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mero dei dialetti alpigiani ancora la s, come in tutti i dialetti francesi. L'uso prevalente per altro di troncare le voci, elidendo le ùltime vocali, rèndono impossibile, per lo più, lo sceverare il singolare dal plurale senza il soccorso degli articoli.

Gli aggettivi, per lo più, sono corruzioni delle voci italiane, eccettuale le radici indigene e forse primitive peculiari di ciascuno. Nessuna legge per altro ne règola la formazione, tranne per avventura quelle che derivano dall'italiano, come a cagion d'esempio l'affissione delle particelle in, dis al positivo per renderlo negativo, nelle voci ütil, inütil, güstós, disgustós, ed altretali. Per la distinzione dei gèneri e dei numeri, sèguono le poche varianti che abbiamo accennato nei nomi; e divèngono diminutivi, aumentativi, peggiorativi, comparativi o superlativi con leggere flessioni, che derivano chiaramente dalle corrispondenti italiane, sebbene più o meno alterate e mutilate, a norma delle varie pronunzie.

Anche i pronomi derivano dalle radici comuni a tutte le lingue indo-europee, e nella strana forma che li modifica si accostano assai più alle lingue della Francia, che non all'italiana. I personali sono: i, mi, me; ti, te, tü; w, él, lü; chièl, chiàl; lè, chila, che rèstano indeclinabili nel singolare, e nel plurale volgono in noi, i, noȧč, voi, i, vodě, lor, lur, cui-là, e variamente ancora. Nei casi obliqui sono preceduti dalle preposizioni, tranne il dativo che per la prima persona è me, o m', per la seconda, te, o t', e per la terza si maschile, che femminile, è j, je, li, gi, che corrispondono alle voci italiane gli, le.

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I pronomi possessivi, sebbene derivati del pari dalle radici latine, vi subiscono molte e strane variazioni; per addurne alcuni esempj, mio vi è rappresentato colle voci: mè, miau, mio, miu, mon, mun; il pronome tuo colle voci: tio, tiau, ton, to, tiu; così suo con: sò, son, sio, sun; e lo stesso dicasi dei pronomi nostro, vostro, loro. Di qui si vede, come la forma allontanandosi dall'italiana, si accosti all'occitànica, ed in qualche dialetto sia pura francese.

Ancor più vàriano, assumendo forme francesi, i pronomi dimostrativi questo e quello, che in un medèsimo dialetto sono espressi in molteplici guise. Per citare le più comuni, vàlgano i

seguenti esempj. Questo vi è alternamente rappresentato da achést, achést-issi, se-si, só-si, cost, cust, cust-si, sto, sto-sì, chést, sito, sel-issi; e quello, colle voci: chèl, lò, achél, se-là, col, cul, cul-là, ed altre varie, che si possono scorgere nei Saggi che soggiungeremo in seguito.

Nella conjugazione dei verbi prevalgono ora le forme e le inflessioni dei verbi italiani, ora quelle dei francesi, si le une che le altre modificate a norma delle varie pronunzie. Se si volesse tener conto delle continue varianti che s'incontrano, non solo nei molti verbi da dialetto a dialetto, ma in un solo dialetto medesimo, si richiederebbe un volume per le conjugazioni e due per le varianti. Ciò nulladimeno in tanta congèrie di forme diverse, trapela pur sempre in ciascun gruppo un certo tipo generale di conjugazione, intorno al quale più o meno da presso si aggirano le varianti stesse dei molti suddialetti; e questo tipo comune rinviensi appunto in due conjugazioni principali dei dialetti che rappresentano ciascun gruppo, di Torino cioè, di Ivrea, e di Alessandria. A questi tre tipi, dei quali porgiamo le conjugazioni, abbiamo avvisato indispensabile apporre a riscontro la conjugazione degli stessi verbi nel dialetto di Mondovi, come quello che congiungendo insieme i gruppi piemontese e monferrino alla famiglia dei Liguri, forma quasi un quarto tipo distinto.

Anche qui, come si scorgerà di leggeri, manca del tutto la voce passiva, alla quale venne surrogata la composizione del verbo ausiliare èssere col participio di ciascun verbo, che varia più o meno in ogni dialetto. Così pure nella voce attiva mancano quasi tutti i tempi passati, che appunto, come in tutte le lingue neo-latine, vi sono composti dell' ausiliare avere e del participio. Nell'impossibilità di appuntare in un semplice Saggio le innumerevoli forme ed anomalie che si riscontrano in tanti svariati dialetti e suddialetti, facciamo voti perchè, riconosciuta l'importanza d'un lavoro compiuto, gli eruditi d'ogni singolo paese, i quali soli possono condurlo a buon fine, provvedano finalmente a questa deploràbile lacuna, illustrando la favella dei loro avi, nella quale e colla quale apprèsero a pensare.

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che mi i porfa che ti t' porte che chiel a porta che noi i porlo che voi i porte che lor a porto

che mi i portéissa che ti t' portéisse che chiél a portéissa che noi i portéisso che voi i portéisse che lor a portéisso

Modo Congiuntivo.

Tempo Presente.

ch'i porta
ch' ti t' porte
ch' chiel a porta
ch' nui i portu
ch’ vui porte
ch' lur a portu

ch' mi porta
ch' ti t' porti

che mé a porta
che té t' porte
che cul-là 'I porta
che noi a porto
che voi i porte
che cui-là i porto ■ ch' chèi portu

Tempo Passato Pròssimo.

ch' mi i portéis
'ch' ti t' portéisse

ch' chét porta
ch' noàc portmo
ch' voàč porti

che mé a portéissa|| ch' mi porfàissa
che té t' portéisse ch' ti t' portàissi

ch'chiel a portéische cul-là 'lportéissa ch' chét portàissa

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