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Universis et singulis quibus hae nostrae litterae exhibebuntur salutem et Apostolicam Benedictionem. Exponi nobis fecit Antonius de Blado in alma Urbe nostra librorum impressor, quod ipse opera quaedam Nicolai Machiavelli civis Florentini in materno sermone conscripta, videlicet HISTORIAM, ac de PRINCIPE, et de DISCURSIBUS imprimere, seu imprimi facere intendit; vereturque ne alii postmodum ex suo labore et impensa, quam in dictis operibus imprimendis faciet, sibi lucrum quaerentes, illa imprimant seu imprimi faciant in illius jacturam et detrimentum. Quare idem Antonius nobis humiliter supplicari fecit, ut sibi in praemissis opportune providere de benignitate apostolica dignaremur. Nos igitur honesto ipsius Antonii desiderio annuere, ac illius indemnitati obviare volentes, omnibus et singulis impressoribus, bibliopolis, et aliis cujuscumque status, gradus, et conditionis existentibus, nostrae ditioni temporaliter non subiectis, in virtute sanctae obedientiae et sub excomunicationis latae sententiae poena; nobis vero et sanctae romanae Ecclesiae mediate vel immediate subjectis, etiam sub amissionis librorum impressorum et vigintiquinque ducatorum auri de Camera, pro una, camerae nostrae apostolicae, pro reliqua vero medietatibus, praefato Antonio totiens quotiens contraventum fuerit applicandis poenis, districte praecipimus et mandamus quatenus dicta opera per praedictum Antonium, ut praefertur, imprimenda, ad decennium non imprimant, neque imprimi facere, aut vendere, seu venalia habere audeant vel praesumant, nisi ad id dicti Antonii expressus accesserit assensus. Quocirca quibusvis locorum ordinariis, seu eorum officialibus et vicariis in spiritualibus committimus per praesentes, ut ubi, quando, et quotiens pro parte dicit Antonii requisiti fuerint, ipsi Antonio efficacis defensionis praesidio assistentes, faciant praesentes litteras et in eis contenta quaecumque inviolabiliter observari et publicari; contradicentes quoslibet et rebelles per censuras ecclesiasticas, et poenas praedictas appellatione postposita compescendo; invocato etiam ad hoc, si opus fuerit, auxilio brachii saecularis in contrarium facientibus, non obstantibus quibuscumque. Datum Romae apud Sanctum Petrum, sub annulo Piscatoris, die xxIII Augusti MDXXXI Pontificatus nostri anno octavo.

AL SANTISSIMO E BEATISSIMO PADRE

SIGNOR NOSTRO

CLEMENTE VII

LO UMIL SERVO

NICCOLÒ MACHIAVELLI

Poichè della Vostra Santità, Beatissimo e Santissimo Padre, sendo ancora in minor fortuna costituita, mi fu commesso che io scrivessi le cose fatte dal popolo Fiorentino, io ho usata tutta quella diligenza ed arte che mi è stata dalla natura e dalla isperienza prestata, per sodisfarle. Ed essendo pervenuto scrivendo a quelli tempi, i quali per la morte del magnifico Lorenzo de Medici fecero mutare forma all'Italia, ed avendo le cose che dipoi sono seguite, sendo più alte e maggiori, con più alto e maggiore spirito a descriversi, ho giudicato essere bene tutto quello che infino a quelli tempi ho descritto ridurlo in un volume, e alla Santissima V. B. presentarlo, acciocchè quella in qualche parte i frutti de' semi suoi e delle fatiche mie cominci a gustare. Leggendo adunque quelli la S. V. Beatitudine vedrà in prima, poichè l'impero romano cominciò in Occidente a mancare della potenza sua con quante rovine e con quanti principj per più secoli l'Italia variò gli stati suvi. Vedrà come il Pontefice, i Veneziani, il regno di Napoli, ed il ducato di Milano presero i primi gradi ed imperj di quella provincia. Vedrà come la sua patria, levatasi per divisione dalla ubbidienza degl'imperadori, infino che la si cominciò sotto l'ombra della casa sua a governare si mantenne divėsa. E perchè dalla V. S. Beatitudine mi fu imposto particolarmente e co

mandato, che io scrivessi in modo le cose fatte da' suoi maggiori, che si vedesse che io fussi da ogni adulazione discosto; perchè quanto le piace di udire degli uomini le vere lodi, tanto le finte ed a grazia descritte le dispiacciono, dubito assai nel descrivere la bontà di Giovanni, la sapienza di Cosimo, la umanità di Piero, e la magnificenza e pru denza di Lorenzo, che non paia alla V. S. ch' io abbia trapassati i comandamenti suoi. Di che io mi scuso a quella, e a qualunque simili descrizioni, come poco fedeli, dispiacessero. Perchè trovando io delle loro lodi piene le memorie di coloro, che in varj tempi le hanno descritte, mi conveniva o quali le trovava descriverle, o come invido tacerle. E se sotto a quelle loro egregie opere era nascosa un'ambizione, alla utilità comune, come alcuni dicono, contraria, io che non ve la conosco, non sono tenuto a scriverla; perchè in tutte le mie narrazioni io non ho mai voInto una disonesta opera con una onesta cagione ricuoprire, nè una lodevole opera, come fatta a un contrario fine, oscurare. Ma quanto io sia discosto dalle adulazioni si conosce in tutte le parti della mia istoria, e massimamente nelle concioni e ne' ragionamenti privati, così retti come obliqui, i quali con le sentenze e con l'ordine il decoro dell'umore di quella persona che parla, senza alcun riservo, mantengono. Fuggo bene in tutti i luoghi i vocaboli odiosi, come alla dignità e verità dell' istoria poco necessarj. Non puote adunque alcuno, che rettamente consideri gli scritti miei, come adulatore riprendermi, massime veggendo come della memoria del padre di V. S. io non ho parlato molto. Di che ne fu cagione la sua breve vita, nella quale egli non si potette fare conoscere, nè io con lo scrivere ho potuto illustrare. Nondimeno assai grandi e magnifiche furono le opere sue, avendo generato la S. V.; la quale opera con tutte quelle de' suoi maggiori di gran lunga contrappesa, e più secoli gli aggiugnerà di fama, che la malvagia sua fortuna non gli tolse anni di vita. Io mi sono pertanto ingegnato, Santissimo e Beatissimo Padre, in queste mie descrizioni, non maculando la verità, di soddisfare a ciascuno, e forse non avrò soddisfatto a persona. Nè, quando questo fusse, me ne maraviglierei; perchè io giudico che sia impossibile senza offendere molti, descrivere le cose de'tempi suoi. Nondimeno io vengo allegro in campo, sperando che come io sono dalla umanità di V. B. onorato e nutrito, così sarò dalle armate legioni del suo santissimo giudicio aiutato e difeso; e con quello animo e confidenza che io ho scritto insino ad ora, sarò per seguitare l'impresa mia, quando da me la vita non si scompagni, e la V. S. non mi abbandoni.

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