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le parlano. Prima che dai Romani, la storia ci addita il nostro paese occupato dai Celti, che, divisi in Cenomani, Insubri, Senoni, Boj ed altre tribù, si ripartirono a vicenda il dominio delle nostre pianure. Essi avevano lingue e dialetti lor proprj diversi dall'idioma romano, dei quali per avventura alcune reliquie sopravivono in appartate regioni dell'Armòrica e delle isole britanniche, e dei quali, per conseguendovea radicarsi almen qualche traccia sul nostro suolo. Ma i Galli erano pure stranieri in Italia, già abitata da nazioni indigene e straniere, prima che Beloveso vi trapiantasse le bellicose sue caterve. Essi infatti èbbero a luttare cogli Etruschi, cogli Umbri e coi Liguri, che, rivarcando l'Apennino, abbandonàrono ai Drùidi le fiorenti loro campagne. Prima degli Etruschi l'Italia ebbe più antichi abitatori, che gli stòrici distinsero col nome di Aborigeni, forse per dinotare che avevano lingua e costumi lor proprj. Appunto di queste antichissime popolazioni nessun altro monumento ci rimane, se non per avventura i pochi rùderi sparsi nei nazionali dialetti, giacchè « quanto più si risale la corrente del tempo, ogni nazionalità si risolve ne' suoi nativi elementi; e rimosso tutto ciò che vi è di uniforme, cioè di straniero e fattizio, i fiochi dialetti si ravvivano in lingue assolute e indipendenti, quali fùrono nelle native condizioni del gènere umano (1) ».

Ciò premesso, è manifesto che, depurando i nostri vocabolarii vernàcoli dalle radici latine, non che dalle più recenti attinte a lingue moderne, ed eleggendo tra

(1) Introduzione del dottor Carlo Cattaneo alle Notizie Naturali e Civili sulla Lombardia. Milano, 1844, Vol. I, pag. XXII.

le rimanenti quelle voci che rappresentano oggetti, o idee comuni a tutti i tempi, e quindi alle prische del pari che alle moderne generazioni, verrebbero raccolti e sceverati i rùderi più o meno corrotti degli antichi idiomi, sui quali instituendo giudiziosi confronti colle lingue conosciute, si potrà forse giùngere talvolta alla scoperta delle origini delle moderne favelle, o ricomporre in parte taluna delle antiche, ciò che invano si tenterebbe per altra via. Su questo principio abbiamo compilato un piccolo Vocabolario dei dialetti gallo-itàlici, dividendoli nei tre rami principali lombardo, pedemontano ed emiliano, riunèndovi solo alcune migliaja di voci di strana forma e di oscura radice, alle quali per conseguenza con maggiore probabilità attribuire si possa antichissima origine e derivazione; avvertendo nel tempo stesso che questo Saggio, da noi con molta fatica raccolto, potrebbesi notevolmente ampliare, ripetendo accurate indagini nelle campagne, e sopra tutto nei monti. Per condurre a buon fine un lavoro di tal fatta e di tanta importanza, lungi dal bastare l'òpera d'un solo, è necessaria la prestazione di molti, che prima di tutto raccòlgano i materiali, compilando con sana critica e speciale diligenza i vocabolarii d'ogni paese, onde potere poscia instituire un ragionato confronto sulla loro parte estrattiva. Perciò, redigendo il nostro Saggio comparativo, prima di tutto abbiamo estratto quanto ci parve più acconcio al nostro scopo dai Vocabolarii già publicati, vale a dire: pei dialetti lombardi, dal Milanese-Italiano di Francesco Cherubini, dal Latino-Bergamasco del Gasparini e dai Bresciano-Italiani del canònico Paolo Gagliardi e

di Pietro Melchiorri (1); per gli emiliani, dal BologneseItaliano di Claudio Ermanno Ferrari, dal RomagnoloItaliano di Antonio Morri, dal Reggiano-Italiano, dal Ferrarese-Italiano dell' abate Francesco Nannini, dal Mantovano di Francesco Cherubini, dal Parmigiano di Ilario Peschieri, dai Piacentino-Italiani del canónico Francesco Nicolli e di Lorenzo Foresti, e dal Saggio di Vocabolario Pavese-Italiano d'anònimi compilatori (2); pei dialetti pedemontani, dai Vocabolarii PiemonteseItaliani di Pipino e di Ponza, dal Piemontese-Francese di Luigi Capello, e dal Dizionario Piemontese-ItalianoLatino-Francese dell'abate Zalli (3). Essendo fatti consapevoli che i benemèriti professor Angelo Peri ed abate Pietro Monti stavano frattanto compilando i Vocabo

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(1) Vocabolario Milanese-Italiano, di Francesco Cherubini. Milano, I. R. Stamperia, 1840-44. Vol. 4 in-8.° - Vocabolarium breve, in quo continentur vocabula, quæ in frequentiori usu versantur, cum italica voce, Gasparini Bergomensis magistri. Mediolani, 1868. Vocabolario Bresciano e Toscano, premessa la lezione di Paolo Gagliardi, intorno alle origini ed alcuni modi di dire della lingua bresciana. Brescia, pel Pianta, 1789. Vocabolario Bresciano-Italiano, di Pietro Melchiorri. Brescia, pel Franzoni, 1817; con un'Appendice publicata nell'anno 1820.

(2) Vocabolario Bolognese-Italiano, colle voci francesi corrispondenti, compilato da Claudio Ermanno Ferrari. Seconda edizione in-4.° Bologna, tipografia della Volpe, 1838. - Vocabolario Romagnolo-Italiano, di Antonio Morri. Faenza, per Pietro Conti, 1840. Vocabolario Reggiano-Italiano. Reggio, tip. Torreggiani e C.o 1832. Vocabolario portàtile FerrareseItaliano, dell' abate Francesco Nannini. Ferrara, 1808, per gli eredi di Giuseppe Rinaldi. — Vocabolario Mantovano-Italiano, di F. Cherubini. Milano, per G. B. Bianchi e C., 1827. Dizionario Parmigiano-Italiano, di Ilario Peschieri. Parma, dalla stamperia Blanchon, 1828. Vol. 2 in-8." Catalogo di voci moderne piacentino-italiane, del canònico Francesco Nicolli. Piacenza, pel Tedeschi, 1832. Vocabolario Piacentino-Italiano, di Lorenzo Foresti. Piacenza, pei Fratelli del Majno, 1836. - Dizionario domestico Pavese-Italiano. Pavia, tipografia Bizzoni, 1829.

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(3) Vocabolario Piemontese, del medico Maurizio Pipino. Torino, nella R. Stamperia, 1783. Disionari Piemontèis, Italian, Latin e Fransèis,

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larii dei dialetti Cremonesi e Comaschi, abbiamo ottenuto dalla loro gentilezza un estratto dei loro manoscritti, che speriamo vedere quanto prima alla luce intero. Per gli altri dialetti, e specialmente per quelli della campagna e dei monti, abbiamo raccolto sui luoghi stessi quanto era possibile in ripetute peregrinazioni, ed abbiamo sollecitata la prestazione di alcuni studiosi, tra i quali professiamo sincera riconoscenza al conte Sanseverino per un florilegio di voci cremasche, al signor arciprete Paolo Lombardini di Calcio per alcune voci cremonesi e bergamasche, ed al prof. Cesare Vignati per alquante lodigiane.

Sebbene principal nostro divisamento fosse il raccògliere in questo Saggio le sole voci che, per la forma e significazion loro, si possono riguardare come ruderi degli antichi linguaggi itàlici, vi abbiamo tuttavia notate alquante voci di manifesta origine e forma latina, escluse però dall'italiana favella, onde si vegga quanto sono tenaci i dialetti nel serbare a lungo le antiche radici; e vi abbiamo pure indicate alcune voci attinte alle lingue straniere moderne, perchè si conosca quanto poca influenza èbbero queste sui nostri dialetti, in onta alle lunghe e successive dominazioni straniere nel nostro paese. Abbiamo poi avuto cura d'indicare a qual dialetto ed a qual luogo speciale ciascuna voce esclusivamente appartiene, onde rendere proficui questi materiali alle osservazioni dello studioso. Infatti, il picciol

compost dal prèive Casimiro Zalli d'Cher. Carmagnola, 1813, da la stamparia d'Peder Barbie. Vol. 3 in-8. Dictionnaire portatif PiémontaisFrançais, suivi d'un Vocabulaire Français des termes usiles dans les arts et métiers, etc., par Louis Capello, comte de Sanfranco. Turin, de l'imprimerie de Vincent Bianco, 1814. Vol. 2 in-8.o - Vocabolario PiemonteseItaliano, di Michele Ponza. Torino, 1850, dalla stamperia reale.

número delle voci comuni a tutti, o alla maggior parte dei nostri dialetti, a confronto di quelle che radicalmente differiscono da luogo a luogo, manifesterà di leggieri un'antica pluralità di lingue, o almen di dialetti, nelle rispettive provincie. All'incontro la più frequente comunanza di radici strane ed antiquate, che scòrgesi in alcuni dialetti, come nel bresciano, valtellinese e veronese, rivelerà un antichissimo nesso d'origine tra i primitivi coloni di quelle regioni, nesso che dovette precèdere le invasioni dei Vèneti e dei Cèlti, e le cui tracce non fùrono da queste, nè dalle posteriori, interamente distrutte. Ecco le principali considerazioni che c'indussero a porre talvolta a canto alla voce lombarda, emiliana, o pedemontana la corrispondente vèneta, tedesca, francese, spagnuola, romanza, latina, greca o céltica, onde cioè più agevolmente e con più di ragione dedurne si possa a prima vista, o l'antico nesso d'origine, o la moderna introduzione, in forza dell'immediato commercio coi popoli vicini. Tra queste voci di straniere lingue abbiamo sempre preferito quelle che più si accostano alle nostre vulgari, così nella forma, come nel significato; e, diffidando di noi medesimi, abbiamo consultato le migliori e più autèntiche fonti, che abbiamo potuto procurarci, quali fùrono: pei dialetti armòrici, i Dizionari di Le Pelletier e di Le Gonidec; pei càmbrici, quello di Price; pei Gaèlici, gran Dizionario compilato per cura della Società dell'alta Scozia; per le voci greche, i Vocabolarii di Schrevelio e di Riemer; per le lingue romanze, quelli di Roquefort, Raynouard e Conradi; e per le lingue moderne, i Vocabolarii compilati dalle varie Academie.

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Nè abbiamo inteso con ciò spaziare di piè franco

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