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O, Lettera vocale dell' alfabeto

che presa

in forza di sust. è mascolino. OÀ — CIGAR O▲, Vagire; Piangolare; Piagnucolare, Proprio de' bambini. OBIÈTO, 8. m. Obbiezione o Obiezione, Obice, Opponimento.

QUESTO NO ME РА ОВІЕТО, Ciò non implica contraddizione, Cio non ripugna o non imbarazza.

ÒBITO, s. m. dal latino Obitus, che signi

fica anche Morte, ma noi usiamo questa voce nel sign. di Funerale; Esequie; Mortorio, cioè le cerimonie religiose che si fanno ai defunti.

ANDAR A OBITO, Andare al morto.

IGA FATO UN BEL OBITO, Il funerale è stato magnifico; pomposo. Funerale miserabile o simile, contrario. ÒBIZZO, s. m. Obice, Specie di cannone corto o di piccolo mortaio. Fu anche detto Obizzo.

OBLIGA, add. Obbligato.

OBLIGA INSIEME CO UN ALTRO, Coobbligato, cioè Obbligato come l'altro. Solidario o Solidato è l'Obbligato solidalmente.

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ESSER OBLIGA, Saper grado o buon grado di che che sia VE SON TANTO OBLIGA, Molle grazie; Gran mercè, Mi chiamo a voi debitore di tanta o molla riconoscenza. - NO RESTAR GNENTE OBLIGA, Non ne saper grado o Non ne sapere nè grado nè grazia. OBLIGAR, v. Obbligare.

OBLIGARSE INSIEME CON UN ALTRO, Obbligarsi in solido, vale Obbligarsi ciascun per l'intiero.

OBLIGATO, add. Obbligato; Obbligatissimo; Vi son molto obbligato, Maniere di rugraziamento.

OBLIGATO DE LA CAROZZA, Maniera fam. Poco o Niente obbligato; Non ne saper grado o nè grado nè grazia, V. INCAGAR. OBLIO, V. OBRIO,

OBOÈ, 8. m. Oboe, Strumento da fiato notissimo, al quale molti dicono in dialetto ABUE, V.

OBRIO, s. m. Obblio o Oblio, DimenticanÈ idiotismo per OBLIO.

za.

SE META TUTO IN OBRIO, Si pongano in oblio le andate cose.

OBROBRIOSO, add. Cencioso, Mal vestito, Coperto di cenci; ed anche Lurido o Lordo, Insudiciato.

ОСА

soletus o Osoletus) Disusato, Ch'è andato in disuso.

OCA, 8. f. Oca comune, detta in qualche luogo d'Italia Papera o Pavera, e da Linneo Anas Anser domesticus, Uccello acquatico domestico notissimo.

OCA SALVADEGA, Oca selvatica detta da Linn. Anas Anser. È uccello di passo e si piglia nelle paludi. Quando è preso e reso mansueto, diviene sterile.

OCA, nel parlar fam. si dice per Mallana, Specie di Maninconia - ESSER IN OCA, Aver il cimurro; Aver le lune; Aver la paturna, Dicesi di Chi è sdegnato o imbizzarrito CAZZAR VIA L'OCA, Cacciar via le passere; vale I pensieri noio si.

ANDAR IN OCA, Porre o Piantare una vigna, detto metaf. Vagellare, Non badare a quel che altri dica, Val anche nel sign. di Dimenticarsi di che che sia.

AVER LA PELE D'OCA, Esser arruvidato, in sign. di quella ruvidezza cagionata da soverchio freddo nelle carni.

VEGNIR EL PELO D' OCA, V. PELO.

ESSER FIO DE L'OCA BIANCA, Egli ha il vento in poppa; Egli è figliuol dell' oca bianca, valgono, Egli ha fortuna.

Fare il becco all' oca, dicesi anche in vernacolo, e vale Conchiudere il negozio, Riuscire perfettamente XE FATO EL BE.

CO ALL'OCA, Il dado è tratto, L'affare è fatto, il negozio è spacciato.

PORTAR L'OCA AL PARÒN, è un'altra maniera fam. che ha un di presso ritiene il precedente significato. Usasi specialmente tale espressione al giuoco, e si riferisce o ad un' accusata o a quell' ultima carta prevalente che serve per compiere i punti della partita o per uscire del marcio. Dicesi, per esempio, STA CARTA PORTA L'OCA AL PARÒN, e vuol dire Questa carta decide della vittoria; Abbiam guadagnato; o Abbiamo schifuto il marcio.

ZOGAR A L'OCA. V. ZOGAR.

TRE OCHE E UN PAVERO, Tre oche e un papero, Maniera fig. per dire Poca gente, Pochissime persone, quando si vuol alludere allo scarso numero di ascoltanti ad una predica, o a qualche accademia etc. OCA, add. lo stesso che INOCA e INCOCALIO,

V.

OCAGINE, s. f. Cervellinaggine; Balurdaggine.

OBSOLETO (coll' e larga) (dal latino Ob-OCARSE, V. INOCARSE O INCANTARSE.

OCH

OCASIÓN, 8. f. Occasione, Congiuntara.

PICOLA OCASION, Occasioncella, D' ordinario s'accompagna coll' aggiunto Menoma o Minima.

A L'OCASIÓN NOL VAL UN STRANUDO, Al cimento non vale tre piccioli o uno zero, Dicesi d' uomo di poco spirito.

A OGNI OCASION, Quando che fosse; Quando che sia; Ad ogni occasione.

CAUSA CHE DA OCASIÓN, Causa occasionale.

BISOGNA LEVAR L'OCASIÓN, Chi non vuol la festa levi l' alloro, Per iscansar quello che non si vorrebbe, bisogna togliere l' occasione. Levar il vino a' fiaschi o da' fiaschi.

Co L'OCASIÓN, Maniera fam. che vale Certamente; Si; Non v' è dubbio.

DAR OCASIÓN, Occasionare.

L'OCASION FA L'OMO LADRO, La comodità fa l'uomo ladro; E' fassi all' infornail pan goloso; ovv. All' infornare si fa il pan goloso, e vale che L'occasione ne induce sovente al male.

re

VEGNIR L'OCASIÓN, Balzar la palla o Balzar la palla in mano; Venire il destro, cioè Il comodo, l'opportunità. OCATO, s. m. Papero; Paperello; Paperino; Paperotto, Oca giovane. OCÈI, Leggesi in una lettera del Calmo: SEPARANDOVE FINA... DAL MAZÒR NUMERO DE VIVENTI IN OCEi ducali teritORIO etc. Questo non è che un latinismo arbitrario e faceto, in vece di in hocce ducali territorio, cioè a dire Separandovi dal maggior numero de' viventi in questo ducale dominio. OCHÈLA (coll'e larga) s. f. Loquela, Voce, Vociaccia. V. BATOLA.

AVER UN'OCHELA O UNA GRAN OCHELA, Esser tutta voce o cicala; Aver buona ciarla; Esser carnacchia; cornacchione. OCHELAR, v. Gridare; Stridere; Schia

mazzare; Strillare.

OCHÈTA, 8. f. Paperella, Oca giovane.
OCHIÀ, & m.)
detto ancora ALBORO BA-
OCHIÀDA, 8. f.)

STARDO, T. de' Pesc. Melanuro o Occhiata e Occhialone o Occhione, Pesce di mare, che si nomina OОся perchè i suoi occhi sono assai grossi relativamente alla mole del corpo. Rassomiglia all' Orata ed ha due grosse macobie nere una per lato della coda. È detto da Sistematici Sparus Melanurus Lion.

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no

OCHIADINA, 8. f. Occhiatina; SguardoliA LA PRIMA OCHIADINA, Di prima presa; Di primo lancio. OCHIAL, 8. m. che per lo più dicesi in plur. OCHIALI O OCHIA, Occhiale o Occhiali, Strumento notissimo e comunissimo, composto di due cristalli o vetri pel cui mezzo a' ingrandisce o rischiara la vista.

OCHIALI CHE INGRANDISSE, Occhiali ingranditori.

OCHIALI CHE FA BEN AI MI OCHI, Occhiali che mi fan bene, che mi rischiarano la vista.

OCHIALI CATIVI, Occhialacci; s' intende Occhiali che non sono adatti alla vista di chi li usa, per qualche loro imperfezione.

I OCHIAI DE FRA BERNARDO, si dice dai giuocatori per ischerzo la Carta del due di danari.

NO GRE VOL OCHIAI PER CONOSSERLO, V. CONOSSER.

ОCHILL, detto per agg. di Dente, Occhiale, dicesi Quello che ha corrispondenza coll'occhio.

PESSE OCHIAL, T. OCHIADA. OCHIALER, 8. m. Occhialaio, L'artefice che fa occhiali.

OCHIALÈRA, 8. m. chiamasi da noi la Moglie o Femmina di Occhialaio, alla quale secondo l'inclinazione della lingua ed altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Occhialaia.

OCHIALÈTO (coll' e stretta) s. m. Occhialino, Piccolo occhiale per guardare con un occhio solamente.

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re o Tonchiare e Gorgogliare, è il bucarsi che fanno i legumi. OCHIÈLA, s. f. e per lo più in plur. OCHIELE, Ucchiello o Occhiello, Quel piccolo pertugio che si fa nelle vestimenta, nel quale entra il bottone che l'affibbia. Più comunemente li chiamiamo BUSETA DEL BO

TON.

OCHIETIN OCHIETO

8. m. Occhietto ; Occhiolino. OCHIETO ALEGRO, Gli ride l'occhiolino e vale Si rallegra.

OCHIETO DEI FRUTI, Tecca, cioè un minimo che di cattivo, che principia nelle frutta quando vogliono marcire.

OCHIETO DE LE carte, T. del Foro, Oggetto o Obbietlo, Brevissimo compendio del contenuto di memoriali o scritture da presentarsi all'Autorità, che si scrive al di dietro di esse; ed è una specie di Rubrica. La legge ordinò che nella rubrica si scrivesse l'oggetto dell'istanza, e questa parola fu storpiata e mutata in OcHieto, ch'è divenuto comunissimo.

FAR D' OCHIETO, Far d' occhiolino; Dar d'occhio; Ammiccare, Accennare cogli occhi Fare agli occhi, vale Vagheggiare, far all' amore.

OCHIO, 8. m. Occhio, che dicesi anche Luce, e da scherzo Lucerna e Luciante.

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OCHIO ACUTO, Occhio aguzzo, Sottile, Che vede molto. Occhio o Occhi lincei o Occhi di lince si dicono di Chi ha vista acuta e perfettissima Occhio largoveggente, che vede di largo o di lontano.

-

OCHIO ATBATIVO, Occhio del ramarro; Aver l'occhio del ramarro, detto fig. vale Averlo bello.

OCHIO BOARO, detto nel gergo de' barcaiuoli, vuol dire il Culo.

OCHIO CIMEGHIN, Occhi sbirciati, Si dice del socchiudere gli occhi per osservar con più facilitá le cose minute: proprio di chi ha la vista corta. Sbircia di qua e di là; Sbirciandola un po' meglio e più da presso.

OCHIO DEL PREFAZIO, detto fig. Cipiglio, Guardatura torva. Guardar uno a stracciasacco; Occhio bieco; travolto, torvo.

OCHIO DA GATO, Occhi cesiïi ò di gatto, Occhi di color celeste misto tra il bianco e il verde azzurro ; i Latini li biasimavano. OCHIO DEI CARATTERI, Occhio, T. di Stamperia S'intende generalmente delle differenti grossezze de' caratteri.

OCHIO DEI FASOLI, V. FASIÒL.

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Ochio de manin, Maglia, V. MAGIA.

OCHIO DRETO, Locuz. fam. e fig. Mignon. o Cucco, V. BEGNAMIN ESSER L'OCH: DRETO DE UNO, Essere il braccio destro d uno, Essere colui di cui quel tale si serve in ogni sua cosa.

OCHIO FALSO, Occhio vetrino.

OGHIO SOLO, Monocolo o Unoculo. OCHI BARONI, detto metaf. vale Occhi furbi, V. OCHI CHE COPA.

OCHI BISATAI, Occhi sbattuti, languidi. OCHI BULEGHINI, Occhi vividi. OCHI CELESTI, Occhi cilestri. Cilestrini è il dimin.

OCHI CHE COPA, Aver un occhio che uccide il Cristiano, Dicesi di bell'occhio. Occhi assassini: Lucenti giri dell' anima.

OCHI CHE SFIAMEGA, Occhi di ramarro, Belli e vivacissimi. Le tue belle ciglia gettan tal luccichio, che la stessa Diana non ha tanto sp'endore.

OCHI DE CATO SURIAN, Occhi lussuriosi. OCHI DA MORTO, Aver gli occhi premuli da ferreo sonno, val Mortale.

OGHI FODRAL DE PERSUTO, detto fig. vale Occhi poco veggenti ; Occhi allucinati, ubbagliati. Tu non vedresti un bufalo nella

neve.

OCHI DE FOGO, Occhi di fuoco, di bragia, abbraciati o abbragiali; ovvero infocali, irritati.

OCHI DE ZOETA, detto fig. Occhi od Occhiacci di civetta, e per simil. Zecchini o Giallosi ardenti e lampanti.

OCHI FUBBI, Occhi grifagni, vale Accorti. OCHI INCAGOLAI O CO LA BOBA, Occhi cisposi, caccolosi; Occhi orlati di tonnina o di savore. Un par d'occhiacci orlati di

savore.

OCHI INCAVAI O IN DRENTO, Occhi incavernati o affossati o sfossati, cioè Concavi o indentro.

OCHI IN FURA, Occhioni.

OCHI INGARBELAI, Occhi scerpellati o scerpellini, Occhi che hanno arrovesciate le palpebre.

OCHI LAGREMINI, Occhi lagrimosi, che hanno il difetto di lagrimare.

OCHI MACAI, Occhi sbutluti. V. CAPAROZZOLI e FIGADEi.

OCHI PIANZOTI, Occhi imbambolati. OCHI SBARDELAI, Occhi sbalestrati, vale Mossi senz' ordine e senza modo.

OCHI SGARBELLINI, V. OCHI INGARBELAL

OCHI SPAVENTAI, Occhi spaventalicci. Occhi spaventalicci e imbambolali.

OCHI TORBI, Occhi sbattuti, intorbidati. OCHI TRADITORI O DA GALIOTO, Occhi truci o truculenti, crudeli, feroci, che mostrano crudeltà.

ОCHIO, detto in T. de'Vetrai, V. ARA. OCHIO DA PROVA, T. mar. Cubia, Quel foro a prova delle navi, per cui si fa passare il cavo dell' ancora che si vuol affondare. OCHI DA PUPA, Cantarette, Apertura alla poppa delle galere, dov'è incassato il timo

ne.

A оCHIO, A occhio, A vista; Comprare o Vendere o Dar a occhio.

A OCHI SERAI, Ad occhi chiusi; A chius' occhi; A tentone; Alla cieca FAR A SERA OCHI, Far che che sia a chius' occhi, detto fig. vale Francamente.

A OCHI VEDENDO, Ad occhi veggenti ; A suo veggente, valgono Palesemente, alla propria veduta.

ANDAR PER OCHIо, Smurrire; Sparire che che sia.

AVER SEMPRE DAVANTI I OCHI, Star fitto negli occhi.

AVER I OCHI DA SONO, Avere gli occhi tra' peli, Esser ancora sonnacchioso.

AVER I OCHI IN TESTA, Stare in guardia ; Slar in sè.

AVER O TEGNIR L'OCHIO A QUALCOSSA O A UNO, Avvertire; Aver cura; Aver l'occhio o gli occhi alle mani altrui, Osservare che altri non rubi o non fraudi Leva le pere, ecco l'orso. Prov. Avvertimento di aver cura alle cose quando sopravviene il pericolo di perderle. AVER I OCHI IN TESTA COI DRETI, Chi ha il lupo per compare porti il can sotto il mantello, e vale Chi ha a trattar co' tristi vada cauto AVER L'OCHIO A Turo, Tenere un occhio alla padella e uno alla gatla, cioè Aver riguardo e procedere

cautamente.

AVER I CAPAROZZOLI O I CARAMALI SOTO I OCHI, Aver sotto gli occhi quelle strisce o macchie brune e quasi nere, che sono indizio di mal essere, o d'aver esercitato con eccesso il coito; esse macchie noi chiamiamo familiarmente CAPAROZZOLI O CARAMALI.

BUTAR LA POLVERE IN TI OCAI, V. Butår. COLPO D' OCHIO, Occhiata; Rivolta d' occhio; Veduta; Batter d'occhio - UN BEL COLPO D' OCHIO, Un tutto insieme, Un' arnonia fra le parti che forma un bel tutto.

AVER UN GRAN COLPO D'OCHIO, Aver oculatezza, perspicacia, in sign. di Veder chiaro, Veder molto innanzi.

CAVAR I OCHI GHE NE XE TANTI CHE I CAVA I OCHI, Ce n'è un barbaglio, Ve ne sono tanti che fanno abbagliare.

COSTAR I OCHI DE LA TESTA, Costare o Valere un occhio; Costar salato; Costar il cuore o il cuor del corpo, Costar caro.

DAR NE L'OCHIO, Dar nel viso, vale Mostrarsi molto sfacciatamente. Dar negli occhi, vale Allettar la vista, piacere.

ESSER L'OCHIO MALVISTO, Essere il malveduto, Essere odiato.

FAR OCHIO O FAR PIÙ OCHIO, Dare o Far
occhio, Far più vistoso, e dicesi di Abito
o d'ornamento qualunque.

FREGARSE I OCHI, V. FREGAR.
LASSAR PER OCHIO, V. LASSAR.
LASSAR OCHI DRIO UNA COSSA, Non istac-
car l'occhio da che che sia, Non cessar
di guardare.

VARDAR CO LA COA DE L' OCHIO O SOTOCHIO
O DE BON OCHIO O DE MAL OCHIO, V. Vardar.
L'OCHIO DEL PARÒN INGRASSA EL CAVALO, V.
INGRASSAR.

LONTAN DAI OCHI, LONTAN DAL CUOR, V.
LONTAN.

MAGNAR O MAGNARSE I OCHI, V. Magnir.
OCHIO AL SCALIN, Maniera furbesca e fam.
Cheti e chinati, Modo che dinota, Doversi
procedere o parlare cautamente.
Sta a
rilente o Va a rilente o a rilento, cioè
Sta circospetto, rattenuto, cauto Guar-
da la gamba, vale Abbi l'occhio, Non ti
fidare Adagio a' ma' passi, Sii accorto.
RESTAR PER OCHIO, V. RESTAN.
SERAR UN OCHIO, Chiuder gli occhi a che
che sia, vale Passarlo senza considerazio-
Passar una cosa a chiusi occhi, |
vale Non ne far conto, Dissimulare, Far
vista di non vedere.

ne

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VERZER TANTO DE OCHI, Sbarrare gli occhi AVÈN AVERTO I OCHI, I cani portano le balestre; I mucini hanno aperto gli occhi, Saper il fatto suo.

PARLAR A QUATR' OCHI, V. PARLAN.
OCHIO DE bo, s. m. T. degli Uccellato-
ri, Codibugnolo terrestre o delle selve,
detto da Linn. Parus caudatus. Uccellet-
to di becco gentile, con coda lunga, che
somiglia alla Cinciallegra, e che fu da ta-
luno confuso col Pendolino. In alcuni pae-
si d'Italia si chiamano gli uccelli di que-
sta specie FRATINI ed anche PARUSSOLINI
DELLA CODA LUNGA; nel Vicentino si dicono
COTIMON.

OCHIO DE SANTA LUCIA, 8. m. T. de'
Pesc. Così vien chiamato l' Operculo o sia
quel corpo di sostanza calcarea, che attac-
cato all' animale chiude l'apertura della sua
conchiglia marina univalve, che vien det-

ta da' Sistematici Turbo rugosus, perchè in qualche modo somiglia alla parte esteriore del bulbo dell' occhio, quantunque sia d'un vivo del color del cinabro. I Pescatori Istriani gli dicono AMBULISE. OCHIÒN, s. m. Occhione; Occhiaccio.

EL GA OCHIONI! Maniera fam. Egli è largoveggente, Che vede lontano.

OCHIÒN, detto per Agg. a Persona, Attenditore; Osservatore, Che guarda, che

08serva.

OCHIOPULİN, 8. m. Lupinello, Sorta di callo che ritrae il nome dalla sua forma

di Lupino (FAVA LUINA). Sorta di malattia che suol venire ai polli negli occhi, quando enfiano e s' infiammano a foggia di lupino, che si cangia in una maglia o macchia bianchiccia.

OCHIOTÒGO è nn vocabolo di gergo de'

Barcaiuoli, che vuol dire Culo badiale. OCHIZAR, v. Occhieggiare, Guardar con compiacenza.

OCLUDER, v. Includere e Acchiudere, Inserire, chiuder dentro d' una lettera un'altra o simili.

OCLÙSA, add. Inclusa o Acclusa, dicesi di Lettera o carta qualunque chiusa in un' altra.

OCO, Cervellin d' oca; Castronaccio, Agg. d'uomo stupido.

ANDAR DE OCO, Cacar liquido; Scacazzare, e quindi Scacazzio; Aver la cacaiuola In sign. metaf. Far fillide mia, Rovinarsi, Fallire.

OCORENZA, 8. f. Occorrenza; Bisogno.

Fare le sue occorrenze è anche Locuz. di Foro, che s'usa presentemente, e vale Fare le sue incombenze o i suoi incombenti, cioè Quello che occorre ed incombe.

FAR UN'OCORENZA, Locuz. fam. Fare i suvi agi; Scaricare il ventre; Andar del corpo; Cacare.

OCORER, v. Occorrere, Bisognare.

NO OCOR DE DISGUSTARLO, Maniera fam. Non si deve disgustarlo, cioè Importa di non disgustarlo.

PER TUTO QUEL CHE PODESSE OCORER, A ben essere, posto avv. Per abbondare in cautela.

OCRESTA, Voce bassa che vale Orchestra.
OCULATO, detto per Agg. a Persona, Cau-
to; Circospetto; Ritenuto, e s'allude al
carattere ed al costume di taluno.
OCULICRISTI, 8. m. T. de' Fioristi, Ga-
rofano de giardini o Mazzetti, Fiore pro-
dotto da una Pianta coltivata ne' giardini,
chiamata da Linn. Dianthus barbatus. I
suoi fiori formano un fascetto terminale con
calice cilindrico, liscio.
ODIA, add. Odiato.

ESSER ODIA PIÙ DEL DIAVOLO, Esser fug-
gilo più che la malerba.
ODIO, 8. m. Odio; Odievolezza, Ira invec-
chiata.

L'ODIO FRA PAKENTI L'È EL PIÙ FIERO, Corruccio di fratelli fa più che due flagelli, per esprimere che L'odio fra parenti stretti è il più fiero d'ogni altro.

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OR? con inflessione interrogativa, vale
Vedete? E così? Non ve l' ho io dello?
A OE, V. in A.

OFESA, B. f. Offesa; Ingiuria; Oltraggio.
TOR PER OFESA, Recarsi che che sia per
offesa; Recarsela.
OFESO, add. Offeso.

CHIAMARSE OFESO, Adontarsi, ed anche Dispellare, verbo neutro, Recarsi ad onta, Prender onta, sdegno.

OFIZIAL, 8. m. che anche si dice UFIZIAL, Uffiziale o Offizia'e, Soldato al quale il Principe dà per brevetto una qualche autorità nel reggimento o nell'esercito. V'hanDo gli Uffiziali generali, gli Uffiziali superiori e gli Uffiziali subalterni. V. GENERAL, COLONELO, MACIOR, CAPITANIO, TENENTE, ARFIER.

Basso-Uffizial, Nome generico dell'estremo fra i gradi della gerarchia militare, co. me sono i Caporali nell' infanteria.

Solto-Uffiziale è il nome di quel Subalterno che è tra l'Uffiziale e il Basso Uffiziale, com'è il Sergente d' una compagnia. 'OFIZIALI DA BARCA con nome più onesto chiamavano alcuni ai tempi della Repubblica, (in vece di dire ZAFI DA BARCA O SCABoerio.

RAPONI) Coloro che ora si dicono Guardie di finanza, ma intendevansi quelli che giravano le lagune nelle barche e visitavano i viaggiatori.

NOVA OFIZIAL, V. NOVA. OFIZIALA, 8. m. dicesi la Moglie o Femmina d' Uffiziale, e intendesi militare. OFIZIAR, v. Uffiziare o Offiziare, Celebrar nella Chiesa i divini ulfizii.

OFIZIAR QUALCUN, Far buono o cattivo uffizio; Far maneggio, pratica; Pussare offizii; Raccomandarsi. OFUSCAR, v. Offuscare.

OFUSCARSE DE LA MENTE, Intcnebrire, Si dice che la mente intenebrisce, per dire che si confonde e perde il lume della ragione. OGIAR, v. Oliare o Inoliare, Ugnere o Condir con olio.

OGIO, . m. Olio e Oglio.

Olio vergine, chiamasi quello che cola naturalmente dalle olive non riscaldate ; ed è il migliore.

OGIO CATIVO, Olio sappiente, cioè Olio che ba troppo acuto odore.

OGIO DA BRUSAB; Olio da lucerna o di linseme.

OGIO DE LIVRANO, Olio laurino. OCIO DE MANDOLE, Olio mandorlino. OGIO DE MANDOLA DOLCE, detto metaf. per Agg. ad uomo, Mell fluo; Dolce; Pacato, Di maniere dolci ed affabili Acquacheta dicesi figur. di Quello che fa la gatta morta èd opera con accortezza Sputa zucchero

-

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a Chi nel parlare spiri o finga dolcezza. Piallone, dicesi a Chi blandisce, ed adula, detto così dall' effetto della pialla che liscia il legname.

OGIO DE MANDEAgola, Olio mandragolato. OGIO DE OLIVE VERDE, Onfacino. Ocio de Ravizzòn, Olio di navone salvatico o silvestre. V. RavizzÒN.

OGIO DE SASSO, Olio di sasso o Nafta. OGIO DE STRAZZòn, Olio dello straccione, Altro olio medicinale.

OGIO DE TARTARO, V. TARTARO. OGIO DE VETRIOL, V. Vetriòl. OGIO PEVERE E SAL PER CONZAR I SÈLENI, Pinzimonio, Voce dell' uso.

ANDAR COME UN OGIO, Correre o Scorrere bene, Dicesi di carrucole, pulegge e simili quando vanno su e giù senza difficoltà Detto poi fig. Correre a verso, suol dirsi di Cosa che vada a seconda e senza ostacolo. STAR DE SORA COME L'OGIO, V. STAR.

No GH'È PIÙ OGIO, Esser al lumicino o alla candela, vale All'estremo della vita. La candela è al verde.

METER L'OGIO IN TE LA LUME, Rifornire la lucerna, Rimettervi dell' olio.

QUEL DA L'OGIO, Oliandolo, Bottegaio che rivende l'olio al minuto.

TON IN OGIO, V. TON.

Ocio, dicesi da alcuni zotici per Loglio, Erba che nasce tra le biade. V. LOGIO. OGNIMENDECHÈ, o Ogni qual tratto Ch'è ch' è; Ad ogni qual trutto; A ogni tanto; A ogni stante; A ogni piè sospinto ; Bene spesso; Ad ogni momento; Ad ogni

poco; Trallo tratto; Di quando in quando.

OGNIQUALTANTO) V. OGNIMENDECHÈ.

OGNIQUALTRA TO)
OIMĖ, V. AIME.

OLA (coll' o largo) Interiezione appellativa, Ehi; Eh; Olà — OLA DOVE SEMIO? Olà dove siam nor? Albanese messere, Amore ha nome l'Oste; lo sto co' Frati; Tagliaronsi di maggio, si dice Quando alcuno domandato di qualche cosa non risponde a proposito.

Detto per interlezione eccitatoria, Alto : Bene; Escine; Mano; A noi; O via ; Su via. OLA (coll' o stretto) s. f. Pentola; Olla, Vaso di terra cotta ad uso di cuocere vivande.

TESTA DE OLA, detto fig. per agg. a uomo, Capo quadro, cioè Sciocco, Capo d' assiuolo; Zucca mia da sale; Testa busa. OLADEGA, 8. f. Volatica; Serpigine; Empeliggine o Impettiggine, Macchia che serpendo con pizzicore s'alza sopra la pelle. Pien de olideghB, Empetigginoso o Impeligginoso.

OLANDINA, 8. f. T. degli Uccellatori. Così chiamasi una Rete o Ragna fatta di filo semplice a maglie larghe senz' armadura che stesa a perpendicolo serve per prender le allodole ed anche i beccaccini. OLANDIZAR-OLANDIZAR O OLANDAR LE PENE, vuol dire Far pellucide o diafane o trasparenti le penne da scrivere, ad uso d'Olanda, donde venne la prima invenzione. Se questo bel ritrovato fosse avvenuto ai tempi di qualche autore classico della nostra lingua, avremmo probabilmente Pɛllucidare o Diafanare che non trovansi ne' dizionarii.

OLCO, 8. m. Olco, Pianta annuale che cominciammo a conoscere ne' tempi del già Governo Italico l'anno 1810, e che fu coltivata in tutte le provincie del Regno per cavarne dello zucchero. Specie di saggina, detta volgarmente Saggina d'Africa e da' Botanici Sorgum cafrum, e dall' Arduino professore d' agraria a Padova Holcus Cafer. Il suo grano, che maturasi più tardi delle altre saggine, serve per alimentare i polli, e dalla sua canna tagliata e spremuta si cava dello zucchero, ma in meschina quantità, come fu gia sperimentato a Padova a quel tempo, con grave perdita d'una società di speculatori. OLEGA. Lo stesso che VOLEGA, V. OLETA, 8. f. Pento'elia; Pentolino. OLİVA, 8. f. Oliva; Uiva. Frutto dell'olivo.

OLIVE MARZE O PATE, Ulive inoliate o innoliate, cioè Mature. OLIVA DE MAR, s. f. T. de' Pesc. Sorta di Conchiglia marina univalve, del genere delle Bolle, detta da Linneo Bul'o Hydatis. Ha per carattere una figura rotonda, incartocciata, pellucida; abita nelle lagune, ma il suo animale non si mangia. OLIVER, 8. m. Ovo, Albero notissimo che produce le olive, detto da Linn. Olea Europaa.

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OMBRA, detto per Pesce, V. OMBRÈLA. GNANCA PER OMBRA, simile all' altra GNANCA PER IN SONIO, Maniera comunissima, Nè men per sogno o per ombra · NoL ME XE PASSÀ IN MENTe gnanca per oMBRA, Nè men per sogno me l'ho ricordato. OMBRARSE, v. Ombrarsi o Inombrarsi, vale fig. Insospettirsi, Temere, e più comunemente si dice delle bestie, ma s'appropria anche all' uomo. V. OMBRIOSO. OMBRE, s. m. Ombre, Voce Spagnuola, che propriamente significa Uomo. Giuoco di carte notissimo, che si giuoca da noi però con alcune modificazioni, e chiamasi ROCHEMBOLD, O ROCOLO V.

OMBRÈLA, 8. f. Ombrello e Ombrella, Arnese noto, che serve per ripararsi dalla pioggia e dal sole camminando.

BASTONI DE L'OMBRELA, Asticciuole MANEGO, Asta.

OMBRÈLA DEL FONGO, Cappello, La parte superiore, a guisa d' ombrello, de' funghi. OMBRELA O OMввA, 8. f. T. de' Pesc. Ombrina o Sciena, Con tali nomi nostri vernacoli chiamansi qui per lo più i pesci giovani del Labrus Chromis e della Sciana Cirrosa di Linneo: benchè dir si possa che il nome OMBRA è piuttosto generale e dassi da' Pescatori anche ad altri pesci. OMBRELA, dicesi da' Pescatori anche al CORBO, ma quando è piccolo. OMERELER 。 OMBRELARO, s. m. Ombrel

laio e Ombrelliere, Colui che fa gli ombrelli, o che gli aggiusta. OMBRELÈRA, 8. f. La femmina dell' ombrellaio, la quale sull' esempio di altre voci consimili, potrebbe dirsi Ombrellaia. OMBRELİN, 8. m. Parasole; Solecchio e Solicchio, Piccola ombrella coperta di seta che serve alle donne, per ripararsi dal sole. OMBRÈTA, 8. f. Ombrella e Ombrina, dim. di Ombra.

OMBRIA, 8. f. Ombra.

OMBRIA O LOMBRIA 8. f. T. de' Pesc. Piloto o il Pilota, Pesce di mare detto da Linneo Gasterosteus Ductor. Ha il lateralcorpo mente compresso e il ventre alquanto aurato. Questo pesce si vede in compagnia de' voraci, benchè in qualche distanza, e credevasi esser loro conduttore: dal che gli fu dato il nome specifico di Ductor; ma è poi certo dalle osservazioni fatte, non esservi esso che per profittare degli avanzi delle loro prede. Segue parimenti i vascelli per mare: dal che il nome italiano ed anche francese, Pilota.

OMBRINALI, T. Mar. V. Brunali. OMBRIOSO, add. Ombroso, Agg. a Cavallo o simile bestia, che ombra, che teme. OMBRIZAR, v. Ombreggiare, T. de' Pittori, Dare il rilievo alle pitture colle ombre; Fare le ombre.

OMBROSO, add. Ombroso; Ombrevole; Ombrifero, Pieno d'ombra.

Parlandosi di Persona, Sospettoso ; Fantastico; Pigliar pelo ; Insospeltire. Parlando di animali, V. 'OMBRIOSO. OMENATO, s. m. Omaccio; Uominaccio, Uomo dispregevole.

OMENÈTO, 8. m. V. OMÈTO.

OMENÈTI, detto in T. di Bigliardo, Birilli, Voce Fiorentina. Si chiamano certi Pezzetti di legno o d'avorio, che si dispongono ritti nel mezzo del bigliardo per giuocare, e si fanno cader colle biglie, nel così detto Giuoco de' brilli.

OMENETI, detto in T. de' Bericuocolai, Specie di pastiglia quasi dolce tagliata a fette e leggermente biscottata. Bastoncelli. Pasta vergata.

OMENON, 8. m. Uomaccio, Personaccia; Uomaccione, Uomo di statura grande.

OMENON dicesi ancora per Grand' uomo ; Uomo dotto, sapiente. OMÈTO, 8. m. Uometto; Ometto; Omino; Omuccio; Uomaccino; Omicciato, Piccolo

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trave che pende isolata dai cavalletti del tetto.

OMO, e nel plur. OMENI, Uomo e nel plur. Uomini.

OMO A LA MAN, Uomo affabile, benigno; praticabile, conversevole, socievole, trattabile, di facile abbordo.

NO GH'È OMO SEnza difeto, V. DIFETO. OMO AL TEMPO, Uomo attempato o attempatetto. E' non è come l'uovo fresco nè di oggi nè di ieri, si dice di Chi è uomo in età, Moltilustre; Annoso; Longevo. OMO ARIOSO, V. ARIOSO.

OMO BEN MESSo, Uomo di bella taglia, massiccio, atticciato.

OMO BEN TEGNÙo, Attempatotto, Vecchio ma vigoroso e di buona salute.

OMO BEN TRESSA, V. Intressi,
OMO BON DA GNENTE, V. BON.
OMO BON DA TUTO, V. BON.

ONO BRUTO, Bertuccione, Uomo brutto e contraffatto.

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OMO DA FIDARSE, Uomo da mettergli il capo in grembo Uomo di ricapito vale Capace di eseguir ben le cose.

OMO DA NO FIDARSE, Non ti fidar col pegno o col pegno in mano.

OMO DA PALAGREmo, V. in MagazÈN.

OMO DA SENO, Uomo assennato, assennito; considerato.

OMO D'ARMADA, Uomo di spada, di guerra militare.

OMO DE CONDIZIÒN, Uomo d'alto o di grande affare, di portata, di qualità, di condizione.

OMO DE CONSIENZA, Uomo coscienziato, Che è di buona coscienza. Coscienzioso, vale anche Serupoloso.

OMO DE CREDITO, Uomo accreditato, creduto, riputato, stimato; Che ha buona fama. OMO DE GARBO, Uomo di garbo; Uomo di conto, degno di stima; Uomo di tutta botta; Uomo di pezza; Uomo d' assai.

OMO DE GIUDIZIO, Massaio o Massaro, Uomo da far roba e mantenersela. OMO DE LA LEGE, V. LEGE.

OMO DE LEGNO, Appicca cappe, Arnese di legno per sostener vesti.

OMO DE LE MUNEGHE, Servigiale d'un monastero.

OMO DE MERITO, Valent' uomo o Valentuomo.

OMO DE MONDO, V. MONDO.

OMO DE PAROLA, Uomo di sua parola o Attenditore di sua parola. BISOGNA ESSER OMENI DE PAROLA, Chi promette e non mantiene, l' anima sua non va bene.

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