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altro, che i Consoli costituiti sopra gli affari della Giustizia fossero

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parte

di

di Ricca Vedova di M. Gio. Tornaquinci ricevuto dal Notaro Michele Ciuffardi, esistente in detto Archivio fatto nell'anno 1274. si legge Dom. Ricca Vidua Uxor olim Dom. Gianni de Torna quincis fil. olim Bonacose de Populo S. Pancratii de Flor. previo consensu Silimanni fil. olim Bertalofti Mondualdi sui, suum condidit Testamentum, Anche il numero dei Testimonj intervenuti ai Testamenti di quel Secolo è diverso da quello d'oggi giorno e pare che non fosse determinato, trovandosene quando più, e quando meno. Nel Testamento primo da me sopra citato di Berta Minorbetti intervennero tre Testimonj; a quello di Ricca Tornaquinci furono presentati nove Testimonj. Al Testamento di Contessa Passerini da me sopra citato solamente tre. Al Testamento di un certo Filippo del fu Listi Carini fatto nel 1291. che si conserva nell' Archivio de' PP. di S. M. Novella intervennero soli cinque Testimonj. Al Testamento di Decco Caponsacchi fatto nel 129... fu ricevuto dal Notaro Pepo Gherardini alla presenza di sei Testimoni, e un simil numero di Testimonj fu presente al Testamento di Fra Riccardo di Alberto Carducci fatto nel 1391 e ricevuto dal Notaro Renaldo d' Iacopo da Signa.

di quelli, che rappresentavano la Repubblica.

e

I Provveditori non son lungi dal credere, che fossero due altri Consoli, forse quelli che presiedevano agli affari politici. E che tanto quanto si trovino nominati nelle Sentenze perchè fosse stile o di pubblicare queste alla presenza di tutto quel Magistrato, o di pronunziarle in nome di esso, ma che realmente nulla avessero che fare negli affari di giustizia. Nella Carta dell' anno 1249. da me sopra citata si legge cum Consen

præsentia Consulis pronuntiavit &c. Da queste parole deduco, che al solo Console sopra i fatti di Giustizia incombeva l'Amministrazione della Giustizia. Anche nel 1181. si trovano questi Consoli Provveditori, come accennai nel I. Tomo di questa Opera pag. 94. Seguitarono i Tribunali dei Sesti fino all'anno 1343. nel quale anno furono affatto soppressi per la nuova divisione della Città a Quartieri come ho dimo

strato:

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CAPITOLO V.

Dell' Arte della Lana.

T A Nazione Fiorentina è stata certamente anche nei tempi più antichi, e ardisco dire fino nei tempi Romani una delle più commercianti della nostra Italia. Il sapersi, che essa teneva in Pisa, come ho con chiarezza dimostrato nel Tom. I. di questa Opera pag. 89. e 9o. il Curatore del Calendario, serve perchè ognuno si persuada di questa verità.

Di qual sorta fosse in quei remoti tempi il suo Commercio non abbiamo alcuna memoria, nè alcuno Scrittore che ce ne dia ragguaglio. Se esaminiamo per altro la situazione fisica della Città di Firenze, che è posta quasi alle falde dei monti molto lungi dal mare, conosceremo, che i Fiorentini non potevano fare quella Mercatura di rigiro, che consiste nel trarre dai Paesi oltre mare. certi generi di bisogno, o di lusso per spedirli a quelle Nazioni, che ne son mancanti, e che non vogliano, o non possano farne esse il primo Commercio;

e se

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e se reflettiamo che non ostante i Fiorentini facevano il loro Commercio per la via di mare come di ciò ce ne assicora il Traffico, che essi avevano in Pisa, ci sarà ben facile il comprendere che il Commercio loro doveva consistere in Manifatture, perchè non poteva no avere prodotti di terra superiori al loro bisogno da spedire fuori, le quali Manifatture penso, che si possa supporre essere state di Lana, e che però fino da quei lontanissimi tempi fosse esercitata in Firenze con felice successo l'Arte della Lana. Mi fa cosi pensare il reflettere, che le Manifatture di Lana sono le più necessarie, e le più confacienti ai comodi della vita, e che in quei tempi non potevano gli Uomini liberarsi dall' incomodo del freddo se non per mezzo dei panni di lana, e che però il Lanificio fosse l'Arte che sostenesse principalmente la Mercatura dei Fiorentini. Tanto più che per testimonianza d'Ulpiano siamo certi, che gli Italiani usavano le vesti di lana, egli nella Leg. Vestis ff. de Auro Argento scrive Vestimentorum sunt omnia lana lineaque, vel serica ec. E sappiamo ancora,

che

che la Toga degli antichi Romani (19) era di lana bianchissima, nè si può pensare, che mancassero le Lane, e però provvedessero gli Italiani i panni fuori dell'Italia, poichè per attestato di Plinio, e di Strabone siamo assicurati, che l'Italia abbondava di Lana, e che le Lane di Puglia, di Taranto, e di Modena erano in quei tempi le migliori.

In quali tempi decadesse il Commercio dei Fiorentini è affatto ignoto; ma penso che non sia sproposito il supporre, che non solo decadesse, ma perisse affatto, allorchè decadde l'Impero. Romano, e che l'Italia fu invasa dalle Nazioni Settentrionali, poichè in que

sta

(19) La più considerabile tra le vesti dei Romani, era la Toga, da essi portata sopra la Tonaca; quindi il nome di Togati si diede loro, come per onorarli,, e distinguergli dagli altri Popoli secondo Livio Lib. 3. Gap. 52. Seneca de beata vita cap. 24. Virgilio Eneid. lib. 1. vers. 286. lo Scoliaste di Persia ci descrive Sat. 5. vers. 14. la Toga nella se guente maniera; Toga est purum Pallium forma rotunda, et fusione, atque inundante sinu, et de sub dextro veniens, supernumerum sinistrum ponitur.

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