Il Dittamondo

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G. Silvestri, 1826 - 520 pagine
 

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Pagina 184 - Salimbene parla propriamente di pròfezie, e così pure Fazio degli Uberti, nel cui Dittamondo si legge : In questo tempo che m'odi contare, Michele Scotto fu, che per sua arte Sapeva Simon mago contraffare. E se tu leggerai nelle sue carte, Le profezie ch'ei fece troverai Vere venire dove sono sparte 2S.
Pagina 199 - Ecco la fibbia ch' è sanza ardiglione, Ecco la ricca e bella mia cintura , Che per gli antichi sì cara si pone. E perchè sappi il ver di sua misura , Per poi notarlo a gente peregrina , Venti due miglia certamente dura. Un' altra n' ebbi in città Leonina , E fra Tevere un' altra , entrambe tali , Qual è quest' una ch
Pagina xvi - Solino, il quale è assai dilettevole e utile a quegli che cercano di sapere il circuito e il sito del mondo. Molte cose ridusse in quell'opera appartenenti a verità storica ea varie materie secondo la distinzione delle regioni e dei tempi, le quali pienamente compiono la cosmografia.
Pagina 40 - Non ti maravigliare s' io ho doglia, Non ti maravigliar se trista piango, Né se me vedi in sì misera spoglia ; Ma fatti maraviglia, eh' io rimango, E non divento qual divenne Ecùba, Quando gittava altrui le pietre e il fango.
Pagina 12 - Quel par balen, che vien per l'aere acceso. E giunto altresì tosto via disparve. Vero è, ch'esso apparendo, in mia presenza Una voce, che disse, udir mi parve...
Pagina 481 - Con volto tal, che sol l'atto m' offese. Coi passi lunghi e con la testa bassa Oltre passai, e dissi : " Ecco vergogna Del Cristian, che il Saracin qui lassa! " Poscia al Pastor mi volsi per rampogna: * E tu ti stai, che sei Vicar di Cristo, Co...
Pagina 240 - Qui sono i collicei dolci e piacevoli, aombrati e coperti di bei fiori e d'erbe sane a tutti i membri fievoli; qui gigli e rose con soavi odori, boschetti d'arcipresso e d'alti pini, con violette ognor di più colori.
Pagina 353 - Tintoii udii contar allora d'un'ellera che dello avello 1iscia là dove il corpo di Tristan dimora; la quale abbarbicata se ne gia per la volta del coro, ove trovava quello nel quale Isotta par che sia; per le giunture del coperchio entrava, e dentro l'ossa tutte raccogliea e come viva fosse l'abbracciava: raccontava tra noi Fazio degli Uberti 1.
Pagina 450 - Idi parve ancor più salvatica e strana. Questi han per bocca un foro che non parla ; Vivon di quel che la terra produce, Che fatica non hanno a seminarla. E pria che Tolomeo fosse lor duce, La maggior parte, per quel di' io udio, Non conosceano foco né sua luce, E come bestie seguiano il disio.
Pagina 242 - Lo mar Liguro ingenera corallo* nel fondo suo, a modo d'arboscello, pallido di color tra bianco e giallo. Si spezza come vetro il ramicello quando si pesca, e, quanto più è grosso e con più rami, tanto più è bello. Siccome il cielo vede*, divien rosso e non più si trasiorma di colore; ma fassi forte e duro al par d'un osso.

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