Vita di Francesco Ferruccio

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Pagina 164 - ... lo disegnino di tal maniera, che alla casa nostra non possa più avvenire quello che nel 1494 e nel 1527 avvenne, che noi soli ne fussimo cacciati, e quelli che con noi godevano i comodi dello stato, restassero in casa loro, come restarono. Però bisogna, che le cose s'acconcino in modo e di tal maniera, che dovendosi perdere lo stato, noi ed essi ne andiamo tutti di compagnia; e dirai a que' cittadini apertamente, e in modo che l'intendano, questa essere l'intenzione e volontà nostra fermissima.
Pagina 141 - Io gli leggo in quella fronte piena di vita; e panni che dall'aperto avello la morie gli gridi: «Scendi ove comincia pei potenti la giustizia » degli. uomini e quella di Dio.» E coli' Aurora e col Crepuscolo indicava a Lorenzo che fu breve e non suo Io splendore di quell'infausta potenza.
Pagina 141 - Non ebbe in animo d'onorare quel Lorenzo tanto dissimile dall'avo, quell'ingrato che con aperta iniquità toglieva Urbino ai Della Rovere che gli furono d'ospizio cortesi nella sventura, quel violento che sdegnando pur l'apparenze di cittadino, stimò la repubblica suo retaggio ; ma fra gli esigli e le morti dei suoi vendicar tentava coll'ingegno quella patria che non poteva più difender coll' armi , e fare in quel marmo la sua vendetta immortale.
Pagina 141 - Ma fra gli esigli e le morti dei suoi vendicar tentava coll' ingegno quella patria, che non potea più difender coll' armi, e fare in quel marmo la sua vendetta immortale. Effigiò Lorenzo che siede e medita profondamente presso il sepolcro ; ma i pensieri del tiranno vicino alla tomba son dei rimorsi.
Pagina 183 - Però se alcuna volta io rido o canto Facciol perché non ho se non quest'una Via da sfogare il mi...
Pagina 141 - ... armi, e fare in quel marmo la sua vendetta immortale. Effigiò Lorenzo che siede, e medita profondamente presso il sepolcro : ma i pensieri del tiranno vicino alla tomba son dei rimorsi. Io gli leggo in quella fronte piena di vita ; e parmi che dall'aperto avello la morte gli gridi « Scendi ove comincia pei potenti la giustizia degli uomini, e quella di Dio «. E coll' Aurora , e col Crepuscolo indicava a Lorepzo che fu breve, e non suo lo splendore di quell
Pagina 61 - Al marzìal lavoro armati tiene Quel che di Pietro ha l'una e l'altra chiave. Qui vivo in mille guai, disagi e pene, Onde forza è di por l'arti in oblio, Per cui famose son Corinto e Atene; Che invece di Catullo e Tibul mio, Del Mantovano e di colui d'Arpino, La lancia tutto il giorno in man tengh'io.
Pagina 163 - Dirai per nostra parte a quei cittadini che più giudicherai a proposito di dirlo, che noi siamo ormai condotti col tempo pressoché a ventitre ore, e che noi intendiamo e abbiam deliberato di lasciare dopo di noi lo stato di casa nostra in Firenze sicuro. Però di...
Pagina 141 - Mi è grato il sonno, e più l'esser di sasso, Infin che il danno e la vergogna dura: Non udir, non veder, m' è gran ventura; Però non mi destar ! • dch parla basso.
Pagina 182 - So che ta> luno ha sputato veleno contro gli scritti miei , » perché ha dato il suo giudizio sopra ciascuno, e » non sopra tutti insieme , e perché ha mirato più » alle parole , che alla mente , come se si potesse

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