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VII

tal segno che un lavoro intrapreso sulle prime a bel diletto e per mio privato vantaggio, proseguii poscia ed estesi quanto più potei per farne parte a' miei concittadini. Ad essi propriamente è dedicata questa mia fatica, giacchè non colla sola mira di giovare altrui nella conoscenza del nostro dialetto, ma con quella più particolarmente di agevolare a noi Milanesi l'uso della toscana favella l'ho io incontrata. Pochi, di fatto, si troverebbero fra noi che non sapessero ed esprimere e scrivere nel vernacolo linguaggio le cose più minute che negli usi della domestica vita s'affacciano; laddove non è raro il sentir taluno lagnarsi per non sapere qual vocabolo di buona lingua sostituire al vernacolo di cui debbe usare, e ben sovente, dopo vane consulte sui comuni dizionarj (*), finire con

nella morte sempre immatura di quest'ottimo uomo che soltanto ci lasciò il desiderio di un'opera ch' esser doveva eccellente, se s'abbia riguardo alla gran cognizione ch' egli aveva e del nostro dialetto e della lingua italiana, come ne fanno fede le numerose sue produzioni in ammendue queste lingue.

(*) Ognun vede a prima giunta l'inutilità de' comuni Dizionarj nel supposto caso in cui si cerca qual voce rappresenti un dato oggetto, e non già quale oggetto significhi una data voce. Ben vide e senti simile difficoltà il nostro Martignoni (e anche prima di lui il padre Pommei) quando ideò e compose il suo Nuovo metodo per la lingua ita liana (Milano, 1743), opera che ignorò o mostrò d'ignorar l' Alberti quando diè per nuova l'idea della sua Tavola sistematica, e di fresco non troppo felicemente imitata dall' Arrivabene col

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servirsi della parola appresa col latte, ingegnandosi di
darle una certa tal quale desinenza per cui poterla pur
battezzare italiana. A togliere ogni imbarazzo di tal sorta
serve questo Vocabolario, nel quale cercando tu alfabeti-
camente la parola vernacola, ti si presenta la corrispon-
dente toscana, e ti trae d' impiccio.

Simile nella materiale disposizione a quanti altri lessici
si han tuttodì fra mano, egli è pur questo mio; quindi,
tralasciando ogni osservazione ch' esser possa generica in
siffatta materia, verrò brevemente spiegandone quelle
parti che sono più particolarmente sue proprie.

E prima di tutto dirò come non altre voci si troveranno
registrate in questo Vocabolario se non se quelle che, o
totalmente o in gran parte diverse dalle toscane, sono
le ignorate dai più. Si troverà, per esempio, fra le pri-
me coregh cestino, erbion pisello, brandinaa alare; e fra
le seconde gasgia gazzera, campusc campeggio e simili;
nè vedrai fatta parola di que' vocaboli che o per sem-
plice troncamento di sillabe o di qualche prima od ultima
lettera, o per una leggiera trasposizione o prolungazione
di lettere diversificano dalle voci di buona lingua ita-
liana, come chi dicesse trotta trottare, sbarleffia sberlef-
fare, comodass accomodarsi, broccadin broccatino, dove
dovere, ecc. (*), voci tutte che giova suppor note o facili

appunto una gran parte della difficoltà
che si vorrebbe spianare coll' uso dei
Dizionari di dialetto. Vedasi in pro-
posito la pag. XI della Prefazione pre-
posta al Catalogo di alcune opere attinenti
alle scienze, alle arti e ad altri bisogni
dell'uomo, ecc. (Milano, Mussi, 1812);
libro, a parer mio, pieno di sana eru-
dizione, e di non lieve vantaggio per
ehis' applica alle cose della lingua.

oeu,

(*) Non v' ha Milanese un po' colto
il quale non sappia che quelle voci che
nel suo dialetto finiscono in ai, aja, oi,
ocura od ocula, eder, nel toscano
finiscono d'ordinario in aglio, aglia
oglio, uolo, uola, etro, come taj, maj,
taglio, maglio; canaja, paja, canaglia,
paglia; imbroj, imbroglio; fruttiroeu,
fruttiroeura o fruttiroeula, fruttajuolo,
fruttajuola; veder, Peder, vetro, Pietro

IX

a rinvenire a chi è in grado di servirsi di un dizionario. Quel che delle semplici voci, dicasi anche delle frasi, dei proverbj e simili, abbenchè di questi, come de' termini d'arte, alcuni io ne abbia lasciati correre benchè poco dissimili ne' due linguaggi, indótto a ciò dalla persuasione che essendo queste le cose men conosciute nella lingua, debbono anche esser le più malagevoli a rinvenirsi nei dizionarj da chi non ne ha gran pratica. Così adunque troverai registrato Negà el signor in su la cros, perchè il corrispondente toscano diversifica d'assai, com'è Negare il pajuolo in capo; ma non già Fà on bæucc in l'acqua, Lavora sott' acqua, essendo che anche in buon italiano diciamo Fare un buco nell' acqua, Lavorar sott'acqua, ecc. Dopo di ciò reputo inutile l'avvertire il lettore che, non trovando egli in questo Vocabolario una parola, una frase, una maniera proverbiale, debba, generalmente parlando (*),

e così, per rispetto ai verbi, che quelli che in /milanese finiscono in è, in ì, in à; in toscano generalmente finiscono in ire, in ere, in are, come savè, vedè, podè, sapere, vedere, potere; dì, fenì, dire, finire; andà, parlà, andare, parlare. Così pure che nel principio delle parole dove il milanese ha il des, il re e simili, il toscano ha il dis o la s semplice e il ri e simili; come desfà, destanà, refà, recamà, disfare, distanare o sfare, stanare, e rifare, ricamare. Simili cangiamenti di desinenze pertanto non son tali da dar impiccio a chiunque abbia alquanto d'accortezza, giacchè rilevando sur un Dizionario italiano dalle prime lettere una di queste voci, vedrà ben tosto quale ne sia anche la terminazione. Quando però s'allontanano queste sensibilmente dalle suddette regole generali ( se m'è lecito chiamarle cosi),

non ho tralasciato di registrarle per maggior comodo de' lettori, come, per citarne un esempio, ho fatto delle voci ramee, speziee, caroccee, che in italiano fanno ramiere, speziale, carrozziere, quando che i più fra i sostantivi milanesi desinenti in ee hanno in toscano la terminazione in ajo, come lavandee, ferree, coldiree, ecc. lavandajo, ferrajo, calderajo, ecc.

(*) Dico generalmente parlando, giacchè anche in questa parte avrò certamente fatto delle ommissioni di cui mi avrà per iscusato il lettore quando rifletta che se si osservano tante imperfezioni ne' dizionarj compilatisi col concorso di più persone, e anche dopo replicate edizioni e correzioni, assai più ne dovranno esistere in un Vocabolario composto, com'è il presente, da un uomo solo e senza giovamento di predecessori.

X

crederla simile o quasi simile ne' due linguaggi, e quindi farne ricerca sui dizionarj italiani.

Alcune voci si trovano nel nostro dialetto affatto eguali ad altre della lingua italiana in quanto alla loro materiale Configurazione, ma diversissime nel significato; e a queste (qui registrate, com'era ben dovere ) mi è piaciuto di contrapporre la variazion respettiva, credendo con ciò di far meglio riconoscere il grande errore in cui cadrebbe (come spesso vediamo avvenire fra noi) chi pensasse di parlar buon italiano quante volte ad una voce vernacola di cui non conoscesse o non si ricordasse la corrispondenza italiana, desse la desinenza propria di questa lingua.

Parrà a taluno che io abbia trasgredita la legge che più sopra m' imposi, dando luogo in questo libro ad alcune voci assai somiglianti ne' due linguaggi, quali sarebbero, a cagion d' esempio, omm, did, ecc.; ma sappia che queste non già pel loro valore, ma per le molte e fra i due idiomi diversissime frasi che ne derivano ho io registrate; altre ne posi a bello studio o per distruggere in noi l'idea che tal vocabolo che pur sarà di buona lingua perchè anche a noi famigliare, non si debba come tal ritenere (come provecc proveccio, saja, saja), o per correggerci meglio di tal altro (come guaja guajo, tavol tavola) nell' usar del quale più facilmente pecchiamo. Alcuni diminutivi ed accrescitivi ho pur lasciati correre, benchè poco dissimili ne' due linguaggi; ma questi ho io messi come voci di regola, giacchè, a detta dello stesso Alberti (V. la voce Piccioncello ), simili voci hanno talora alcune varietà per proprietà di linguaggio, ed è tale la latitudine sì della lingua italiana come del nostro dialetto nella formazion loro, che, purchè non si scostino esse di troppo dalla natura della lingua, vengono di leggieri adottate.

XI

A maggior comodo ed utilità del lettore ho posto sotto alle parole principali quelle delle varie parti di cui sono composte, come chi dicesse camisa, e poscia tassell, listin, portinna, ecc.; e queste ultime poi si troveranno coll' opportuna spiegazione nel luogo ad esse assegnato nell' ordine alfabetico.

Scarseggerò alquanto nell' enumerazione degli uccelli e delle frutta specialmente, o, per meglio dire, delle loro varietà, nè io saprei negare essere stata questa la parte più intricata del mio lavoro, e di tanto malagevole e nojosa che fui lì lì per desisterne. Non mi farò già a scusarmi per questo rispetto coll'esempio di chi mi precedette nella compilazione di vocabolarj d' altri dialetti; ma se pur mi è lecito di ricercare per ciò una qualche giustificazione, credo di trovarla e nell' Alberti là dove, parlando appunto di frutta e simili (V. le voci Pera, Uva), dice che sono essi di tante e di si varie ragioni, e portano nomi così diversi in ogni paese, che non accade sperare di aver di tutte una precisa notizia, e nel Fontana (*) là dove dice: Una delle grandissime difficoltà che vado incontrando nella compilazione di questo Dizionario (economico (economico rustico) mi nasce dai nomi, e particolarmente dai frutti....Un autore mi darà tutte le immaginabili descrizioni della foglia, del

(*) Dizionario economico rustico, t. VIII, pag. 374. Più giù, a carte 375, egli appalèsa pure la brama di un Dizionario botanico che ai nomi spagnuoli, tedeschi, ecc. accoppiasse gl'italiani ed anche i vernacoli, come (dic' egli) milanesi, bolognesi, genovesi, napoletani, coi quali, benchè Italiani, non c' intendiamo parlando in queste materie. Voto in parte compiuto dai chiarissimi botanici sigg. Targioni Tozzetti e Gallizioli,

dalle cui opere ho io tratto non poco giovamento in questa difficil parte del mio lavoro, come non minore lo ri trassi dal Dizionario del Fontana e dal Mitterpacher, tradotto dal Lavezzari, ch'egli pure si lagna di questa difficoltà dicendo nella sua Prefazione (XII, lin. 3): Il sostituire voci toscane e lombarde alle latine ove nominansi piante co' nomi linneani, è stata per me la cosa più difficile, e talora impossibile.

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