EGLOGA II. MONTANO, URANIO. MONTANO. ITENE all' ombra degli ameni faggi, Lodar gli occhi sereni e trecce bionde, Mentre il mio canto e'l mormorar dell'onde Io veggio un uom, se non èsterpo o sasso ; Egli è pur uom, che dorme in quella valle Disteso in terra, faticoso e lasso. Ai panni, alla statura ed a le spalle, Ed a quel can ch'è bianco, e' par che sia Uranio, se 'l giudicio mio non falle. Egli è Uranio, il qual tanta armonia Qui son due strade; or via veloci e pronti De' falsi lupi, che gli armenti furano; Così per ben guardar sempre n'abbondano A' loro agnelli già non noce il fascino, O che sian erbe o incanti che possedano; E i nostri col fiatar par che s' ambascino. Ai greggi di costor lupi non predano; Forse temon de' ricchi : or che vuol dire, Ch' a nostre mandre per usanza ledaso? Già semo giunti al luogo ove il desire Par che mi sprone e tire, Per dar principio agli amorosi lai. Uranio non dormir, destati omai; Misero, a che ti stai? Così ne meni il dì come la notte? URANIO. Montano, i' mi dormiva in quelle grotte; E 'n su la mezza notte Questi can mi destar bajando al lupo. Ond' io gridando, al lupo, al lupo, al lupo, Pastor, correte al lupo, Più non dormii per fin che vidi il giorno : E'l gregge numerai di corno in corno; Indi sotto quest' orno Mi vinse il sonno, ond' or tu m' hai ritratto. MONTANO. Vuoi cantar meco? or incomincia affatto. URANIO. Io canterò con patto Di rispondere a quel che dir ti sento. MONTANO. Or qual canterò io? che n' ho ben cento: Quella del fier tormento, O quella che comincia: Alma mia bella? Dirò quell' altra forse: Ahi cruda stella? URANIO. Deh per mio amor di' quella Ch' a mezzo dì l' altr' ier cantasti in villa. MONTANO. Per pianto la mia carne si distilla, O com' al vento si disfa la nebbia ; Or pensate al mio mal, qual esser deve. URANIO. Or pensate al mio mal, qual esser deve; Che come cera al foco, O come foco in acqua mi disfaccio; Si m' è dolce il tormento, e'l pianger gioco. MONTANO. Si m' è dolce il tormento, e 'l pianger gioco; Ch' io canto, suono e ballo, E cantando e ballando, al suon languisco, E seguo un basilisco : Così vuol mia ventura, ovver mio fallo. URANIO. Così vuol mia ventura, ovver mio fallo, Che vo sempre cogliendo Di piaggia in piaggia fiori e fresche erbette, Trecciando ghirlandette; E cerco un tigre umiliar piangendo. |