Le cause sociali della Rivoluzione Francese a popolazione della Sicilia sotto il dominio spagnuolo Intorno alle istituzioni sociali dei Celti alitiche: Le origini delle parti politiche in un Comune italiano ndice nell' interno della copertina) Um PROPRIETÀ LETTERARIA FRATELLI BOCCA EDITORI TORINO-MILANO-ROMA mministrazione: ROMA, VIA VENTI SETTEMBRE, 8 Un fascicolo: L. 2 per l' Italia Sommario della Rassegna delle pubblicazioni e delle Notizie . Pag. 100 SOCIOLOGIA GENERALE Riassunti di riviste: P. Mantoux, « Storia e di riviste. Annunci di opere e di articoli 104 STORIA DELL'INCIVILIMENTO - Riassunti di riviste: A. G. Keller, « La questione dei rapporti fra popoli civili e razze inferiori »; H. Hantick, << Le condizioni economiche della Boemia »; M. Dauberg, « Il Cile ». Annunci di opere e di articoli di riviste ANTROPOLOGIA ED ETNOGRAFIA. - Riassunti di riviste: G. Kraitshek, << La razza slava ». Annunci di opere e di articoli di riviste DEMOGRAFIA - Riassunti di riviste: F. H. Giddings, « Questioni sociologiche rispetto alla popolazione »; S. R. Steimmetz, « La discendenza delle persone notabili »; W. B. Bailey, « Il suicidio negli Stati Uniti. ». Annunci di opere e di articoli di riviste zioni economiche >>. PSICOLOGIA SOCIALE Riassunti di riviste: G. Blondel, « Trasforma Annunci di opere e di articoli di riviste Riassunti di riviste: P. Clerget, « Psicologia politica del popolo svizzero ». Annunci di opere e di articoli di Annunci di opere e di articoli di riviste Recensioni: ALESSANDRO LEVI, Arrigo Cavaglieri, << Il diritto internazionale e alcune recenti concessioni di territori »>. 128 130 ivi RODOLFO LASCHI, Augusto Bosco, « La delinquenza nei vari Stati d'Europa ». Annunci di opere e di articoli di riviste. MOVIMENTO SOCIALE CONTEMPORANEO Wronski, « Il socialismo in Polonia ». ticoli di riviste QUESTIONI SOCIALI CONTEMPORANEE Riassunti di riviste: C. Toesca di Castellazzo, « La protezione legale degli operai e gli accordi internazionali »; L. Caissotti di Chiusano, « Il problema delle abitazioni popolari ». Annunci di opere e di articoli di riviste. 138 140 Recensioni: R. RESTA DE Annunci 144 Università po 152 ROBERTIS, L. Credaro, « La pedagogia di G. F. Herbart ». di opere e di articoli di riviste NOTIZIE: Scuola libera di scienze politiche di Parigi. polare di Milano si rivoluzionaria, che sulla fine del secolo XVIII in una nuova forma di equilibrio la vita nafu l'ultimo termine di un lunghissimo e lene, iniziatosi fin da quando, nel secolo XI, la e politica del clero e della nobiltà cominciò utte le parti nelle città, dalla borghesia assoi e in corporazioni professionali, padrona della hezza del commercio e dell'industria, monopoo lucroso e onorevole di quasi tutte le profesad attribuirsi in quella società, in cui aumentava mica e morale, una parte sempre maggiore di le campagne, dai servi della gleba, stretti anche li, assillati dall'esempio delle franchigie cittanquistarsi la proprietà della terra e la libertà a la superficie del paese, dai re, i quali di mano crebbero in ricchezza e in potenza, si allearono loro associazioni la forza della legittimità, otmini e di denaro, e iniziarono con questi aiuti fortunata per domare i singoli feudatari, sopudali autonomi, creare la unità politica ed amancia. ia scoppiò la Rivoluzione, il grande sistema feuin cui il clero e la nobiltà possedevano quasi me ed esercitavano ogni potere politico ed am ministrativo, e il re fuori dei suoi scarsi domini diretti era un nobile come tutti gli altri privo di una stabile ed effettiva autorità, questo grande sistema sociale era ormai in ogni parte corroso e devastato e in preda a un profondo e indeprecabile dissolvimento. occupazione spregiata degl' ignobili Dei 50 milioni di ettari, che costituivano la proprietà fondiaria francese, i 300 mila ecclesiastici circa, che formavano il primo stato del reame, non ne conservavano più che un quinto, ed anche questo mal distribuito, perchè raccolto nelle mani degli alti dignitari o appartenente ai ricchissimi conventi, capitoli, abazie, mentre il basso clero e specialmente i curati di campagna soffrivano la miseria più squallida. Un'altra quinta parte rimaneva a rappresentare il retaggio delle 25 o 30 mila famiglie nobili, che formavano il secondo stato del reame; e fra queste come nel clero all'infuori di una piccola minoranza, che assorbiva le massime proprietà e viveva sfarzosa a corte e nei grandi centri urbani, tutte le altre vegetavano nelle provincie, attaccate alle vecchie opinioni medioevali, refrattarie al lavoro affaticate dai bisogni sempre maggiori della vita, digradanti da una relativa agiatezza nella massima povertà. Un'altra quinta parte delle terre apparteneva allo Stato e ai comuni. E il resto, cioè la metà delle terre private, era già passato nelle mani dei plebei; e su esso milioni di liberi coltivatori prolificavano, i quali dovevano poi durante la Rivoluzione completar bruscamente la secolare conquista, assaltando spezzando e appropriandosi a un tratto le terre possedute ancora dalle classi feudali; mentre a Bordeaux, a Marsiglia, a Nantes, a Lione, a Parigi, in tutte le grosse città, rigurgitanti di uomini e di lavoro, una borghesia audace e industriosa di appaltatori, commercianti, armatori di vascelli, costruttori di case, proprietari di miniere, di fonderie, di manifatture in seta, lana, cotone, azionisti di grandi compagnie bancarie, soci di case d'importazione ed esportazione, padroni di vasti domini coltivati da schiavi nelle colonie e di raffinerie nella madre patria, creditori dello Stato, banchieri e finanzieri, medici, ingegneri, avvocati e legisti, accumulava nei suoi forzieri tutta un'immensa ricchezza mobiliare, oscurava con lo splendore della propria potenza i blasoni della decrepita degenerante nobiltà, incombeva coi crediti e con le ipoteche su moltissime terre degli stessi ordini feudali, decimandone largamente i redditi a proprio vantaggio. E questa diciamo così dilatazione economica del terzo stato si manifesta in maniera più intensa, quasi vertiginosa, specie nel quarantennio che precede e prepara la rivoluzione: le industrie prendono un immenso sviluppo; già si tentano in esse le applicazioni della fisica e appaiono i primi abbozzi delle macchine a vapore; ad ogni giorno che passa è una nuova fabbrica che si apre, e in attesa che il carbon fossile sopravvenga ad alimentare il moto, intere foreste cadono rasate al suolo in servizio delle nuove officine; il commercio d'importazione e d'esportazione appare nel 1787, di fronte al 1715, quadruplicato; l'agricoltura rifiorisce, si perfeziona, tenta nuove vie sorretta dalle neonate scienze chimiche: un editto del 1763 autorizza il disseccamento delle paludi ed esonera dall'imposta le terre bonificate; un altro editto del 1766 esenta per 15 anni dalla taglia le terre messe novellamente a cultura e in tre anni, sotto questa spinta, sono dissodati 400 mila arpenti; il sistema delle grandi affittanze con forti capitali si sostituisce in molti luoghi alle piccole mezzadrie depauperatrici del terreno; si rialzano in proporzioni rilevantissime i valori e i redditi delle terre. È una rigogliosa e crescente vegetazione di liberi lavori, che dopo essersi per sette secoli abbarbicata intorno agli annosi tronchi feudali, oggi è giunta a superarli, disputa ad essi l'aria e la luce, li aduggia con la invincibile e feconda baldanza della gioventù. Alla espropriazione economica per opera del terzo stato aveva corrisposto la espropriazione politica per opera del re: questa, anzi, era stata più celere e più sistematica di quella; e mentre alla vigilia della Rivoluzione la nobiltà e il clero conservavano almeno la metà dei primitivi possedimenti fondiari, gli antichi poteri politici, invece, fin dal tempo di Luigi XIV, erano passati quasi per sempre nelle mani dei funzionari della monarchia. I quali in generale non provenivano nè dalla vecchia nobiltà nè dal clero, che appunto la politica secolare dei re mirava ad escludere dagli affari: erano, invece, d'ordinario uomini del terzo stato, per lo più legisti, senza tradizioni di famiglia, senza aderenze notevoli, che quando raggiungevano un grado elevato nella gerarchia burocratica il principe si degnava di nobilitare, ma ch'egli considerava sempre, e tali essi stessi si consideravano, come umili e passivi esecutori della regia volontà. Si era formata così una potente gerarchia di funzionari, che stringeva in una rete di |