere l'opinione, o a scoprire l'errore di qualche autore che fosse meritamente avuto in pregio di dotto e di veritiero. Le opere di tali scrit tori si leggono comunemente con si favorevole prevenzione, che facilmente loro si crede quanto essi asseriscono, Ę questo è il motivo per cui e in questa Prefazione e altre vol te nel decorso dell'Opera ho preso a esaminare é a confutatare alcuni passi della più volte mentovata Storia Letteraria di Francia, ne' quali mi è sembrato che senza ragione si volesse scemar l'onore alla nostra Italia dovuto. Ella è questa un'opera di una vastissima erudizione e di un'immensa fatica, e piena di profonde e diligenti ricerche; e troppo è facile ad accadere che l'autorità di si dotti scrittori sia ciecamente e senza esame seguita. Io mi son dunque stimato in dovere di confutare, ove fosse d'uopo, ciò che a svantaggio dell'Italia vi si afferma, singolarmente col toglierle alcuni uomini illustri che noi a buon diritto riputiam nostri. Ma nel combattere le opinioni di questi e di altri accreditati scrittori io ho usato di quel contegno ch'è proprio d'uomo che si conosce inferiore di molto in forze al suo ayversario, e che spera di vincere solo perchè si lusinga di avere armi migliori. Si può combatter con forza, si può ancora scherzare piacevolmente senza dire un motto onde altri a ragione si reputi offeso. Le ingiurie e le villanie trop po mal si confanno ad uomini letterati, e noi Italiani sia

mo forse non ingiustamente ripresi di esserne troppo liberali coi nostri avversarj. A questo fine mi sono astenuto dall' entrare in certe contese sulla patria di alcuni nostri antichi scrittori, nelle quali lo spirito di partito regna da lungo tempo, per modo che non è possibile il mostrarsi favorevole ad una parte senza che l'altra se ne dolga troppo aspramente; e nelle quali perciò il voler decidere è cosa pericolosa al pari che inutile. Io accennerò le ragioni che da amendue le parti si arrecano, e lascerò che ognuno senta come meglio gli piace.

Tutta l'opera sarà divisa in sette, o otto volumi i quali, se il cielo mi concederà vita e forze, verrannosi coll'intervallo, come spero, non maggiore di un anno seguendo l'un l'altro. Forse sembrerà ad alcuni troppo ristretto un tal numero di volumi all'ampiezza della materia. Ma nel metodo a cui ho pensato di attenermi, mi lusingo che possan questi bastare a porre in sufficiente luce la Storia della Letteratura Italiana. Chi vuol dir tutto, comunemente non dice nulla; e molte opere son rimaste, e rimarran e rimarran sempre perfette perchè gli autori avean preso a correre troppo ampio campo. Quando io abbia condotta a fine la mia Opera, se alcuno vorrà darle una maggior estensione, potrà farlo più agevolmente; ed io mi riputerò onorato se vedrò altri di me migliori entrare più felicemente di me in questa stessa

Carriera.

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Per ultimo, comunque io abbia usato di ogni possibile diligenza nel compilar questa Storia, sono ben lungi dal credere che non vi abbia in essa errori e inesattezze in buon numero. E perciò anzi che sdegnarmi contro chi me gli additi, io gliene saprò grado; e, ove fia d'uopo, ne' seguenti volumi inserirò, come in altra mia opera ho fatto, le correzioni e le giunte da farsi a'volumi precedenti. Io non so intendere come alcuni siano così difficili a confessare di avere errato; quasi ciò non fosse stato comune anche a' più famosi scrittori. E non deesi egli scrivendo cercare il vero? Se dunque tu non sei rinscito a scoprirlo, e un altro cortesemente te lo addita, perchè chiuder gli occhi e ricusar di vederlo? Io certamente da niuna cosa mi stimerò più onorato che dal vedere uomini eruditi interessarsi per dare a questa mia Opera una maggior perfezione; e suggerirmi per

pers

ciò lumi e notizie che giovino o a corregger gli errori nei quali mi sia avvenuto di cadere, o ad accrescere pe'seguenti volumi nuovi argomenti di gloria all' Italiana Letteratura. E basti il detto fin qui di tutta l'Opera in generale. Per ciò che appartiene a questo primo volume, di una cosa sola mi pare di dover avvertire chi legge. Sembrerà forse a taluno ch' io potessi, o forse ancora dovessi, più ampiamente stendermi sulla Letteratura degli Etruschi. Altri certo ne hanno scritto assai più. Ma io ho giudicato che intorno a questo argomento fosse miglior consiglio l'essere breve; anche chè mi è sembrato di non poter fare altrimenti, volendomi attenere alla massima da me seguita di non affermar cosa alcuna che all'autorità degli antichi scrittori non fosse appoggiata. Se altri altre cose han ritrovate appartenenti alla letteratura degli Etruschi, e se le hanno bastevolmente provate, potranno le erudite loro opere supplire al difetto di questa mia. Ben mi è dispiaciuto di non poter far uso di due Dissertazioni sulla filosofia e sulla musica degli Etruschi dal dottissimo antiquario Monsig. Passeri pubblicate non ha molto in Roma insieme colla spiegazione delle pitture delineate su' vasi etruschi. Ma non mi è stato possibile l'averle in tempo ad usarne; che molto certamente avrei io potuto raccoglierne ad illustrare questo mio argomento (a).

(a) Ho poi veduta l'opera del ch. Passeri da me qui accenna, e ne ho fatto uso in una nota alla seconda edizione aggiunta.

ALLA NUOVA EDIZIONE DI MODËNA Cominciata nel 1787, e compiuta nel 1794.

favorevole accoglimento di cui gli eruditi Italiani hanno Onorata questa mia Storia, le replicate edizioni che nel cor so di pochi anni se ne son pubblicate, e i Compendj che se ne sono anche fatti nella lingua francese e nella tedesca, potrebbono lusingarmi per avventura ch'io avessi fatta opera degna della pubblica lode e dell'universale applauso. Ma il mio amor proprio non mi accieca a tal segno, e, consape→ vole a me medesimo de' difetti del mio lavoro, non posso rimirare il favore, con cui è stato accolto comunemente, che come un omaggio prestato all'Italiana Letteratura che n'è l'argomento, e come un eccitamento a me stesso a correggerlo e a migliorarlo. A questo fine è diretta la nuova edizione che ora ne offro al pubblico, in cui mi sono studiato di togliere dalla mia Storia gli errori, e di aggiugnerle molte altre notizie, che o l' erudizione e la gentilezza de'miei amici mi hanno cortesemente additato, o la mia riflessione medesima mi ha suggerito.

Molti di fatto o colle opere lor pubblicate, o con lettere a me dirette mi hanno o avvertito di qualche fallo, o comunicato qualche nuovo lume alla mia Storia opportuno. E io riconoscente alle amichevoli loro premure, ho emendato i passi ne' quali mi han fatto conoscere ch'io m'era ingannato, o se le lor ragioni non mi sono sembrate bastanti a farmi cambiar sentimento, con quella rispettosa sincerità che tra i coltivatori de'buoni studj deesi usare a vicenda, ho addotto i motivi che non mi permettevano di seguire la loro opinione. Così ho adoperato con quelli che colle maniere proprie d'uom letterato hanno impugnato qualche passo della mia Storia. Ma perchè le difese, secondo i militari assiomi, debbon essere proporzionate alle offese, io spero che i

ettori non si sdegneranno meco se a chi talvolta con libri stampati ha vivacemente assalito non tanto me quanto l'opore dell' Italiana Letteratura, risponderò io pure alquanto vivacemente. Nel che però studierommi di fare in modo che la vivacità si contenga entro i termini della urbanità e della moderazione, e che la maniera, qualunque ella siasi, dagli avversarj tènuta nell'assalirmi non mi ritenga giammai dal darmi lor vinto, quando io vegga ch'essi combatton con armi alle mie superiori.

Io guarderommi qui dall' inquietar le ceneri de'trapassati, e dal rispondere ad uno che diffini gravemente la mia Opera non esser altro che un ammasso di fatti e di date col titolo di Storia Letteraria, Diasi ciò, al dolore di un uomo che veggendo dall' esatta osservazion delle date rovesciato un sistema di cui compiacevasi, si rivolse sdegnosamente contro quelle arme da cui sentivasi punto. Io son persuaso, espero che niuno vorrà contrastarmelo, che la verità e lá esattezza sono la prima dote che in uno storico si richiede e che le riflessioni e i sistemi cadono a terra, se i fatti a cui sono appoggiati, non hanno che fondamenti o rovinosi, a incerti. Perciò prima di ogni altra cosa io mi sono studia to di scoprire la verità e le circostanze de' fatti, e ne ho poscia tratte le riflessioni che mi son sembrate opportune. E io ardisco di lusingarmi che se alcuno, spogliando la mia Storia delle cronologiche discussioni, e delle minute ricer che, nelle quali ho creduto che mi obbligasse a trattenermi più volte l'essere io il primo a rischiarare un si ampio argomento, ne traesse solo la sostanza dei fatti, e le conse guenze che ne ho dedotte, e le generali considerazioni sullo stato della Letteratura, che qua e là ho sparse in più luoghi, verrebbe forse a formare quel filosofico quadro che ad alcuni sembra mancare a quest' Opera. Ma checchè sia di ciò, io non mi arresterò a provar lungamente che il metodo da me seguito sia il migliore. Io mi compiaccio di vederlo palesemente approvato dall' universal favore degli eruditi Italiani, e quindi non potrò pentirmi giammai di averlo seguito. Altri, a cui ne sembri diversamente, si accinga all'impresa; e se l'Italia, dimenticata la mia Storia, onorerà di più grata accoglienza il nuovo lavoro, non sarò io tra gli ultimi a fargli applauso. Ma di apologie basti fin qui, e

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