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re continovamente di giorno, e di notte per la Città ad osservare se alcuno portava armi proibite, o se commetteva qualche azione contraria al disposto delle Leggi, e se trovavano qualcuno reo di una qualche trasgressione alle Leggi dovevano farne rapporto al Tribunale ed erano obbligati di andare, quando il Podestà l'avesse loro ordinato, contro i Malfattori, e rei di Stato.

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In quale anno precisamente avessero principio questi Militi non ho potuto rinvenirlo, ho bensì trovate alcune Carte del Secolo XIII. che gli rammentano, e precisamente una del 1260. che contiene un' elezione d'un Procuratore per contrarre alleanza col Comune di Siena, nel fine della quale si legge. Eta sunt hec Florentie in Palatio in quo dictus Dom. Comes Guido Novellus Florentinus Potestas moratur pro Comuni Florentie coram Dom. Gilio Gualdoli de Parma. Iudice, Dom. Gozzello de Ganglanzolo, Mitite dicti Comitis Potestatis; Dom. Aicando Milite ejusdem Potestatis. Ranuccino Isacchi Notario de Castrocaro, Rosso Quinciavelli, ed aliis pluribus Testibus.

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Da questa Carta si deduce chiaramente che nel 1260. nella Corte del Podestà di Firenze vi erano questi Militi, e vi è tutta la ragione di credere che anche avanti quel tempo ci fossero, poichè quella Carta gli rammenta come soiti Ministri del Podestà.

Erano questi Militi stipendiati da Pretore, nè avanti l'anno 1463. potevano essere in minor numero di tre. In quell'anno furono ridotti ad uno come prova la Legge da me riportata nel Tono precedente alla Pag. 141. e questo solo seguitò fino all'anno 1502. nel quale anno riformata la Potesteria, restò affatto soppresso l'Uffizio dei Militi del Potestà,

CAPITOLO VI.

Dell' Abitazione del Potestà, e sua Corte,

Uasi tutti gli Scrittori che delle Fiorentine Istorie hanno trattato, nominatamente il Malespini, il Villani, e l'Ammirato pretendono che i primi Podestà chiamati dai Fiorentini al Governo del loro Comune risedessero nel

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Palazzo Vescovile, non avendo la Repubblica Palazzi propri da potergli assegnare per loro Residenza.

Reflettendo, che allora quando la Città di Firenze era suddita ai Marchesi di Toscana, tenevano Essi i pubblici Giudizi nel Palazzo di S. Giovanni, come ad evidenza ho dimostrato nel Tomo Primo di quest' Opera, non pare molto lungi dal vero, che ai primi Podestà fosse assegnato per abitazione questo stesso Palazzo, che sicuramente era il Vescovato,

Quando questo però sia vero, non molto tempo seguitarono i Pretori a tenere la loro Residenza nel Vescovato, imperocchè dalla Carta dell'anno 1241. da me sopra riportata contenente una Sentenza del Potestà Ugo Ugolini da Castello, si rileva che il Pretore risedeva nel Vecchio Palazzo degli Amidei presso la Piazza di S. Stefano, come provano le seguenti parole estratte dalla suddetta Carta. In Dei nomine Amen. 1241. Nonas Decembris Ind. 15. Actum Flor. in Palatio Veteri de Amideis juxta Plateam Sancti Stephani prtis vocatis et rogatis testibus ec. Dominus Ugo Ugo

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lini de Castello Floren. Potestas cum Consilio ec. pronuntiavit, et dixit ec.,,

E credo certamente che il Podestà in quei tempi risedesse ora in un Palazzo, ora in un altro, preso, come suol dirsi alla giornata volgarmente a pigione dalla Repubblica, per la di lui abitazione.

L'Ammirato asserisce, forse appoggiato a quanto falsamente racconta Giovanni Villani, che nell' Anno 1250. fosse dato principio all'edificazione di un Palazzo per la Signoria, nel Popolo di S. Appollinare presso la Badia di S. Maria, il qual Palazzo dice che in progresso di tempo fu detto il Palazzo del Podestà, perchè ivi esso abitava. E' vero questo racconto nella sua sostanza, ma è falsa l'epoca che gli assegna questo Scrittore, poichè nel lib. 29. dei Capitoli delle Riformagioni a 192. si trova un Contratto stipulato il dì 3. di Luglio dell'anno 1255. mediante il quale la Repubblica compra da Cambio del quondam Bonajuto del Fondrazzo, e da Corso suo Figlio, Case, Torri, e Terreni posti nel popolo di S. Appollinare per edificarvi il suddetto Palazzo, e il di ultimo di detto mese di Luglio tro

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vasi

vasi altro Contratto di Vendita di alquanto Terreno fatta dalla Badia di Firenze al Comune per il medesimo oggetto. E che realmente nel mese d'Ortobre dell'anno 1255. il Podestà non avesse ancora Palazzo proprio del Comune lo prova la data d'una Carta di quel giorno, ed anno, la quale contiene una Quietanza fatta dai Bolognesi ai Fiorentini per certa Rappresaglia, la qual data è come appresso.,, Actum Flor. In Domo Filiorum Abbatis ubi D. Alamannus della Turre Potestas morabatur Colla scorta di questi Documenti si conosce chiaramente lo sbaglio dell' Ammirato.

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Terminata l'edificazione di questo magnifico Palazzo, che ancora esiste, e si denomina il Palazzo del Bargello, non solamente tornovvi ad abitare il Pretore con tutta la sua Corte, ma vi risedè eziandio il Supremo Magistrato della Repubblica fino a tanto che non fu edificata altra per esso separata Abitazione. Seguitò il Pretore con tutta la sua Corte ad abitare in questo Palazzo fino al 1574. nel quale anno per ordine Supremo tornò tanto esso che tutti i Giu

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