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mulieres familiaritatem auctam, et puerum, ut in domo a parvo eductum, in caritate atque honore fuisse; fortunam matris, quod capta patria in hostium manus venerit, ut serva natus crederetur, fecisse.

XL. Duodequadragesimo ferme anno, ex quo regnare coe- 1 perat Tarquinius, non apud regem modo sed apud patres plebemque longe maximo honore Servius Tullius erat. Tum Anci 2 filii duo, etsi antea semper pro indignissimo habuerant se patrio regno tutoris fraude pulsos, regnare Romae advenam non modo vicinae, sed ne Italicae quidem stirpis, tum impensius iis indignitas crescere, si ne ab Tarquinio quidem ad se rediret re- 3 gnum, sed praeceps inde porro ad servitia caderet, ut in eadem civitate post centesimum fere annum quam Romulus, deo prognatus, deus ipse, tenuerit regnum, donec in terris fuerit, id Servius, serva natus, possideat. Cum commune Romani nominis

XL. Prisco.

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ut eductum

quod venerit è

domi suae natam. 6. mulieres, tra Tanaquilla e Ocrisia. per essere stato allevato caritate, cfr. 31, 1. qui aggiunto, per meglio dichiarare il significato di fortunam. 1. duodequadragesimo indica l'anno della morte di Tarquinio maximo honore, abl. di qualità, cfr. 54, 4 tanta caritate esse: la forma più comune è però sempre quella dell'abl. con in, cfr. 31, 1 in honore esse. 2. fraude: essi credevano di aver diritto a succedere al padre nel regno. non modo... sed ne q. — non modo non... sed ne q., cfr. 2, 23, 14 non modo inter patres sed ne inter consules quidem conveniebat. Essendo il predicato comune ad ambedue i membri del periodo, i latini preferiscono d'usare la negativa soltanto col secondo di essi, cfr. Cic. pro Mur. e la nostra Sintassi latina ad uso dei licei, Napoli, 1901, p. 317 e. vicinae, cfr. il discorso dell'imperatore Claudio sul ius honorum concesso ai Galli: ut Numa Romulo successerit ex Sabinis veniens, vicinus quidem, sed tunc externus. italicae = peregrina stirpe 34, 1. tum riannoda il discorso, dopo questa specie di digressione, coll'altro tum che è posto a principio del periodo; ma lo riannoda soltanto logicamente e non già nella forma grammaticale, la quale è affatto indipendente da quella innanzi usata (anacoluto), cfr. iis di fronte ad Anci filii duo. indignitas è adoperato raramente col significato subiettivo di indignatio, cfr. 59, 11. si, dopo i verbi che indicano un affetto dell'animo, fa spesso le veci di quod, cfr. 47, 6; 2, 28, 2. vitia = servos, cfr. 2, 10, 6. 3. centesimum: tanti anni erano trascorsi tra l'apoteosi di Romolo e il giorno in cui Tarquinio salì sul trono, lasciato deserto da Anco. quam è messo in dipendenza da post e, poichè ci è dato dai mscr., non veggo la ragione di emendarlo in quod e di riferirlo a regnum, secondo la lezione proposta dal Madvig e accettata concordemente da tutti gli altri editori. donec fuerit è qui aggiunto, come a dichiarazione del concetto espresso per mezzo di deus ipse: cfr. 1, 8 postquam audierit. Servius serva natus fa perfetto contrasto al Romulus deo prognatus che precede, e per tal motivo non

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ser.

tum praecipue id domus suae dedecus fore, si, Anci regis virili stirpe salva, non modo advenis sed servis etiam regnum Romae 4 pateret. Ferro igitur eam arcere contumeliam statuunt. Sed et iniuriae dolor in Tarquinium ipsum magis quam in Servium eos stimulabat, et quia gravior ultor caedis, si superesset, rex futurus erat quam privatus, tum Servio occiso quemcumque alium generum delegisset, eundem regni heredem facturus vi5 debatur; ob haec ipsi regi insidiae parantur. Ex pastoribus duo ferocissimi delecti ad facinus, quibus consueti erant uterque agrestibus ferramentis, in vestibulo regiae quam potuere tumultuosissime specie rixae in se omnes apparitores regios convertunt. Inde, cum ambo regem appellarent clamorque eorum

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...

so decidermi a mutarlo col Madvig, sull'autorità di assai scarsi mscr., in servus serva natus, sull'analogia del 47, 10. 4. sed. Dal discorso che precede si aspetterebbe naturalmente, che i figliuoli di Anco ordissero un complotto per togliere di mezzo Servio; invece tutte le loro mire si trovan rivolte contro Tarquinio, sia perchè questi era stato la cagione del danno da essi patito, sia perchè egli avrebbe vendicata la morte di Servio, ove fosse rimasto in vita, sia da ultimo perchè egli era sempre in grado di procurarsi un altro genero e un altro erede (colle quali parole si dimentica affatto che egli aveva dei figli propri, cfr. 46, 4). Di queste tre ragioni però le principali sono soltanto le due prime, che si trovano contrapposte l'una all'altra per mezzo di et. et, e la terza è ad esse aggiunta in una forma più libera per mezzo di tum oltre a ciò quia si quod o, meglio, id quod, cfr. 2, 7, 4. superesset futurus erat, cfr. 7, 5. Nel periodo ipotetico, quando l'apodosi è rappresentata dal part. in -rus, si adoperano in unione con esso le forme passate di esse al modo ind., per indicare ciò che uno era pronto a fare in un'occasione che non si è punto verificata, cfr. 2, 33, 9; 22, 24, 6. ob haec ipsa serve a riepilogare i tre motivi innanzi espressi. 5. quibus consueti erant iis ferramentis quibus c. erant. La costruzione di consuetus col dat. è stata modellata su quella di adsuetus, e non si incontra altrove in Livio, ma soltanto nei prosatori posteriori a lui; inoltre in luogo di consuetus sum egli adopera sempre altrove la forma att. consuevi. uterque è adoperato senza alcuna influenza sulla costruzione del verbo e serve forse ad indicare, che i due pastori erano ciascuno armati di armi differenti. ferramentis appartiene alla propos. che segue: la stessa espressione ricorre anche altrove, cfr. 38, 7, 10 ferramentis quibus in opere usi erant ediderunt pugnam. vestibulo era quello spazio libero a forma di portico, chiuso da tre lati, che precedeva l'entrata della reggia o delle case dei nobili, cfr. 48, 1; 2, 49, 3. tumultuosissime con grandissimo schiamazzo cfr. 26, 9, 6 tumultuose aliquem concire: la lezione tumultuosissimae non appartiene ai manoscritti, ma è una congettura poco plausibile del Madvig. specie rixae = specie rixantes sotto finta di litigare,. appellarent: essi chiamavano il re, quale amministratore della giustizia (cfr. Cic. de rep.

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penitus in regiam pervenisset, vocati ad regem pergunt. Primo 6 uterque vociferari et certatim alter alteri obstrepere; coërciti ab lictore et iussi in vicem dicere tandem obloqui desistunt; unus rem ex composito orditur. Dum intentus in eum se rex 7 totus averteret, alter elatam securim in caput deiecit, relictoque in vulnere telo ambo se foras eiciunt.

XLI. Tarquinium moribundum cum qui circa erant exce- 1 pissent, illos fugientes lictores comprehendunt. Clamor inde concursusque populi mirantium, quid rei esset. Tanaquil inter tumultum claudi regiam iubet, arbitros eicit; simul quae curando vulneri opus sunt, tamquam spes subesset, sedulo comparat, simul, si destituat spes, alia praesidia molitur. Servio 2 propere accito cum paene exsanguem virum ostendisset, dextram tenens orat, ne inultam mortem soceri, ne socrum inimicis ludibrio esse sinat. «Tuum est » inquit, « Servi, si vir es, re- 3 gnum, non eorum, qui alienis manibus pessimum facinus fecere. Erige te deosque duces sequere, qui clarum hoc fore caput divino quondam circumfuso igni portenderunt. Nunc te illa cae

totus, cfr. 59, 2.

5, 3), come giudice in mezzo alla loro contesa. 6. obloqui &π. εἰρ. parlare a coro 7. dum si trova talvolta costruito da Livio, sull'analogia di cum, colle forme del cong. pass., cfr. 2, 47, 5. averteret, sott. ab altero e cfr. 6, 1. securim: Livio adopera più frequentemente all'acc. securem (cfr. 3, 36, 4) e all'abl. solamente securi. deiecit: il perf. in luogo del presente serve a ritrarre la celerità con cui fu assestato il colpo, cfr. 25, 2 e Tac. Ann. 1, 35 ferrum elatum deferebat in pectus. Quanto al fatto, di cui è qui parola, cfr. Giust. 16, 5, 15.

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XLI. 1. illos fugientes toùs peúɣovtas: anche qui il pron. ille fa le veci dell'art. greco. clamor inde, ellissi del predicato per mettere meglio in mostra il concetto sostantivale, cfr. 54, 10. populi mirantium, costruz. xarà ovveoiv, cfr. 26, 35, 7 ingens turba circumfusi fremebant; 22, 6, 6 pars progressi. mirantium che domandavano con maraviglia, stupore,, cfr. 5, 21, 7 pro se quisque mirantes quidnam id esset: si noti che i codd. parig. e Med. sostituiscono mirandum a mirantium, che è la lezione concorde di tutti gli altri mscr. eicit è più forte di removet, adoperato sempre altrove da Livio in unione con arbitros, cfr. 2, 37, 3; 22, 60, 2. simul ... simul, cfr. 9, 5; 2, 10, 10. destituat di fronte a subesset, perchè il primo esprime un fatto probabile, il secondo una cosa impossibile a verificarsi, cfr. 23, 6; 28, 1. dest. spes si trova adoperato così assolutamente soltanto in questo luogo, sull'analogia di spes fallit: la costruzione più regolare usata quasi sempre altrove è destitui spe o a spe. 3. hoc si aspetterebbe propriamente in questa vece istud, poichè si tratta di una seconda persona; ma se si bada che qui si ricorda a Servio il miracolo, di cui fu oggetto stando ancora in culla, come qualche cosa di cui egli non si sovviene o pur non sappia

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lestis excitet flamma, nunc expergiscere vere. Et nos peregrini regnavimus; qui sis, non unde natus sis, reputa. Si tua re su4 bita consilia torpent, at tu mea consilia sequere. » Cum clamor impetusque multitudinis vix sustineri posset, ex superiore parte aedium per fenestras in novam viam versas habitabat enim 5 rex ad Iovis Statoris populum Tanaquil adloquitur. Iubet bono animo esse: sopitum fuisse regem subito ictu; ferrum haud alte in corpus descendisse; iam ad se redisse; inspectum vulnus absterso cruore; omnia salubria esse; confidere prope diem ipsum

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intendere il significato, si troverà più corretto l'uso della forma hoc. expergiscere vere, non già dal sonno, come facesti allora che il miracolo ebbe luogo (cfr. 39, 2), ma dall'inerzia in cui ora vivi, affinchè si adempia il presagio che allora ti fu fatto. qui = qualis. re subita, a causa di questi eventi inaspettati e improvvisi, che non ti han dato il tempo di pensarci sù. consilia torpent: tu non sai pigliare una risoluzione cfr. 6, 36, 6: frigere ac torpere senis consilia. at almeno cfr. 28, 9. consilia: la ripetizione di questa parola, che non è rara in Livio e conferisce non poco alla chiarezza dell'espressione, è qui richiesta e giustificata dal contrapposto, cfr. 53, 4. – 4. clamor impetusque non costituiscono propriamente un'endiadi, ma due concetti distinti, sebbene strettamente collegati insieme. superiore parte: il pianterreno della casa romana non aveva finestre che mettessero sulla strada, ma era illuminato internamente dalla luce che penetrava dall'impluvium; però il piano superiore (tabulatum, contignatio, cenaculum, cfr. 21, 62, 3) aveva talvolta anche dei piccoli abbaini che mettevano sulla strada, gelosamente chiusi con cancelli ed imposte. Novam viam:

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versas, cfr. 40,

la via nuova cominciava presso la porta Mugionia (dove sorse più tardi il tempio di Iuppiter Stator, solennemente promesso da Romolo, cfr. 12. 6) e passando per il foro andava a terminare nella diramazione settentrionale e occidentale del Palatino, cfr. 5, 32, 6. 50, 5. 7,8 versis in viam fenestris. 5. Si noti in tutto quanto il discorso di Tanaquilla la brevità delle frasi e il continuo cambiare del sogg. e dei tempi del verbo, in modo assai adatto alla circostanza. Se si pongono a raffronto queste espressioni così rotte ed a sbalzi col tono solenne e quasi fatidico del § 3, in cui Tanaquilla ricorda a Servio il fato e la promessa, che egli è destinato a compiere, ne apparirà in tutta la sua evidenza il magistero dell'arte di Livio. sopitum indica lo stordimento che suol succedere ad una caduta o ad una scossa violenta, cfr. 8, 6, 2 impactus imo ita est saxo ut sopiretur. ad se redisse, espressione poetica in lat., ma affatto comune in it., cfr. Cic., in Q. Caec. 17 redire ad se atque ad mores suos. salubria tutto andar bene, non esservi alcun pericolo cfr. 31, 5.- confidere, sott. re; iubere, sott. regem. iura redditurum. Qui si presuppone che il re, quando era impedito dal presentarsi in pubblico, creasse un suo rappresentante per l'amministrazione della giustizia, al modo stesso come praticava nella sua assenza da Roma, quando tale funzione era delegata al praefectus urbis, cfr. 60, 4 e Dion 4, 5 Τύλλιον ὡς ὑπὸ τοῦ βασιλέως ἐπίτροπον ἁπάντων

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eos visuros; interim Servio Tullio iubere populum dictum audientem esse; eum iura redditurum obiturumque alia regis munia esse. Servius cum trabea et lictoribus prodit ac sede 6 regia sedens alia decernit, de aliis consulturum se regem esse simulat. Itaque per aliquot dies, cum iam exspirasset Tarquinius, celata morte per speciem alienae fungendae vicis suas opes firmavit. Tum demum palam factum est comploratione in regia orta. Servius praesidio firmo munitus primus iniussu populi voluntate patrum regnavit. Anci liberi, iam tum comprensis 7 sceleris ministris, ut vivere regem et tantas esse opes Servi nuntiatum est, Suessam Pometiam exsulatum ierant.

ὑποδεικνύμενον.

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alia, cioè la convocazione del senato e gli altri ufficii sacerdotali e militari. 6. cum si adopera comunemente per indicare il vestimento, cfr. Liv. 37, 9, 9 Galli cum sollemni habitu. trabea, un mantello bianco orlato di porpora, che oltre ad esser l'emblema dei re veniva indossato nelle occasioni solenni anche dai Salii e dai cavalieri, cfr. Giov. 8, 259 e Servio ad Aen. 7, 612: Suetonius dicit tria esse genera trabearum, unum dissacratum, quod est tantum de purpura, aliud regum, quod est purpureum, habet tamen album aliquid (al pari della toga praetexta, cfr. 8, 3), tertium augurale de purpura et cocco. sede regia sella curuli, cfr. 20, 2. vicis, cfr. 20, 2. fungendae: Livio ha adoperato con più frequenza degli altri scrittori i gerundivi dei verbi deponenti, cfr. potiundus, fruendus, perfruendus; però egli non adopera mai utendus. palam factum est, sott. exspirasse Tarquinium: anche altrove il v. fio trovasi adoperato così assolutamente, cfr. 22, 55, praesidio "guardia del corpo,. iniussu, cioè senza essere stato scelto dal popolo, cfr. 17, 10; 42, 3 e Cic. rep. 2, 21.

3.

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voluntate

col consenso ma senza l'autorizzazione legale del senato, perchè non ci era stata la nomina dell'interrex e non si erano presi gli auspicii, cfr. Cic. de rep. 2, 37 primus iniussu populi regnavisse traditur e § 38 cum regnare coepisset non iussu, sed voluntate atque concessu civium, Tarquinio sepulto, populum de se ipse consuluit. Dionigi 4, 8 riferisce la cosa in modo alquanto diverso; ma tutti però son d'accordo nel dire, che la successione di Servio al trono fu dovuta ad una specie di colpo di stato. 7. iam tum" quasi immediatamente, quando i figliuoli di Anco, dopo l'attentato commesso dai loro complici, videro di non trovar fautori presso il popolo, e come in esso per influenza di Tanaquilla guadagnasse sempre più favore Servio, si ritirarono spontaneamente in esilio. ut, coi codd. migliori di Livio: il Klick invece, seguito dal Weissenborn e da Moritz Müller, cancella ut innanzi a vivere, sull'autorità del solo cod. Barberiniano del sec. XV, ed aggiunge cum dopo tum. opes non si riferisce già a regnavit, ma al favore che il discorso di Tanaquilla sollevò intorno a Servio, il quale potè mostrarsi in pubblico come rappresentante del re, cfr. Dion. 4, 5 Túλλios, ὡς οὐχ ὑπήκουον (" i figliuoli di Anco „), ἐπικηρύξας αὐτοῖς ἀϊδίους φυγὰς ἀσφαλῶς ἤδη τὴν Ταρκυνίου κατεῖχε ἀρχή - Suessam Pometiam,

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