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322 ANNALI CIVILI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE.

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gallo, perdute essendosené le altre porzioni in un le petruzze che le componevano. Egli per tanto con solidi argomenti vien dimostrando che appunto il gallo era il simbolo da' Persiani adottato. Perciò il gallo da' Greci detto era per antonomasia l'uccello persiano. Vien quindi a togliersi ogni dubbio che in quel mosaico rappresentata non sia la pugna d'Alessandro con Dario. E qui l'autore con acconcia erudizione vien pure discorrendo intorno a' simbolici animali, sotto la cui forma i Persiani ed altri popoli antichi nascondevano le dottrine e gli arcani della loro sapienza.

Dopo le cose relative all'antichità ed alle arti trovasi un articoletto di chimica intorno alla scovérta d'una novella qualità dello zinco, ed utile che può derivarne alla medicina ed alla chirurgia. Tale scoverta è del cavaliere Luigi Sementini e consiste in una qualità d'analogia da lui ravvisata tra la sostanza dello zinco e le altre della stessa natura, cioè la proprietà che hanno di durar nella combustione come han cominciato, senza che tu sii costretto di aggiugnere loro altro calore, essendo a ciò bastevole quello che dallo stesso bruciare è prodotto. Così avviene del fosforo, dello zolfo, del potassio e di altre sostanze ». Si dà quindi la spiegazione del modo con cui si ottenne il ritrovamento di tale fenomeno e si consigliano i medici ad usare piuttosto che i così detti fiori di zinco, l'ossido grigio, il quale assorbendo per la sua spessezza poco acido carbonico, conserverà intatta la sua medicinale virtù. Segue la necrologia di varj illustri uomini delle Sicilie morti nel 1832; quindi è l'elenco de' libri pubblicati nel regno nei due passati mesi di gennajo e febbrajo: chiudesi il quaderno colle tavole delle osservazioni astronomiche e meteorologiche fatte nel reale Osservatorio di Napoli.

Forse a taluno sembrerà esserci noi di troppo trattenuti su questo primo quaderno. Ma a ciò indotti fummo da due ragioni: l'importanza delle materie in esso contenute; il desiderio di far noto all' alta Italia l'attuale stato delle arti, delle scienze e della civiltà nel regno delle due Sicilie. Perciò noi anche in avvenire usando il più delle volte le parole stesse de' chiarissimi autori, siccome pur fatto abbiamo nel presente articolo, daremo ragione di questi Annali a mano a mano che ci verranno trasmessi.

G.

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PARTE II

SCIENZE ED ARTI MECCANICHE.

Corso elementare di fisica di Ranieri GERBI, pubblico professore di fisica nell I. R. Università di Pisa. Pisa, 1823-1825, presso Nicolò Capurro. Volumi cinque di pag. 301, 323, 407, 384 e 400, in 8.o, con figure..

Elementi di fisica generale, ed Elementi di fisica particolare dell' ab. Domenico SCINA', pubblico profesPalermo, sore nella R. Università di Palermo. 1828-1830, dalla tipografia reale di Guerra. Volumi quattro di pag. 372, 351, 385 e 381, in 8.o, con figure.

ARTICOLO SECONDO.

Considerazioni particolari.

1. Scopo principalissimo della fisica si è lo studio deí

I.

fatti, il quale non è compiuto e perfetto, se prima giunti non siamo alla spiegazione dei medesimi; se prima cioè non abbiamo mostrato, come gli stessi da altri dipendano, antecedentemente riconosciuti. Questi fatti per altro, ai quali in ultimo si riducono i nuovi, non sono sempre reali: chè l'umano intelletto si trova costretto di quando in quando a star pago alle ipotesi, solo restringendo i suoi dritti ad esigere, che le stesse sieno poche, semplici e sufficienti a conseguire l'intento. Per mancanza di siffatti caratteri sono di già caduti parecchi sistemi: pur non di meno, sia che rivolgiamo il pensiero al calorico od alla luce, sia che il rivolgiamo all' elettrico od al magnetico, troviamo i fisici divisi ancora tra differenti sentenze. In questa incertezza è ufficio di chi scrive un Corso di fisica il far conoscere le principali opinioni; ed i professori Gerbi e Scinà non lasciarono dal lato loro di adempierlo, in ciò mostrandosi il primo alquanto più largo dell' altro. Noi

cominceremo le nostre particolari considerazioni dal dire, come si contengano i nominati scrittori, rispetto alle più famose tra le opinioni accennate.

È noto che alcuni reputano il calorico quale materiale sostanza che procede dai corpi, e che dagli stessi viene assorbita; mentre lo credono altri un fluido etereo sparso dovunque, e messo in vibrazione da particolari movimenti oscillatorj dei corpi medesimi. Il Gerbi sembra inclinare alla prima ipotesi, difendendola dalle accuse mossele contro specialmente dal Rumford; sempre per altro con quella moderazione che tanto è lodevole nelle questioni. Lo Scinà si dichiara in vece per l'ipotesi delle vibrazioni, a favor della quale, non sappiam come, adduce insino esperimenti che osiamo asserire non essere mai stati istituiti. Egli attribuisce ad Arago certe recenti esperienze, colle quali, a suo dire, si venne generando freddo colla doppia riunione del calorico nel medesimo luogo, ottenendo così, riguardo a quest' essere, i medesimi fenomeni d'interferenza dalla luce prodotti. E racconta siffatti risultamenti con tanta sicurezza, che noi avremmo ben volontieri ascritto a nostra colpa il non conoscerli prima, se non avessimo un fatto da opporgli, che crediam decisivo. È dunque a sapersi, che solamente il dì 10 novembre 1831 (e lo Scinà stampò queste cose nel 1828) il Matteucci scriveva allo stesso Arago alcuni suoi saggi sperimentali, dietro ai quali credeva di avere scoperte le accennate interferenze; ma quel fisico insigne accolse la nuova colla riserbatezza, che attender dovevasi una deduzione tanto importante, ma altresì tanto immatura (1). Se il detto professore avesse adottato il sistema di citare con maggiore frequenza le fonti donde andava traendo i materiali dell'opera sua, fra i molti vantaggi che da ciò ne sarebbero derivati, noi non riserberemmo per ultimo quello che verrebbe costituito dalla soppressione dello sbaglio indicato; al quale forse ne potremmo aggiugnere qualch' altro non molto dissimile. Ma torniamo al principale argomento.

Anche rispetto alla luce dominano due ipotesi simili affatto a quelle che risguardano il calorico: l'ipotesi dell' emanazione, e l'altra delle vibrazioni. Entrambi gli autori si

(1) Veg. Scinà t. I, part. p. 271 e 304; Ann. delle Sc. del R. Lombardo-Veneto t. II, p. 75; e la Révue Encyclopédique da questi Annali citata.

accordano questa volta in lasciare la questione affatto indecisa; del che poi non ne sembra abbastanza ricordevole il palermitano, quando gli si presenta occasione di far qualche cenno in proposito nel trattato del calorico. Convengono parimente entrambi nel riconoscere che, parlando de' fatti più comuni, l'ipotesi dell' emissione è più intelligibile spiega i fenomeni più semplicemente, ed offre un linguaggio più facile. Per le quali ragioni noi saremmo d'avviso, che le prime nozioni di ottica dovessero essere esposte a seconda di quest'ultima ipotesi, differendo a dare contezza estesa dell' altra più avanti: parendone che la stessa riesca troppo astrusa per chi principia lo studio della luce; e che questo proceda con troppa lentezza, quando si obblighi lo studioso ad attendere continuamente ad entrambe. Il metodo, che or proponiamo, esigerebbe, lo confessiamo, qualche ripetizione: ma, se lo stesso godesse veramente del vantaggio di servir meglio all'insegnamento, ogni osservazione in contrario perderebbe di forza.

L'elettrico presenta l'ipotesi di Franklin, o dell' unico fluido, e quella di Symmer, o dei due fluidi. Il Gerbi, opponendo forse troppe difficoltà a quest'ultima, e confessando che la prima non manca d'imperfezioni, anche dopo i mutamenti del Volta, tiene la prima medesima come il mezzo migliore, che possediamo finora, di riunire e spiegare i fenomeni elettrici. Propendendo per avventura lo Scinà piuttosto per la seconda, afferma nondimanco, che delle due condizioni necessarie a stabilire una teoria, ciascuna delle due ipotesi ne può vantare una sola, niuna ambidue. Dal canto nostro, come abbiamo fatto pel calorico e per la luce, non ci fermeremo ad istituire alcuna discussione d'intorno a questi pensamenti dei nostri autori; giacchè abbiamo ad esporre troppe altre cose. Ne sia permesso però l' esprimere come ne increbbe il sentire l'ultimo di essi a dichiarare a dirittura fuor di ragione ed erronea la ripulsione tra materia e materia, alla quale fu condotto l'Epino da' suoi calcoli. Non pretendiamo adesso nè di difendere nè di combattere quella dottrina: solo vogliamo dire, che la gioventù è già per sè stessa abbastanza proclive a giudicare senza maturo esame, ed a creder falso tutto quanto va fuori della ristretta sua sfera, perchè un libro a lei destinato abbia a frenare più presto, che a fomentare questa mala tendenza. E, se l'Epino meriti una

sentenza sì rigida, lo dica chi ha gustato quell' aureo suo saggio (1).

La grande analogia tra l'elettrico ed il magnetico fu sentita assai presto dai fisici: e quindi relativamente a quest'essere vennero ricevute ipotesi simili affatto a quelle stabilité per l'altro. Novelle successive scoperte ne hanno sempre più stretti i vicendevoli legami; per lo che al di d'oggi a grandissima mano è cresciuto il numero di coloro, che più non dubitano dell'identità delle due cause. E però lo Scinà, pienamente ammettendola, si attiene per intero alla teoria di Ampère. Ma, nell' epoca nella quale il Gerbi scriveva, questa di tratto in tratto venivá attaccata; ed erano tanto recenti le belle e contrarie questioni sul magnetismo del Nobili, ch'esso Gerbi le assaporava sul manoscritto istesso, dalla gentilezza di questo cavaliere ottenuto. In conseguenza de' quali motivi egli non ha săputo abbracciare alcuna particolare opinione.

La strettissima relazione che abbiamo detto sussistere tra l'elettrico ed il magnetico; i moltissimi rapporti che passano tra il calorico e la luce; e le influenze, che questi agenti della natura esercitano gli uni sugli altri, potrebbero crescere al segno d' avverare la supposizione di coloro che li ritengono dipendenti da un solo principio. Notiamo questa cosa per chiudere le nostre parole d'intorno ai precipui mezzi di collegare i fenomeni, coll' csservare che, quando ciò avvenisse, quell' unico principio presenterebbe pur tuttavolta tali modificazioni di sè stesso, da mutare ben poco al piano da noi abbozzato nell' articolo antecedente. Dopo di che passiamo ad esaminare come si succedano i nominati fenomeni nelle opere che andiam discorrendo.

II. Riguardo al Gerbi non abbiamo a fare che una sola parola: ed è di congratularci seco lui, perchè ha sempre tenuta presente la massima di passare con bell' ordine dal noto all' ignoto. Ma molto ne spiace di non poter dire altrettanto del professore di Palermo; nel quale giudizio ci crediamo in parte preceduti dai nostri lettori, cui già offrimmo un saggio del piano seguito dal medesimo. Essi non avranno infatti lasciato di rimarcare, come la diffrazione della luce non possa collocarsi in principio dell'otica;

(1) Tentamen theorice electricitatis et magnetismi.

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