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Sventuratamente l'opera sua capitale, le Storie, ci è giunta in scarsi frammenti. Da essi è lecito supporre che in questo frutto ultimo della sua vita letteraria le particolarità lessicali che attraggono la nostra attenzione nelle due monografie, e dànno loro uno speciale colore, fossero assai meno, seguendo la evoluzione avvenuta pure nell' altre parti dell' organismo grammaticale di Sallustio. Ogni affermazione però qui è relativa; troppo ristretta è la base di studio. E la conoscenza di tutte le << Storie» potrebbe forse farci mutar giudizio su questa evoluzione della lingua e dell' arte di Sallustio.

1o. Sostantivi.

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a) Derivazione. a) Sostantivi in -us: Secus H. II, 70 « virile et muliebre secus »; sta per « sexus » ed è imitazione sisenniana. B) Sostantivi in -o: Ganeo C. 14, 2 « Quicumque impudicus, adulter, ganeo ». Questi sostantivi in -o, specialmente se ànno mal senso, appartengono al linguaggio popolare, e ne fanno fede gli scrittori, i glossatori, e la comparazione delle lingue moderne neolatine. È parola questa che ricorre in Nevio Com. 118; Ter. Heaut. 1034; Varr. Sat. Men. 315; Cic. Cat. 2, 7; Sen. Ep. 95, 41. Si riconnette alla Vgau onde « gaudeo », « gauisus ».

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7) Sostantivi in -tor: Signator C. 16, 2« Signatores falsos». Questa parola è propria dell' età argentea, quando la derivazione in -tor (-trix) già attiva nell' età classica, andò acquistando maravigliosa estensione. Sono nomi d' agente, indicanti azione permanente.

*) Sostantivi in -ium: Excidium H. I, 11 « Post Carthaginis excidium »; H. IV, 69, 12 « Neque finem nisi excidio habituri (Cretenses)». È voce poetica, e dell' età Augustea.

Obsidium: H. I, 46 « Obsidium cepit » (= auxilium accepit); H. IV, 69, 14 « In obsidio moranti ». È arcaismo: e trovasi soltanto in Plauto (Bacch. IV, 19, 24); Varrone (1. 1. IV, 16, 90); C. Lelio. Da Sallustio lo imitò Tacito (An. III, 39; IV, 51; XIII, 56, ecc.).

Taedium: G. 62, 9 « Taedio rerum advorsarum »; H. I, 55, 7 << Taedium tyrannidis Sullae. » Nella lingua della prosa è un neologismo. Scrinium: C. 46, 6.

e) Sostantivi in -mentum (1): Cognomentum: H. IV, 1 « Co

(1) Questo suffisso è di formazione latina. Ne l'antica lingua si trovano le forme in-men (documen, tegmen, momen, .) accanto a quelle in-mentum: e prevalsero fino ai tempi di Augusto. Ma intanto le altre si moltiplicano e finiscono poi per avere il sopravvento, poichè le lingue moribonde amano le forme più piene: mentum è men (Gr. -μov,-μev; Scr. man) + to suffisso che in Latino s'aggiunge spesso a parole già formate (onustus, vetustus, funestus, honestus, ecc.).

gnomentum cui Clodiano fuit » ; H. II. 45 « cui Cretico cognomentum fuit » ;è parola comune anche a Tac. (H, II, 43 e altrove : lo à Plauto Pers. 60; Mil. 1038; Pseud. 976.

Dehonestamentum H. I, 55, 22 « omnium bonorum dehonestamentum » (Fufidius): H. I, 88 « Quo dehonestamento corporis... laetabatur. » Comune a Tacito H. IV, 3: An. XII, 14; XIV, 21: Giustino << dehonestamenta originis. >

Delenimentum H. III, 48, 21: (Livio e Tacito).

Hortamentum G. 98, 7: (id.).

Inritamentum G. 89, 7 << Neque salem neque alia inritamenta gulae quaerebant: (Liv. e Ov.).

Munimentum G. 14, 1; 31, 13; 47, 2; 50, 3; 51, 4; 58, 6; 91, 2; 97, 3; 98, 3; 100, 4; H. IV. 16. È voce sconosciuta a Cicerone; frequente nella lingua degli storici.

Turbamentum H. I, 55, 25 « Maxima turbamenta reipublicae » : (disordine). È parola rarissima; la si ritrova in Tac. H. I, 23 « Turbamenta vulgi » (= mezzi di sollevare).

Ma troviamo anche « cognomen » G. 5, 4; II, 87 A; « hortatio » G. 60, 2; e« munitio » G. 23, 2; 38, 6; H. I, 142; IV, 63.

5) Sostantivi in -io: Adoptatio: G. 11, 6 « adoptatione in regnum pervenisse ». Voce rara assai, adoperata due volte da Cicer. Tusc. 1, 14, 31; e pro Balb. 25, 57. È dubbio se sia un arcaismo: induce a crederlo l'uso di Gellio arcaicizzante (N. A. V, 19, 2), ed il considerare che le forme più lunghe sono le più antiche, le primitive.

Paratio G. 31, 8 « Sane fuerit regni paratio plebi sua restituere ». È parola di cui son rarissimi gli esempî; non si ritrova che in un framm. di Afranio (in Nonio 219, 17) e nel Digesto: (comparatio).

Permixtio: G. 41, 10 « Permixtio terrae » (= cataclisma); si trova in Aur. Vittore Caes. 41 § 14 « P. reipublicae » (= disordine): una volta in Cic. Tim. 12, § 42 M. (cosa mescolata).

Portatio: C. 42, 2 « armorum atque telorum portationibus » ; non si ritrova che in Vitruvio 245, 19; ed è creazione Sallustiana. « Portare» con<< arma » è d'uso classico; quindi l'Uri (op. cit. p. 58) nega che questo sia un volgarismo, considerando anche l'avversione del popolo romano per gli astratti.

La lingua latina amava poco tali formazioni di nomi astratti e suppliva con perifrasi; molti di essi creati e usati da Cicerone caddero in disuso, o ricompaiono assai più tardi; quantunque essi dieno alla frase quella vivacità e concisione che in greco si ottene va usando l'infinito con l'articolo.

7) Sostantivi in -tus: (-sus). Contactus: H. I, 77, 9 « Tabes ad

integros contactu procedit ». È parola poetica; in prosa è un neologismo; l' à poi Tacito.

Descensus: G, 57, 3 « Qua illi descensus erat »: cfr. Virg. En. 6, 126 « descensus Averno»; Plin. 16, 26 « ipso descensu speluncae»; Hirt. b. g. (1).

Incultus: C. 55, 4 « Incultu, tenebris, odore foeda atque terribilis eius facies »; G. 2, 4 « Ingenium incultu torpescere sinunt »: altro es. ed unico è in Liv. 42, 12, 7 « honores << honores (monumenti) desertos per incultum et neglegentiam. »

Nisus: G. 94, 1 « Ut prospectus nisusque per saxa facilius foret »; ib. 2 « quae dubia nisu videbantur. » È raro in prosa: (Curz.; Quintil.; Sen.); Cicerone l'usa una volta (de N. D. 2, 117, 5) ma nel senso di << movimento di rivoluzione degli astri ».

Obtentus: H. I, 55, 24 « Secundae res mirae sunt vitiis obtentui » (pretesto). Cfr. Tacito: (H. 2, 14; An. I, 10 « tempora reipublicae obtentui sumpta »; An. XII, 7, 13; H. I, 49, 15).

Ostentus: G. 24, 10 « Eo natus sum ut Jugurthae scelerum ostentui essem « ad id ut ostenderetur quae scelera Jugurtha admissurus esset »); G. 46, 6« illa deditionis signa ostentui (= species, apparenza ingannatrice) credere »; è un arcaismo che si trova in C. Gracco Or. 6, Gell. XX, 1, 48; e ricompare poi in Tacito (Ann. I, 29 « corpora... abiecta ostentui » (dat. fin.); XII, 14; XV, 29 e 64; H. III, 35).

Paratus: H. I, 88 « Magno usu paratu militum et armorum fuit »; cfr. Cicer. (Fin. 5, 19, 53); Liv. (10, 41, 3); Tac. (An. 13, 17 Funebris paratus »).

Positus: H. II, 1 « praedixero positum insulae. » (Ov. e Tac.). Transgressus: H. I, 104 « Celeritate vitare proelium in transgressu conatus est » Gellio (N. A. X, 26, 1) ci dice che questo parve « dignum nota » ad A. Pollione; e Nonio (p. 307) lo attribuisce ad « auctoritas vetustatis. » È comune anche a Tacito.

Questi derivati in -tus (-sus) ch' esprimono il risultato d'un'azione, crebbero assai di numero, più tardi, per opera di Livio, Tacito, Plinio il vecchio, Quintiliano, Seneca (2) e Apuleio che ne à dei veramente strani (3).

(1) I sostantivi verbali in-sus e-tus (descensus, visus; adventus...) come quelli in-tio col v. esse sono equivalenti ad un gerundivo (= descendendum erat). Cfr. G. 59, 1 « in ea parte qua regis adventus erat ».

(2) V. C. Paucker: Nachtrag zu Beiträge zur lat. Lexicogr. und Wortbildungsgeschichte. Dorpat, 1873, p. 41.

(3) Nägelsbach, Stilistik p. 173.

0) Sostantivi in -or: Algor: C. 5, 3 « patiens algoris. » Cfr. Tac. H. III, 22 « Confectum algore atque inedia. >>

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Favor: G. 13, 7 « In... favorem nobilitatis venire »; 73, 4 « Illi... humilitas favorem addiderat. » Era un neologismo sorto quand' era ancor vivo Cicerone, che esitava ad usarlo (pro Sext. 54, 115 « rumore et, ut ipsi loquuntur, favore »; Quintil. VIII, 3, 33...). L'usarono poi anche Livio, Giust., Vell.

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Mador: H. IV, 16 « Terror... ne... nova munimenta madore infirmarentur; è un volgarismo (cfr. Apuleio, Ammiano).

Sonor: H. III, 96, C« Strepitus, tumultusque et sonores undique urgentium. », II, 87, D « exaudiri sonores ». È voce poetica (cfr. Virg. E. IX, 651 « sonoribus saeva arma »; G. III, 199 « sonorem dant silvae »).

) Sostantivi in -ela: Obsequela H. II, 78 « Regi per obsequelam orationis... graves carique » cioè « col parlare come a lui piaceva ». Si legge in Afranio, Turpilio, Plauto (Asin. I, 50) e in S. Gerolamo (in Tit. 2, 3 sgg.); ed è un volgarismo.

Questa derivazione in -ela appartiene ai primi ed agli ultimi tempi della lingua, cioè a quei tempi in cui la lingua letteraria non è ancora distinta dalla plebea, ed a quelli in cui le due lingue si riaccostano : nel tempo intermedio, rifiutata dai letterati, vive nel popolo. In Catone troviamo «fugela » (I. 45, 6) ch'è pure in Apul. Apol. 98; in Lucrezio « luela » (III, 1013); in Gaj. Instit. (II, 104) « mandatela » ; molti e frequenti poi presso i Comici. (V. Rönsch « Itala u. Vulgata » p. 46). (1)

x) Sostantivi in -a: Aerumna C. 51, 20« Mortem aerumnarum requiem » G. 14, 7: 23; 24, 10; 49, 3; H. II, 64. Questo vocabolo non era un vero arcaismo; era però una parola già invecchiata di cui fa uso Cicerone che in De Fin. 2, 35, 118 la definisce, e in De Orat. III, 38, 153 ne raccomanda l'uso discreto. Ma lo stesso Cicerone riproducendo l'argomento di Cesare qui riferito da C. 51, 20, nella Catilinaria 4a, 4, 7 dice « Mortem laborum ac miseriarum quietem esse ».

Prosapia: G. 85, 10 « Hominem veteris prosapiae. » È un arcaismo dovuto a imitazione Catoniana (Cat. I. 9, 6). Che fosse arcaismo il dice Cicer. Timeo 11 « Memoremus Jovem atque Junonem, reliquos et eorum, ut utamur veteri verbo, prosapiam »; e lo conferma Quin

(1) L. Müller però à corretto « obsequela» dei codd. in « obsequentia », secondo un passo di Nonio, III, p 215 « obsequentia feminino. Sallustius hist. lib. II e. q. S. ».

tiliano (1, 6, 40) ab ultimis et iam oblitteratis temporibus repetita, qualia sunt... prosapia » e (VIII, 3, 26)« prolem dic, en diversum ei prosapiam insulsum. » Qui sulla bocca di Mario, uomo plebeo, assume tono di pungente ironia.

λ) Sostantivi derivati da aggettivi : Io. in -ia: Angustia: H. IV, 26 « Medium spatium... per angustiam scissum »: l'uso classico è angustiae ».

Facundia C. 53, 3; G. 30, 4; 63, 3; 85, 26; 102, 4; H. II, 47, 4 e IV, 54. Questa parola, e neppure l'aggett. « facundus », non si trova in Cicer. nè in Cesare, quantunque occasioni di adoperarla non mancarono loro. Sallustio come si vede dai casi speciali e dagli epiteti con cui la caratterizza (clara, pollens, abunda, callida, graeca, canina) la usa a significare facilità e abilità di parola, specialmente in trattative diplomatiche.

Insidia H. II, 29 « Triplices insidiae...; prima... » ; la parola classica è «< insidiae » pl. che Sallustio usa del resto sempre altrove.

Munificentia: C. 54, 2 « Caesar beneficiis ac munificentia magnus habebatur » G. 7, 7« Munificentia animi »; 103, 5; 110, 5. È rola inusata da Cicer. e da Ces.

pa

Opulentia: C. 6, 3 « Invidia ex opulentia orta »; 52, 9 « 0pulentia neclegentiam tolerabat »; 52, 22 « habemus publice egestatem, privatim opulentiam »; H. II, 47, 14 « pacis opulentiam quaeritis »; pure ignota a Cic. ed a Ces.

Peritia: G. 46, 8 « peritia locorum »; H. I, 137 « quibus peritia... est: neologismo.

Properantia: G. 36, 3 « ex tanta properantia tam facile tractum bellum. » È forma rara che qui dà un vigore speciale all' espressione. Altri es. non se n'à che in Tacito (An. XII, 20« periculum ex properantia >>).

Vecordia: C. 15, 5 « in facie voltuque vecordia inerat »; G. 5, 2; 72,2; 94, 4; 99, 3. Parola d'uso quasi esclusivamente poetico e Taciteo.

II°. in -tas (1) — Gnaritas: H. III, 84 « fiducia gnaritatis locorum »>: lo ritroviamo in Ammiano 16, 2« iuvante locorum gnaritate. »

Infecunditas: H. III, 46 « Infecunditate bienni proxumi grave pretium fructibus » ; carestia cfr. Tac. A. IV, 6).

Laxitas: H. IV, 76 « Inclinatos laxitate loci. » Cfr. Cic. de off. I, 39, 139.

(1) Questo elemento formatore varia; è-tas se la radice del primitivo finisce in 1, r; è-stas, -ietas se la base finisce in -stus, -ius. In tutti gli altri casi è -itas.

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