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qualvolta vogliano scrivere il proprio dialetto; di qui nasce la noja e il disgusto che provano i fanciulli d'ogni nazione, quando incominciano a leggere; di qui finalmente derivano le difficoltà, che disviano persino gli adulti dallo studio delle lingue straniere, costringèndoli a logorare il cervello tra le più strane e ripugnanti leggi ortogràfiche, per imparare a leggere. Ora tutti questi inconvenienti essendo più o meno comuni a tutte le scritture conosciute, ne segue necessariamente che, per determinare con precisione la serie de' suoni propri di ciascun dialetto, è d'uopo raccoglierli dalla bocca del popolo stesso che lo parla, e non dal modo di scrivere usato dal medesimo per rappresentarli. Dall' enumerazione degli esposti inconvenienti, e d'altri molti che si potrebbero aggiungervi, appare altresì dimostrato quanto vantaggio ritrar si potrebbe dalla formazione d'un alfabeto europeo atto a rappresentare la serie de' suoni proprj di tutte le nazioni d'Europa, e che a tutte fosse comune. Non v'ha dubio che questo mezzo, mentre agevolerebbe oltremodo lo studio delle lingue straniere, predisporrebbe la gioventù alle varie pronuncie, e ravvicinerebbe tra loro le più disparate nazioni.

Il secondo elemento da noi proposto come guida nello studio comparativo delle lingue, si è il sistema concettuale, vale a dire la concatenazione delle idee e l'ordine col quale si succèdono in ogni lingua; sistema che, sotto altro aspetto e con diverso intento, fu da celebri filòsofi sviluppato. Bacone fu il primo che, abbracciando d'un solo sguardo la congerie tutta delle cognizioni umane, tentasse sviluppare l'importanza mentale del linguaggio. Questo tentativo appena trac

ciato dal filosofo inglese, fu coltivato da Locke, il quale riconoscendo nel linguaggio un potente mezzo analitico, lo riguardò come collaboratore del pensiero; da quell'istante la scienza del linguaggio entrò nella giurisdizione della filosofia. In seguito questo principio fu svolto da Condillac, da Rousseau, da Süssmilch, da Herder ed altri, i quali con differenti sistemi consideràrono sempre il linguaggio in generale, e cercarono nel suo artificio il processo della mente nella formazione delle idee, o nell'origine e nell'ordine delle idee l'origine e la formazione dell'arte del dire. Goulianoff, Schlegel ed il barone Guglielmo di Humboldt spinsero ad alto grado questo principio, dirigendo i loro studj ad illustrare la grammàtica generale, e determinare lo studio fondamentale delle lingue. In quella vece, assumendo il medesimo principio tal quale venne da quei sommi sviluppato, noi ne proponiamo l'applicazione alla linguistica, risguardandolo qual mezzo principale pel confronto dei singoli idiomi.

Di fatti: se decomponiamo una proposizione negli elementi che la rappresentano in una lingua, abbiamo una serie d'idee disposte con ordine determinato; ripetendo la stessa operazione nella medèsima proposizione espressa in altre lingue, abbiamo altretante serie d'idee disposte in altretanti ordini più o meno svariati; ed instituendo un confronto, si tra la natura delle forme adoperate in ciascuna lingua a rappresentare un medèsimo concetto, come tra le varie leggi che in ciascuna determinano il rispettivo posto, scopriremo la maggiore o minore dissonanza delle forme logiche in quelli idiomi. Procedendo con quest'esame nel confronto di parecchie lingue di natura diversa, troviamo

generalmente affatto diverso il processo mentale nella forma rappresentativa d'ogni concetto complesso: ciò che appunto costituisce principalmente la diversa natura delle lingue medèsime; ma la stessa osservazione și ripete assai sovente eziandio negli idiomi costituenti una medèsima famiglia e, quel che è più, nei dialetti d'una stessa lingua! Esaminando questo fatto nelle lingue, delle quali ci è nota fino ad un tèrmine abbastanza rimoto l'istoria, abbiamo assai di frequente riconosciuto che le nazioni, le quali si ridussero a mutare la propria lingua, trasportarono nel nuovo dialetto le forme mentali proprie della primitiva favella. Ne pòrgono chiari e convincenti esempj i dialetti lombardi e pedemontani, le cui forme, dissonando dalle latine, concòrdano per lo più con quelle dei cèltici dialetti, sui quali il latino vocabolario fu innestato. Parecchi esempj ne pòrgono i molteplici dialetti inglesi, nei quali prevalgono parimenti le forme del cèltico, e più chiare prove ci somministrano i popoli finnici e slavi germanizzati, i quali, sebbene parlino e scrivano in lingua tedesca, ciò nulladimeno tendono a scrivere una lingua piana, la cui costruzione palesa nello scrivente l'origine diversa.

La forza prepotente dell'abitudine potrebbe per avventura èssere bastèvole spiegazione di questo fatto; giacchè egli è ben agevole immaginare quanto difficil cosa esser debba alla massa inculta d'una nazione il rappresentare i proprj concetti con idee e forme di- . verse da quelle alle quali è assuefatta sin dalla puerizia; ed è ben più naturale che, serbando queste forme nella nuova lingua impòstale, le tramandi alla posterità, insegnandole nel commercio doméstico alla prole crescente; ma una ragione del pari sufficiente ci sem

bra poter desumere dalla varia tendenza delle facoltà intellettuali dell'uomo. Egli è certo, che la potenza del concetto, del confronto e dell'induzione non è eguale, nè molto meno temprata sopra una medèsima forma in tutte le nazioni; ma ciascuna, a norma dell' intensità e del grado delle sue attitudini, vedendo e considerando sotto aspetti differenti gli oggetti, ne concepisce in varia guisa e per diverse vie l'esistenza ed i rapporti; ed il linguaggio, il quale, come collaboratore del pensiero, ne riflette l'imagine sensibile, deve quindi essere modellato sulla medèsima forma. Ora il complesso delle facoltà intellettuali dell' uomo è strettamente collegato agli òrgani materiali componenti il suo cervello, i quali, manifestandosi per lo più anche nel complesso delle forme esterne del cranio, costituiscono ciò che i fisiologi chiàmano tipo, o impronto distintivo di ciascuna nazione. Perciò al bel cranio ovale della stirpe caucasea va unito il più dovizioso corredo di facoltà intellettuali, mentre la tardità mentale del povero Negro si annuncia dal cranio deforme e compresso. Dopo ciò, se, come attestano le costanti osservazioni dei fisiologi, questo impronto segnato dalla divina Providenza in ogni nazione si mantiene invariato a traverso l'avvicendarsi dei sècoli, e in onta al cangiamento del suolo e del clima, come potrà variare ad un tratto l'attitudine mentale, che è il vero produttore e regolatore del materiale?

Nè con ciò vogliam dire, che i dialetti parlati siano stazionarj, come una lingua morta deposta nei còdici delle biblioteche; è ormai dimostrato, che le vicende della vita imprimono una mobilità continua nei dialetti viventi; essi cangiano inosservati ogni giorno; novelle voci succedono ad altre che passano in oblivione;

nuove frasi vanno sostituendosi a quelle che rappresentano idee o costumi che più non sono, per modo che, nel volgere delle generazioni, eziandio senza cause violente, ed in virtù del mero òrdine naturale delle cose, tutti i dialetti subiscono inevitabili trasformazioni; ma queste restringonsi per lo più alle parole, alle frasi ed a certi modi, senza estendersi alle forme, le quali non si perdono interamente mai; e quindi stabiliremo, che ogni qualvolta, decomponendo varie proposizioni idèntiche in due o più lingue diverse, vi riscontriamo eguali elementi insieme collegati da una medèsima legge, la communanza d'origine tra le due nazioni che le parlano è assai probabile.

Quanto abbiamo sin qui esposto ci sembra sufficiente a provare la necessità d'aggregare l'anàlisi sonora e concettuale alla grammaticale ed alla lessicale nel confronto delle lingue, onde sollevare anche questo studio al grado di scienza positiva. Prima però di chiùdere questi cenni normali osserveremo per último, come appaja dai medesimi manifesta la falsità degli ingegnosi sistemi di Herder, Condillac, Nodier e dei moderni linguisti teutonici, i quali, considerando il linguaggio come òpera delle generazioni, gli attribuirono una continua lògica progressività, come se dall'informe emprione d'una lingua semplice, formata di sole interjezioni, l'uomo avesse potuto passare a poco a poco a quell'artifizioso edificio grammaticale, col quale rappresentò più tardi le minime gradazioni e modificazioni del pensiero. Sebbene sia questa una questione estranea al nostro divisamento, ciò nullostante, porgendosi ovvia la soluzione negli esposti riflessi, osiamo asserire che l'incomprensibile dono della favella venne

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