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III.

Per dar effetto ai maligni suoi pen- | fuggire, e volere più tosto vivere privato, che sieri, dava segni di religione e di umanità. principe con tanta rovina degli uomini.

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XXI. Tali modi, e vie straordinarie, rendevano infelice e malsicuro il principe istesso, perchè quanto più crudeltà usava, tanto diventava più debole il suo governo.

XXII. Per tali modi lo stato del principe tiranno era un esempio di ogni scelleratissima vita, perchè si vedeva per ogni leggiera cagione seguire occisioni e rapine grandissime; il che nasceva dalla tristizia di chi reggeva, non dalla natura trista di chi era retto. Ed essendo infiniti i bisogni del principe tiranno, era forzato volgersi a molte rapine, e quelle per varj modi usare. XXIII. Fra le altre disoneste vie, che il tiranno teneva, faceva leggi, e proibiva alcuna azione, di poi era il primo che dava cagione della inosservanza di essa, nè mai puniva gl' inosservanti, se non quando vedeva esser incorsi assai in simile pregiudizio, e allora si voltava alla punizione, non per zelo delle leggi, ma per cupidità di riscuotere la pena.

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V. Si consideri quante laudi meritarono più quelli imperatori che vissero sotto le leggi, e come principi buoni, che quelli che vissero al contrario.

VI. Si vedrà come a Tito, Nerva, Traiano, Antonino e Marco non erano necessarj soldati pretoriani, nè la moltitudine delle leggi a difenderli, perchè i costumi loro, la benevolenza del popolo, l'amore del senato li difendeva.

VII. Si vedrà come a Caligola, Nerone, Vitellio, e a tanti altri scellerati imperatori, non bastarono gli eserciti orientali e occidentali a salvarli contro quelli nemici, che i loro rei costumi, la loro malvagia vita aveva generati.

VIII. E se l'istoria di costoro fosse stata ben considerata, sarebbe stata assai ammaestramento a quelli principi che si volgessero alla tirannide, a mostrare loro la via della gloria o del biasimo, e della sicurtà o del timore; perchè di XXVI imperatori, che furono da Cesare a Massimino, XVI ne furono ammazzati, e X morirono ordinariamente; e se di quelli che furono morti, ve ne fu alcuno buono, come Galba e Pertinace, fu morto da quella corruzione che l'antecessore suo aveva lasciato nei soldati.

IX. Chi considera i tempi di Roma governati dai buoni, vede un principe sicuro nel mezzo dei suoi sicuri cittadini, ripieno di pace

e di giustizia il mondo, vede il senato con la sua autorità, i magistrati con i suoi onori, godersi i cittadini ricchi le loro ricchezze, la nobiltà e la virtù esaltata, vede ogni licenza, corruzione e ambizione spenta, vede i tempi aurei, dove ciascuno può tenere e difendere quella opinione che vuole; vede in fine trionfare il mondo, pieno di riverenza e di gloria il principe, di amore e di sicurtà i popoli.

X. Chi considera i tempi di Roma governati da'tiranni, li vede atroci per le guerre, discordi per le sedizioni, nella pace e nella guerra crudeli, tanti principi morti col ferro, tante guerre civili, tante esterne; l'Italia afflitta e piena di nuovi infortunj; rovinate e saccheggiate le città di quella. Vede Roma arsa, il Campidoglio da' suoi cittadini disfatto, desolati gli antichi templi, corrotte le cerimonie, ripiene le città di adulterj, vede il mare pieno di esilj, gli scogli pieni di sangue. Vede in Roma seguire innumerabili crudeltà; e la nobiltà, le ricchezze, gli onori, e sopra tutto le virtù, essere imputate a peccato capitale. Vede premiare gli accusatori, esser corrotti i servi contro il signore, i liberti contro il padrone, e quelli, a chi fossero mancati nimici, esser oppressi dagli amici.

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XII. Doveva desiderare di possedere una città corrotta, non per guastarla in tutto come un Cesare, ma per riordinarla come Romolo. E veramente i cieli non possono dare agli uomini maggiore occasione di gloria, nè gli uomini la possono maggiore desiderare. In somma dovevano considerare quelli, a chi i cieli davano tale occasione, come erano loro proposte due vie: l'una che li faceva vivere sicuri, e dopo la morte li rendeva gloriosi: l'altra li faceva vivere in continue angustie, e dopo la morte lasciare di sè una sempiterna infamia.

MODO DA FAR SOMMA DI DANARI PER LA PATRIA

DA PAGARSI PRESTO E VOLENTIERI

Dissi e dico, a voler somma di danari per le importanze della patria, bisogna fare nuovo Monte di fior. 5 0/0 l'anno, che è l'attitudine e modo maniero del bene merito che si dà a vedove e pupilli, e sì che ciascuno pagherà di buona voglia quel che è posto e che si porrà, assegnando alle imposizioni 6 termini, ogni mese un tempo, che chi a quelli termini pagherà abbi di più avere in altro libro, che stia per borsa di contanti nel saggio o nella zecca a sol. 6 per fior., o 5, o 4, o 3, o 2, o 1, per fior. Abbi di più avere secondo in che mese pagherà, da poterli spendere a piaci mento di chi li vorrà in pagamento per qualunque debito privato sanza sforzar persona, e con attitudine che chi gli voglia ne possi aver sanza spesa, ma solo si paghi sol. 1o per partita di ciascuna delle parti per salario di chi terrà quelli conti e libri, e che sia segreto chi vi sarà su creditore, come fu al tempo poi la cacciata del duca d'Atene si fè banco di consegnati crediti e debiti per scrittura, e fessi il Monte del 5 0/0 libero.

Ed ancora se ne possi far dote di alimenti per la vecchiaia e sicurtà della vita, come vendono i religiosi di chiese e spedali le loro possessioni a vita ai pregj come nell' ordine disegnato e scritto.

E così mandar poi sempre quelle paghe di quelli fior. 5 0/0 creditore ciascuno in quella borsa; sicchè non daran noia al numerato queste paghe de' nuovi pagamenti di questo Monte, nè all' altre paghe che sono de' Monti de' 3 e 4 e 7 0/0, e conserverassi la loro fede, perchè queste paghe del Monte libero de' fior. 5 per 0/0 s'accconceranno per scrittura in quella borsa del saggio da poterli spendere per contanti, e così si potrà fare ogni anno ciascuno creditore di sol. 1 per fior. che è fior. 5 per 0/0 sono un den. per lira il mese, e farlo di mesi interi; e resteranno i rotti per spese.

E dipoi quando sia tempo misurare e ridurre il Monte comune di chi voglia e non altrimenti, e questo Monte libero di fior 5 per 0/0 come è detto, e potrassi fare a fior. 2 per fior. come stia bene, così gli altri Monti secondo loro qualità, come si contenteranno quelli de' quali fiano venire a questo nerbo | principale libero e fedele, che mai non mancherà suo alimento per quello farli creditori ogn' anno della loro paga, e da spenderli in attitudine di debiti ed in fare dote, e dote d'alimenti, e così si svecchierà tutto, e verrassi a quello nuovo Monte libero e fedele.

E se fusse chi dicesse, multiplicherà tanto questo Monte che non sarà voluto, o a vil pregio, considerando quello sono valuti gli accatti del 7 per 0/0, rispondesi che nell' attitudine di poter servare la fede sta la salute; e che per scrittura si farà con l'attitudine di spendersi, come è detto.

E provasi che quando si osservava la fede di render quelli che si ordinò del 7 per 0/0 valevano più di fior. 96 per 0/0; e così per quello andare a-3 per 0/0 ed a 4 per 0/0 per andare a 7 per 0/0, quelli valevano all'avvenante, senza paura che le paghe fossero impedite con specchio; e molte altre ragioni sono da assegnare che quelli del Monte libero di fior. 5 per 0/0 varranno più di fior. 50 per 0/0; ed a chi pagherà le imposizioni ne' primi tempi ancora avrà quelli soli 6 per fiorino della terza, sicchè sia quel più; e però ognuno s'industrierà di pagare a' primi tempi, che è pur meglio far questa attitudine di riscuotere che tener tanti debitori malcontenti in disordine e difficili a valersene, e con quello bene merito avrete sempre quella somma di danari vi bisognerà a tutte le importanze. Dio vi conservi.

Vo. GUIDO DE' RICCI, al Monte di Dote del 7 per 0/0.

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MEMORIALE

*. Alla porta di Firenze in Dei nomine per notaio matricolato far rogare la partita, e portarne fede nella prima pubblica cancelleria, quod etiam dari solet in ultimo instruclionis.

A Bologna mandare il cavallaro un poco innanzi a ordinare l'osteria. Scavalcato sarete, se vorrete partire il di seguente, manderete subito il vostro cancelliere accompagnato da due famigli nel palazzo de' sedici a fare intendere alla magnificenza del gonfaloniere la vostra venuta, e come avendo in mandatis di visitare e parlare con quel magnifico reggimento, voi desiderate vi deputino la ora più comoda alle signorie loro ec.

E sebben voi non volessi anche partire il dì seguente, è bene far questo atto subito, e ricevere l'ora consueta, che sarà la mattina seguente. Poi potete etiam dopo la espedizione dimorar fino all' altro dì, se vi parra; perchè quando voi non servassi questo ordine solito di aver l'audienza la mattina seguente alla vostra arrivata, potria causare ammirazione apud ignaros rationis.

Deputata l'ora dal prefato reggimento, si vorrà la mattina assai a buon'ora essere in ordine ed aspettare in la vostra camera quelli che il prefato reggimento arà deputati a venire per voi, adeo che tutta la vostra famiglia sia con voi quietamente e senza avere a sentirsi un minimo romore di chiamare o di aspettare alcuno.

Dentro al magistrato de' sedici si vuole avvertire la famiglia vostra, che non entri alcuno de' vostri eccetto il vostro cancelliere, cioè nella stanza dell' audienza; questo dico perchè già s'è trovato qualcuno che ha voluto usare presunzione di entrar là con poca reputazione dell' oratore; tuttociò dico per li fami

gli; ma se avessi con voi un giovane o due di qualche condizione, non saria inconveniente introdurli.

Il cancelliere si fermerà nella detta audienza a un certo rastrello da sè che vi è, dove ancora staranno ritti i cancellieri del reggimento.

Subito collocato l'oratore a sedere, il cancelliere con un' accomodata reverenza, vadia a lui, baci la lettera della credenza, e porgala in mano all' oratore, dipoi si ritorni da basso.

L'oratore, data la lettera al proposto, e quella recitata dal cancelliere del reggimento, esponga col nome d' Iddio la sua imbasciata.

E per tornare a drieto, avuta la sera medesima della vostra arrivata la ora della audienza dal gonfaloniere, come è detto, il cancelliere vadia immediate, se fusse ben di notte, faccendosi accompagnare da una guida, a casa il signor M. Giovanni, e diali notizia della vostra arrivata, e come desiderate, ed avete in mandatis, di abboccarvi colla sua signoria; per questo che vi dica se gli verrà bene parlare immediate drieto all' audienza generale de' sedici con Sua Eccellenza da parte, o come meglio gli pare di fare; o come lui è stato per parte vostra al magnifico reggimento a domandar l'ora comoda dell' audienza, e quello gli è suto risposto.

Il signore sanza dubbio risponderà che parlerà con voi in palazzo, dove si tirerà da parte; il cancelliere solo vi entrerà con voi : baci la lettera ut supra, e diavela, Domanderà il signore quando voi partirete, solo per vedere quando potrà visitarvi; e credo al fermo verrà poi a visitarvi. Andate incontra in capo di scala, e cosi raccompagnatelo.

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Trombetti di messer Annibale, carlini 4. Trombetti del podestà, carlini 2., Si placet a questi del podestà mandarli vacui, potete dare a quelli del sig. M. Alessandro.

Da Bologna scriverete a ogni modo per mano del Zanchini, o d'altro nostro fiorentino, cioè Gismondo Naldi o altri ec.

Di Milano ora non so render conto; ma credo non si possa errare a mandare un di innanzi il cavallaro sino a Manetto Portinari, che dia notizia al signor Gran Mastro della venuta vostra, e che solum vi riavvisi indrieto se avete a osservare nell'entrata più un termine che un altro, chè credo di no. E così che vi ordini la posata o alloggiamento ordinato dalla corte, o osteria che la fusse. E per abbondar in cautela, se Manetto fusse assente, la indirizzerei etiam a Salvestro di Dino Guardi mercante fiorentino, che in Brocito o da qualunque orefice sarà subito insegnato al cavallaro dove sia.

Di Francia o della corte, essendo là si amorevoli, savj ed esperti piloti, è superfluo il dare notula, ed anche variano le consuetudini assai; pure dirò quel poco mi occorrerà a correzione di quelli miei onorevoli fratelli ec. Del ricercare l'audienza, e delle cerimonie, in sul fatto vi sarà detto abbastanza.

A' primi portieri, uno ducato.

A' secondi, due ducati.

A' terzi che sono intimi, tre ducati.

A' forieri, quattro ducati.

A' trombetti non date niente, ma ben li fate invitare a bere.

Al maestro Contrarolo, che è quello che spaccia le poste, donerete, stato sarete qualche tempo, qualche cosetta, come vi dirà il nobile Ugolino.

Al portiere di Roano che sono communiter due, non sarà male donare un ducato per

uno.

A Lione a' servitori e serva de' Nasi, se vi tornerete con loro, fate donar in tutto tre ducati.

Quando entrate in uno logis, fate fare i patti della bella cera con l'oste, per non aver poi a disputare con loro; questo dico dei logis dati per foriere drieto alla corte.

Communiter in ciò che avete a fare di là, fate fare innanzi i patti chiari.

I vostri servitori abbino cura, per tutti li alloggiamenti farete, alla roba; e guardino i panni e gli stivali da' topi: cioè, appicchino alto i vostri stivali; che benchè questa sia cosa minima e ridicula, pure expertus loquor. Sia la brigata avvertita di non fare quistione, o usar maggioranze, perchè la si gastighi ogni modo.

Per la via, come passate Asti, e massime per tutta la Savoia e Buriana dove voi trovate buon pane, cioè che non scrosci, fatene torre per la tavola vostra qualche poco, perchè se ne truova assai bello, e per quel difetto non si può mangiare, ed è molto molesto ad uno lasso e delicato.

La mattina al partire dall' osteria una favola di benandata alla ciamberiera e al varletto di stalla non vi dia molestia a farla dare, per non aver quella seccaggine agli orecchi.

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