La Gerusalemme liberataG. C. Sansoni, 1890 - 233 pagine |
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Parole e frasi comuni
Acarino Adrasto Aladino alcun allor Amor anco ancóra Argante Ariosto Armida avea Buglion Califfo campo canto canz cavalier ch'a ch'è ch'io Ché ciel Circasso Clorinda colpo córso cristiani d'Egitto Dante destra destrier dice dolce duce empi ferite fèro ferro foco fortuna fugge furor gente Gerusalemme GERUSALEMME LIBERATA gira Goffredo gran grida guardia Guastavini Guelfo guerra guerrier Gugl indi Intendi Ismeno l'alma l'altro l'arme l'ira lieto medesmo mira mortali morte mostra mura nemico notte novo occhi omai Omero Ovidio Pagan Palestina parla passi percosse periglio Petrarca petto piaga pianto piè poeta poscia preghi pugna pure CoNq Purg Quinci quivi ragione Raimondo regno Rinaldo rüine sangue scudo sdegno secura segue séte signor Solimano sovra spada stuol suon Tancredi Tasso terra torre tosto turba usbergo vede veggio verso vinto Virg Virgilio vólto vóto
Brani popolari
Pagina 35 - Qui mille immonde Arpie vedresti e mille Centauri e Sfingi e pallide Gorgoni, molte e molte latrar voraci Scille, e fischiar Idre e sibilar Pitoni, e vomitar Chimere atre faville, e Polifemi orrendi e Gerioni; e in novi mostri, e non più intesi o visti, diversi aspetti in un confusi e misti.
Pagina 182 - Signor, non sotto l'ombra in piaggia molle tra fonti e fior, tra ninfe e tra sirene, ma in cima a l'erto e faticoso colle de la virtù riposto è il nostro bene. Chi non gela e non suda e non s'estolle da le vie del piacer, là non perviene. Or vorrai tu lungi da 1 alte cime giacer, quasi tra valli augel sublime?
Pagina 212 - Sjz cv e in lui versò d'inessicabil vena lacrime e voce di sospiri mista: — In che misero punto or qui mi mena fortuna? a che veduta amara e trista? Dopo gran tempo i' ti ritrovo a pena, Tancredi, e ti riveggio, e non son vista: vista non son da te benché presente, e trovando ti perdo eternamente. 840 cv1 Misera! non credea ch'a gli occhi miei potessi in alcun tempo esser noioso. Or cieca farmi volentier torrei per non vederti, e riguardar non oso. Oimè, de...
Pagina 203 - Come la fronda, che flette la cima Nel transito del vento, e poi si leva, Per la propria virtù, che la sublima: Fec' io in tanto , in quanto ella diceva , Stupendo , e poi mi rifece sicuro Un disio di parlare, ond...
Pagina 64 - ... faria lieta e di nozze avventurose. Poi mostra a dito ed onorata andresti fra le madri latine e fra le spose là ne la bella Italia, ov'è la sede del valor vero e de la vera fede.
Pagina 16 - 1 vulgo uscì soletta, non coprì sue bellezze, e non l'espose; raccolse gli occhi, andò nel vel ristretta, con ischive maniere e generose. Non sai ben dir s'adorna, o se negletta: se caso od arte il bel volto compose; di natura, d'Amor, de' cieli amici le negligenze sue sono artifici.
Pagina 164 - Rideva insieme e insieme ella arrossia, ed era nel rossor più bello il riso e nel riso il rossor che le copria insino al mento il delicato viso. Mosse la voce poi...
Pagina 174 - Dono infelice, io ti rifiuto; e insieme odio l'esser reina, e l'esser viva, e l'esser nata mai: sol fa la speme de la dolce vendetta ancor ch'io viva.
Pagina 133 - ... orna e non toglie la notizia antica16; e con dolce atto di pietà le meste luci par che gli asciughi, e così dica: « Mira come son bella e come lieta, fedel mio caro, e in me tuo duolo acqueta. Tale i...
Pagina 130 - Tremar sentì la man, mentre la fronte, Non conosciuta ancor sciolse e scoprio. La vide e la conobbe; e restò senza E voce e moto. Ahi vista! ahi conoscenza!