Immagini della pagina
PDF
ePub

dena milia aeris ex publico data, et, quibus equos alerent, viduae attributae, quae bina milia aeris in annos singulos penderent. 10 Haec omnia in dites a pauperibus inclinata onera.

Deinde est honos additus; non enim, ut ab Romulo traditum ceteri servaverant reges, viritim suffragium eadem vi eodemque iure promiscue omnibus datum est; sed gradus facti, ut neque exclusus quisquam suffragio videretur, et vis omnis penes pri11 mores civitatis esset. Equites enim vocabantur primi; octoginta

[ocr errors]

= as,

dove il costo di ogni cavallo è fissato a mille assi librali (assarius cfr. Charisio, p. 76 K.); sicchè se ne conclude, che il cavaliere ne dovesse spendere non meno di 2000 per equipaggiare se stesso e il proprio scudiero. Si noti infatti che l'aes equestre pigliava anche il nome di aes pararium a paribus equis, cfr. Paul. Diac., p. 221. quibus si riferisce a bina milia ed è distaccato da pendĕrent, al quale appartiene, soltanto per unità di costruzione colla frase precedente e per conservare il parallelismo con ad equos emendos. Qui si accenna all'aes hordearium, cioè al tributo che era imposto alle vedove e agli orfani (cfr. Cic. de rep. 2, 36 orborum et viduarum tributis) pel vettovagliamento dei cavalli: questo tributo era annuale e corrispondeva alla quinta parte dell'aes equestre. Ad esso contribuivano naturalmente, ciascuno in corrispondenza del proprio avere, tanto le vedove quanto gli orfani, che erano liberi da qualsiasi altro pubblico carico. attributae, cfr. 39, 44, 3 e C. I. L. I, p. 120, 41, 49: lo stato si considerava come creditore rispetto alle vedove e come debitore di fronte ai cavalieri, e perciò assegnava a questi ultimi ciò che quelle gli dovevano. haec omnia: come par chiaro da Dionigi 4, 20, questa frase si riferisce in generale a tutti i pubblici carichi, che in corrispondenza del censo si trovano assegnati da Servio. dites, tanto patrizii che plebei. 10. honos additus, cfr. 2, 58, 3: Livio qui viene a discorrere dei diritti politici concessi ed esercitati dai cittadini nei comizii centuriati. Però, sebbene egli li consideri come un equivalente degli oneri loro imposti, pur non fa d'uopo dimenticare che essi furon conseguiti soltanto in progresso di tempo ed a gradi. ritim individualmente,. Nei comizii curiati tutti quanti i cittadini avevano diritto al voto, senza distinzione e senza considerazione della loro proprietà (cfr. 2, 56, 3); nei comizii centuriati al contrario son fatte delle gradazioni, per cui i più ricchi, cioè quelli che hanno maggiori obblighi verso lo Stato, si trovano anche ad avere maggiori diritti dei più poveri, sia perchè formano un numero di centurie maggiore di quest'ultimi, sia perchè son chiamati i primi a votare. promiscue, tanto ai ricchi quanto ai poveri. exclusus. Anche il più piccolo proprietario, quando tutte le centurie eran chiamate a votare o pure vi era dissenso nelle prime classi (cfr. 43, 16, 12), poteva dare il proprio voto, e, quel che più importa, poteva essere eletto ad una di quelle cariche, su cui i comizii erano invitati a pronunziarsi. vis, la deliberazione dei comizii. 11. vocabantur primi: erano invitati i primi a dare il voto; per cui le centurie dei cavalieri pigliavano il nome di praerogativae (10, 22, 1), e in unione colle centurie della prima classe anche

[ocr errors]

vi.

inde primae classis centuriae [primum peditum vocabantur]; ibi si variaret, quod raro incidebat, XX secundae classis. Nec fere 12 umquam infra ita descenderunt, ut ad infimos pervenirent; nec mirari oportet hunc ordinem, qui nunc est post expletas quinque et triginta tribus duplicato earum numero centuriis iuniorum

quello di primae vocatae (10, 15, 7). primum peditum vocabantur : queste parole, anche a voler considerare primum come un gen. arcaico in luogo di primorum, non hanno relazione sicura col resto del periodo, e perciò noi, sull'es. del Sigonio, le stralciamo dal testo come spurie e riconosciamo in esse nient'altro che una glossa di primae classis. [vocabantur]. Le 180 centurie erano invitate contemporaneamente a dare il loro voto, sebbene divise le une dalle altre. - ibi, in mezzo ad esse, cfr. 38, 4. si variaret, sott. sententia: quest'uso impersonale del v. vario non ricorre altrove in Livio, cfr. difatti 7, 22, 10 variatur comitiis; 22, 60, 3 variatur sententiis; 38, 57, 8 variant opinionibus; 2, 57, 2 aliquid variat sententias; 27, 57, 12 auctores aliquid variant; 35, 31, 13 multitudo variat. Essendo il voto non individuale ma dato per centurie, quando le 18 centurie dei cavalieri e le 80 della prima classe si trovavano tra loro d'accordo, non faceva mestieri di invitare alla votazione le rimanenti centurie, costituendo già le prime da sole la maggioranza. cundae classis, sc. centuriae vocabantur. Al posto di questa ellissi si legge nei codici vocarentur, che stona col contesto del periodo ed è forse richiamato dall'ut, che nei mser. ha preso il luogo di XX. L'intervento di questo ut sembra ora a noi troppo duro ed insostenibile e perciò vi sostituiamo volentieri, secondo la proposta del Novak, XX. 2, 4.

[ocr errors]
[ocr errors]

se

nec, cfr.

descenderunt, pervenirent: qual soggetto di questi verbi si debbono considerare i magistrati che presiedevano ai comizii. 12. mirari oportet può parer strano hunc ordinem: l'ordinamento e la disposizione dei comizii, come era fatta a tempo di Livio, non si trovava più in nessun modo d'accordo coll'antica costituzione di Servio Tullio. Poichè, ingranditasi la città e cresciuto il numero delle tribù da 4, quante esse erano a tempo di Servio, a 35, quante esse divennero definitivamente nell'a. 241 av. Cr. (cfr. periocha 19), si sentì il bisogno di coordinare a tal numero anche quello delle classi e delle centurie; le quali, mentre dapprima variavano da classe a classe, ora divennero uniformi per tutte, e furono in proporzioni eguali costituite dalle singole tribù. Sebbene il risultato di questa innovazione non portasse a principio alcun cambiamento nel numero delle centurie, le quali indipendentemente dalle 18 centurie dei cavalieri, conservate intatte, sommavano tuttora a 175 = 35 X5 (o pure secondo Servio 82 + 20+ 20 +20+33); pure, essendosi tolta ogni prerogativa alla prima classe, si era attentato alle fondamenta stesse della costituzione Serviana. Oltre di che ben presto, come ci avverte Livio, quell'alterazione divenne anche numerica, quando, sdoppiate nel seno delle singole tribù le centuriae seniorum e iuniorum (duplicato carum numero centuriis iuniorum seniorumque), il loro numero complessivo venne sollevato da 175 a 350.

duplicato numero earum, cioè raddoppiato il numero delle tribù da 35 a 70, in seguito alla divisione in esse introdotta dei iuniores dai se

seniorumque, ad institutam ab Servio Tullio summam non con13 venire. Quadrifariam enim urbe divisa regionibusque et collibus, qui habitabantur, partes eas tribus appellavit, ut ego arbitror, a tributo; nam eius quoque aequaliter ex censu conferendi ab

niores, cfr. le frequenti denominazioni di corpus iuniorum e c. seniorum. 13. quadrifariam: questo avverbio ricorre anche in Varrone e nei prosatori posteriori, mentre invece la prosa classica non riconosce altri composti di fariam che bifariam e multifariam. enim contiene la ragione della differenza che si nota tra le due costituzioni, di cui l'ultima era modellata sul numero delle tribù, mentre quella di Servio prescindeva affatto dalle 4 tribù, in cui la città trovavasi in quel tempo divisa. regionibusque et collibus, qui habitabantur, sott. quadrifariam divisis: anche questi due ablativi vanno considerati come parte integrante dell'abl. ass., meglio che come ablativi di specificazione rispetto al part. divisa. Col sost. regionibus par che Livio intenda di accennare ai monti Palatino, Capitolino, Celio (incluso nella tribus Suburana, cfr. Varr. 1. 1. 5, 46) ed Esquilino assieme alle località loro adiacenti; e col sost. collibus al Viminale e al Quirinale, che pigliano più frequentemente il nome di colles rimpetto ai primi, che son denominati montes, cfr. Varr. 1. 1. 5, 51. qui habitabantur. Tanto da questa espressione, come dall'altra urbe che precede, par chiaro, che Livio intende di accennare soltanto alla parte abitata o, meglio, ai quattro quartieri interni della città, senza punto comprendere in essi il territorio rurale che le era annesso (cfr. 11, 4; 30, 1; 33, 2. 6); il quale sarebbe stato diviso da Servio in 26 tribù rustiche, secondo Fabio, o pure in 31, secondo Vennonio (cfr. Dion. 4, 15). Questa distribuzione, che riferisce a Servio direttamente l'origine di tutte le 35 tribù di Roma, avvenne secondo Livio a gradi e in un'età assai più tarda, cfr. 2, 16, 5. 21, 7. partes, sott, urbis, cfr. Varr. 1. 1. 5, 56 quattuor quoque partes urbis tribus dictae ab locis, Suburana, Palatina, Exquilina, Collina; id. 5, 45 e quis prima est scripta regio Suburana, secunda Exquilina, tertia Collina, quarta Palatina. tribus a tributo. Varrone ne apparisce in questo punto miglior etimologo di Livio, ammettendo la derivazione inversa di tributum da tribus, che è la sola giustificata e naturale, cfr. 1. 1. 5, 181 tributum dictum a tribubus, quod ea pecunia, quae populo imperata erat, tributim a singulis pro portione census exigebatur. Il nome tribus, derivato da tres e ampliato posteriormente in tribuo (" dividere per tre e quindi semplicemente dividere) indicava a principio le tre tribù dei Ramni, dei Tizii e dei Luceri, che si fusero insieme per formare la popolazione di Roma; e fu conservato anche quando, in seguito alla costituzione di Servio, i sobborghi della cittadinanza non furon più tre ma quattro, al modo stesso come noi parliamo anch'oggi dei 12 quartieri in cui è divisa la città di Napoli, cfr. 10, 6, 7; Cic. de rep. 2, 8 populum in tribus tris curiasque triginta descripserat; Dion. 4, 14 eis tétraqas μoioas διελὼν τὴν πόλιν καὶ θέμενος ἐπὶ τῶν λόφων ταῖς μοίραις τὰς ἐπι κλήσεις, τῇ μὲν Παλατίνην, τῇ δὲ Σοβοράνην, τῇ δὲ τρίτῃ Κολλίνην, τῇ δὲ τετάρτῃ τῶν μοιρῶν Ἰσκυλίνην, τετράφυλον ἐποίησε τὴν πόλιν εἶναι τρίφυλον οὖσαν τέως. tributum non era propriamente una tassa normale, ma un'imposta che i cittadini erano obbligati a pagare allo

[ocr errors]

[ocr errors]

eodem inita ratio est; neque eae tribus ad centuriarum distributionem numerumque quidquam pertinuere.

XLIV. Censu perfecto, quem maturaverat metu legis de 1 incensis latae cum vinculorum minis mortisque, edixit, ut omnes cives Romani, equites peditesque, in suis quisque centuriis in campo Martio prima luce adessent. Ibi instructum exercitum 2 omnem suovetaurilibus lustravit; idque conditum lustrum ap

Stato, quando questo si trovava in difetto di denaro, per l'allestimento dell'esercito: era in altri termini una specie di debito che lo Stato contraeva coi privati, e del quale esso li rifaceva, appena il pubblico erario lo avesse permesso, cfr. 2, 23, 5. aequaliter ex censu: a pagare questo pubblico tributo i cittadini contribuivano naturalmente ciascuno a misura del proprio avere (pro portione census, a principio esso corrispondeva ad 1 per 1000, cfr. Liv. 19, 15), in modo che quelli che avevano il medesimo censo fossero obbligati a pagare la medesima somma, prescindendo affatto dalla divisione per classi. distributionem: la divisione delle centurie serviane prescindeva affatto dal numero delle tribù, mentre invece quella che vigeva a tempo di Livio era basata interamente su questo; però anche prima, in riguardo ai tributi e alla leva dei soldati (cfr. 4, 46, 1), si teneva conto non meno delle centurie che delle tribù.

[ocr errors]

[ocr errors]

XLIV. 1. censu, la stima cioè della proprietà individuale, la quale venne intrapresa direttamente dal re, come più tardi dai consoli e in seguito poi dai censori. maturaverat aveva compiuto in breve tempo metu, per paura delle pene che erano minacciate a chiunque non avesse rivelata in tempo la sua proprietà incensus è adoperato anche in 4, 8, 3, per indicare colui che si fosse sottratto alla rivela dei proprii beni. latae: la frase ferre legem si adopera propriamente per indicare una legge proposta all'approvazione dei comizi (cfr. 46, 1); qui invece essa ha il senso di emanare una legge cum minis sotto minaccia cfr. 29, 21, 5 cum gravi edicto, Cic. de off. 3, 2, 80 edictum cum poena et iudicio. mortis: secondo Cic. p. Caec. 99 e Dion. 4, 15, la minaccia più grave contro gli incensi era quella di venderli come schiavi. in campo Martio, al di fuori della città verso la parte nordovest di Roma, perchè non era permesso al popolo di raccogliersi sotto le armi al di dentro di essa. In questa regione trovavasi a tempo dei re un altare sacro a Marte, cfr. 2, 5, 2. 2. instructum exercitum: il

[ocr errors]
[ocr errors]

popolo, cioè quella parte di esso che dal re o pure dai censori era ammessa a far parte dell'esercito, si raccoglieva sotto le armi ordinato per classi e per centurie, e in tal modo assisteva al lustrum che aveva luogo sul campo Marzio. suovetaurilibus: i tre animali contrassegnati con questa parola giravano per tre volte intorno a tutto l'esercito raccolto in armi, e quindi erano offerti come vittime espiatorie e purificatrici a Marte, cfr. 28, 1 e 8, 10, 14 si potiatur, Marti suovetaurilibus piaculum fieri. Questi sacrifizii espiatorii avevano anche luogo in altre circostanze, sebbene Livio mostri di collegarli direttamente coll'istituzione del censo; e poichè essi si praticavano regolarmente, appena il censimento fosse compiuto, ne venne che, rinnovandosi questo ogni

pellatum, quia is censendo finis factus est. Milia LXXX eo lustro civium censa dicuntur; adicit scriptorum antiquissimus Fabius Pictor, eorum, qui arma ferre possent, eum numerum fuisse. 3 Ad eam multitudinem urbs quoque amplificanda visa est. Addit duos colles, Quirinalem Viminalemque; inde deinceps auget Esquilias, ibique ipse, ut loco dignitas fieret, habitat.

[ocr errors]
[ocr errors]

[ocr errors]

[ocr errors]

"

[ocr errors]

cinque anni, anche il nome lustrum fosse adoperato per indicare un periodo quinquennale. formare conditum, da condere significa consacrare, sancire col mezzo del lustrum il censimento già fatto, per un periodo di cinque anni: Livio 38, 36, 10 adopera anche in questa vece la frase lustro perfecto, ed i fasti lustro facto. Si noti che conditum lustrum funge da predicato di fronte a id. lustrum e lustrare son connessi direttamente con luere, gr. lovɛiv. is con questo mezzo milia LXXX LXXX milia: si badi che, se non si trattasse di due numeri da moltiplicarsi, ma da aggiungersi semplicemente l'uno all'altro, Livio adoprerebbe la costruz. octoginta et milia, più difficilmente milia et octoginta. Dionigi ne cita invece 84,700, cfr. anche Eutropio, 1, 7 sub eo Roma omnibus in censum delatis habuit capitum LXXXIII milia civium Romanorum cum iis qui in agris erant. In questa lista son compresi soltanto gli uomini adatti a portar le armi (tabulae iuniorum, cfr. 24, 18, 7), cioè tutti quanti i cittadini dai 18 ai 46 anni; altrove questa idea viene meglio circoscritta coll'aggiunta della frase praeter orbos orbasque (cfr. 3, 3, 9), con cui si indicano tutti quei cittadini, che son liberi dal servizio militare ma non già dai tributi. Fabius, il più antico annalista Romano, viveva a tempo della 2a guerra punica, e scrisse in greco una storia romana dalle origini fino ai suoi giorni, cfr. 2, 40, 10. eorum qui: poichè i seniores erano esclusi dal servizio militare, così la lista sopra riferita di quelli che presero parte al sacrifizio espiatorio doveva comprendere in sè solamente i iuniores, cfr. Dion. 5, 20. 3. ad eam multitudinem “in considerazione di una sì gran moltitudine cfr. 8, 4; 19, 6. colles, cfr. 43, 13: i tre colli qui ricordati si trovavano a nord del Palatino e del Celio, dal quale eran divisi per mezzo di una vallata; verso oriente si estendevano in una larga pianura, che fu abitata soltanto più tardi. Quirinalem: soltanto Livio ed Aurelio Vittore considerano questo colle come aggiunto alla città primieramente da Servio; Strabone invece 5, 3, 7 e Dionigi 2, 50 lo considerano quale abitazione dei Sabini e come annesso a quella, fin dal tempo di Romolo, cfr. 33, 2. inde deinceps e quindi in seguito,, cfr. 2, 47, 11 deinde deinceps; 5, 37, 6 deinceps inde. auget Esquilias. Poichè Dionigi 4, 13 e Strabone, 1. c., considerano questo colle come aggiunto alla città per la prima volta da Servio, il Gronovio ed il Madvig sono d'avviso che si debba correggere la lezione dei manoscritti Esquilias in Esquiliis (auget Esquiliis, sott. urbem, equivarrebbe a addit Esquilias). Però, se si bada che il nome di questo colle, erroneamente dapprima connesso con aesculus, or si riconduce comunemente da tutti alla radice di excolere, e che in conformità di questa etimologia assai plausibile, proposta dall'Huschke, si considerano oggimai gli abitanti delle Esquiliae (Exquiliae) o Exquilini come contrapposti agli inquilini,

[ocr errors]
[ocr errors]

-

"

« IndietroContinua »