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Italiano l'ha visto Pha baciato s'è alzato gli ha detto. Mondovì r'd vistro r'à basaro s'è aussàse u j' à dije.

In questi esempj, se il pleonasmo è caratteristico del piemontese, i pronomi ro, u per lo, egli, sono alla lor volta caratteristici del gruppo monferrino, e lo distinguono dagli altri due. Che anzi le medèsime voci u, ul, er, ro, ra vàlgono talvolta a rappresentare, oltre ai pronomi personali, anche gli articoli il, lo, la, come presso i dialetti liguri.

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Altro carattere distintivo dei tre gruppi abbiamo nell'uscita dei futuri dei verbi, che è sempre in o oppure ai nel primo gruppo, ù nel secondo, ed ò nel terzo.

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Molte sono le varianti caratteristiche di simil fatta atte a sceverare i tre gruppi, l'esposizione delle quali comporrebbe un trattato grammaticale, anzichè un ràpido Saggio quale ci siamo proposti di tracciare. Numerose varianti sono da notarsi altresì nella pronunzia, la quale è più stretta nel piemontese, e resa aspra dal frequente accozzamento di molte consonanti per la soppressione delle vocali radicali; più aperta, più vocalizzata e sonora nel monferrino, che segna il passaggio alle vocali aperte dell' emiliano; più piana e più schiacciata nel canavese, che sente dell'influenza lombarda.

Inoltre è caratteristico nel Piemontese un suono nasale affatto distinto dal nasale lombardo e francese, il quale è assai temperato nel Monferrino, e si dilegua presso che interamente nel Canavese.

Così il suono della ö tanto frequente nel Piemontese, va scemando nel Canavese, e si dirada oltremodo nel Monferrino. Altra serie non meno ragguardèvole di radicali dissonanze fra i tre gruppi ci pòrgono i lèssici rispettivi, in ciascuno dei

quali si trova un número stragrande di radici strane e primitive ignote agli altri due. Ed è invero a lamentarsi, come in tanta dovizia di materiali e in tanto commercio di studj, non si sia pensato sinora a raccogliere le voci proprie di tante separate provincie, che avrebbero arricchito la scienza etnogràfica di importanti rivelazioni; dappoichè, per quanto ci consta, di tutta la vasta regione pedemontana fùrono compilati sinora più o meno copiosi Vocabolarj solo della parte piemontese propriamente detta, restando negletta la canavese e la monferrina non meno di quella importanti. Che anzi della stessa piemontese le ricerche vennero ristrette ai dialetti del piano e delle città precipue, trascurando il prezioso patrimonio dei monti; ond'è che non troviamo nei vocabolarj piemontesi le voci scerre, barbár, baiché, usate ad Acceglio ed a Valdieri per scegliere, dissipare, perchè; né le congiunzioni abu, bu, bo, avö, embo, usate sulle alpi marittime e graje per esprimere con, le quali ricordandoci l'ab delle lingue romanze, ci pòrgono l'etimologia dell' avec dei Francesi, dell'appo e dell'ambo degli Italiani.

Per la stessa ragione non vi si rinvèngono le voci gori, dürbi, colle quali alcuni dialetti canavesi esprimono padre, nè bot, cet, mül, pojn, toison, colle quali altri esprimono figlio, nè cento e cento altre strane radici, che pur mèritano la seria attenzione del linguista.

Se non che tutte queste voci strane appartengono solo ad uno o a più dialetti, non mai a tutti i componenti l'uno o l'altro gruppo, e perciò ci riserviamo a pòrgerne un Saggio nel seguente Vocabolario, come pure preferiamo appuntare nel seguente paràgrafo le proprietà più salienti, che, sebbene comuni ad alcuni dialetti d'un medèsimo gruppo, non lo sono di tutti.

§. 3. Proprietà distintive dei singoli dialetti.

Nel gruppo Piemontese abbiamo superiormente distinto i dialetti del piano e della parte inferiore dei monti dagli alpigiani, come quelli che più si accostano alle forme occitàniche; a render ragione ed a chiarire nel tempo stesso questa prima divisione sommaria, vàlgano alcune osservazioni.

Primieramente, d'ordinario gli alpigiani risòlvono in dittonghi alcune vocali radicali italiane, che il piemontese conserva:

fratello

Italiano padre
Piemontese pare padre fratel

Alpigiano

muojo tocca möri toca

paire pairi fráire frairi muèro tuòccia.

Più sovente ancora raddolciscono il suono duro della c, scambiandolo nella ci italiana, in quelle voci che i Francesi raddolciscono pure, permutandolo nella sibilante ch.

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Permutano ancora nello stesso suono ci italiano la t nelle sillabe finali ta, te, ti, to, tu, ciò che abbiamo notato come caratteristico del gruppo monferrino a distinguerlo dal piemontese.

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A simiglianza dei dialetti occitànici, alcuni alpigiani fanno

plurali i loro nomi e gli aggettivi aggiungèndovi un's, che pro

nunciano:

Italiano i porci

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i miei amici le femmine

allegri. allégres.

Alpigiano lus cusciùns muns amis les femmes

Nella costruzione di alcune frasi gli alpigiani, seguendo la forma occitànica, premettono al verbo il pronome reciproco, che i Piemontesi pospongono, come gli Italiani.

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Alpigiano per se levar de m'en tornar
Francese

pour se lever

per me regiui de m'en retourner pour me réjouir.

Per último il vocabolario dei dialetti alpigiani è molto più affine a quello degli occitànici, che non il piemontese. Basta notare le voci maisùn, valés, repát, cusùn, répondü, rien, baiché, e tante altre voci quasi prette occitàniche, delle quali inscriremo le più comuni nel seguente Saggio di Vocabolario.

Ciò premesso, fra le proprietà più caratteristiche del dialetto Torinese, e quindi ancora della maggior parte del gruppo dal medèsimo rappresentato, sono da notarsi:

La frequente elisione delle vocali nel mezzo delle parole, che ne rende aspra la pronunzia coll' accozzamento di molte consonanti di sèguito. Italiano ancora per Torinese dcò

menare minulo visto sottometterlo pr mnè mnü vdü sotmétlo.

La mancanza del suono z duro italiano caratteristico dei dialetti lombardi occidentali e dei francesi, coi quali confina, al cui posto sostituisce il suono della s dura.

Italiano prefazione colazione grazia avanzare sostanza Torinese prefassión colassión grassia avansè sostansa. La soppressione della sillaba finale re nei verbi terminanti in italiano in ere breve.

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La permutazione in è grave o aperto dell'uscita in are dei

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La mancanza del suono italiano sc, al quale sostituisce la s

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La permutazione delle sillabe iniziali ra, ri in ar.

Italiano raccomandare ribattere rimproverare

Torinese arcomandè

arbatte arprocè

ricetta

arseta.

La permutazione dell' al nel dittongo du quando si trovano

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Italiano crédere créscere
Torinese cherde cherse

lievito crepare credenza chersent cherpè cherdensa.

L'Astigiano è oltremodo affine al Torinese partecipando generalmente di tutte le sue proprietà caratteristiche, con leggere eccezioni. Se non che, essendo posto a contatto col gruppo monferrino, ne senti l'influenza così nella pronunzia, che nel periodo è più sonora, come nelle voci, alcune delle quali sono caratteristiche del Monferrino, come p. e. cost-qui, che il piemontese esprime con cost-si, o chial-si; i' èi per avete e talun' altre.

Questa influenza per altro del Monferrino è molto più manifesta nell' astigiano rústico, ove appàjono gli articoli er, ra, ro in luogo dei piemontesi 'l, la; dove la ü, come nell'Alessandrino, si cangia talvolta in i, dicèndosi titt per tutti, oni per venuto, bittè per büttè, ossia mettere, gettare. Per questo appunto abbiamo detto, èssere l'astigiano l'anello che congiunge il gruppo piemontese al monferrino, sebbene quello che si parla nella città d'Asti sia quasi idèntico al torinese.

Lo stesso dobbiam dire del Fossanese, il quale si distingue a mala pena dal Torinese per una pronunzia più stretta che solo un fino orecchio può sceverare, e per qualche modificazione leggera di voci, come frèl per fratèl, vilèt per vitèl, e simili. Ove però si vada scostandosi dalla città per entro i monti, la rùstica favella vi assume alcuni caratteri dei dialetti alpigiani coi quali confina.

Così, p. e., a Cuneo i participj dei verbi che nel torinese èscono in dit, si vòlgono in èit.

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Ben più distinto dal Torinese si è il dialetto Valdese parlato in tutta la valle di Luserna, il quale sebbene partecipi dei principali caratteri di quello, pure segna chiaramente il passaggio dal piemontese all'occitànico. La sua pronunzia è alquanto piana, non sopprimendo le vocali intermedie, e talvolta ancora serbando le finali. Scambia d'ordinario la vocale o in u, ciò che lo distingue dagli altri dialetti piemontesi.

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