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LEZIONI DI ELOQUENZA.

AVVERTIMENTO.

Delle Lezioni di Eloquenza, colle quali incomincia questo secondo volume, il Foscolo non mandò alle stampe che l'Orazione inaugurale. Una copia nitida della Lezione prima, con correzioni di mano dell'Autore, esiste nella biblioteca dell' accademia Labronica in Livorno. Le altre esistono in Firenze tra' Mss. di cui abbiamo altre volte parlato. Giovi osservare che la Lezione seconda, tranne alcuni frammenti, già pubblicati con molte scorrezioni, può considerarsi per pubblicata ora la prima volta. Del resto, questa e le altre quattro, già note specialmente per la edizione del Gondoliere di Venezia, ben vedrà chi le legga con attenzione e con raffronti, quanto maggior pregio abbian davvero acquistato dalle cure diligenti che c'è stato cortesemente accordato di potere adoprare sugli autografi, per restituire alla vera lezione questi ed altri scritti del Foscolo, troppo acremente accusati di oscurità e di confusione, non senza colpa ancora degli Editori.

(L'Ed.)

E

DELL' UFFIZIO DELLA LETTERATURA

ORAZIONE INAUGURALE DEGLI STUDJ

NELL'UNIVERSITÀ DI PAVIA.

(Recitata il giorno 22 gennajo 1809).

Η οὐκ ἐντεθύμησαι, ὅτι ὅσατε νομο μεμαθήκαμεν κάλλιστα ὄντα, δι ̓ ὧν γε ζῆν ἐπιστάμεθα, ταῦτα πάντα διὰ λόγου ἐμάθομεν.

Σωκράτης παρὰ Ξενοφ.

O non hai teco pensato mai che quante cose sappiamo per legge essere ottime, e dalle quali abbiamo norme alla vita, tutte le abbiamo imparate con l'ajuto della parola?

SOCR., presso Senof., Memorab., lib. III, c. 3.

I. Solenne principio agli studj sogliono essere le laudi degli studj; ma furono soggetto sì frequente all' eloquenza de' professori e al profitto degl' ingegni, che il ritesserle in quest' aula parrebbe consiglio ardito ed inopportuno. Nè io, che per istituto devo oggi inaugurare tutti gli studj agli uomini dotti che li professano, e ai giovani che gl' intraprendono, saprei dipartirmi dalle arti che chiamansi letterarie, le sole che la natura mi comandò di coltivare con lungo e generoso amore, ma dalle quali la fortuna e la giovanile imprudenza mi distoglieano di tanto, che io mi confesso più devoto che avventurato loro cultore. Bensì reputai sempre che le lettere siano annesse a tutto l'umano sapere come le forme alla materia; e considerando quanto siasi trascurata o

conseguita la loro applicazione, m'avvidi che se difficile è l'acquistarle, difficilissimo è il farle fruttare utilmente. Sciagura comune a tanti altri beni e prerogative, di cui la natura dotò la vita dell' uomo per consolarla della brevità, dell' inquietudine e della fatale inimicizia reciproca della nostra specie; beni e prerogative che spesso si veggono posseduti, benchè raro assai da chi sappia o valersene o non abusarne. Gli annali letterarj e le scuole contemporanee ci porgono documenti di città e di uomini doviziosi d'ogni materia atta a giovevoli e nobili istituzioni di scienze e di lettere, ma sì poveri dell'arte di usarne, e sì incuriosi dello scopo a cui tendono, che o le lasciano immiserire con timida ed infeconda avarizia, o le profondono con disordinata prodigalità. Onde opportuno a tutte le discipline, e necessario alle letterarie, credo il divisamento di parlare dinanzi a voi, Reggente magnifico, Professori egregj e benemeriti delle scienze, ingenui giovani che confortate di speranze questa patria, la quale, ad onta delle avverse fortune, fu sempre nudrice ed ospite delle Muse, di parlare oggi dinanzi a voi tutti, gentili uditori, dell' Origine e dell'Ufficio della Letteratura.

II. Però ch'io stimo che le origini delle cose, ove si riesca a vederle, palesino a quali ufficj ogni cosa fu a principio ordinata nella economia dell' universo, e quanto le vicende de' tempi e delle opinioni n' abbiano accresciuto l'uso e l'abuso. Onde sembrami necessario d'investigare nelle facoltà e ne' bisogni dell'uomo l'origine delle lettere, e di paragonare se l'uso primitivo differisca in meglio o in peggio dagli usi posteriori, e quindi scoprire, per quanto si può, come nella applicazione delle arti letterarie s' abbia a rispondere all'intento della natura. All'intento della natura; ch'ella e non dà mai facoltà senza bisogni, nè bisogni senza facoltà, nè mezzi senza scopo; e non dissimula talvolta l'ingratitudine e i capricci degli uomini, se non se per ritrarli a pentimento, scemando loro l'utile e la voluttà nelle cose che

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