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che scrive che Centenio fu rotto a Narni. Bisogna decidere prima di tutto se il luogo occupato da quelle legioni, per sbarrare il cammino al nemico, sia stato sul lago Plestino o

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3 segg.; 23, 32, 1 segg.; 23, 32, 13 segg. Il console Sempronio ebbe un esercito composto di volontari e di soci. Il console Q. Fabio Massimo le legioni del dittatore Giunio Pera, quelle due colle quali il dittatore era uscito di Roma. Il pretore M. Valerio Levino certe legioni richiamate dalla Sicilia e altre truppe trovantisi in Apulia. Il pretore di Sicilia ebbe le reliquie degli eserciti romani stati trucidati a Canne. Il pretore di Sardegna non ricevette nessun nuovo esercito, come non ne ricevette il proconsole Terenzio Varrone. Il proconsole Marcello ebbe due legioni urbane, cioè quelle due, fra le quattro legioni nuove, che erano state dapprima destinate a rimanere di presidio e di riserva a Roma, e che poi si mobilizzarono dandole a Marcello; di quelle quattro nuove le altre due, come asserivo, erano senza dubbio state mandate nella Gallia molto prima. Cerchiamo adesso gl'indizi che dimostrano l'assenza da Roma del pretore peregrino nella seconda metà del 538. Dopo d'aver istituita la pretura peregrina, i Romani preferirono servirsi, fuori di Roma, del pretore peregrino, e non dell' urbano; perchè dunque il pretore urbano Furio Filone venne mandato in Sicilia e in Africa con una flotta? Io dico perchè il pretore peregrino Pomponio avea già ricevuto un' altra incombenza. Secondo indizio: il Senato romano fu convocato, in quel tempo, da T. Sempronio che era magister equitum del dittatore Giunio Pera (Livio, 23, 25, 2; 22, 57, 9); ma ciò, se non erro, significa che a Roma non c'era più nessun pretore, altrimenti questo affare sarebbe stato di competenza dei pretori, che in grado erano superiori ai maestri di cavalleria. Che i pretori fossero superiori ai maestri di cavalleria si deduce da quei luoghi dove è fatta l'enumerazione degli uffici in ordine gerarchico. Su ciò vedi, fra i moderni, specialmente Mommsen, Staatsrecht, 1, 542, seconda edizione. Che poi il convocare il Senato non competesse ai maestri di cavalleria, se non quando non si poteva fare di meno, si deduce dalla discordia che c'era fra i dotti a Roma, in proposito di questo principio di diritto pubblico; infatti mentre CICERONE, De legibus, 3, 3, 6, crede che la convocazione del Senato fosse anche un diritto dei maestri di cavalleria, VARRONE citato da GELLIO, 14, 7, credeva di no. Mi pare dunque cosa indubitata, che, distrutto l'esercito di Postumio nella Gallia, vi siano state mandate due altre legioni sotto Pomponio pretore peregrino. E c'è anche un'ultima prova di valore assoluto: quando Livio espone i provvedimenti sulle provincie, presi in principio del 540/214, egli

sia stato Narni. E qui, siccome le circostanze locali non si possono facilmente inventare, io credo che ambedue i cenni di Appiano e di Zonaras siano storici, e che si tratti soltanto di conciliarli in modo probabile. La conciliazione poi si trova nella posizione strategica di Narni e in un'analogia storica. Narni, forte per natura (LIVIO, 10, 9, 8), conquistata, per la stessa cagione, a tradimento quasi un secolo innanzi dai Romani, fatta subito colonia ed eretta così a baluardo contro gli Umbri (LIVIO, 10, 10, 5), diventò poscia un punto strategico di grande importanza, quando nel 534/220 fu costrutta la via Flaminia che la toccava. D'allora in poi un esercito romano che avesse voluto proteggere Roma contro un nemico veniente dall'Umbria e dall'Etruria, non avrebbe trovato luogo più acconcio di Narni; e lo dimostra la storia; nel 547/207 scese in Italia Asdrubale per congiungersi col fratello Annibale, e Roma, messa in grande spavento, fece provvedimenti straordinari mobilizzando le legioni urbane, e mandando così in campo un nuovo esercito, oltre ai due che erano accampati in Etruria (Livio, 27, 35, 2) e nella Gallia (LIVIO, 27, 35, 10); e a Narni appunto accamparonsi allora coteste legioni urbane(1). La storia

narra fra l'altre cose che a M. Pomponio fu prorogato l'imperio nella Gallia (LIVIO, 24, 10); dunque Pomponio avea comandato nella Gallia, nel 359/215: ma nella storia del 539 ciò non è detto; dunque l'invio di Pomponio, dimenticato da Livio e più tardi da lui presupposto, risale al 538/216. So bene che una delle deliberazioni prese dopo la distruzione dell' esercito di Postumio era stata di non presidiare la Gallia (Livio, 23, 25, 6); ma la deliberazione non sarà stata posta ad effetto, come non lo furono più altre deliberazioni (le deliberazioni per l'anno 539 furono prese in più volte e cangiate più volte; cf. Livio, 32, 25, 6 segg.; 23, 31-32).

(1) Livio, 27, 43, 8: < Literis Hasdrubalis Romam ad Senatum missis, simul et ipse patres conscriptos, quid pararet, edocet, ut, cum in Umbria se occursurum Hasdrubal fratri scribat, legionem a Capua Romam arcessant, dilectum Romae habeant, exercitum urbanum ad Narniam hosti opponant ». Cf. 27, 50, 6.

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del 547 rischiari ora questa del 537 che ci occupa; anche nel 537 il nemico veniva da quella parte stessa, anche nel 537 l'Etruria era presidiata da un esercito e la Gallia da un altro; dunque anche nel 537 le legioni urbane si accamparono a Narni, come del resto ci fa intendere Zonaras. Il motivo, perchè poi Appiano abbia scritto che le legioni urbane furono mandate al lago Plestino, troveremo adesso investigando le gesta di esse. Anche sulle gesta loro i cenni lasciatici dagli antichi, quando siano interpretati bene, sono atti a farci sapere qualche cosa fin qui ignorata. Secondo Appiano (citato sopra) Centenio venne rotto al lago Plestino, secondo ZONARAS (1) a Narni. Diremo adunque, sempre per la ragioni che le circostanze locali non sogliono così facilmente inventarsi, che e a Narni e al lago Plestino accaddero fatti d'arme. Resta solo a scoprire un motivo plausibile dell'esser diventato anche quest'ultimo luogo un teatro di operazioni. Gettando l'occhio sopra una carta geografica si vede immediatamente che il lago Plestino giaceva, posto com'era tra Foligno e Camerino, ad uguale distanza da Rimini e da Arezzo, dove erano accampati i due eserciti consolari; inoltre il lago toccava, come la toccava Narni, la via Flaminia; di qui io argomento che le legioni urbane, giunte a Narni, in attesa di quel che gli eserciti consolari avrebbero fatto, si dividessero in due parti, rimanendo l'una a Narni e l'altra procedendo innanzi sulla via Fla

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(1) Luogo citato. Ecco le parole testuali: Annibale, dopo aver vinto e ucciso Flaminio al lago Trasimeno, ἐπὶ τὴν Ῥώμην ἠπείγετο, καὶ μέχρι μέν Ναρνίας τήν τε γῆν τέμνων..... προῆλθε, Γάιόν τε ἐνταῦθα Κεντήνιον στρατηγὸν ἐνεδρευόντα περισχον ἔφθειρεν. Γ' ἐνταῦθα si deve riferire non a Spoleto come si fa (IHNE, Röm. Gesch., 2, 179, nota 198), ma a Narni. Si è incominciato a dire che Narni è soltanto il punto estremo a cui giunse l'avanguardia nemica, e si continua a ripeterlo (IHNE, ivi; DURUY, Histoires des Romains, 1, 564, ecc.), ma ciò è inesatto.

minia sino al detto lago, per potere, all'occorrenza, dare una mano all'uno dei consoli. Così avvenne la rotta di una parte delle legioni urbane anche al detto lago (donde Appiano. poco precisamente scrisse poi addirittura che esse erano state spedite colà). Ma per intendere bene le mosse di Annibale dopo la battaglia del Trasimeno bisogna ricordare anche l'assalto ch' egli diede a Spoleto (1). Anche Spoleto toccava la via Flaminia. Di qui appare adunque, che il Cartaginese, vinto e ucciso Flaminio al Trasimeno, si volse al Nord-Est, e prese la via Flaminia, coll'intenzione di correre a Roma o almeno fin presso a Roma (2). Per via egli compì i tre fatti accennati (oltre a quelli dei quali non ci è pervenuta notizia alcuna), cioè ruppe parte delle legioni urbane al lago Plestino, assalì invano Spoleto, e fece a pezzi il resto delle legioni urbane a Narni, giungendo così per lo meno fin là, e non soltanto fino a Spoleto (3).

Roma, settembre, 1881.

ALESSANDRO TARTARA.

(1) Livio, 22, 9: « Hannibal recto itinere per Umbriam usque ad Spoletium venit. Inde cum per populato agro urbem oppugnare adortus esset, cum magna caede suorum repulsus » ecc. ZONARAS, 8, 25: S δὲ τῷ Σπωλητίῳ προσβαλὼν ἀπεκρούσθη.

(2) POLIBIO, 3, 86, 8, dice che Annibale mise da banda l'idea di assalire Roma. Ma probabilmente non la mise da banda prima di esser giunto fino a Narni.

(3) Come parrebbe doversi inferire da Livio che continua, dopo le parole citate nella nota precedente: « coniectans ex unius coloniae haud prospere temptatae viribus, quanta moles Romanae urbis esset, in agrum Picenum avertit iter ».

Notiamo ora una cosa. Di questi fatti minori svoltisi allato dei principali e da noi spiegati, rimangono traccie, adunque, oltre che in Appiano, anche in Zonaras, in Cornelio Nepote (che chiama praetor Centenio), e perfino, come avvertimmo testè, nello stesso Livio, il quale compendiò essenzialmente il racconto di Polibio, ma lesse anche quello donde provenne il racconto di Appiano derivandone anzi nella sua narrazione più d'un tratto.

Rivista di filologia ecc., X.

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D'UN RECENTE LIBRO DI DELBRÜCK

E DELLA TRADUZIONE ITALIANA DEL MERLO

E DI DUE NUOVE DISSERTAZIONI DEL WHITNEY

1. Einleitung in das Sprachstudium, ein Beitrag zur Geschichte und Methodik der vergleichenden Sprachforschung, von B. DELBRÜCK; Leipzig, Breitkopf u. Härtel, 1880 (pp. VIII-142, in-8°).

II. Introduzione allo studio della scienza del linguaggio: Contributo alla storia e alla metodica della glottologia comparativa di B. Delbrück, traduzione del dott. PIETRO MERLO; Torino, Loescher, 1881 (pp. XII-158, in-8°).

III. On inconsistency in views of language (pp. 21, in-8°); Logica consistency in views of language (pp. 17, in-8°) by W. D. WHITNEY.

Gran bel libro questo di Delbrück: degno frutto di un ingegno quanto ardito nell'analisi altrettanto prudente nella sintesi, e come ricco di concetti suoi proprî così espertissimo degli studj altrui. Vi si trova esposta, con grande equanimità e con la solita lucidità elegante, la storia della glottologia indoeuropea da Bopp a Schleicher: e vi son poi indicate e giudicate le varie correnti nuove, venute dopo prevalendo nella scienza, in modo arrendevole verso le novità e i novatori e insieme riverente e giusto verso i vecchi maestri. Che se qua e là puoi discordare in qualche modo da lui, e deside

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