Le poesie di Giacomo Leopardipei itpi di Franc. Vigo, 1869 - 558 pagine |
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Pagina xli
... dolce e beato il consacrarle a voi , signor cavaliere . Stante che oggidì chiunque deplora o esorta la patria nostra , non può fare che non si ricordi con infinita consolazione di voi che insieme con quegli altri pochissimi , i quali ...
... dolce e beato il consacrarle a voi , signor cavaliere . Stante che oggidì chiunque deplora o esorta la patria nostra , non può fare che non si ricordi con infinita consolazione di voi che insieme con quegli altri pochissimi , i quali ...
Pagina 12
... mostre nella dolce impresa ? Quali a voi note invio , sì che nel core , Sì che nell ' alma accesa Nova favilla indurre abbian valore ? Voi spirerà l'altissimo subbietto , Ed acri punte premeravvi al 12 SUL MONUMENTO DI DANTE .
... mostre nella dolce impresa ? Quali a voi note invio , sì che nel core , Sì che nell ' alma accesa Nova favilla indurre abbian valore ? Voi spirerà l'altissimo subbietto , Ed acri punte premeravvi al 12 SUL MONUMENTO DI DANTE .
Pagina 22
... dolce canto Non valse a consolarti o a sciorre il gelo Onde l'alma t'avean , ch'era sì calda , Cinta l'odio e l'immondo Livor privato e de'tiranni . Amore , Amor , di nostra vita ultimo inganno , T'abbandonava . Ombra reale e salda Ti ...
... dolce canto Non valse a consolarti o a sciorre il gelo Onde l'alma t'avean , ch'era sì calda , Cinta l'odio e l'immondo Livor privato e de'tiranni . Amore , Amor , di nostra vita ultimo inganno , T'abbandonava . Ombra reale e salda Ti ...
Pagina 26
... dolce raggio Delle pupille vostre il ferro e il foco Domar fu dato . A senno vostro il saggio E il forte adopra e pensa ; e quanto il giorno Col divo carro accerchia , a voi s'inchina . Ragion di nostra etate Io chieggo a voi . La santa ...
... dolce raggio Delle pupille vostre il ferro e il foco Domar fu dato . A senno vostro il saggio E il forte adopra e pensa ; e quanto il giorno Col divo carro accerchia , a voi s'inchina . Ragion di nostra etate Io chieggo a voi . La santa ...
Pagina 43
... del gregge tuo nutrici e sedi , Te de ' celesti peregrini occulte Bear l'eteree menti ; e quale , o figlio Della saggia Rebecca , in su la sera , Presso al rustico pozzo e nella dolce Di pastori e INNO AI PATRIARCHI . 43.
... del gregge tuo nutrici e sedi , Te de ' celesti peregrini occulte Bear l'eteree menti ; e quale , o figlio Della saggia Rebecca , in su la sera , Presso al rustico pozzo e nella dolce Di pastori e INNO AI PATRIARCHI . 43.
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Parole e frasi comuni
Achei affanni alcun alfin Alirrozio allor amor anco Angelo Mai antichi appo aprica assai avea avrian Batracomiomachia bella campo canto CANTO TERZO Canzone caro ch'a ch'io chiome ciel collo conforto credo Creusa d'ogni dice diletto dolce dolor donna edizione Eretteo eterno fato favella ferro figli flutti fuggir gente GIACOMO LEOPARDI giorno Giove gran granchi Greci innanzi insino intorno invano Itaca l'altro l'armi Leopardi lido lieto loco lode luna lungo Maurizio di Sassonia mente Micene misero mondo mortal morte natura Nettuno notte novo Numi occhi omai padre Paralipomeni Paralipomeni della Batracomiomachia parve patria pensier petto piagge piè poco poesie poeta poscia pria ragione rane ranocchi Recanati regno Rodipan Rubatocchi sangue selve Simonide sospiri speme spento stelle suol terra Teucri Titanomachia Topaia topi tosto Triope tristo trovato Ulisse vede veder veggo versi vidi viva Vocabolario volte
Brani popolari
Pagina 30 - L'INFINITO. Sempre caro mi fu quest'ermo colle, E questa siepe, che da tanta parte Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendo e mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi, e profondissima quiete 10 nel pensier mi fingo; ove per poco 11 cor non si spaura. E come il vento Odo stormir tra queste piante, io quello Infinito silenzio a questa voce Vo comparando: e mi sovvien l'eterno, E le morte stagioni, e la presente E viva, e il suon di lei. Così tra questa Immensità...
Pagina 67 - Opre de' servi. E che pensieri immensi, Che dolci sogni mi spirò la vista Di quel lontano mar, quei monti azzurri, Che di qua scopro, e che varcare un giorno Io mi pensava, arcani mondi, arcana Felicità fingendo al viver mio!
Pagina xl - Italo ardito, a che giammai non posi Di svegliar dalle tombe I nostri padri? ed a parlar gli meni A questo secol morto, al quale incombe Tanta nebbia di tedio? E come or vieni Sì forte a' nostri orecchi e sì frequente, Voce antica de
Pagina 39 - Da presso né da lunge odi né vedi. Tien quelle rive altissima quiete; Ond'io quasi me stesso e il mondo obblio Sedendo immoto; e già mi par che sciolte Giaccian le membra mie, né spirto o senso Più le commova, e lor quiete antica Co' silenzi del loco si confonda.
Pagina 77 - Forse s'avess'io l'ale da volar su le nubi, e noverar le stelle ad una ad una, o come il tuono errar di giogo in giogo, più felice sarei, dolce mia greggia, più felice sarei, candida luna.
Pagina 69 - Mero desio; non ha la vita un frutto, Inutile miseria. E sebben vóti Son gli anni miei, sebben deserto, oscuro II mio stato mortai, poco mi toglie La fortuna, ben veggo. Ahi, ma qualvolta A voi ripenso, o mie speranze antiche, Ed a quel caro immaginar mio primo; Indi riguardo il viver mio sì vile E sì dolente, e che la morte è quello Che di cotanta speme oggi m'avanza; Sento serrarmi il cor, sento ch'ai tutto Consolarmi non so del mio destino.
Pagina 39 - Talor m'assido in solitària parte, Sovra un rialto, al margine d'un lago Di taciturne piante incoronato. Ivi, quando il meriggio in ciel si volve, La sua tranquilla imago il Sol dipinge, Ed erba o foglia non si crolla al vento, E non onda incresparsi, e non cicala Strider, né batter penna augello in ramo, Né farfalla ronzar, né voce o moto Da presso né da lunge odi né vedi.
Pagina xxviii - Se fosser gli occhi tuoi due fonti vive, Mai non potrebbe il pianto Adeguarsi al tuo danno ed allo scorno; Che fosti donna, or sei povera ancella. Chi di te parla o scrive, Che, rimembrando il tuo passato vanto, Non dica: già fu grande, or non è
Pagina 127 - Come d'arbor cadendo un picciol pomo, cui là nel tardo autunno maturità senz'altra forza atterra, d'un popol di formiche i dolci alberghi, cavati in molle gleba con gran lavoro, e l'opre e le ricchezze che adunate a prova con lungo affaticar l'assidua gente avea provvidamente al tempo estivo, schiaccia, diserta e copre in un punto; così d'alto piombando, dall'utero tonante...
Pagina 31 - DI FESTA. Dolce e chiara è la notte e senza vento, E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna.