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LE RIME

85.
P48

DI FRANCESCO-
PETRARCA

Riscontrate co iTefti a penna della Libreria Eftenfe,
e co i fragmenti dell' Originale d'esso Poeta.

SAGGIUNGONO

Le Confiderazioni rivedute e ampliate

D'ALESSANDRO

28569

TASSONI,

Le Annotazioni

DI GIROLAMO MUZIO,

E le Offervazioni

DI LODOVICO ANTONIO MURATORI
Bibliotecario del Serenifs. Sig. Duca di Modena.

All' Illuftriffimo ed Eccellentiffimo

SIG. ANTONIO RAMBALDO

Del S. R. I. Conte di Collalto, S. Salvatore, Ray, Credazzo, Mufeftre,
Colle Santo Martino &c. nell' Italia; Signore di Pirnitz, Rudoletz
e Cerna, e Poffeffore Ipotecario della Muta di Ybs al Danubio &c.
nella Germania; Gentiluomo della Camera, e Cavalier della Chiave
d'oro di S. M. Cef. e Nobile Veneto.

SECONDA EDIZIONE

REAL
ACADEME
LATINA

Silvestre.

Accrefciuta nel fine d' una giunta d'alcune compofizioni del
medefimo Petrarca, e d'altri Autori”.

IN VENEZIA, MDCCXLI.

Preflo Bonifacio Viezzeri.

CON LICENZA DE' SUPERIORI,

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i

DĚDICAZIONE, E PREFAZIONE

DI LODOVICO ANTONIO MURATORI
ALL ILLUSTRISS. ED ECCELLENTISS.
SIGNOR

ANTONIO RAMBALDO

Del S. R. I. Conte di Collalto &c.

N fronte alle fue Confiderazioni fopra il Petrarca, le quali ora fon'io per riftampare, niuna Dedicatoria pofe Aleffandro Taffoni. Si sbrigò egli dall'ufo con poche fpiritofe righe d' una fola Vicededicatoria: felice si, ma non men bizzarro Ingegno. E vaglia pure per altri l'efempio fuo, ch'io non m'oppongo; poichè in quanto a me più tofto voglio meco fteffo congratu larmi per l'occafione,che mi fi prefenta di dedicare a Voi,Illuftrifs. ed Eccellentifs. Sig. Antonio Rambaldo Conte di Collalto, le Rime del Petrarca,e le mentovate Confiderazioni di quel mio Concittadino,unite all'altre, ch'io ancora v'ho aggiunto. Ea quefta Dedicazione vor. rei bene, che fofte perfuafo, non avermi condotto il folo fplendo re della voftra Nobiltà congiunta con tanti agi e beni di Fortuna. Certamente uno de'fondamenti della vostra particolare felicità, e della mia venerazione, farà fempre mai il confiderare, che Voi traete il fangue da una di quelle più chiare ed antiche Famiglie, che hanno per una lunga fila di Secoli ( ficcome cofta da gran copia d'antichi documenti, e da ficure Storie) illuftrata l'Italia, e che a rendere Voi gloriofo concorrono tanti voftri Antenati celebri per riguardevoli imprefe, e Cariche o di pace, o di guerra, e tanti infigni parentadi contratti dalla voftra con altre rinomatiffime e potenti Famiglie, e tanti illuftri Feudi, Gurifdizioni, e prerogative, che ha goduto ne'fecoli più addietro la voftra nobiliffima Cafa, e che Voi tuttavia con decorofa diftinzione godete sì in Italia, come in Germania.

Io, dico, venero in Voi tutti quefti, ed altri fingolari pregi, che ora taccio, e che faranno maggiormente oggetto dell'univerfale eftimazione, allorachè verranno diftefamente registrati nella Storia de Contidi Collalto, la quale fo che sta preparata per vedere in breve la luce. Ma s'io mi moveffi folo per quelto a riverirvi, parrebbe a me in certa maniera di riverire non Voi, ma la fortuna voftra. Lafcia te pure, ch'io il dica; difcende da più efficaci ragioni, e da'principj anchè più fodi, quell'offequio, anzi quel riverente amore, ch'io da molto tempo ebbi l'onore di dedicarvi, e che con ferverò eternamente illefo. Vi ha fatto grande la diftinta nobiltà de'natali; ma di gran lungi più grande, ed amabile infieme, vi rende la bella unione di tante Virtù intellettuali e Morali, che ornano l'animo vostro; per

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chè

mo,

chèquefte fono non un'efterno lume dependente dall'altrui opinione, ma una luce intrinfeca, fuffiftente, e propria di Voi medefi che non foggiace a mutazion di fortuna, o di tempo, o di luoe coftituifce Voi, non folo non bifognofo della lode de'voftri Maggiori, ma doviziofo di gloria anche in prò de' pofteri voftri. Permettetemi nondimeno, ch'io il dica: fra quefte rare Virtù, che non senza invidia dell'Italia Voi fate ora godere alla Germania col continuato foggiorno voftro in cotefte parti, niuna più ha obbli gato ed obbliga me a fommamente riverirvi ed amarvi, quanto la fingolar gentilezza ed umanità, di cui avete finora dati a me tanti faggi, e quell'amore, che Voi moftrate a chiunque è coltivatore ed amante o delle Scienze più fode, o pure delle bell'Arti. Nè io già poffo di meno di non rallegrarmi con effo Voi, e meco fteffo ancora, pel corteggio luminofo di tante voftre lodevoli qualità, e molto più perchè al vostro amorevol genio verfo i Letterati abbiate accoppiato l'amore infieme, lo ftudio, e una fingolar cognizione di molte e diverse Difcipline, facendo Voi oramai figura cofpicua non folo fra i Protettori, ma fra i Profeffori delle Lettere fteffe, e maffimamente per la fcienza di varie Lingue, e per l'efercizio della più amena fra l'Arti nobili Intellettuali, cioè della Poefia. Così foffe a me convenevole il qui pubblicare, ficcome al voftro bel talento è ftato facile il comporre, alcuno di quei fpiritofi Sonetti, co'quali vi è piacciuto di far animo a quefta mia medefima imprefa con lodi ingegnofe bensì, e degne della voftra benignità, ma fuperiori troppo al merito mio; che allora meglio comparirebbe, quanto la Natura v'abbia con parzialità favorito d'Ingegno, e quanto la diligenza de'voftri ftudj abbia perfezionati in Voi i doni della Natura.

Ma potrò io bensì e voglio palefare, che mi protefto obbligato di molto alla mia fortuna, perch'effa m'abbia fomminiftrata un'occafione di far più noto al Mondo l'offequio, ch'io vi profefso, con dedicare a Voi quefto Libro, mentre vo io fperando, che Voi fiate per gradire il buon defiderio del donatore, ed anche più il dono medefi mo. Invece dunque di me, che Voi più d'una volta avete benignamente invitato alle voftre villeggiature, verrà la prefente Opera, ritratto in qualche guifa di me fteffo, a trovarvi in Pirnitz, cioè in que paefi, ove colla Signora voftra conforte D. Maria Eleonora, Conreffa di Staremberg, e nipote del famofo Conte Ernefto Ruggiero Difenfore di Vienna, non fo fe viviate Voi più felice, o facciate colla prefenza voftra più felici cotefti Suddici voftri. Prima però d'im prendere quefta lettura, non vi fia grave, ch'io vi trattenga alquanto con un'altro ragionamento, il quale fervirà non meno a Voi, che a tutti gli altri amorevoli Lettori, d'introduzione all'Opera fteffa. A i poveri Scrittori, che conducono loro mercatanzie alla Fiera di Parnafo, ogni Dottoruzzo, ogni perfona tinta anche lievemente di letteratura, fi attribuifce l'autorità di rivedere i conti, di far proceffo,

ma è l'onestà, e la modeftia, con cui viene trattata dal Poeta noftro quefta materia; e la Dio mercè non credo io, che i miei Comenti abbiano farra piggiore la mercatanzia. Senza che, e quanti uomini d'alto affare, e d'abito ancora e profeffion religiofi, prefero ad illuftrare le Rime del Petrarca, e i verfi d'Ovidio, d'Orazio, di Virgilio, di Marziale, e d'altri fimili, meno di lunga mano modefti, che quei del noftro Poeta? E per verità bifogna bene, che abbia, o una gran provvision di malizia, o una gran povertà di fenno, chi per leggere i verfi del Petrarca fi deffe in preda a i vizj. Io nondimeno fon di quegli, che nè pur biafimo la delicatezza di chi va guardingo in concedere a i giovani infin quefta lettura, quantunque si lontana da i pericoli. Ma fe i giovani leg. geran pur quefte Rime, non farà poco profitto loro, fe in que'luoghi, dove il P. dipinge la fciocchezza, la miferia e il ridicolo degli Amori del fecolo, più attenzione ancora uferanno, che dove ne rapprefenta folamente la loro immaginata foavità. Molti fono que'luoghi,e lo fteffo primo Sonetto proemiale può fopra gli altri fervire a quefto propofito. Ma di quefto non più; che mai non la finiremo, fe vorremo render conto di tutto, e rifpondere a tutti, erifpettare tutte le obbiezioni di chi o non intende e parla, o di chi facilmente fa anch' egli quel mestiere, che forfe biafima in me, perchè non parla col pubblico, nè ha intorno chi gli risponda a tuono.

E fin qui voleva io arrivare; ma giuntami alle mani per amorevol cura del Sig. Anton Francefco Marmi Accademico Fiorentino, ed amico mio gentiliffimo ed erudito, l'edizione di parte delle Rime del Petrarca fatta da Federico Ubaldini in Roma dell'Anno 1642. mi è venuto anche talento di rapportare in quefta mia tutto ciò, che ivi fi legge, a riferva d'alcuni Sonetti o verfi, che punto non difcordano dall'altre edizioni. Altro già non fece l'Ubaldini, che fedelmente copiare, e pubblicare coll'ortografia medefima quel pezzo d'Originale Mf. d'effo Petrarca, il quale fi conferva nella Biblioteca Vaticana, non lasciando indietro pur'una delle caffature, varie lezioni, murazioni, e poftille fatte dall'Autore fopra que'fuoi Componimenti. Nulladimeno a me parrebbe imperfetta quefta fatica, fe non le faceffi una tal giunta, e non facilitafia i Lettori il piacere di veder qui unito ciò, che la maggior parte de gli ftudiofi non può vedere per la rarità de gli efemplari dell'Ubaldini.Non è però,ch'io non conofca,che più d'uno fi riderà di fomigliante diligenza; e spaccerà per una pedantefca imprefa il far con. to di tante minuzie; e troppo bene andrà per me e per l'Ubaldini, se non ci verrà addoffo anche la taccia di fuperftiziofi amatori del Petrarcá, quafi questo fia un'adorare infin gli embrioni di Mefs. Francefco, e un mettere troppo in riputazione quello, ch'egli fteffo difpregiò, e volle fepolto nell'obblio. Forfe ancora non mancherà, chi offer van do si minutamente notati i giorni, imefi, e gli anni, anzi i momenti fteffi, in cui il Petrarca rivedeva le fue Rime, fino a notarvi l'interrompimento dell' opera, per effere ftato chiamato a cena, farà fervire lo fteffo Petrarca di divertimento alle converfazioni,

come

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