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STORIA DEGLI ITALIANI

TOMO V.

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STORIA

DEGLI ITALIANI

PER

CESARE CANTÙ

TOMO V.

TORINO

L'UNIONE TIPOGRAFICO-EDITRICE

Via B. V. degli Angeli, N. 2, casa Pomba

MDCCCLVI.

GIORGIO FRANZ IN MONACO.

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BIBLIOTHECA

REGLA

MONAGENSIS.

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Nè idolatri del passato, nè abbagliati dal presente, e confidenti nell'avvenire, seguendo con attenzione e sincerità l'evoluzione di quel fatto complesso che si chiama incivilimento, specialmente nel nostro paese, abbiam veduto dallo sciogliersi dell'impero romano cominciare uno sminuzzamento di sovranità, che la ridusse perfino a villaggi e a semplici castelli. Carlo Magno tentò agglomerarli per mezzo della Chiesa e del sistema benefiziario, divenuto poi feudale e la restaurazione dell'impero d'Occidente ricollocò il rappresentante e l'eletto dei Romani sopra ai baroni conquistatori e ai re stranieri, non già con una dominazione a modo degli antichi augusti, ma con un patronato.

Nell'universale gerarchia che chiamavasi cristianità, solo l'imperatore possedeva la delegazione sociale; re e principi riconosceansi di delegazione imperiale, fin quando Filippo il Bello di Francia, nell'intento di contrariare la Chiesa, pretese regnare per grazia di Dio. I baroni, investiti del suolo e della sovranità territoriale, prestavano omaggio al caposignore, ma del resto operavano indipendenti; e tali si resero pure i vescovi e le città, fosse allo scopo di garantire le antiche consuetudini, fosse per usufruttare le franchigie feudali.

Tale sistema si svolse ne' secoli, che, anche dopo tanti studj, malissimo sono conosciuti, si per le menzogne di quei che in essi vogliono combattere il presente o far ribramare un passato irremeabile; sì per la frivolezza dei manovali della letteratura che, superbamente drappeggiandosi ne' pregiudizj, sentenziano ad aneddoti ed epigrammi; si per la reale difficoltà d'intendere, nella impersonale regolarità delle società odierne, quei tempi di tanta indipendenza personale, quando di leggi tenevano luogo le consuetudini locali, la promessa e l'omaggio, in una gradazione dove ciascuno obbediva soltanto al superiore immediato, e secondo le stipulate convenzioni.

La libertà non era però un diritto, sibbene un privilegio, e mancava di rappresentanti e d'un tutore universale. Ogni terra aveva un signore diretto e

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