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console, incerto del come avesse a schierare l'esercito, non to affatto il disposto, se ne sta quivi aspettando parato a Veggiare da ogni parte. Così fallivano le speranze di Giuta, il quale aveva divisa l'oste in quattro parti, facendo rae che fra tutte qualcuna fosse riuscita alle spalle del neco. Intanto Silla, che primo era stato assalito dal nemico, Tocorati i suoi, con la cavalleria, a squadre serratissime e con tri assale i Mauri: gli altri al loro posto si schermivano dagli strali scoccati da lungi, e quanti capitavano loro a mano trucilavano. Mentre in quella guisa si azzuffavano i cavalieri, Bocco coll'infanteria che gli aveva menato suo figlio Voluce (tratteruta per via, non s'era trovata nella prima battaglia), assale la retroguardia dei Romani. In quel punto Mario si trovava alle prime file, perchè là era Giugurta con grosso sforzo. Ma Giugurta, risaputo dell'arrivo di Bocco, con poca gente, celatamente si accosta ai fanti, ed a quelli in latino (avendolo appreso in Numanzia) grida: I nostri battersi senza pro; avere testè di sua mano trafitto Mario; ed in questo faceva mostra di una spada rosseggiante di sangue, la quale nel fuoco della mischia aveva lestamente intrisa nel cadavere di un nostro fante. Alla quale novella i soldati, più per l'orrore del caso, che per fede in chi la recava, sono atterriti: i barbari imbaldanziscono, e più forte premono i Romani costernati. Già questi erano in sullo sbandarsi, quando Silla, sbaragliati quelli contra ai quali era andato, volta la fronte, investì i Mauri. Bocco spulezza. Ma Giugurta, in quello che si sforza per sorreggere i suoi e per non lasciarsi sfuggire la vittoria, che quasi aveva in pugno, assalito da cavalieri, a manca e a destra uccisi tutti, egli solo tra le spade nemiche a furia se la scampa. Intanto Mario, fugata la cavalleria, accorre in aiuto de' suoi, i quali aveva saputo che già cedevano. Finalmente il nemico è già in pieno sbaraglio. Allora per l'aperta campagna

aciem instrueret, nullo ordine conmutato, advorsum omnia p ratus, ibidem obperitur. ita Iugurtham spes frustrata, qui cop in quattuor partis distribuerat, ratus ex omnibus aeque aliq ab tergo hostibus venturos. interim Sulla, quem primum he adtigerant, cohortatus suos, turmatim et quam maxume con equis ipse aliique Mauros invadunt, ceteri in loco manent iaculis eminus emissis corpora tegere et, si qui in manus rant, obtruncare. dum eo modo equites proeliantur, Bocch peditibus, quos Volux filius eius adduxerat, neque in pri gna, in itinere morati, adfuerant, postremam Romanoru invadunt. tum Marius apud primos agebat, quod ibi 1 cum plurumis erat. dehinc Numida, cognito Bocchi clam cum paucis ad pedites convortit; ibi Latine (nam mantiam loqui didicerat) exclamat: « nostros frustra paulo ante Marium sua manu interfectum; » simul gl guine oblitum ostendere, quem in pugna satis inpigr dite nostro cruentaverat. quod ubi milites accepere, citate rei quam fide nunti terrentur, simulque ba tollere et in perculsos Romanos acrius incedere. ia a fuga aberant, quom Sulla, profligatis his, quos a rediens ab latere Mauris incurrit. Bocchus statin Iugurtha, dum sustentare suos et prope iam ade] retinere cupit, circumventus ab equitibus, dextra > occisis, solus inter tela hostium vitabundus erup Marius fugatis equitibus adcurrit auxilio suis, q ceperat. denique hostes iam undique fusi. tum ribile in campis patentibus: sequi, fugere, occid viri adflicti, ac multi volneribus acceptis ne neque quietem pati, niti modo, ac statim co omnia, qua visus erat, constrata telis, armi inter ea humus infecta sanguine.

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casum in tenebris difficiliorem fore. igitur simul consul ex multis de hostium adventu cognovit, et ipsi hostes aderant et, priusquam exercitus aut instrui aut sarcinas conligere, denique antequam signum aut imperium ullum accipere quivisset, equites Mauri atque Gaetuli, non acie neque ullo more proeli, sed catervatim, uti quosque fors conglobaverat, in nostros concurrunt; qui omnes trepidi inproviso metu, ac tamen virtutis memores, aut arma capiebant aut capientis alios ab hostibus defensabant; pars equos ascendere, obviam ire hostibus, pugna latrocinio magis quam proelio similis fieri, sine signis, sine ordinibus equites peditesque permixti caedere alios, alios obtruncare; multos, contra advorsos acerrume pugnantis, ab tergo circumvenire; neque virtus neque arma satis tegere, quia hostes numero plures et undique circumfusi erant; denique Romani veteres novique et ob ea scientes belli, si quos locus aut casus coniunxerat, orbis facere, atque ita ab omnibus partibus simul tecti et instructi hostium vim sustentabant.

98. Neque in eo tam aspero negotio Marius territus aut magis quam antea demisso animo fuit, sed cum turma sua, quam ex fortissumis magis quam familiarissumis paraverat, vagari passim, ac modo laborantibus suis succurrere, modo hostis, ubi confertissumi obstiterant, invadere; manu consulere militibus, quoniam imperare, conturbatis omnibus, non poterat. iamque dies consumptus erat, quom tamen barbari nihil remittere, atque, uti reges praeceperant, noctem pro se rati, acrius instare. tum Marius ex copia rerum consilium trahit, atque, uti suis receptui locus esset, collis duos propinquos inter se occupat, quorum in uno,

castris

sarebbe stata di scampo; se vincitori, di nessuno impaccio, perchè pratici del paese. Per contrario l'uno e l'altro caso fra le tenebre tornerebbe ai Romani rovinoso, anzi che no. Adunque in quello che il console ebbe lingua da molti dell'appressarsi dei nemici, questi già gli erano a fronte; e, prima che l'esercito potesse schierarsi e raccogliere le bagaglie, e ascoltare squilla di tromba o cenno di sorta, i cavalieri Mauri e Getuli, non ischierati, nè secondo alcuna norma di battaglia, ma a torme, come il caso li avea accozzati, irrompono ne' nostri. I quali tutti, incerti per subitana paura, ma memori dell'antico valore, o davano di piglio alle armi, o quelli che vi correvano schermivano; alcuni montavano a cavallo e si facevano al nemico. La mischia addivenne piuttosto zuffa di predoni, che battaglia: senza bandiera, non ordinati; cavalieri e fanti alla rinfusa; chi cade ferito, chi morto; molti accanitamente fronteggiando al nemico, erano presi alle spalle; nè il valore, nè le armi bastavano a difendere, perchè i nemici, soverchianti in numero da ogni banda, traripavano. Da ultimo i soldati romani veterani (e per questo saputi del da fare in guerra), se il caso o il terreno li raccozzava, si attestavano a tondo, e così, da ogni lato stretti e coverti, sostenevano l'impeto dei nemici.

98. Nè in una così pericolosa bisogna Mario si smarrì, nè si ebbe scemi gli spiriti da quel che erano; ma col suo drappello, scelto tra i più valorosi, piuttosto che tra gli amici, accorreva qua e là, ora a rincalzare i suoi, che erano in travaglio, ora dava dentro al nemico, là dove più folto si attestava. Essendo ogni cosa in iscompiglio, aiutava col braccio i soldati, perchè non poteva farla da capitano. Già era caduto il dì, e i barbari non la cedevano, e, secondo il comandamento dei re, persuasi del favore della notte, più forte incalzavano. Allora Mario prende consiglio dalla ragione delle cose; e, perchè i suoi si

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