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Giuseppe, e l'hà ridotto, e confer. vato nella forma ch'hoggi fi vede. Segue à quefta in dentro la Cappella delli Signori della Noja de Prencipi di Solmona, famiglia fermatali in Regno, e di già estinta, nella quale fi vedevano belliffime, hiftorie,che efprimevano,dipinte à frefco,molti fatti del vecchio Te ftamento,e particolarmente quello di Giona Profeta fatte dal famofo pennello di Francefco Ruviale, difcepolo di Polidoro, che cotanto imitò il fuo maestro, che ne fù dettoil Polidorino, in modo che mol te opere di quefto fono ftate paffate di mano del maestro: queste dipinture hoggi fono quafi tutte perdute per la poca cura, che fi è tenuta à non fare trapelare l'acqua ad inhumidire le mura.

Da quefta Cappella fi paffa à quella de Signori Sangui, che ftà avvanti la Sacriftia. Le dipinture à frefco,che in quefta fi vedono,ed il quadro,che ftà nell'Altare, dove ftà efpref

efpreffa la Vergine Affunta con molte figure, fono opera del noftro Gio:Strada.

Di reliquie vi fi confervano, un pezzo del legno della Croce, due Spine della Corona del noftro Redentore, la cofta di S. Chriftofaro martire,uno delli ftrali, col quale S.Sebaftiano fù faettato,& altre.

Vi fi confervano belliffimi apparati antichi, e ricchi ornamenti d'argento per l'Altari, e-frà questi una maeftofa Croce.

In quefta Chiefa vi sono state fepolte, delle perfone regali Fran. cefco d'Aragona legitimo figliuolo di Ferdinando Primo, e Carlo d'Aragona figliuolo naturale dell'ifteffo, ela già detta moglie del Duca d'Amalfi.

Vista la Chiefa per l'ifteffa Sacriftia fi può entrare à vedere i chioftri,quali fono quattro. Il primo,è forfi de' più belli, che veder fi poffa in Napoli, e fuori, con due ordini di volte, una fopra l'altra Ec 4

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confiftendo in nove archi ben lar ghidi lunghezza, e fette di Iarghezza, vi è il nuovo Refettorio, nel quale fono stati trasportati i quadri ad oglio del Vafari, che ftavano nel vecchio Refettorio ridotto in Sacriftia.

Da quefto fi pafla in un altro più picciolo, nel quale stava la porta dell'antico cenacolo, ò Refettorio, come fi diffe.

Si paffa poi ad un altro Chio. ftro con due ordini di volte, l'uno fopra l'altre appoggiate sopra colonne di marmo bianco.

Ne fegue à quefto un'altro, che ferve per la porteria, e per questo fi và sù alli dormitorii,ed alle ftanze che fono ampie belle, eviftofe, particolarmente quelle che fervo no per gli Abbati.

Si può vedere la libreria molto comoda di libri, e particolarmente di molti manofcritti donati alli monaci da Alfonfo Secondo, e fi ftimano che ftati fiano della gran

libreria d'Alfonfo Primo, e parti colarmente la Sacra Biblia, che dal fudetto Alfonfo fù tante volte riler. ta, benche ve ne manchino molti,e molti.

Visto questo si gran Monafterio fi può calare per l'ifteffa parteria, dove nel prefente anno, i monaci vi hanno aperta una Farmacopea. dalla parte di strada Toledo, e forma una prospettiva lunga quanto è il Monafterio,

Viciti,vedeli al dirimpetto il famofo Palazzo de'Signori Vrfini de iDuca di Gravina, equefto fù uno de due primi Palazzi principiati à fabricare in quefta forte d'architet. tura; perche prima in Napoli tutte l'habitationi erano fatte alla Go⚫ tica, che non haveva punto della buona architetura, e questi dues Palazzi diedero motivo di rifare,. tutti gli altri alla moderna, in mo. doche pochiffimi ve ne fono all'antica, e li primi architetti di questi due furono Gio: Francefco MorEe S man.

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mando Fiorentino che edifico quello del Duca di Vietri, come fi vedrà, & il noftro Gabriel d'Angelo,che è competenza del detto Gio: Francesco diligno, e modello queAto,che così maeftofo hoggi fi vede, ancorche compito non fia:le tefte dimarmo, che fi vedono sù le finefre,e li tondi del cortile, fon opera del Vettorio, nipote di Lorenzo Giberti Fiorentino,benche no fiano come l'opere del padre,'e dell'avo.

Preffo di quefto Palazzo alla finiftra vi è la casa del già fù Ferrante Imperato, memorabile fempre per le fue gran virtù. Quefto grand' huomo in questa casa formò un copiofiffimo mufco, che chiamava da Provincie remotiffime i curiofi foreftieri à vederlo, nè vi era tempo nel quale populato non fuffe da curiofi,e defideroûinfieme d'imparare. In questo adunate haveva con difpendio grande infinità di cofe naturali d'ogni genere,come d'aoimali,piante frutta, miniere, pietre,

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