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partirono Molgante ed il prete da Citerna, che doveranno essere comparsi oggi.

Parci che tu abbi sollecitato, e ti confortiamo a fare, e approviamo assai il disegno tuo di scrivere ed armare le due potesterie di Chiusi e Castel Focognano; e domattina si piglierà partito di uno de' due connestabili che tu ricerchi, e manderassi subito, benchè noi non sappiamo se si trovano qui.

A Giovanni Folchi si è ancora mandato oggi arme e bandiere; e Piero di Anghiari non si è mai ritrovato, ancorché si sia cerco e a Cascina e a casa, e in molti altri luoghi e per questo Filippo da Casavecchia si trova anche qui, che non è voluto levarsi senza speranza che il connestabile gli abbia a andar subito dietro; e non ostante questo si sollecita, e si usa ogni diligenza.

VI.

Magnifici Domini, etc. Io scrissi a' di 3 alle signorie vostre, e dissi a quelle come oltre alle quattro potesterie di questo vicariato, io scriverei oggi Castel Focognano e domani Chiusi, e che aspetterei risposta da voi se volevi che queste dua potesterie si armassino, e volendo, richiesi mi mandassi un connestabile di più, oltre alli due disegnati. Sono stato dipoi questo di a Castel Focognano, ed ho mutato proposito, perchè trovo quella potesteria avere due deschi, cioè Castel Focognano e Subbiano, ed essere l'uno e l'altro membro si grande, che trarrò 150 uomini: e ho fatto conto congiungere Castel Focognano con Poppi e Castel San Niccolò, e Subbiano con Bibbiena

e Prato Vecchio, e che questi dua connestabili mi servino; per tanto non mi manderete più connestabili. Ma saranno contente vostre signorie sollecitare il Quaratesi a mandarmi l'armi che io gli chieggo, perchè io non ci fo più nulla se l'armi non vengono, e perdo tempo. Chiusi per ora rimarrà addietro, e si potrà congiungere con altri luoghi del vicariato di Anghiari, o lasciarlo sopra di sè, perchè è una grandissima potesteria, e da lasciare passare le nevi a maneggiarla. Raccomandomi alle signorie vostre.

In Poppi, a'dì 5 di marzo, 1505.

servilor, NICCOLÒ MACHIAVELLI, Segret.

VII.

A Niccolò Machiavelli a Poppi die 7 marzo, 1505.

* Iersera arrivò una tua de'5, e perchè noi ci riposiamo delle cose di costà in su te, e in su quello che tu giudicherai meglio in sul fatto, però approveremo sempre ogni tua deliberazione; e poichè tu ricordi così, non si manderà per ora altro connestabile.

Mai si è potuto ritrovare nè Piero di Anghiari nè Martinetto Corso; però parendoci si differisse troppo l'ordinanza di Firenzuola, questa mattina si è data questa cura a Giovanni Del Mare, e domattina al più lungo si partirà con Filippo per quel luogo.

Doveranno all' arrivare di questa esser comparse le armi, secondo che tu hai chieste, perchè il provveditore ci dice averle inviate tutte davanti ieri in quelli luoghi dove tu avevi ordinato, cioè a Castel San Niccolò.

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LEGAZIONE SECONDA ALLA CORTE DI ROMA

l'impresa di Bologna, e di servirlo del sig. Marcantonio Colonna nostro condolliere. In che la risoluzione nostra, e quello che tu gli hai a rispondere, è questo. In prima, se il tempo e luogo lo patirà, lodare questa sua buona e santa deliberazione, con mostrare quanto la ci sia grata, e quanto bene ne speriamo. Di poi, se ti parrà, scusare con quelle ragioni, e cagioni che ti son note, la dilazione che si è messa in questi pochi di in fargli risposta. E in ultimo, quanto al richiederci quello condottiere con la sua compagnia, che questa richiesta ci fu molto nuova e inaspettata, e però ci ha fatto stare alquanto sospesi, perchè avendo da marzo in qua cassati i condottieri per circa 200 uomini d'arme, e serbatoci a randa il bisogno nostro, rimanendoci ancora due mesi da stare in fazione, non vedevamo potere sicuramente privarci anco di queste genti. Questo diciamo, perchè se lo avessimo sapulo prima, o non si sarieno cassi quelli, o ne avremmo condotti altri, per poter servire Sua Santità, ancorchè ci fosse stato grave, e malvolentieri si fosse sopportata la spesa.

Non è però per questo che noi vogliamo mancare di aiutare ancora noi, e porre le mani in questa santa opera di Sua Santità, e ci siamo risoluti compiacerla volentieri, per farne cosa grata a quella, e per i lanti beni si spera abbiano a seguire da questo principio. E stando ferma questa nostra risoluzione di concedergli queste genti, desideriamo, e cosi preghiamo la Sua Beatitudine, che fino che l'impresa sia in essere, e sieno provviste tulle le altre cose disegnale, secondo la relazione falla qui dal prefato protonotario, voglia che ce ne serviamo noi, perchè il sig. Marcantonio è di presente il primo capo di gente che abbiamo, e levato lui da quelle frontiere di Pisa, quei luoghi e gente che ci restano rimangono con poco governo e con poca guardia. E in tanto che le altre provvisioni si apprestano, si verrà più verso la vernata, e noi anco avremo provvista quella guardia di qualche gente più. E in effetto tu farai intendere, e costi offerirai a Sua Santità, quando l'impresa sia per essere, e le altre sue genti e d'altri comincino a mettersi insieme e cavalcare, e sieno in essere lulli quelli altri favori che ha riferito qui il presalo protonotario, le nostre genti non saranno le ultime, essendo vicine quanto elle sono. Aggiungendo che noi li abbiamo mandato per essere appresso a Sua Santità in questo cammino, e finchè vi arrivi nostro oralore, che fa presto, acciocchè quella abbia a chi commettere che ci avvisi a qual tempo e a qual volta la Santità sua vorrà queste genti, e ciò che altro

accadesse. E tu, mentre seguiterai la corte, ci terrai diligentemente avvisati di quanto accaderá degno di notizia.

Ego Marcellus etc.

lonna, il quale era ai loro servigj. Quali fossero le intenzioni della repubblica riguardo a tale richiesta, la istruzione data al Machiavelli, e le di lui lettere, lo fanno chiaramente conoscere senza che faccia d'uopo di altro schiarimento. Il Machiavelli seguito il papa, finchè piacque al medesimo di prendere il

I.

Magnifici Domini, etc. Ieri arrivai a Nepi, dove quel di medesimo il papa era giunto con la corte, e il dì d'avanti si era partito da Roma, e non parlai iersera a Sua Santità, per essere remota dalle faccende: presentamigli questa mattina dopo desinare subito, e innanzi si levassi da tavola, e mi dette audienza alla presenza di monsignore reverendissimo di Volterra e di Pavia (1), e di mess. Gabbriello, che venne costi; e perchè le signorie vostre possino vedere di ogni tempo quello che io dissi, e che mi fu risposto, sendo pure la cosa d'importanza, io referirò ad verbum le mie e le sue parole, che furono queste:

Beatissime Pater. La Santità Vostra sa quanto quelli miei eccelsi signori sieno d'ogni tempo suti devoti di questa sacrosanta Sede, e come non si sono curati, nè mai dubitorno mettersi a mille pericoli, per mantenere ed accrescere la dignità sua. Questa devozione antica è raddoppiata al presente, rispetto alla persona di Vostra Santità, per averla etiam, quando era in minoribus, conosciuta padre e protettore delle cose loro; conviene per questo che desiderino lo augumento della potenza e dignità sua, perchè etiam accrescerà la speranza loro di conseguire da lei quello che sia la salute di quella patria; nè potrebbono più laudare questa impresa, che per suo mandato ha fatto loro intendere, chiamandola santa e buona, e degna veramente della santità e bontà di Vostra Beatitudine. È ben vero che molte circostanze, e considerazioni comuni e proprie d'importanza gli hanno fatto stare sospesi, ed essere tardi a deliberarsi, perchè e' sentono che il re Ferrando viene a Napoli, e pure potrebbe questa sua venuta, rispetto a chi non se ne contentassi, fare qualche movimento. Sentono che l'imperatore è con gli eserciti suoi a' confini dei Viniziani, e quelli signori avere volte le loro genti d'arme nel Friuli, e creati dua provveditori di autorità. Questo dissi, perchè intesi ieri da uomo degno di fede questa nuova

cammino per lo stato di Firenze, nell' andare verso Bologna. Il racconto dell'impresa e del suo esito può vedersi nel Bonaccorsi a carte 122 e seguenti, e Guicciardini, lib. VII.

(1) Questo fu mess. Francesco da Castel del Rio, vescovo di Pavia e cardinale, etc. Bonacc. pag. 160.

1

per vera la quale sua venuta, quando si tiri, avanti, è di gran momento, e può turbare assai le cose d'Italia, e merita d'esser considerata. Quanto alle cose proprie, quelli mia signori hanno la guerra di Pisa, la quale è di quel medesimo, o di maggior peso fosse mai, per avere preso i Pisani continuamente più animo. Oltra di questo, hanno casso quest'anno circa 200 uomini d'arme, e hannosene riserbati quelli soli che sieno per la difesa loro; non hanno ancora capo che sia per governare quelle genti, quanto Marcantonio. Sentono che i Viniziani sono male contenti di questa impresa, e che l'oratore loro a Roma ne aveva fatto fede; considerano un'altra cosa quelli mia signori, e di questo mi perdoni Vostra Beatitudine, che non pare loro che le cose della Chiesa si maneggino in conformità di quelle dei principi, perchè si vede uno uscire delle terre della Chiesa per un uscio, ed entrare per l'altro: come hanno fatto ora i Morattini in Furli, che ne hanno cacciati quelli vi stavano per Vostra Santità. Non si vede oltra di questo muovere cosa veruna di verso Francia, che toglie fede a quello di che publice si promette la Vostra Santità; nondimanco non ostante queste considerazioni, che sono della importanza che Vostra Beatitudine conoscc, quelli mia signori non sono per mancare di aiutare ancora loro condurre questa santa opera, e si sono resoluti compiacerla volentieri, qualunque volta si vegghino in essere quelli aiuti che la fece intendere loro per il suo mandato; e perchè io non credo possere meglio esprimere la volontà dei miei signori, nè più enudare la verità, che leggere a Vostra Beatitudine la commissione mi hanno data, io la leggerò a quella ; e me la trassi di petto, e lessila de verbo ad verbum. Udi Sua Beatitudine me prima, e poi la istruzione attentamente e lietamente; dipoi replicò, dopo qualche parola grata, parergli considerato bene ciocchè aveva udito, che vostre signorie temessino di tre cose; l' una che gli aiuti di Francia non fussino; l'altra, che Sua Santità la governassi fredda: la terza, che non si accordassi con mess. Giovanni, e lasciassilo stare in Bologna, ovvero, cacciandolo, non ve lo lasciassi poi . ritornare. Alla prima disse, io non ti saprei mostrare la volontà del re, se non con la mano del re proprio, e a me basta la soscrizione sua, sanza ricercarne altro contratto, e chiamò

monsignore d'Aix, per lo addreto di Cisteron, e gli fece trarre fuora la commissione con la quale tornò di Francia: mostrommi la soscrizione di mano del re: lessemi dua capitoli lui proprio che trattavano delle cose di Bologna; il primo confortava il papa all'impresa di Bologna, e offerivagli 400 infino in 500 lance con monsignore d' Allegri, o il marchese di Mantova, o tutti a due insieme, e a sua posta; nel secondo diceva che non importava a questo li capitoli aveva con mess. Giovanni, perchè si era obbligato salvarlo nelli stati sua, non in quelli della Chiesa, e confortava il papa a fare presto presto, che cosi era scritto: e lo avvertiva a fare ogni cosa per non ingelosire i Viniziani di Faenza: lessemi dipoi dua lettere del re, e soscritte di mano del re, l' una data di maggio, che Cisteron portò seco, l'altra data di questo mese, e diritta al gran mastro a Milano, al quale comandava muovessi le dette lance, qualunque volta o monsignor d'Aix in persona, o altri per parte del papa glie ne commettessi. Letti i capitoli e le let tere, disse che non sapeva che altro si potessi mostrare della voglia del re, e che questo doverebbe bastare a vostre signorie. Quanto alla freddezza sua, disse che era a cammino, e andando in persona, non credeva possere governare la cosa più calda che andare lai proprio. Quanto alla terza, disse che non era per lasciare in verun modo messer Giovanni in Bologna, perchè lui sarebbe pazzo a starvi come privato cittadino, e altrimenti non ve lo vuole, e quando e' se ne vadia è per assettare le cose in modo, che a suo tempo ei non vi ritornerà: quello che poi un altro papa si abbi a fare, disse che non lo sa. Concluse che gli piaceva che io lo seguitasse, e che ringraziava vostre signorie di quello avieno promesso insino qui, e che era certo non mancherieno del resto, veggendo la fede del re, di che avevan dubbio, e che mi farebbe intendere qualche cosa infra pochi dì. Quello si replicassi, per non tediare vostre signorie, si lascerà: non voglio però omettere, che nello spiccare i ragionamenti e'parlò nell' orecchio a monsignore di Volterra e Pavia, poi si volse a me, e disse: Io ho detto che desidero fare un gran benefizio a quelli tuoi signori, ma non lo voglio promettere ora, perchè non lo potrei fare, ma quando potrò, io lo prometterò, e farò in ogni modo; e in su questo

mi levai dai piè di Sua Santità, e ritiratomi da parte insieme con Monsignore d' Aix, che era venuto quivi per le cagioni già dette, mi disse detto Aix, che tutte le difficoltà che lui aveva aute in Francia, nel fare che il re consentissi, erano nate che il re non credeva che facessi da dovero; ma vedutolo ora mosso, raddoppierà l'animo al re di servirlo. Replicaigli che a Firenze aveva dato ammirazione essere venuto pochi di fa un uomo da Milano, mandato dal gran mastro a mess. Giovanni a confortarlo, e promettergli che il re non gli mancherebbe, ec. Risposemi, che io non me ne maravigliassi, perchè o il gran mastro lo aveva mandato motu proprio, per fare bene a qualcuno all' usanza franzese, o se lo aveva mandato de consensu del re, era per vedere le cose di Roma non sortire effetto, nè darsi principio a cosa veruna; e che se ne maravigliava tanto meno, perchè sendo in corte davanti al re, che già erano fatti i capitoli, il re altamente in sua presenza disse all' uomo di Bologna, che stessino di buona voglia, e non dubitassino, perchè il papa lo richiedeva solo di Perugia, e quando lo richiedessi d'altro non lo servirebbe.

Sendo dipoi circa ore 22 dreto al papa, che andava veggendo questa fortezza, come cosa rara, vedutomi da parte, mi chiamò, e di nuovo mi replicò quel medesimo che mi aveva replicato questa mattina alla mia proposta, che aveva resoluto e risposto benissimo a tutte quelle cose che potevano tenere sospese vostre signorie, e riandò de verbo ad verbum le parole mi aveva detto la mattina, e replicandogli io, secondo le parole della istruzione, che le vostre genti non sarebbon l'ultime, disse, che si aveva a valere di tre sorte genti, sue, di Francia vostre; e che di suo aveva 400 uomini d'arme ben pagati, e che se gli avvierebbe innanzi, e che aspettava di più cento Stradiotti da Napoli, ai quali aveva mandati danari, e che arebbe le genti di Gianpaulo o sotto lui o altri, come gli paressi, e dei fanti aveva piena la scarsella; sicchè quando e'fussi con queste genti insieme, le vostre potevano venire a loro posta, non volendo essere l'ultime, e che io scrivessi tutto questo a vostre signorie, e quel che gli occorressi mi farebbe intendere alla giornata. Soggiunse che non aspettava, e non voleva favori viniziani, e che lo scoppio loro non

nasceva da altro, se non che e' volevano essere capi loro col favorirlo; ma lui non ha voluto, per non conceder loro quello che tengono della Chiesa con tanto suo carico e pregiudizio vostro, e che quando e' non facessi mai altro che tenere forte questa cessione di non la fare, dovrebbe far correre vostre signorie sanza rispetto a convenir seco; tanto più non si avendo a presumere che si abbi a fermare quivi, succedendogli bene i principj. Io stetti sempre largo, nè per questa prima giornata posso dire altro a vostre signorie; presumo bene per questo ultimo ragionamento, che non passeranno molti di che vi ricercherà che le genti vostre cavalchino, non ostante che quelle del re non fussino mosse, delle quali lui accenna volere valersene in caso di necessità, e non altrimenti, per la gravezza loro, e per non si fare nimico quel paese, che a lui pare avere benivolo.

Qui è Ramazzotto suo soldato, e promette a Sua Santità i due terzi di quella montagna in suo favore.

Con questo pontefice vanno continuamente 6, o 7 cardinali, di quelli, che, o per consiglio o per altro, gli sono più grati: gli altri si distendono al largo per queste terre circostanti, e all' entrata di Viterbo tutti i cardinali fieno seco.

Il cammino suo, per quello s' intende, fia questo: starà qui domani, dipoi domenica andrà a Viterbo, dove starà tre giorni, di quivi andrà ad Orvieto, dipoi al Piegaio, e poi a Perugia; potrebbe soprastare quivi poco o assai, nè s'intende bene la mente sua come si voglia assettare quella terra, nè come voglia governarsi con Giampaulo. Dicesi gli verrà incontro, e forse avanti parta da Viterbo. Andrà dipoi da Perugia ad Urbino, e quivi vuole soldare 4000 fanti. Dicesi, e da uomini d'autorità, che avanti sia a Cesena gli verrà incontro il duca di Ferrara e il Marchese di Mantova; nè per questa mi occorre altro, che raccomandarmi a vostre signorie. Quae felices valeant. In Civita Castellana, a' di 28 d'agosto 1506.

servus, NICCOLÒ MACHIAVEGLI, Secret.

Poscritta. Erami scordato dire alle signorie vostre come il papa medesimamente in Consistorio disse, che il re Ferrando, re d'Aragona e Napoli, aveva fatto intendere più tempo fa al suo oratore, che non partissi da Roma, per

chè voleva lo andassi a trovare come era in qualcuno di quelli porti propinqui; e che dipoi gli aveva scritto che venissi in corte a trovare Sua Santità, e così era venuto, e aveva commissione da quel re a posta del papa di andare a Bologna a fare intendere a mess. Giovanni, e al reggimento, che se non cedevano a Santa Chiesa, lo aspettassino nimico, e loro acerrimo perseguitatore, ed era parato venire in persona a tale effetto; ed converso, che se pigliavano assetto con il papa, voleva essere mediatore e conservatore di tale accordo, e promettere che nè la persona di messer Giovanni, nè i figliuoli, nè i loro beni patrimoniali saranno molestati in alcuna parte. Iterum valete. Die qua in literis.

II.

Idem NICOLAUS.

Magnifici Domini, etc. Da Civita Castellana a' di 28 scrissi alle signorie vostre, la quale fia alligata a questa, nè l' ho mandata prima per non la mandare a caso, sendo lettera che pure importa, e venendo diciferata, che non ne portai meco (1): bisognami questa sera, a volere che la venga, mandarla per staffetta, e parte a due ore di notte, e mi ha promesso essere costi domani a ventiquattro ore. Ho pagato per detta staffetta carlini ottanta; prego vostre signorie ne rimborsino Biagio cancelliere.

Il papa ha fatto oggi l'entrata qui in Viterbo pontificalmente, e così seguirà suo cammino.

Da Napoli s'intende che quelli Neapolitani si preparano a ricevere il re onorevolissimamente, e che Consalvo si prepara a girgli incontro, e onorarlo.

Intendesi che i Viniziani fanno in Romagna mille fanti, chi dice per il Friuli, e chi per tenere ferma Faenza, che nel passare il papa lei non pazzeggiassi. Raccomandomi alle signorie vostre.

Die 30 augusti, 1506, in Viterbo.

servilor, NICCOLÒ MACHIAVEGLI, Secret.

(1) Notisi che in questa legazione non s'incontra mai Cifra, forse per oblivione del Machiavelli, che si dimenticò di por tarla seco alla sua partenza per questa commissione.

III.

Magnifici Domini, etc. Ieri scrissi a vostre signorie, e mandai con quelle per ▲ una mia de' 28, per la quale detti notizia a lungo dei ragionamenti ebbi con il papa in questo mio arrivare qui; di poi Sua Santità non mi ha fatto intendere altro, e io non la ho cerca, nè di nuovo io ho che scrivere altro, salvo che l'oratore viniziano ha escusato con la Santità sua questi fanti che quella signoria fa in Romagna, dicendo aver così per consuetudine di armarsi, qualunque volta i loro vicini si ar

mano.

La nuova dello imperadore, di che io scrissi a vostre signorie, che gli era venuto ai confini del Friuli, fu tratta fuora da questi Viniziani, e perchè ci è lettere da Ferrara che dicono come ei non è vero. Si crede, quando e' non sia, che l'ambasciadore la traessi fuori per ordine de' suoi signori, per tenere in sulle briglie il papa, e con questa nuova in su i principj di questa impresa raffreddarlo.

Qui è venuto oggi in poste un uomo del marchese di Mantova: non si è ben ritratto ancora la cagione della sua venuta, se non che si dice come quel marchese manda a scusarsi con il papa di non poter venire a trovarlo come gli aveva promesso; il che, quando sia vero, fa credere a qualcuno che per avventura il re di Francia si ridica: qualcun altro crede che la sia mera leggerezza e volubilità di quel marchese: intendendone meglio il vero, lo scriverò.

Ho vicitato monsignore di Ghimel, oratore qui per il re di Francia, e fattogli, come servidore di vostre signorie, quelle parole mi occorsono, rispose alla proposta conveniente. mente, e nel discorso del parlare mi affermò quella Maestà avere offerto al papa monsignore d'Allegri con cinquecento lance qualunque volta le voleva, e che le stavano a sua posta.

De' meriti di questa impresa io non posso dirne altro che quello che io ho scritto, cioè che il papa cavalca in persona, e va innanzi con le giornate disegnate, e al cammino ho detto: non solda ancora i fanti, e non ha in disegno altra gente che quella dissi a vostre signorie, e le sua quattrocento lance, compu tato due balestrieri per lancia, sono sotto il duca d'Urbino, e governate da Giovanni da

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